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Una nuova collaboratrice su Camminando Scalzi.it
Si unisce a noi Erika Farris, autrice del blog “Isterika“. Erika nella vita è un’aspirante giornalista e oggi ci propone il suo primo articolo di attualità.
Buona lettura!
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“Un bianco Natale senza immigrati – titola un articolo di Repubblica.it del 18 novembre – Per le feste il comune caccia i clandestini”.
A Coccaglio, in provincia di Brescia, il sindaco leghista e la sua amministrazione comunale hanno deciso di “Far piazza pulita”, giacché il “Natale non è la festa dell’accoglienza ma della tradizione cristiana”. Anche Monica la pensa come loro. Lei è mamma di due ragazzi e lamenta: “I miei figli hanno solo amici extracomunitari. Uno ha 14 anni, l’altro 12. Vanno in giro sempre con due romeni e due africani. A Coccaglio sono tantissimi. Io però non voglio che escano con questi. È razzismo questo?”.
Razzismo? Ma figuriamoci… Disprezzare qualcuno solo perché è romeno o africano sta alla base del processo d’integrazione, così come il “White Christmas” a caccia di neri, per debellare il pericoloso morbo di clandestinità tanto diffuso tra i cittadini di colore.
Ma cosa si intende con la parola clandestino? Come spiega Giuseppe Faso in Lessico del razzismo democratico, «si può essere senza “permesso di soggiorno” perché lo si aveva, e non si è riusciti a rinnovarlo; o perché si è entrati in Italia con un visto turistico, che poi è scaduto; oppure perché si è entrati in Italia di soppiatto. I primi due sono “irregolari”, quest’ultimo è “clandestino”. Cosa cambia? I primi due hanno dato “contezza di sé” presso un ufficio di polizia, il terzo no».
Ma il recente “Decreto Sicurezza” sancisce l’illegalità di questo status, dove irregolare è sinonimo di clandestino. Dove avere un documento scaduto equivale ad essere un criminale perseguibile dalla legge…
Geoffrey è californiano, studia in Italia da circa 5 anni e il suo permesso di soggiorno va annualmente rinnovato, con un preavviso di 60 giorni. “Nessuno mi ha mai controllato, – afferma – ma mi è capitato più di una volta di avere il permesso scaduto, in attesa di un rinnovo che spesso arrivava a pochi giorni dalla scadenza. La burocrazia italiana è terribilmente lenta ed inefficiente”.
Fatjona è albanese e vive a Firenze da quasi 6 anni, dove lavora per pagarsi gli studi. “Ogni anno è la stessa storia – spiega. – Due mesi prima della scadenza del permesso presenti la domanda per rinnovarlo, ma non puoi mai sapere quando arriverà. In Italia è molto facile diventare clandestini”.
Maria è nata in Toscana 21 anni fa, ma è figlia di immigrati cinesi e neppure la sua condizione è troppo facile. “Non sono un’immigrata perché sono nata qui, – afferma – eppure mi definiscono migrante di seconda generazione. Mi sento come una persona senza radici: i miei tratti somatici mi caratterizzano come cinese, ma la lingua e la cultura che conosco mi rendono italiana, sebbene sino ai 18 anni io non avessi neppure il diritto di chiedere la cittadinanza”.
Persino il noto giornalista Gad Lerner, intervistato da Fabio Fazio durante la puntata di Che tempo che fa del 21 novembre, ha affermato di essere stato “clandestino” in più di un’occasione prima di ottenere la cittadinanza italiana, e sempre per disguidi burocratici.
Criminali senza crimine e clandestini senza clandestinità, in un Paese incoerente, opportunista e con una memoria troppo corta per ricordare il proprio passato…
oooooooo che bellezza, il tema mi fomenta assai. Partiamo subito con il dire che dei casi da te esposti quello di Maria è l’unico che merita degna attenzione. Ricorda un pò le discussioni che sto avendo ultimamente in merito a Balotelli. Se sei nato e cresciuto in Italia, sei italiano. Punto. “la lingua e la cultura che conosco mi rendono italiana”. Ed è giusto così. CULTURA: rispetto di essa. IDENTITA’.
