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Un nuovo autore su Camminando Scalzi.it
Presentiamo un nuovo autore qui su Camminando Scalzi, Dino Moio, che porta gli argomenti di cronaca alla ribalta su Camminando Scalzi.it. Dino oggi ci parla del terribile caso Cucchi. In bocca al lupo a lui, e buona lettura a voi.
La redazione di CamminandoScalzi.it
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Stefano Cucchi, un ragazzo di 31 anni, arrestato la notte tra il 15 e 16 Ottobre per possesso di una quantità illegale di stupefacenti e processato per direttissima, viene assegnato al carcere di Regina Coeli, l’ultimo luogo che riuscirà a vedere in vita. Ennesimo caso di massacro nelle carceri italiane ed ennesima falla di un sistema giuridico basato più sull’immunità riconosciuta alle figure istituzionali che sulla certezza della pena.
“… Che aveva il tuo stesso
e identico umore,
ma la divisa di un altro colore…”
Stefano era un ragazzo che aveva problemi con la droga, e questo è un fatto. Stefano è stato colto in flagranza di reato, e questo è un altro fatto. Ma Stefano è un ragazzo, un uomo, un individuo che la tragica notte in cui ha avuto la sventura di fare la conoscenza di Regina Coeli, non aveva alcuna intenzione di incontrare la morte in quel luogo né tantomeno risolvere i suoi problemi personali a manganellate per mano di persone che rappresentano la legge e che in teoria dovrebbero salvaguardare la nostra sicurezza. Il più grande errore di Stefano è stato forse quello di trovarsi nel posto sbagliato, nel momento sbagliato con le persone sbagliate. Come sempre. La vita in fondo è appesa a casi e coincidenze, a piccole variabili che portano a grandi sconvolgimenti. Mi si potrà dire: ”Vabbè, ma se non avesse spacciato droga non avrebbe fatto la fine che ha fatto…” Benissimo. Diamo per buona questa osservazione. Allo stesso tempo però, usiamo lo stesso metro di giudizio per suoi carnefici, che a questo punto meritano la lapidazione pubblica. Gli infanticidi si beccano la sedia elettrica ed i pedofili vanno direttamente in pasto ai leoni. Ed allo stesso modo anche parcheggiare in divieto è trasgredire la legge. Allora autorizziamo anche i vigili a randellare chi mette l’auto fuori posto. Forse è eccesivo?! Lo è nella stessa misura in cui un ragazzo viene ammazzato in carcere per 20 grammi di droga… Uno Stato come quello italiano, che ama definirsi democratico non può lasciare i suoi cittadini, esemplari o meno che siano, allo sbaraglio, alla mercè di criminali travestiti con un uniforme. Perché poi tutto si trasforma in un grande Carnevale, in cui niente è ciò che è e nessuno sa di chi fidarsi. Come sostiene infatti Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International: “Lo stato è responsabile della tutela dei diritti umani di tutte le persone, comprese coloro che si trovano sottoposte al controllo delle forze di polizia. Queste ultime, a loro volta, hanno la responsabilità di fare uso della forza entro i limiti di legalità, necessità e proporzionalità richiesti dal diritto e dagli standard internazionali sui diritti umani. Quando una persona si trova in stato d’arresto, le forze di polizia hanno l’obbligo di proteggerla dai maltrattamenti. Ogniqualvolta emergano dubbi circa l’effettivo rispetto di tali obblighi, indagini efficaci sono necessarie per garantire che la giustizia faccia il suo corso.” Già: lo Stato dovrebbe garantire il rispetto dei diritti fondamentali, ma non fa altro che nascondersi dietro falsa ed inutile burocrazia o dietro dichiarazioni di facciata menzognere.
In questo caso l’altro lato della medaglia è quasi più torbido ed oscuro, perché oltre a consentire a questi criminali patentati di lavorare, lo Stato consente di esercitare la professione a medici che in una settimana non solo hanno fatto perdere a Stefano quasi 9 chili ( e per un ragazzo che ne pesava 42 sono uno sproposito) ma hanno messo in atto un’opera di ostruzionismo fatta di burocrazia e fantomatiche autorizzazioni, che ha impedito alla famiglia di vedere Stefano ed avere informazioni circa il suo reale stato di salute, salvo poi consegnarglielo tumefatto in un obitorio, irriconoscibile, solo, alla stessa maniera in cui lo hanno lasciato morire.
