Classics 01 – Johann Sebastian Bach

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” CLASSICS ” : La musica classica è su Camminando Scalzi.it

Questa è la prima puntata di una serie di ascolti guidati che vi invitiamo a fare sulla musica classica. Verranno affrontati i più grandi autori della storia della musica, scegliendo le migliori interpretazioni da youtube affinché siano coerenti con l’estetica dei compositori. Il percorso sarà in ordine cronologico, questo per far sì che possiate seguire l’evoluzione storica della musica nei secoli. Cominciamo con un mostro “sacro” della classica: J.S. Bach. Buona lettura ma soprattutto buon ascolto.[/stextbox]

icon solJohann Sebastian Bach (Eisenach, 21 marzo 1689 – Lipsia, 28 luglio 1750) è considerato unanimemente uno dei più grandi compositori di musica nella storia dell’umanità. Fu anche organista, clavicembalista, violinista e maestro di coro.  La sua vita fu tutta incentrata sulla musica e sulla sua produzione: sono state elencate circa 1000 (!) opere, tra genere sacro e profano, nel catalogo Bach-Werke-Verzeichnis (BWV). Fu di fede protestante, amava le opere del creato, la vita: oltre a creare musica, procreò ventuno figli, da due mogli (la prima morì improvvisamente), anche se molti di loro non sopravvissero per malattia.

Bach non conseguì particolare successo all’epoca principalmente per la difficoltà di diffusione dei suoi lavori, ostici dal punto di vista tecnico. Come capita spesso ai grandi geni, non ebbe la gloria che si meritava in vita e fu anche dimenticato per diverso tempo post mortem. Fu Felix Mendelssohn a riportarlo in auge con l’esecuzione della Passione secondo Matteo nel 1829 a Berlino. Proprio con quest’opera cominciamo il nostro ascolto guidato: è un’opera sacra, trasposizione musicale della Passione di Gesù descritta nei capitoli ventisei e ventisette del Vangelo secondo Matteo. L’organico è vasto: doppio coro più uno di soprani in ripieno (solitamente voci bianche), doppia orchestra (nel video due flauti, tre oboi, fagotto, organo, orchestra d’archi, il tutto per il doppio).  Una tale massa strumentale crea un volume sonoro notevole; inoltre noterete che essa è disposta in due ali creando un effetto stereofonico.  Il video scelto è l’introduzione all’intera opera; vi raccomando di selezionare “High Quality” in Youtube e di impostare un volume d’ascolto adeguatamente alto. Cercate di cogliere l’eccezionale senso drammatico-mistico di quest’episodio, carattere poi di tutta l’opera.

Non immaginate quanto mi senta piccolo dopo l’ascolto di questo brano! E’ sicuramente un’esperienza d’ascolto estasiante. Eppure fino a non molto tempo fa ho detestato Bach. Vero. Da pianista ho dovuto affrontare le difficoltà tecniche dei Preludi e Fughe del “Clavicembalo ben temperato” nel mio percorso di studi accademici, studiando obbligatoriamente quarantotto pezzi. In quel periodo non ho avuto modo di approfondire perché c’era la priorità, l’esigenza di non potersi fermare, tale era la mole di studio da dover affrontare quotidianamente.  Sono stato fortunato ad aver avuto successivamente il tempo necessario per poterlo riscoprire e ristudiarlo; ora sono qui a tesserne le lodi. Vi propongo l’ultimo preludio e la relativa fuga che ho letto, in separata sede di studi, tratta dal secondo libro del “Clavicembalo ben temperato”.  Noterete nel preludio la ridondante cellula ritmica. C’è un motivo apparente per questa scelta così pregnante? Sembra un mistero. E’ un enigma, vi è un segno dell’ineluttabilità del tempo, del nostro destino. Tutto scorre ma non ci si può opporre.  Per quanto riguarda la fuga questa è una composizione polifonica, a quattro voci: per sua stessa definizione noterete il Tema che passa e si “rincorre” tra le varie voci. Vi sentirete costantemente incalzati dalla musica. Il tutto costruito con un perfetto “geometrismo musicale”.

