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Un nuovo autore su Camminando Scalzi.it

E’ con sommo piacere che presentiamo la nostra prima redattrice, Ari (al secolo Arianna Galati), blogger di successo ed ora redattrice di CamminandoScalzi. Avevamo proprio bisogno di una voce femminile che desse voce a tutte quelle donne che hanno bisogno, ora come non mai, di gridare la loro dignità. Tanti auguri Ari, in bocca al lupo e benvenuta nella nostra redazione.

La redazione di CamminandoScalzi.it

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Caro Silvio,

mi chiamo Arianna, ho ventisei anni e sono, modestamente, una bella ragazza. Magari non così appariscente come Patrizia D’Addario, sicuramente non finta donna costruita come Noemi Letizia; ho un mio fascino da bambola di porcellana che piace sempre.

E sono incazzata nera, caro Silvio. Con te. Ma soprattutto con gli esempi che i tuoi comportamenti e quelli dei tuoi imitatori in piccolo -Briatore è il primo esempio-  inculcano negli uomini e le donne di questo paese. Gli uomini sono sempre potenti, forti e virili (così li si definiva una volta), mentre noi donne siamo divise in due categorie: o amorevoli mogli e padrone di casa, o sublimi zoccole. Non escort: zoccole. Puttane di potere.

Il precedente è eccellente: studi storici dimostrano la visione semplicistica e binaria delle donne in epoca fascista. (Victoria De Grazia “Le donne nel regime fascista”). Insomma, Silvio, un altro calzante paragone con Benito Mussolini dopo i mille che ti hanno già fatto.

C’è una parola che si rincorre, sommessa, nelle lettere elettroniche che scambio con le mie amiche fuggite dall’Italia e con coloro che sono rimaste a farsi strapazzare la dignità collettiva: disgusto. Il pensiero del maschio italiano medio nei confronti della donna italiana media è disgustoso ed è disgustoso che molte donne si lascino trattare come delle pedine sulla scacchiera di un gioco che si chiama Celopiulungoio. Il femminismo degli anni 70 è scemato, sotto certi aspetti, si è evoluto nello scontro indiretto e nella capacità delle donne di conquistare consapevolezze diverse senza cannibalizzare l’uomo; ci sono saggi meravigliosi sull’argomento, persino una categoria di studi culturali dedicata ai Women Studies, nati negli Stati uniti, a San Diego, nel 1970 (Wikipedia); purtroppo il femminismo, nella sua evoluzione, ha perso il forte ascendente che aveva sulle donne stesse ed è diventato, negli anni ottanta, un grido di stupida emancipazione lassista.

Per cui noi donne, oggi, ci incazziamo spessissimo: perchè ci riducono a macchiette di gnocca, come dimostra il bellissimo documentario che da mesi gira in rete, intitolato “Il corpo delle donne”, di Lorella Zanardo. Molte di noi non vogliono essere solo “ciarpame senza pudore” e si pongono ancora delle domande. E si incazzano, appunto.

Perchè andare ai colloqui di lavoro accompagnata da un uomo, o peggio ancora munita di registratore in borsetta, in caso il datore capo di un’azienda mi faccia delle avances sessuali. Perchè ricorrere a mezzucci infimi di favori e piaceri a destra e a manca per ottenere un lavoro. Perchè, banalmente, se indosso un rossetto rosso -o una scollatura, o una minigonna, o qualunque cosa attiri l’attezione- e cammino per strada devo sentirmi fischiare dietro (fischiare, cazzo! come ai cani!) in continuazione ed essere vittima di apprezzamenti volgari e gratuiti. Perchè, se ho delle responsabilità lavorative e sto discutendo appassionatamente del mio operato, l’unica cosa che viene usata per smontare le mie fatiche o le mie teorie è il mio sesso.

“Zitta tu che sei donna”. O “Lei è più bella che intelligente”.

Il disgusto. Il disgusto che provo ogni volta che rivedo quel video. L’espressione ferita ma dignitosa di Rosy Bindi che vorrebbe insultare gratuitamente a sua volta ma essendo una donna intelligente, veramente intelligente, ribatte con la migliore frase possibile: “Presidente, io sono una donna che non è a sua disposizione”. E non eri nuovo, Silvio, a queste esternazioni offensive sulla Bindi: all’epoca dello scandalo delle candidature alle Europee, ti eri lasciato sfuggire questa perla in un’intervista al Corriere: “E che male c’è se so­no anche carine? Non possia­mo candidare tutte Rosy Bin­di…”.

Disgusto. Stomaco che si chiude, lingua acida. E l’impressione, schifosa, che moltissimi uomini la pensino esattamente come te, Silvio. Insultare una donna perchè ha un bel cervello ma non è bona è facile, veloce e offre una rapida sghignazzata all’uditorio becero della riunione. Nella risposta di Rosy Bindi ci sono tutte le donne che sentono di avere una dignità fatta non solo di piccoli accorgimenti estetici. E le donne del Pdl, che sono donne anche loro e in molte campagne del passato sullo stupro e sull’aborto lo hanno dimostrato, stavolta neanche loro hanno detto niente. E tutto ciò è disgustoso, perchè la più bassa logica di partito non può vincere sulla lesione della dignità femminile.

Ha scritto Concita de Gregorio, combattiva direttrice de “L’Unità” e più volte, lei stessa, vittima di frecciatine ingiuriose nel corso di varie trasmissioni da esponenenti di governo -col tacito silenzioassenso dell’opposizione-: “Dice Giorgio Bocca a Oreste Pivetta: Berlusconi ha dato una patente alla corruzione diffusa nel paese, lo fa lui sono dunque autorizzati tutti. Corruzione materiale e culturale.” “Dire che la vicepresidente della Camera è brutta e stupida non deve sembrare affatto strano. Aggiungere come ha fatto Castelli che è «una zitella petulante» neppure. Qui le donne interessano se somigliano alla bagnina di Baywatch e per quel tipo di sollecitazione. Il resto stia a casa nascosto alla vista.”

No, grazie, ma io non sono disponibile, Silvio. La faccina da bambola me la tengo per me.

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