Fortunatamente le testimonianze fotografiche di questo abominio hanno fatto il giro del mondo, che ha reagito con stupore e disgusto a questa pagina tristissima della storia italiana, manifestando il proprio sostegno alla famiglia Cucchi attraverso i mezzi più disparati. Tutti vogliamo, anzi pretendiamo, che in questa Repubblica delle banane, in questa democrazia da quattro soldi bucati, chi sbaglia paghi, chi commette un reato sia punito, chi commette un omicidio vada in galera per il resto dei suoi giorni.
In questo clima di cordoglio per la famiglia Cucchi stona, come lo struscìo stridente di due metalli, la dichiarazione del sottosegretario Giovanardi che imputa la morte del ragazzo alla droga ed all’anoressia. Dando atto all’ex ministro di aver chiesto scusa per quanto dichiarato (e che a mettere le pezze a colori è un fenomeno…), una blasfemia di tale portata ci dà una fotografia nitida e palese dello stato comatoso in cui versa la nostra democrazia. Chi ci rappresenta (e dovrebbe difenderci) ci accusa; chi ha la nostra fiducia di elettori, non la ricambia minimamente. Tutti a portare acqua al proprio mulino, trascurando l’unica, vera cosa che conta: è stata spezzata una vita umana, la vita di un ragazzo come me e come tanti altri, che ha commesso i suoi errori, è vero, ma nessun errore vale una vita. Non voglio fare di Stefano un martire, perché di certo non ha voluto lui questa fine. Mi auguro però che sia l’ultimo orrore che la cronaca deve registrare, e che questi carnefici stiano sì in prigione, ma dall’altro lato delle sbarre.
Ci troviamo così, nell’era del progresso e della tecnologia, ancora ad affrontare problemi tipici dei regimi dittatoriali e totalitari. In uno Stato (apparentemente) civile e (apparentemente) democratico tali episodi dovrebbero essere da fantascienza e non periodici aggiornamenti delle pagine di cronaca nera. Chiudo l’articolo ricordando ai nostri tutori e rappresentanti della legge, quanto sancisce a riguardo la nostra Carta Costituzionale, e che nessuno può sostituirsi ad essa, soprattutto quando si è dotati di manganello e di una posizione di potere:
Art. 27 della Costituzione italiana:
La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.
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Web Comics</em
Tornano le vignette disegnate in esclusiva per Camminando Scalzi.
Oggi è il turno dell’ “elfo” Segolas, autore del blog a fumetti nel quale narra le sue avventure alcoliche e non![/stextbox]
Un bravo a Dino e a Segolas.
Le dichiarazioni di Giovanardi sono state odiose, era stato in silenzio per tanto tempo, non poteva continuare a tacere?
ma è accertato che lo hanno uccciso le guardie carcerarie?
L’unica cosa certa è che è entrato in galera vivo, e ne è uscito morto e tumefatto, circondato di parole più o meno vaghe, ipotesi subito smentite e dichiarazioni fuori luogo.
Complimenti all’autore dell’articolo, si sente molto la sofferenza nell’affrontare un argomento così delicato che quasi mi fa venire le lacrime agli occhi.
E bella l’idea di citare l’articolo della Costituzione Italiana.
Di sicuro la costituzione è stata infangata… questo è uno dei fatti.
ah ecco… ancora non è stato accertato. Nell’ultima deposizione di un testimone, che prima aveva detto di aver visto il pestaggio, ora dice di “aver sentito dei rumori”.
Direi che per quanto scritto con emozioni e sentimenti, e assolutamente condivisibile SE risulta (con nomi e cognomi) che le guardie lo hanno ucciso, questo post andava scritto in un altro momento. Tutto qui.
sopratttuo perchè ho letto degli insulti pesanti:
“criminali travestiti con un uniforme”, “carnefici”, e una vignetta. ripeto, potranno essere condiviibili solo nel momento in cui verrà fatta chiarezza. adesso no. parere mio, per carità.
Però un dubbio sorge… se è entrato in carcere in certe condizioni… e ne è uscito morto… e non hanno dato accesso ai genitori in quei giorni “durante”….
…allora è sceso il padreterno e gli ha fatto una “paliata” ?
CarloV è normale che il dubbio sorge. Però, finchè è un dubbio, i giudizi dovrebbero essere diversi. Prendiamo questa vicenda come esempio per il futuro. tutto qui.
