“L’Orto Botanico di Padova è all’origine di tutti gli altri orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra natura e cultura. Ha largamente contribuito al progresso di numerose discipline scientifiche moderne, in particolare la botanica, la medicina, la chimica, l’ecologia e la farmacia.”
Questa è la motivazione che dal 1997 trova l’Orto Botanico di Padova inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità – UNESCO.

Quattro portali di inizio ‘700, delimitati da due pilastri in pietra che portano sulla sommità un vaso con fregi in ferro battuto di pregiata fattura artistica riproducenti piante di diversa specie, ci introducono nell‘Hortus Cinctus, un meraviglioso giardino racchiuso da una muraglia circolare con balaustra in pietra d’Istria sulla quale sono inseriti vasi e busti in pietra che ricordano alcuni importanti personaggi cinquecenteschi e seicenteschi. 22.000 metri quadri, seimila piante inserite in un quadrato inscritto in un cerchio, struttura perfetta che rimanda all’ideale di un hortus conclusus, luogo paradisiaco destinato ad accogliere coloro che ricercano il rapporto tra l’uomo e l’universo. Due viali orientati secondo i punti cardinali si incrociano in una vasca centrale, dividendo l’orto in quarti ognuno dei quali ospita una fontana: il quarto del Tamarix, il quarto dell’Albizia, il quarto della Magnolia e il quarto del Ginko.

La piscina centrale accoglie diverse ninfee tropicali e viene alimentata da un fiotto di acqua termale proveniente da un pozzo artesiano profondo 286 metri che porta l’acqua in superficie ad una temperatura costante di 24-25 gradi centigradi, permettendo la coltivazione di specie esotiche difficilmente acclimatabili. Sono presenti altre importanti fontane: quella dedicata a Teofrasto, allievo di Aristotele e padre della botanica classica, e quella delle Quattro Stagioni, recante sullo sfondo la statua di re Salomone, leggendario naturalista. Annesse all’Orto abbiamo la biblioteca, l’erbario e vari laboratori.

L’Orto Botanico è un armonioso monumento artistico di grande valore arricchito da differenti ed eleganti geometrie, ma più di ogni altra cosa, ovviamente, sono legate all’ambiente le piante, ragione per cui fu voluto nel 1545 da Francesco Buonafede (docente di medicina dell’Università di Padova).
Nato principalmente per motivi didattici e per lo studio e la coltivazione di erbe mediche, i cosidetti “semplici” (medicamenti che provenivano direttamente dalla natura), oggi l’orto gode anche della presenza di piante grasse, piante carnivore, piante acquatiche, orchidee, piante alpine e della macchia mediterranea e piante tipiche del triveneto, assicurando un’enorme varietà.

Troviamo piante provenienti da varie parti del mondo, da paesi dove la Repubblica di Venezia aveva possedimenti e scambi commerciali; proprio per questa ragione Padova ha avuto un ruolo preminente nell’introduzione e nello studio di molte specie esotiche in Italia, come l’acacia, la patata, il girasole, il gelsomino, il rabarbaro e il giacinto. Una menzione speciale va alla pianta più antica dell’Orto: la Palma di San Pietro (1585) secolare esemplare di dieci metri d’altezza meglio conosciuta come la “Palma di Goethe“, da quando il poeta tedesco nel 1786 dopo averla studiata espresse la sua intuizione evolutiva nel saggio “La metamorphosi delle piante” (1790).

All’esterno dell’Hortus Cinctus vi è un vasto arboreto. Qui vive dal 1680 un gigantesco platano con fusto cavo a causa di un fulmine; furono impiantate inoltre importanti conifere, due magnolie, annali cipressi calvi e due esemplari di metasequoia (specie conosciuta come fossile fino al 1942). Si può ammirare anche un tronco subfossile di farnia risalente a circa settecento anni avanti Cristo. È presente inoltre un belvedere con sentieri sinuosi che, in origine, permetteva una panoramica sull’Hortus Cinctus sullo sfondo di una suggestiva Basilica di Sant’Antonio da Padova.

Oggi l’Orto Botanico svolge importanti funzioni: educativa, fornendo basi scientifiche per la conoscenza della natura e dell’ambiente; di introduzione e sperimentazione di specie nuove, attraverso la ricerca pura ed applicata; di conservazione, salvaguardando specie in via di estinzione attraverso la coltivazione e la moltiplicazione di quelle minacciate e per mezzo della conservazione dei loro semi. L’Orto, insomma, è un eclatante esempio di come l’uomo possa vivere in totale armonia con la natura mantenendo un’elevata biodiversità a livello nazionale e locale.

Ricordiamoci che la perdita di specie, sottospecie e varietà comporterebbe una serie di danni ecologici, come ad esempio accade lungo le coste tropicali dove la costruzione di villaggi turistici ha comportato il sacrificio delle mangrovie, barriera naturale che protegge i raccolti dalle inondazioni e frena l’impeto delle onde più devastanti o ancora l’urbanizzazione a discapito degli spazi verdi che comporta l’aumento dell’effetto “isola di calore” e il conseguente aumento della temperatura nelle città. Vanno ad aggiungersi danni culturali, con la perdita di conoscenze e tradizioni umane, ed economici, con la riduzione di risorse genetiche ed il loro possibile utilizzo.

In questo 2010, dichiarato dall’ONU l’anno internazionale della biodiversità, riflettiamo sul fatto che la vita sulla Terra è possibile grazie alla tutela degli ecosistemi. Questo è l’unico modo per ristabilire un’amalgama tra uomo e ambiente, un rapporto che sposa la diversità biologica a tutti i livelli come elemento chiave per la salvaguardia del pianeta. Molte specie si sono ormai estinte lasciando un vuoto in quella sfera perfetta che è la natura. Molte altre ci lasceranno creando una voragine incolmabile che ci porterà inevitabilmente alla rovina.
Stiamo fermi a guardare servendo il disastro ambientale alle generazioni future o vogliamo fare qualcosa?
È tutto nelle nostre mani!
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