Per il resto, torno a ribadire il concetto che l’ingresso, l’uscita e la permanenza di persone debba essere ESTREMAMENTE controllata e regolarizzata. La burocrazia può migliorare, ma rimandare o, peggio ancora, ABROGARE leggi sul controllo dell’immigrazione in nome della lentezza burocratica che ne ostacola l’applicazione… è l’ennesima dimostrazione della tendenza all’immobilismo italiano.
abbiamo bisogno di sapere quanti siamo, sempre. abbiamo bisogno di sapere se il nostro paese può supportare un determinato numero di persone. Dobbiamo iniziare a ragionare che due persone (siano esse cittadini nativi, immigrati regolari, clandestini) per natura tendono a diventare almeno tre…
Tutti abbiamo la tendenza a mettere su famiglia. Senza escludere i casi di gravidanza “non proprio voluta”. Ma è natura, non sto professando chissà quali eresie. per tale semplice principio bisogna ragionare in termini di controllo e limite. senza dimenticare che l’INTEGRAZIONE ha bisogno di tempo e gradualità. altrimenti si creano comunità distaccate, AUTOGHETTI (passatemi il termine). e lo vedo nella mia città (60000 abitanti). e nel mio paese (5000 abitanti).
L’italia è un paese di vecchi? Va ringiovanito? bene, incentiviamo gli italiani… dire che “se non ci fossero gli stranieri a fare figli…” e giustificare l’ingresso di persone anche in nome di questo concetto è uno di quei ragionamenti che confermano il disprezzo che abbiamo del nostro paese.
Pasqualoo, giulio cesare è passato da millenni. il mondo è cambiato, le comunicazioni sono estremamente facilitate. anche la battaglia sul piave è di quasi un secolo fa. se continui ad attestarti sui Sacri Confini della Patria non ti resterà altro che strillare contro l’umanità che ti passa a fianco e si allontana mentre resti fermo. ma tra un po non riuscirai nemmeno più a raggiungerla con le pietre che gli tiri. saluti
ahahahah certo. “il mondo è cambiato”… ma come?
“le comunicazioni sono estremamente facilitate”: e che c’entra??
la storia serve non soltanto per non ripetere gli errori, ma prendere anche ciò che di buono c’è stato. L’Italia era un impero… il fatto che poi si sia sgretolato non significa che non si possano applicare regole e principi funzionanti all’interno dei propri confini nazionali. perchè vedi caro frank… io dall’alto dei confini non urlo e non tiro pietre contro nessuno perchè non sono un razzista (e se lo pensi ti dico subito di farla finita perchè allora non hai capito nulla), ma di sicuro controllo se qualcuno vuole sfondarli in nome di un “volemose bene” che a me francamente fa ribrezzo.
e chi come te pensa che una persona “in movimento” debba perdersi nel flusso dell’umanità senza conservare la propria identità… beh… mi dispiace, ma è destinata a far parte di un branco di pecore.
@Frank: temo che al periodo di Cesare ci fosse molta più integrazione e cosmopolitismo che ai giorni nostri… 🙂
@ Pascqualoo: vorrei rispondere al tuo primo commento, che mi chiama direttamente in causa:
“La burocrazia può migliorare, ma rimandare o, peggio ancora, ABROGARE leggi sul controllo dell’immigrazione in nome della lentezza burocratica che ne ostacola l’applicazione… è l’ennesima dimostrazione della tendenza all’immobilismo italiano”.
Ci tengo a precisare che non sono così ingenua da pensare che si possano abrogare le leggi che regolano l’immigrazione, ma trovo ancora più assurdo che a causa di questioni prettamente burocratiche ci siano degli individui additati come “clandestini”. Il mio post voleva essere più che altro una critica all’uso improprio di determinate parole, che creano pregiudizi e timori nell’opinione pubblica, spesso nei confronti di persone che non hanno niente a che fare con la clandestinità. Ed è per questo che sono importanti anche i casi di Geoffrey e di Fatjona…
In quanto all’integrazione, concordo pienamente sul fatto che essa necessiti di tempo e gradualità, ma non sarà certo con i White Christmas e le mamme che ragionano come Martina che riusciremo a creare le basi per la convivenza.
Sull’identità poi, il discorso è davvero complesso. So solo che accettare le opinioni altrui non equivale a rinunciare alle proprie, anzi… Mi viene in mente una frase di George Bernard Shaw: “Se tu hai una mela e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.”
