Come spiegare in due righe chi è Alan Moore a chi non lo conosce? Non è semplicemente possibile. Per cui, perdonate fin d’ora se questo riassunto è quanto più di superficiale e incompleto ci possa essere.
Alan Moore è uno scrittore, fumettista, poeta e mago. Ha la tendenza a rivoluzionare completamente qualsiasi ambiente in cui mette piede. È principalmente famoso per aver cambiato la concezione che il mondo ha dei fumetti con due graphic novel ormai leggendarie, ovvero “V for Vendetta” e soprattutto “Watchmen“. Impossibile da inquadrare in un genere, e dotato di saldi principi che lo rendono incorruttibile, è riuscito a litigare con qualunque grande major del fumetto, dalla Marvel alla DC, finché, esasperati, i dirigenti di quest’ultima gli hanno affidato una collana autogestita, che lui ha chiamato provocatoriamente “America’s Best Comics” (Moore è inglese, e tende a spostarsi il meno possibile dalla sua città natale, Northampton), e su cui ha pubblicato altri grandi lavori come “La lega degli straordinari gentlemen” e “Promethea“, in cui ha riversato tutta la sua conoscenza di magia e cultura esoterica. Sì, perché la biografia di Moore cambia drasticamente al compimento dei suoi quarant’anni, quando si dichiara “mago”. Non approfondirò oltre, perché ci sarebbe da parlare per pagine e pagine solo di questo, così come ci sarebbe da parlare per altre pagine degli adattamenti cinematografici dei suoi lavori, del suo romanzo “La voce del fuoco“, e in generale di come l’impatto di tutto ciò che ha fatto in vita abbia avuto delle ripercussioni notevoli sull’immaginario collettivo, senza che la sua immagine mai ascendesse del tutto a personaggio pubblico e/o di spettacolo.

No, lasciamo perdere la sua biografia e concentriamoci sulla notizia: è uscito a novembre 2009 il primo numero della fanzine da lui ideata e prodotta. Si chiama Dodgem Logic, ed è una cosa che non avevate ancora mai visto, credetemi.
La fanzine segue la stessa natura del suo creatore, e pertanto rifugge catalogazioni ed etichette. Non si può definirla in poche parole, nemmeno Moore mi sembra che ci riesca granché. Andate a farvi un giro sul bellissimo sito della rivista e leggetevi l’about (per il primo issue Moore aveva fatto un’intervista-presentazione divertentissima, ma non è più reperibile. Magari salta fuori su youtube tra un po’). Il sottotitolo riassume comunque tutto: “Colliding ideas to see what happens“.
Lasciando perdere quindi anche la catalogazione di tale fanzine, facciamo l’unica cosa utile e possibile: analizziamone i contenuti.
Tanto per chiarire subito che la fanzine che avete in mano è una rivista underground, la seconda di copertina di Dodgem Logic presenta una rubrica chiamata “the great hipsters in history” (“hipster” è un termine degli anni ’40, tornato in auge tra i ’90 e i 2000, che indica un giovane adulto o un tardo teenager di classe media, fruitore di prodotti culturali non mainstream: alternative rock, cinema indipendente, eccetera…), per poi passare, nell’editoriale, ad una critica alla società moderna, tema ricorrente nel Moore-pensiero.
Ma questa traccia non si perde, e già da pagina due è ancora Moore che ci guida nella storia delle riviste underground, raccontandoci tutto quello che c’è da sapere al riguardo, dai primi esempi del 1200 – ben prima dell’invenzione della stampa ad opera del buon Johannes Gutenberg – fino ai giorni nostri, in un articolo di 6 pagine illustrato ed impaginato nei modi più bizzarri (che potete leggere gratuitamente sul sito della fanzine).
A pagina 8 Claire Ashby illustra il suo tentativo di “giardinaggio-guerriglia urbana” tramite un fumetto disegnato con l’abilità di un bambino dell’asilo, caratteristica provocatoria, questa, che rivedremo anche più avanti.
A pagina 12 si trova un intervento di Graham Linehan, che alcuni riconosceranno come il creatore e sceneggiatore principale di “The IT Crowd“, che ipotizza un what if sull’incontro tra John Lennon e Paul McCartney.
Seguono due pagine di ricette culinarie: il “pudding di riso al limone” e la “zuppa di zucca e quinoa” (una pianta simile alla barbabietola).
A pagina 16 l’inserto del daily mustard, una filiale di due pagine di Mustard, una rivista anch’essa indipendente, già al quarto numero, che è più di genere rispetto a Dodgem Logic, in quanto orientata alla comicità e alla satira.
A pagina 18 Tamsyn Payne ci insegna a fare una “rosa di stoffa” con una cravatta, orpello estetico che affonda le sue radici nel dandismo ottocentesco più puro.