Le regole di composizione sono oggettive, scolpite dalla forma: non vi è spazio per l’ego. Non v’è traccia di scrittura in prima persona. La tessitura delle voci non lascia spazio ad un carattere “umano”, la musica trascende la dimensione del suo “io”.  Da qui credo che Bach non avesse occhio “umano” nel guardarsi intorno, ma che fosse sempre in una realtà trascesa, una visione in terza persona. La sua armonia in vita si riflette nel suo creato musicale. Non pretende di imporre la sua personalità a chi lo ascolta,  la sua forza sta nella non opinabilità dell’oggettività del creato, quella cui solitamente ogni uomo tende ma con il proprio “io”. Diffidiamo da chi ci propina la musica come arte vista con il proprio ego o deformata dai modelli di mercato! Sono quelli più poveri nei contenuti e quei compositori di tale paventata arte si coprono di ridicolo.

Adesso ascolterete un capolavoro della  letteratura violoncellistica, il preludio della suite in sol maggiore, eseguito dal grande Yo Yo Ma.

Una quiete perpetua. Un sentimento di gioia e di conforto nella natura. Su quest’onda di sensazioni ascoltiamo la celeberrima Aria sulla quarta corda, dalla suite per orchestra n.3.

Penso che a questo punto avrete capito di cosa stiamo parlando. La forza dell’opera di Bach risiede nel materiale sonoro stesso. Provate ad ascoltare la stessa opera trascritta per uno strumento solista: la musica “funziona” ugualmente. Questa caratteristica è prerogativa solo dei grandi compositori.
Vi invito ad ascoltare gli ultimi due brani scelti.  Il primo è tratto dalla seconda suite per orchestra, che comprende la celeberrima “Badinerie”, una forma di danza di carattere gioioso e leggero.  Qui vi è il Bach di corte.

L’ultimo brano è la “Toccata e Fuga” scritta per organo, capolavoro poi mutuato dalla letteratura pianistica con la trascrizione di Busoni. E’ sicuramente il brano più celebre scritto per organo –chi di voi non conosce l’incipit?- e credo che sia anche il più conosciuto di Bach, quello per cui è conosciuto anche dai non appassionati del genere.

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16 pensieri su “Classics 01 – Johann Sebastian Bach

  1. i miei complimenti ad Alessandro, che ha scritto un post appassionato e appassionante su un “mostro” come Bach facendomi rimembrare i momenti a studiare i concerti e le sonate sul mio (in)fedele violino.
    Bravo!
    (e Bach di venerdì mattina è perfetto)

  2. Intanto voglio fare i complimenti ad Alex, articolo bellissimo, anche se un po’ ostica la materia, sei riuscito a renderla appassionante.

    Più tardi poi scriverò un mio commento più ampio su Bach.

  3. Bravo Alee!!!ho imparato tante cose!!!
    prima di tutto che Bach è morto…
    e poi che bach suonava il piffero in modo egregio 😀
    a parte gli scherzi le ultime tre scelte di brani da farci ascoltare sono state ottime..
    un baciotto
    Sara

  4. Bella questa nuova iniziativa. Interessante l’articolo. E la MUSICA ? Non posso essere certamente io a poterne dare un giudizio; ma all’ascolto ho provato la sensazione che, almeno nel mio caso, è infallibile: il brivido. Complimenti Alessandro. A proposito perchè non ci fai ascoltare qualcosa eseguita da te? Certamente non ci sarebbe confronto con dei mostri sacri (chissà), ma emettere delle note da uno strumento, produrre dei suoni penso che sia una delle cose più belle che l’essere umano possa provare. Anch’io, che a malapena, riesco a suonare tre note con la mia chitarra devo dire che provo una sensazione bellissima. La MUSICA è VITA.