Beh, i dubbi direi che sono legittimi, ma sono altrettanto legittimi i sospetti. Entri in carcere vivo, e ci muori. Inevitabilmente deve essere stato qualcuno all’interno del carcere. Non è che ci si può girare troppo intorno…
Ciao paqualoo,
premetto che accetto ben volentieri le tue critiche, sarei il primo degli stupidi (e anche degli illusi :D) a credere di custodire una verità assoluta.
Inoltre sono il primo a sostenere che il beneficio del dubbio vada concesso a tutti……però….però….mi sorge più di un però…..Se due più due fa sempre quattro allora stiamo parlando di un ragazzo entrato con i suoi piedi in prigione ed uscito in una bara tumefatto e con evidenti segni di tortura.
Ora, in carcere troviamo due categorie di soggetti: guardie e ladri (ammesso che stiamo escludendo gli inservienti). Volendo escludere le guardie rimangono i suddetti ladri, i quali, a meno che non siano dotati di manganello o non abbiamo davanti pedofili o pluriomicidi, difficilmente riservano questo trattamento a qualcuno. Inoltre, sempre ammettendo che il reato sia imputabile a questi soggetti, a che pro montare questo polverone da parte delle figure istituzionali e nascondere il tutto dietro la burocrazia? Perchè non incolpare i galeotti e prolungargli la pena?
Inoltre il super-teste di cui parli ha fornito una deposizione che, non solo si contraddice da sola, ma è stata anche tradotta un interprete incerto.
Bene. Se allora due più due fa sempre quattro penso che il dilemma sia (quasi) risolto. A meno che non vogliamo concedere anche a questo caso il legittimo beneficio del dubbio ed inserirlo in coda alla lista nera dei casi italiani (vedi Cogne, vedi Omicidio Sandri, vedi Garlasco, etc,etc,etc[…]).
Infine, e chiudo perchè mi sono dilungato troppo, poichè ho la fortuna di scrivere su una blogzine e non su un giornale di stato, ho la libertà di esprimere la mia opinione, naturalmente cercando di non offendere la sensibilità di nessuno, ma in maniera indipendente e serena. Avrei potuto essere certamente più moderato, ma non avrebbe avuto senso, o comunque il tasporto che ho avuto in questa vicenda non me lo avrebbe concesso.
Quindi non si tratta di prendere alcun “esempio” per il futuro, perchè se smettiamo di essere liberi ed indipendenti allora è inutile continuare.
Ti ripeto, come premesso, che accetto ben volentieri le tue critiche, ma come tu hai ritenuto opportuno esporre il tuo punto di vista così ho fatto io, senza rancori nè nulla. Anzi spero di ricevere osservazioni da te anche per altri articoli in futuro. Alla prossima.
P.S. Complimenti a Segolas per la vignetta. E’ un genio.
ragazzi, ci tengo a sottolineare che qualcosa di strano è successo anche per me. non crediate. il fatto è che da una decina d’anni l’atteggiamento verso le forze dell’ordine (di qualsiasi ramo facciano parte) si è “un tantino” surriscaldato. considerato che l’altro giorno ho visto i filmati dei due studenti usciti dalla caserma perchè accusati di aggressione nei confronti di un agente durante le proteste. ecco.. appena usciti ho visto cori da stadio, pacche sulle spalle, eccetera eccetera. EROI per un quarto d’ora per essere stati dei fuorilegge (o presunti tali, anche qui… dubbi, ipotesi). questo è solo l’ultimo di episodi del genere. quel “prendiamo come esempio per il futuro”, vuole semplicemente essere un invito ad attutire e alleggerire questo clima.
per quanto dubbi e sospetti siano LECITI, per quanto sia libera la libertà di pensiero… io dico solo: attenzione! aspettare un attimino, vedere, valutare… e poi giudicare.
e se… per qualsiasi assurda ragione… viene fuori che il povero stefano ha “lavato”? non mi sembra che il codice dei galeotti preveda sconti particolari per chi “lava” (ma potrei anche sbagliare). attenzione però! non prendete queste mie parole come chissà quale tentativo di sviare o giustificare. è soltanto un’ipotesi. anche per dimostrare come di valutazioni possano essere fatte tante.
al momento, confesso, anche io credo che la risposta… la verità… sia la più evidente. ma da qui a prendermela con una categoria aspetterei.
tutto qui! e certo che continuerò a rompere i maroni sia ai tuoi che agli altri post! mi sembra che lo “staff” se ne sia già accorto! 🙂
p.s.: io in carcere non ci sono MAI stato. neanche in visita. altro motivo per cui, da parte mia, c’è molta prdenza nell’affrontare questo tema.
Grazie a tutti!