Listening 01: Thom Yorke

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Diamo il via ad una nuova rubrica musicale. Cercherò di guidarvi nell’ascolto e nella scoperta della Musica, quella con la M maiuscola. Ogni settimana prenderemo in considerazione un nuovo artista, raccontando la sua storia e cercando di avvicinarci a lui in una maniera diversa. Mettetevi belli comodi, indossate le cuffie, alzate il volume. Questa settimana si parla di Thom Yorke.

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Thom Yorke in ConcertoSolitudine. Se c’è una parola che vi deve venire subito in mente quando pensate alla nascita del genio di Thom Yorke, quella parola è probabilmente “solitudine”. Tutti conoscono i successi dei Radiohead, e sono sicuro che almeno una volta nella vostra vita avrete ascoltato Creep, Karma Police o Paranoid Android.
La carriera di Yorke e dei suoi Radiohead però comincia, come accade molto spesso per i geni della musica, da una sfortuna, una sfiga che lo colpisce sin dalla nascita. Thom è purtroppo affetto da un grave problema all’occhio sinistro che lo costringerà a compiere ben cinque interventi correttivi prima di raggiungere l’età di cinque anni. I “rappezzamenti” (spesso definiti così dal cantante inglese) non riescono a migliorare tantissimo la situazione, e il cantante si ritrova in tenera età a vivere una condizione di emarginazione. Complice anche il fatto che i suoi si trasferissero spesso da un posto all’altro, il piccolo Thom si ritrova sempre di più ad essere schernito ed escluso dai suoi compagni per il suo difetto fisico, e comincia a sviluppare un’introspezione che diventa quasi morbosa. Un’introspezione che lo porta a sviluppare la genialità musicale che ritroverà una volta adulto, con la maturità musicale. E, ironia della sorte, quell’occhio sinistro un po’ chiuso, un po’ paralizzato, è il segno tangibile della genialità, che si porta dietro da allora. Una genialità musicale unica. Ascoltare il brano seguente (peraltro in una esibizione live da brivido, fatta da solo, quest’estate) ci fa capire molto meglio cosa intendo con genialità musicale unica:

Un pezzo del genere lo può scrivere soltanto Thom Yorke. Questo brano fa parte del suo album solista, che si intitola The Eraser,  che è un ascolto obbligato che vi consiglio assolutamente.

Thom Yorke
Thom Yorke

Ma non ci perdiamo troppo in chiacchiere. Quello che si evince dalla sua musica è un tormento interiore costante, è una musica che appare spesso elettronica, fredda, in alcuni tratti quasi minimalista. E’ una specie di occhio (non a caso) robotico sul pensiero dell’uomo, uno sguardo artificiale che seziona, divide, e ricompone successivamente i nostri sentimenti più profondi. Ma il genio compositivo di Yorke non si vede soltanto nei brani più “sperimentali” ed elettronici. Una cosa che mi ha sempre colpito dei Radiohead è la loro capacità di passare dal rock all’elettronica, dalla musica sperimentale alle ballad acustiche, con un tatto e una finezza che sono indici di una infinita sensibilità musicale. E’ davvero difficile trovare un’altra band nell’era moderna che riesca a passare così facilmente attraverso i tempi, ritrovandosi in qualche maniera sempre un passo avanti rispetto a tutti gli altri.

True Love Waits è un brano che per un lungo periodo di tempo veniva eseguito soltanto dal vivo (verrà poi successivamente registrato in un B-Side). La dimensione dal vivo è un’altra faccia importante dei Radiohead. Ascoltate un loro disco, un loro brano registrato in studio, e dopo lanciatevi in un ascolto dello stesso brano nella sua veste live. Come accade sempre per le più grandi band, incredibilmente tutto assume una dimensione enorme, e i brani vengono spesso arricchiti, modificati, resi ulteriormente magnifici, come se già non lo fossero. Inutile parlare di una abilità tecnica nell’uso degli strumenti tradizionali  e non (le loro attrezzature sono a volte fuori di testa) che è fuori dal comune. Come al solito, la musica molto spesso vale più di mille parole. Ascoltate cosa sono capaci di fare i Radiohead live, il brano si intitola Everything in its righ place.

