Partiamo prima di tutto da due definizioni:
Assoluzione: dichiarazione del giudice che riconosce innocente l’imputato. (via | Worldreference)
Prescrizione: La prescrizione nell’ordinamento penale italiano indica l’estinzione di un reato a seguito del trascorrere di un determinato periodo di tempo. (via | Wikipedia)
Sono due termini che non hanno, come si può ben vedere, nulla a che fare l’uno con l’altro. Dove il primo si riferisce ad una riconoscenza della diretta innocenza da parte del giudice riguardo l’imputato, il secondo sancisce la decadenza dei termini processuali, ma non cambia lo status della sentenza. In soldoni, chi viene condannato oltre una certa decorrenza dei termini (che variano in base ai vari reati), non è obbligato a scontarne la pena. Ma non c’è alcuna traccia di dichiarazione di non colpevolezza da parte del giudice.
Bene, questo più o meno lo sanno tutti. Più o meno.
Il 26 Febbraio scorso, il TG1 dichiara per ben due volte che David Mills è stato assolto, e non prescritto. Ecco il video che lo testimonia:
L’avvocato Mills, nei primi due gradi di giudizio, si era visto infliggere una pena di quattro anni e mezzo per il reato di corruzione. La Corte di Cassazione ha però deciso per l’estinzione del reato causa prescrizione, in quanto il suddetto procedimento era andato oltre la decorrenza dei termini (il passaggio di denaro, secondo il processo, è avvenuto nel novembre del 1999, e i termini scadevano più di tre mesi fa, quindi). Tantopiù che la Cassazione ha confermato la pena pecuniaria di 250 mila euro da pagare alla presidenza del Consiglio, costituitasi parte civile ai tempi del governo Prodi. Quindi, ironia della sorte, le pene accessorie (la parte pecuniaria) devono essere comunque scontate, mentre la condanna alla reclusione, come già detto, non viene eseguita in quanto sono passati dieci anni dal reato.
Questi sono i Fatti.
Procediamo con un’altra definizione: “Il giornalismo è la professione di chi, operando nel mondo dell’editoria, è specializzato nella raccolta, nell’elaborazione e nella trasmissione di notizie.” (via | Wikipedia)
In questi tempi in cui l’informazione appare in una crisi profonda, soprattutto quella dei media tradizionali (giornali e televisioni), si viene a riproporre un tema sempre attuale, quello della “realtà imposta”. Il TG1 è probabilmente il telegiornale più importante e seguito della televisione italiana, è il telegiornale della prima rete nazionale della Televisione di Stato. La Rai è finanziata dalle tasse pagate dai cittadini (ricordiamo, l’abbonamento Rai non è facoltativo, è una tassa sul possesso dell’apparecchio ricevente), è un servizio statale, è qualcosa che dovrebbe avere un rispetto infinito per l’informazione e le notizie.
Questa volta, invece, c’è stata una totale deformazione della realtà, anzi, diciamo pure che è stata data una notizia che nella pratica è assolutamente falsa. L’etica dei giornalisti dovrebbe stare davanti a qualsiasi altro tipo di interesse personale. Così come i medici non devono fare nulla -per etica- che danneggi il paziente, così il giornalista non dovrebbe dare mai una notizia falsa. Per un giornalista dichiarare il falso, farlo in un telegiornale nazionale, farlo nel più importante telegiornale nazionale della tv di Stato, è la summa dell’errore etico. È una manipolazione palese delle masse, è un inquinamento totale e assoluto dell’istituto del “dare una notizia”. Può esserci una linea editoriale, possono essere scelte le notizie, può essere seguita una linea politica (penso ai giornali), e ognuno può esprimere una sua opinione, questo è poco ma sicuro; ma nessun giornalista deve dare mai una notizia falsa, una notizia che fa venire a tutti il sospetto di una propaganda, di un’informazione manipolata, di un dire alla gente quello che non è vero, di nascondere la verità. Un errore (perché noi vogliamo sperare che di errore si tratti, lo vogliamo sperare perché altrimenti c’è da preoccuparsi seriamente) imperdonabile, un errore a cui ancora non è stato posto rimedio.
Intanto però alla rete non sfugge niente. L’ultimo luogo rimasto di informazione pulita, libera, senza vincoli dei poterucoli, si è immediatamente mobilitata contro questo totale abuso. Su Facebook (avete notato quanto stia diventando importante questa piattaforma per quanto riguarda l’attivismo dei cittadini?) è nata una raccolta firme, firme che verranno inviate domani o dopodomani all’ordine dei giornalisti e alla Rai. È bello sapere che la gente sa ancora indignarsi, e che è rimasto qualcuno che crede ancora fermamente nell’Informazione Libera, base di ogni democrazia (peccato poi pensare che ora tutti i programmi di approfondimento verranno sospesi per il periodo elettorale… Ma di questo ne riparleremo.)
Concludo con un estratto dalla lettera della raccolta firme del suddetto gruppo, un brano di Michele Serra che è più che pregnante sulla questione:
“Certo che per dire in un tigì, o scrivere su un giornale, che “Mills è stato assolto”, spacciando la prescrizione di un reato accertato per “assoluzione”, bisogna essere dei bei mascalzoni. Non dico faziosi, o manipolatori, o servi, dico proprio mascalzoni perché per un giornalista manomettere la verità è un crimine, tal quale per un fornaio sputare nel pane che vende. Qui non si tratta di opinioni, di interpretazioni, di passione politica. È proprio una frode, una lurida frode che non descrive più l’aspra dialettica di un paese spaccato, descrive qualcosa di molto peggiore: l’impunità conclamata di chi mente con dolo, con metodo, con intenzione, sicuro di non doverne rispondere ad alcuno (all’Ordine dei giornalisti? È più realistico sperare che intervenga Batman).
Per altro in un Paese di impuniti, perché proprio i giornalisti dovrebbero essere esentati dal privilegio di poter sparare bugie e ingannare la pubblica opinione senza conseguenze? Molti dei loro padroni e dei loro referenti politici negli ultimi vent’anni hanno perseguito con ogni mezzo, e ampiamente sperimentato, il piacere dell’impunità. Se ne sentono partecipi anche i loro impiegati”Michele Serra