A pagina 20 torna Alan Moore, e lo fa con uno scoop, dato che presenta una strip di una pagina disegnata da lui. Moore infatti ha cominciato la sua carriera fumettistica proprio disegnando, e in particolare disegnando delle strip quotidiane chiamate “Maxwell the magic cat”. Smise di disegnare molto presto, appena capì che il suo posto era dietro la macchina da scrivere.
Continuando a leggere, apparentemente saltando di palo in frasca, arriviamo a pagina 21 e troviamo un resoconto di Dave Hamilton, un “golia verde” come lo definisce il cappello introduttivo, che ha provato a vivere senza soldi (quasi completamente) per sei settimane.
A pagina 23 Kevin O’Neill, disegnatore de “La lega degli straordinari gentlemen” ci delizia con un’illustrazione che definire assurda sarebbe un eufemismo. È strana, è disturbante, esteticamente appagante, e parla di sesso. Non saprei dirvi altro.

A pagina 24 fa il suo esordio Josie Long, astro nascente della comicità britannica, con un fumetto di due pagine che parla delle relazioni amorose, disegnato anche questo alla meno peggio, come nel caso di quello di Claire Ashby. Non chiedetemi perché.
Steve Aylett si destreggia a pagina 26 in quello che potrei definire un flusso di coscienza che illustra tutte le possibilità più assurde “se Armstrong (Neil, l’astronauta dell’Apollo 11) fosse stato interessante”. Per farvi degli esempi: “Se Armstrong fosse stato interessante, sarebbe uscito dalla capsula lunare indossando le orecchie di Topolino”, “Se Armstrong fosse stato interessante, avrebbe detto in conferenza stampa che tutto il viaggio sulla luna è stato una perdita di tempo”, e va avanti così per due intere colonne.
A pagina 28 Lejorne Pindling firma un pezzo aggressivo sull’industria musicale moderna, corrotta, plagiata e basata su concezioni sbagliate della musica. Uno dei pezzi più incisivi dell’intera fanzine.

Segue un fumetto di una pagina con protagonista un pagliaccio volgare e schifoso, realizzato con scarsa perizia, non firmato, probabilmente (e comprensibilmente) per vergogna dell’autore.
A pagina 30 l’inserto “medico”, con due dottori (per la precisione “gp”, cioè general practitioner, che dovrebbero essere l’equivalente dei nostri “medici di famiglia”, se non erro) che parlano delle loro esperienze, in attesa di ricevere le prime lettere con i dubbi dei lettori di Dodgem Logic.
A pagina 32 arriva Melinda Gebbie, attuale moglie di Alan Moore di cui ha illustrato la graphic novel porno “Lost Girls”. Insieme a quello di Pindling, quello di Melinda è l’articolo che mi ha colpito di più: è un’accurata esanima psico-culturale dei movimenti femministi, nella storia e fino ad oggi. La sua è una lucida analisi che verte sulla superficialità su cui troppo spesso questi tipi di movimento si basano, e conclude con una citazione di Emma Goldman che è semplicemente da incorniciare, e che riporto: “one must be a person first, with goals, ideals and a code of behaviour which is fair to everyone, before one attempts to segregate the sexes and make half the world wrong on the basis of genital function”, cioè “uno deve prima essere una persona, con obiettivi, ideali e un codice di comportamento corretto verso tutti quanti, prima di provare a segregare i sessi e fare torto a mezzo mondo sulla base delle sue funzioni genitali”. Se non è illuminazione questa.
Numero dedicato molto alla musica, il primo, dato che le ultime 6 pagine, ad opera di Gary Ingham, riguardano la storia della scena musicale rock nella città di Northampton. Anche il cd musicale allegato gratuitamente alla rivista è una collezione di brani di artisti di Northampton. Il cd è piuttosto piacevole, e contieni pezzi che spaziano dal jazz al rock ‘n’ roll al blues, alla musica elettronica fino all’hip-hop e alla musica da camera. Il primo brano, tra l’altro è scritto e cantato da Alan Moore, veramente una chicca divertente e imperdibile per tutti i suoi fan.