  5. Grazie per i complimenti signor Ciro… ed anche per l’invito a far ascoltare la mia musica, ma questa sede credo che non sia adatta per chiare ragioni di opportunità. In privato vi faccio ascoltare più che volentieri i miei lavori. Per il resto … la musica è vita, già, mi avvilisco quando vedo che quest’arte è mortificata al solo ed unico scopo di intrattenimento. Aggiungo che non c’è bisogno di sapere suonare mille note al secondo… ma importa come le si suona, cercando un sollievo dalla vibrazione, e non come esercizio ginnico… la musica non ti abbandona mai…

  6. Bach è Bach, ma, proprio per questo, che si metta in vetrina un’esecuzione opaca e sbagliata in tutto, del preludio e fuga in sol minore del Clavicembalo ben temperato, non è stata una buona idea.
    Certo la Ewitt è stata vincitrice di un concorso internazionale dedicato al musicista di Eisenach, ma ciò non vuol dire che suoni bene al pianoforte l’autore in oggetto.
    I tempi del preludio e della fuga sono sbagliati entrambi, così come gli accenti ed i colori, una magra figura per la pianista canadese, che invece si mostra più capace nel repertorio moderno.
    In bocca al lupo.

  7. La contraddizione sta solo nel fatto che certi concorsi internazionali imperniati sulla figura di J S Bach, a volte premiano certe gatte morte (la signora gira il mondo come specialista indiscussa, ahi, ahi), in virtù di un’idea che l’autore che io amo e che mi ha fatto molto piacere di vedere qui, si debba suonare senza chiaroscuri, senza alcuna enfasi e/o agogica, con fraseggi appena abbozzati, mai l’uso del F, e con tempi da de profundis.
    Non so quale scienziato abbia messo in giro tale credenza, ma, ad essa dobbiamo fraintendimenti su come suonare Bach al piano.
    Non voglio entrare nel dettaglio (in questa sede non ne ho interesse), ma, esistono molte altre incisioni pianistiche nettamente più riuscite, insomma convicenti, basta avere il tempo per ascoltarle.
    Un esempio di un’esecuzione brillante, dopo quella opaca della Ewitt:

    Buon ascolto.

    • Mi fa piacere che tu abbia questa grande passione per Bach al punto da ricercare e fornirci un’altra interpretazione dello stesso, bravo, la tua attiva partecipazione è senz’altro positiva.

      Tuttavia rimango di tutt’altro avviso quando vuoi far passare un’interpretazione virtuosistica per buona, quando è il pianista che si serve della musica per fini virtuosistici, per fare circo, in poche parole PER SE’. Questa visione (lisztiana) della musica è stata la rovina, permettimi di dirlo, della stessa musica, l’ha schiavizzata e resa oggetto per gli strumentisti giocolieri e funambolici e di questa genta, ahimè, ce n’è tanta!

      Sulla fuga il tempo è “Allegro ma tranquillo”. Bene dimmi tu a quella velocità dov’è che si trova il carattere “tranquillo”. Dov’è finita la cantabilità delle voci? Dov’è finito il gioco contrappuntistico delle voci? Ma soprattutto mi viene da dire: quanto è bravo questo pianista! ERRORE! Il pianista deve essere il MEDIUM dell’opera, non deve assolutamente emergere!

      Per quanto mi riguarda la Hewitt ha fornito un’interpretazione che apprezzo molto proprio per la sua “sobrietà”. Probabilmente a te piacerà molto il Bach dei concerti brandeburghesi, opere più virtuosistiche ma per quanto belle francamente meno interessanti.

