Cronache semiserie di un sistemista disperato – Capitolo n°1 : L'utonto

Spesso amici e conoscenti mi chiedono cosa faccia esattamente per vivere. A volte provo loro a spiegarlo, ma visto che la parola sistemista è sconosciuta ai più, mi limito a dire di essere un tecnico informatico: loro pensano di aver capito, io mi tolgo dall’impiccio, 0-0 palla al centro. Ma alcuni insistono nel volere i particolari, ed è a loro che è dedicato questo articolo: spero di riuscire a spiegare una volta per tutte in quale inferno mi sono cacciato quando ho scelto questo mestiere.

  • Lui: “Ho un problema con il condizionatore, mi si spegne da solo dopo poco che l’ho acceso”
    Me: “Guarda che non mi occupo di condizionatori…”
    Lui: “Scusa ma non lavori con i computer? Ormai sono tutti pieni di chip questi aggeggi, sono sicuro che puoi fare qualcosa!”
    Me:“…”

Il lavoro del sistemista è semplice, in teoria: ci si occupa dell’infrastruttura informatica di un’azienda facendo in modo che sia sempre funzionante in efficienza, si riparano guasti e malfunzionamenti vari, se ne progettano gli ampliamenti, cose di questo tipo. Ovviamente la complessità può diventare enorme a causa della miriade di tecnologie diverse coinvolte, che generano problematiche di ogni tipo; ma per chi come me è appassionato fin da piccolo di ogni campo dell’informatica è una vera e propria pacchia, e ogni problema da risolvere diventa una sfida personale, rendendo questo lavoro uno dei meno noiosi che ci siano.

  • Lui: “Sai che anche mio figlio lavora nel campo dell’informatica? Magari vi conoscete pure!!”
    Me: “Si, infatti conosco tutti gli informatici d’Italia… Comunque, di cosa si occupa?”
    Lui: “Fa le modifiche alle console, sai Playstation, il Nintendo di Panariello (!), e quella nuova con cui fai ginnastica (!!).”
    Me: “Si, facciamo proprio lo stesso lavoro…”

Se mi piace così tanto, qual è allora il motivo per il quale torno a casa la sera con il vago desiderio di uccidere ogni forma di vita presente nell’universo? Il motivo è lui, l’inesplicabile mistero della natura che prende il nome di Utonto. L’etimologia è semplice, si tratta dell’unione delle parole utente e tonto; ma questo non basta a spiegare l’enorme quantità di danni che una singola persona è in grado di arrecare ad un intero sistema informatico (e ai miei neuroni). Sia chiaro che non considero tutti gli utilizzatori di pc con scarse capacità degli utonti: si può essere degli utenti accorti pur avendo un grado di cultura informatica o persino di intelligenza scarsi, come si può essere degli utonti pur possedendo incredibili capacità intellettive, un paio di lauree ed essendo a capo del settore informatico di una grande azienda.

  • Lui: “Mi hanno regalato una penna usb ma non funziona, dai un’occhiata?”
    Me (mentre guardo allibito la pendrive infilata brutalmente in una porta ethernet): “Scusa, ma non hai notato la forma leggermente diversa e la leggera resistenza che opponeva la porta?”
    Lui: “Ma allora non va lì? Pesavo resistesse un po’ perché era nuova…”

Ma cos’è che distingue un semplice utente da un utonto? Il primo semplicemente accetta i propri limiti di conoscenza, evitando di far danni se non è sicuro di come effettuare una certa operazione, e chiedendo aiuto se ne ha bisogno. Il secondo invece ha assoluta fiducia nelle proprie capacità informatiche, non chiede mai aiuto a nessuno se non all’amico superesperto (che spesso lo aiuta a fare ancora più danni); non legge i messaggi di errore o di avviso e clicca furiosamente su qualsiasi pulsante compaia sullo schermo cancellando dati, accettando di installare virus, chiudendo senza salvare file ai quali stava lavorando da ore; utilizza password difficili da trovare come “password” o la classica “pippo”, che inoltre per non dimenticare scrive su un post-it che appiccica sul monitor; accetta di versare migliaia di euro in conti esteri, convinto da una mail in italiano stentato di doverlo fare per ricevere un’eredità da un misterioso parente sudafricano; in ogni caso, non ammette mai di aver sbagliato.

  • Lui: “Ho un problema con il file, lo apro ma non ci sono le modifiche che ho effettuato ieri!”
    Me: “Evidentemente non l’hai salvato, tranquillo, ora ti recupero la copia del salvataggio automatico.”
    Lui: “Ma io l’ho disattivato, mi rallentava il computer! Il capo mi uccide!! Cosa posso fare???”
    Me: “Iniziare a pregare per la tua anima…”

I metodi che utilizza per condurti alla disperazione sono quelli tipici della guerriglia di resistenza, alla Vietnam per intenderci: crea di continuo piccoli danni, spesso irreparabili, per poi nascondersi facendo finta di niente; quando scoperto si lancia al contrattacco, lamentando fantomatiche mancanze ed errori casuali dei programmi che sta utilizzando; se posto di fronte alla verità, è in grado di giurare sulla propria madre di non aver effettuato nessuna delle azioni delle quali lo si accusa; messo alle strette, arriva a vendere il proprio collega, reo magari di aver urtato il mouse per sbaglio con il gomito, cancellando secondo lui in questo modo gli ultimi 15 anni di email aziendali.