Guarda erika, apprezzo veramente l’ultimo paragrafo, perchè coincide con quanto dicevo in ocassione della “questione crocifisso” (tarattaraaa.. ci manca solo che entra james bond adesso!). Integrarsi, magari anche fondersi, non significa certo rinunciare a ciò che si è.
hai fatto anche bene a sottolineare il cosmopolitismo ai tempi dei romani. non è certo nostalgia la mia… ma ammirazione per un sistema così moderno più di duemila anni fa. attenzione: cosmopolitismo, scambio culturale, annessione, apertura. Ma Roma era Roma, e doveva essere chiaro per tutti
(e non parlo di calcio, stranamente).
tanto è vero (guarda caso) che l’impero (al di là di problemi gestionali dovuti alla “grandezza”) iniziò a sgretolarsi proprio per eccessiva “mescolanza” incontrollata di persone… ed interessi! ecco… impariamo dal passato, nel bene e nel male.
comunque, il tuto post voleva mettere in evidenza l’ennesimo controsenso di questo nostro paese. Ed è giusto sottolineare che in presenza di un problema come quello burocratico bisogna fare attenzione con etichette e, soprattutto, condanne. ed essendo un problema concreto, direi che sta all’opposizione e alle associazioni competennti fare presente al ministro tale problema. senza però scadere di nuovo nel solito dibattito… perchè tanto si sa che finisce con le consuete frasi “eeeeeeeeee, però ricorda che anche noi cent’anni fa eravamo immigrati” e soprattutto “te fai di tutta un’erba un fascio, guarda che non sono mica tutti cattiva gente. anche da noi ci sono i delinquenti”.
la palla è rotonda, e accetto delle decisioni del mister.
Purtroppo in Italia siamo lontani anni luce da una corretta e sana integrazione sociale e culturale (ed ovviamente il problema non si limita solo ai clandestini ma anche ad omosessuali e transessuali)
, eppure siamo uno dei paesi che ha vissuto di più lo scambio di culture greche, romane, barbare, ecc. E la cosa più grave è quella di non considerare italiani quelli nati in Italia ma con origini differenti (come Maria).
Per l’Italia l'”italiano vero” è una casta… per fare un esempio, quanti posti di lavoro pubblici sono assegnati ad un immigrato???
ci mancano solo i posti pubblici….
beh… se dovessero meritare… perchè no?
[…] – ai comunali – http://www.camminandoscalzi.it/wordpress/il-white-christmas-di-brescia.html – […]
perchè non abbiamo lavoro in Italia, ecco perchè.
…
Non voglio generalizzare ma il servizio fornito dagli uffici pubblici (segreterie, comuni, ecc.) in Italia è meno che scadente: gente che si guadagna il posto mediante conoscenze o raccomandazioni, gente che sa di non poter essere licenziata e quindi lavora al minimo delle proprie capacità. Insomma uno schifo…
Forse gli immigrati o chi è italiano ma ha altre origini riuscirebbero a fornire un servizio migliore di molti “italiani veri”, se solo ne avessero la possibilità.
I was so confused about what to buy, but this makes it unddsrtaneable.
@ pascqualoo
Il tema è ben più complicato di quanto lo dipingano le tue parole. Roma ha seguito le regole che le attribuisci fin quando ha potuto permetterselo e anche un po’ più in là: fin quando qualcuno un pochino più sveglio si è reso conto che quelle regole, che andavano bene per un potente villaggio, non funzionavano più in quella che ambiva a diventare dominatrice del mondo conosciuto. L’Impero non è affondato per “[…]eccessiva “mescolanza” incontrollata di persone… ed interessi!”, ma perchè ormai il concetto stesso di Impero quale “potere militare” aveva perso ogni senso (la quasi totalità della Coorte Pretoria era di origine Germanica). Attenzione coi giudizi tranchant, perchè tra persone civili ci si spiega, ma in altri contesti le discussioni si chiudono al grido di “Fascista!” 😉
Detto questo, la regolamentazione dell’immigrazione ha un effettivo e non più rimandabile bisogno di rinnovamento. Non ci si può più affidare al populismo per tenere a bada una frangia “autoctona” sempre più povera in sostanza e spirito. Non possiamo trincerarci dietro il “Non abbiamo lavoro nemmeno noi” (quanti giovanissimi sarebbero disposti a snobbare l’università per imparare un mestiere artigianale? Chessò, il falegname se non l’elettricista, l’idraulico o perchè no, il fabbro? E se veramente avete risposto “molti”, come mai il sapere artigianale, che era il fiore all’occhiello del Paese, sta volando via dalle finestre?). Ma l’argomento è troppo lungo per essere trascritto in un commento. Se mai ci riuscirò, proverò a scrivere qualcosa di più preciso. 😀
bene ci provo io! semplicemente perchè l’università non è selettiva! poichè a TUTTI è consentito andare all’università, tutti (quelli che vogliono, naturalmente) vanno all’università.