      • Carissimo,
        questo è il mio ultimo intervento, poichè non ritengo di dovere aggiungere altro, almeno in questa sede. Premesso che ho criticato una pianista, e non la bella idea di mettere in evidenza un grande musicista, aggiungo:
        poichè sono un musicista professionista, ho una conoscenza diretta, sul campo, dei luoghi, dei fatti e del loro svolgimento, in modo appropriato, certo non personale, dovuto a gusti o ad opinioni.
        Ciò comunque non ci obbliga ad avere un unico parere su Bach e sulla esecuzione delle sue musiche, che conosco tutte, ripeto tutte, sia dal punto costruttivo (armonico, melodico polifonico e strutturale), che esecutivo sullo strumento che più amo, che però assieme al clavicembalo ed il fortepiano sono la triade degli strumenti a tastiera che si prestano, sia pur in modi diversi all’esecuzione della musica “fur Klavier” del sommo in questione.
        Non alludevo affatto a fattori vituosistici, come mi pare tu hai interpretato, ma, a carenza di espressività.
        In quanto sia Bach che lo strumento in questione avevano il pregio di avere una gamma espressiva quale priorità dell’interpretazione artistica musicale.
        Tale espressività non è raggiungibile senza che l’esecutore ponga in essere i più elementari strumenti del fare musica, ovvero i contrasti dinamici, la giusta accentuazione del fraseggio, e gli andamenti, ovvero i tempi d’esecuzione.
        In questo caso la Ewitt ha sbagliato, in quanto è possibile eseguire a tempi anche diversi lo stesso brano, ma con una scelta del nitore sonoro adeguato ad essi, ovverosia, sostenendo maggiormente gli andamenti soprattutto grazie alla qualità sonora di maggior spessore.
        Esattamente il contrario di quanto hai appunto frainteso relativamente al mio precedente post.
        Liszt, per quanto ammirirevole come ogni altro degno musicista, non centra nulla, ma proprio nulla, e i virtuosismo al quale ti rifesrisci è il luogo comune di una sottocultura, che come tale è piuttosto diffusa, infatti l’andamento veloce e/o lento richiede in entrambi i casi del “virtuosismo” da parte dell’esecutore, ovviamente ferri del mestiere differenti, l’abilità e addirittura la maestria è necessaria in tutte le differenti circostanze del fare musica che si traduce in fatti e non i immmagianzione, ovvero produzione dei suoni.
        Qui, il problema che ho posto è quello di saper suonare in modo appropriato a seconda della scelta interpretativa che deve essere sostenuta da mezzi, detti “mestiere”, mentre la scelta della pianista in oggetto si allontana da ciò in modo evidente. Problema che è anche culturale, non è possibile eseguire candenze evitate (inganni) sfumando bensì ben evidenziando ovvero forte, come previsto dallo stesso autore, confermato in seguito dallo stesso figlio Karl philipp Emanuel Bach nei suoi scritti sull’esecuizione delle musiche dellepoca, anche per questa grave ragione di ordine culturale, storica e filologica, oltre che pianistica ho criticato la pianista canadese.
        Giusto per fare un esempio, vi mando un file di un’esecuzione bachiana della partita n.1 BWV 825, eseguita da Dinu Lipatti al piano, dove la cantabilità, l’agogica sono presenti, con proprietà e personalità che mettono meglio in evidenza la scrittura del nostro.
        Dulcis in fundo, la fuga non porta alcun tempo, così come tutte le 48 del ciclo, evidentemente ti sei rifatto ad edizioni superate, non URTEX, che con l’originale bachiano nulla hanno a che fare, bach infatti non ha scritto alcuna indicazione di tempo, pertanto se vuoi rimediare puoi agevolmente visionare meglio l’opera del Maestro di Eisenach in modo più appropriato attraverso l’edizione G. Henle Verlag.
        Se vuoi capire bene, altrimenti e comunque cordiali saluti.

      • Rimaniamo di idee differenti, viva la democrazia. Ti invito a commentare, a leggere i prossimi articoli sulla classica – mi fa piacere che tu abbia apprezzato questo spazio – e, perchè no, anche a sostenerci. Le discussioni sulle interpretazioni sono di natura tecnica, coinvolgono noi musicisti e molto poco i lettori…

  8. Bravissimo Alessandro!
    Semplice, accessibile e pur scientifico negli accenni.
    Ancora complimenti.
    Questa è divulgazione lieve ma pregnante.

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