  • Lui: “Non trovo più le email che avevo salvato!! Questo programma di posta fa schifo!!”
    Me: “Senti, mi spieghi cosa ci fa il file di archivio nel cestino?”
    Lui: “E io come faccio a saperlo, non sei tu l’informatico? Scoprilo.”
    Me: “…”

Sistemisti di tutto il mondo e di ogni epoca si sono cimentati con codesti individui malefici capaci di trasformare, con un domanda all’apparenza innocua, una normale giornata di lavoro in 20 ore di straordinario per rimettere a posto i danni da loro provocati. Nel corso degli anni, numerose tecniche sono state sviluppate per resistere ai loro attacchi. Inoltre non pensiate che l’utonto sia il solo ostacolo a frapporsi tra il sistemista e la sua sanità mentale, molte altre sono le difficoltà da superare per portare a casa la pagnotta. Ma di queste e di tante altre cose vi parlerò nei prossimi articoli; per ora, vi saluto (a meno che non siate degli utonti in incognito).

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29 pensieri su “Cronache semiserie di un sistemista disperato – Capitolo n°1 : L'utonto

  1. caro ciro, attendo con ansia altri pezzi del genere. uno, perchè anche io a volte sono un pò UTONTO (rientro nei casi di quelli che hanno fiducia, seppur minima, in se stessi).
    due, perchè il mio lavoro mi porta a conoscere moltissimi utonti, per la gioia del mio sistemista che appena sente la musichetta di windows bestemmia perchè ha già capito che perderemo almeno un’ora con i nostri “carissimi” clienti.

  2. Sei geniale! E’ esattamente tutto ciò che penso da anni e che avrei voluto scrivere, ma da bravo sistemista, dopo 20 ore di straordinario non ho più la forza di pigiar tasti. 😛
    Complimenti, continua così.

  3. Come ti capisco!! Nonostante sia riuscita a insegnare ad usare un minimo il pc anche a mia nonna, ho mia madre che è una VERA Utonta, forse anche peggio, lei oltre a crear danni non realizza nemmeno nulla di produttivo con il pc…
    bell’articolo comunque

  4. Grazie per i complimenti, mi spiace solo che ci siano un po’ di problemi con l’impaginazione, ho fatto un po’ di casino con l’editor… Comunque continuate a seguire le prossime puntate, sono sicuro che vi piaceranno.

    • mmmh vecchio quntao? io ricordo quelli usb di un paio di anni fa, meglio l’uncinetto di sicuro.Per il portatile una mamma col sangue freddo che hai tu potrebbe provare (previo backup et danza della fortuna) ntfsresize.

  5. Finalmente un articolo un pò più spenseriato (che comunque fa sempre riferimento al tema, più serio, dell’analfabetismo informatico). Ci volevano proprio due risate, altrimenti si rischiava di diventare troppo seri!!!

    Complimenti Ciro e a Gab27 per la vignetta! Spero che “gemellaggi” del genere possano ripetersi.

  6. Capisco in buona parte… Ho un utonto in casa di prima categoria (mio padre), che fa dannare i due suoi figli con problemi di ogni genere che lui non ammette mai di averci a che fare.

    Il bello è che siamo “Informatici amatoriali” (famigerati post-liceali della sez. sperimentale P.N.I. scientifico [Piano Nazionale Informatico]), i pc sappiamo girarli un po’ meglio di un utente medio, grazie a nostro padre, siamo diventati “Riparatori fai-da-te” (anni con un utonto formano l’informatico casalingo)

  7. Oddio mi sto ammazzando dalle risate 😀

    Come ti capisco, io mi innervosisco anche per vicini di casa, conoscenti etc. che pretendono assistenza gratuita, combinano danni e se non sai come ripristinare un qualsiasi pezzo da loro distrutto, sei un idiota.

  8. ragazzi vi segnalo questo blog molti simpatico che seguo da un pò:

    http://uncommesso.splinder.com/

    Il contesto è un altro, infatti l’autore è un commesso in un negozio di elettronica, ma le sue “avventure” con i clienti (o clientonti??? :D) non sono poi così dissimili da quelle con gli utonti.

  9. @ CarloV
    E’ successo un bel po’ di anni fa, quando le pennette usb erano uscite da poco. Inoltre ho visto talmente tante spine infilate nelle porte sbagliate che non puoi averne idea, tra cui persino un genio che ha spaccato tutti i piedini di un cavo monitor per cercare di infilarlo nella presa joystick che c’era sulle vecchie schede audio…

    @ gli altri
    Certo che conosco storie dalla sala macchine, lo leggo da anni 🙂 .

  10. Spettacolare 😉
    Questo mi ricorda il vecchio adagio: non esiste nulla a prova di stupido

    Saluti
    Phitio

    P.S
    A me i dialoghi appaiono tagliati a destra (di una o due sillabe)

  11. Ma la cosa più brutta è vedere sistemisti utonti… Ho visto più danni che cose ben fatte in giro.. (-: Per non parlare della sicurezza che andava letteralmente a farsi benedire.. -.-‘

  12. E’ bellissimo !!!!
    Bravo Ciro….a proposito ho una macchina fotografica digitale che fa le bizze non è che mi dai 2 dritte ????

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