nuemro chiuso e selezione, specialistiche che siano SPECIALISTICHE. poi vedi se per guadagnarmi da vivere “imparo il mestiere”.
per quanto raccomandati e fannulloni, hanno uno pstipendio che garantisce di mettere su famiglia. preferisco dare uno stipendio ad un italiano. punto.
poi ci pensasse chi di dovere a migliorare la pubblica amministrazione. e per primi i cittadini a denunciare più spesso le inefficenze invece di fare finta di niente “perchè tanto si sa cha va così”.
pensiamo a migliorare prima ciò che abbiamo, e poi, in caso di bisogno, a richiedere aiuti e manodopera ad altri.
“la quasi totalità della Coorte Pretoria era di origine Germanica”: e io che ho detto! 😀
In italia i numeri chiusi non funzionano, il sistema è corrotto. Calci in culo nei concorsi pubblici, calci in culo nelle università, calci in culo nelle scuole di specializzazione mediche… vabbè ma questa è un’altra storia.
e poi perchè pagare un facanzzista italiano quando magari si trova un candidato (di qualunque colore esso sia) disposto a far meglio?
Credo che ideologie opposte su questi fatti non potranno mai trovare compromessi…
guarda pascqualoo che per diventare dei buoni artigiani, dei veri artigiani come quelli che i nostri nonni e genitori conoscevano e che noi nemmeno ci sognamo, serve cominciare a lavorare in quell’ambito molto prima di andare all’università a 18-19 anni. Non dare tutta la colpa alla non selettività delle università, servirebbe un sistema scolastico molto più efficiente. E sicuramente il numero chiuso non è la via migliore…
18-19 anni, ma facciamo 19-20 significa “età in cui esci dalla scuola e decidi se fare l’università o no”. Ovvero: fai il test di ammissione. Se non passi… a te la scelta.
Perchè non mettere un non italiano al posto di un fancazzista italiano? semplicemnete perchè quel fancazzista non deve essere fancazzista. come non fare per essere fancazzista? migliorare la pubblica amministrazione!
e ritorniamo sempre al solito discorso: se prima non migliori te stesso, come pretendi di migliorare il resto? tradotto: se l’italia non migliore se stessa, non si può permettere di affrontare tematiche come i flussi di lavoro in entrata!
ragazzi ma è così difficile ragionare in termini di “ci manca ancora qualcosa” oppure “da quando siamo un anazione unita e libera, 1946, ad oggi abbiamo dei buchi clamorosi che è necessario colmare?”. essere consapevoli delle proprie mancanze è il primo passo! non è che siccome alcuni paesi sono in grado di ospitare e addirittura dare lavoro ed una condizione “di vita”, allora siamo pronti anche noi! sarebbe come dire che “siccome l’america ha i programmi spaziali, allora anche la Liberia è in grado di andare sulla luna”. NO! non è proprio così!
civilizzati si… ma non tutti i paesi sono allo stesso livello. così come essere parte dell’Europa non significa che siamo al livello delgi altri paesi membri.
e pensiamo ai cazzi nostri una buona volta!
“e pensiamo ai cazzi nostri una buona volta!”
… è quello che fanno i nostri politici giorno dopo giorno dopo giorno… purtroppo però i cazzi loro non sono gli stessi cazzi del Paese…
così non usciamo mai però… se siamo noi stessi a creare questo circolo vizioso ogni volta che affrontiamo un problema. non si può ricondurre tutto al fatto che alla fine la colpa è dei politici.
i cambiamenti dei comportamenti passano dal nostro atteggiamento. così non si va da nessuna parte