Siete ancora tutti interi? Bene.

Thom YorkeThom Yorke, ai tempi della scuola superiore, passava molto del suo tempo all’interno delle aule di musica, e lui stesso ha più volte raccontato di come amasse rinchiudersi in quelle stanzette dove c’era soltanto un pianoforte, alla ricerca di ispirazione. E’ un’immagine molto malinconica, che però ci aiuta ancora di più ad entrare nella testa del personaggio. L’industria della musica rock arriverà però quasi a distruggerlo, con il grande successo di Pablo Honey, e di quella Creep che è rimasta nella storia della musica (e che qualcuno dalle nostre parti si è azzardato a stuprare…ma preferisco non commentare). Yorke in quel periodo cade nel tunnel dell’alcolismo, e secondo le cronache, uscirà lentamente da questa situazione, anche grazie all’aiuto del grande amico Michael Stipes dei R.E.M. Da quel momento in poi, la carriera di Yorke è costellata di grandi successi. Prima quell’Ok Computer che lascerà il mondo a bocca aperta (Karma Police? No surprises? Vi dicono qualcosa?), e poi l’improvviso salto nella musica sperimentale, che lascerà molti fan allibiti, con i vari Amnesiac, Kid A, Hail to the thief. A proposito di Kid A, ascoltiamo assieme Idioteque.

Non tutti sanno che il famoso giro di note, che supporta il beat dance di tutta la canzone, è un piccolo brano di una composizione dello scienziato informatico Paul Lansky, che nel 1975 scrisse “Mild und leise” su un computer grosso come una stanza, direttamente da linea di comando. Questo solo per farvi fare un’idea di dove arriva la ricerca sonora di Yorke e soci.

Si arriva così all’era moderna, a quell’In Rainbows che continua a risuonare ininterrottamente nelle mie cuffie da due anni ormai, vero capolavoro e summa della produzione dei ragazzi inglesi. Un album venduto via internet ad offerte (altra rivoluzione…tu scegli quanto pagarlo, a partire da 1 cent), l’album dell’anno 2007, e a parere del sottoscritto ancora insuperato anche nell’anno 2009. E’ una specie di enorme sinossi di quello che sono Yorke e i Radiohead. C’è tutta la loro musica portata all’estremo. Inutile dire che anche questo è un ascolto consigliato obbligato.

Di recente il buon Thom ci ha regalato un’altra bella idea, ha portato live i suoi brani solisti (alcuni anche provenienti dal suo nuovo album, che è in lavorazione al momento) con musicisti tutti nuovi (in realtà un paio già stazionavano nell’orbita Radiohead, come il produttore Godrich). Tanto per farvi un esempio, al basso Yorke ha chiamato Flea. E’ in questi momenti che un po’ mi dispiace di non abitare in Inghilterra.

Altra caratteristica da non sottovalutare sono i testi scritti da Yorke. Le sue canzoni sono molto spesso pura poesia, riesce a giocare con le metafore in una maniera sublime ed esprime con due parole quello che forse noi comuni mortali non riusciremmo ad esprimere con mille. Ma per questo vi devo rimandare ad una vostra ricerca personale, tali e tanti sono i capolavori, e soprattutto le diverse emozioni che trasmettono in base all’ascoltatore.

Ci sarebbero ancora tantissime cose da dire, e milioni di caratteri da battere sulla tastiera, ma non vorrei dilungarmi troppo. Spero di essere riuscito ad incuriosirvi e di avervi fatto venire voglia di esplorare il magico mondo della musica di Thom Yorke (e chissà che non torneremo a parlarne in qualche altra puntata).
Concludiamo questa prima puntata di Listening con un brano che adoro, si intitola How to disappear completely. Difficile davvero commentarlo. Io resto senza parole ogni volta che l’ascolto.

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