Per finire, Dodgem Logic contiene anche un inserto locale di otto pagine, chiamato “Notes from Noho”. Il primo numero contiene un racconto di Martin Marprelate, un altro di Alan Moore che racconta la storia di una ciminiera simbolo del decadimento e dell’abbandono, una pagina con recensioni di musica locale, e un pezzo di Norman Adams, attivista veterano che racconta la sua lotta per i diritti umani.
Questo inserto è appunto locale, per cui eventuali future edizioni di Dodgem Logic distribuite su suoli differenti da quello di Northampton conterranno notizie relative alla loro zona.
Che dire di questo esperimento?
Il fatto che sia un’accozzaglia di roba eterogenea e dalla qualità palesemente altalenante, rende ovvio che sia un’effetto voluto. Scelta che viene spiegata e giustificata da tutta l’analisi sul mondo delle riviste underground, sia nell’editoriale, sia nel reportage di Moore, sia sul sito e in generale su internet, in vari filmati ed interviste.
Di nuovo, il sottotitolo è la chiave per capire Dodgem Logic, e capire cioè che non c’è niente da capire: è una “collisione di idee per vedere cosa succede”. La direzione di Moore accantona una volta tanto la coerenza e la classica logica di consumo e si mette sul piatto della bilancia opposto alle pubblicazioni mainstream, così patinate, così raffinate, così alla moda e sempre al passo con i tempi, per quanto spesso completamente vuote di contenuto, significato e consigli semplicemente utili nella vita.
Non so, e se lo sapessi non ve lo direi comunque, se Dodgem Logic sia o meno un buon prodotto. Ha al suo vertice una delle persone più creative e immaginifiche che gli ultimi secoli abbiano partorito, e questo a me basta e avanza, ma non vorrei fare la parte del fanboy, per cui vi dico: avete letto la recensione, sapete cosa Dodgem Logic contiene. Alcune cose sono scaricabili gratuitamente dal sito (persino tutto il cd musicale in .mp3, e il fumetto inedito di Moore), quindi vedetevela voi. Informatevi, cercate, testate in prima persona. Leggete, ascoltate, assaporate. Pensate. Giudicate da voi. Credo che lo scopo di esperimenti del genere sia proprio questo: scatenare una reazione di pensiero, in questo mondo che sempre più si sta impoverendo di menti indipendenti, capaci di crearsi un giudizio autonomo, non viziato né corrotto dal manipolatore di turno.
All’atto pratico, Dodgem Logic costa solo 2 sterline e 50 – neanche 3 euro – e potete acquistarlo direttamente dal sito ufficiale, tramite il nuovo-di-pacca Google Checkout (per esperienza personale, sconsiglio di acquistarlo su altri siti; in particolare ho avuto un pessimo servizio da Forgotten Planets).
Dodgem Logic è bimestrale, è pertanto appena uscito anche il secondo numero, dedicato al sesso, con un fumetto inedito di otto pagine scritto e disegnato da Alan Moore il cui titolo è tutto un programma: “Astounding Weird Penises“.
[…] Precedentemente apparso su Camminando Scalzi. […]
Interessante la notizia, rileggi però gli articoli!! 😉
Mh? In che senso? Ho scritto qualche boiata?
Ogni tanto non sono molto fluidi i periodi :0 Domani che sono più lucido rileggo poi ti dico ;D