[stextbox id=”custom” big=”true”] A scrivere oggi è Marina, ragazza pugliese sempre in cammino e laureata in Lettere. Marina coltiva un sogno: le piacerebbe avere il coraggio di attraversare l’oceano in barca a vela. Con questo suo primo articolo torniamo ad occuparci di Stefano Cucchi (qui il link all’articolo pubblicato lo scorso novembre) . Buona lettura a tutti. [/stextbox]
Quando penso a Ilaria Cucchi mi viene in mente Antigone: entrambe celano una forza leonina a dispetto dell’aspetto fragile, entrambe combattenti contro il sistema in nome dell’amore fraterno, un legame sacro in virtù delle leggi divine, che possono entrare in rotta di collisione con quelle umane. Ma le somiglianze finiscono qui. La trama, infatti, è ben diversa. Nella vicenda di Ilaria e della sua famiglia non c’è conflitto tra legge umana e legge divina, perché entrambe sono state infrante. La lotta, semmai, è condotta affinché emerga una verità che invece si tenta di soffocare. Un ragazzo che muore in quelle condizioni è una vergogna per la legge umana e un completo disprezzo per le leggi divine, se vengono intese come rispetto assoluto dell’essere umano e dei legami che tra umani intercorrono.
Tutti ormai conosciamo la vicenda di questo ragazzo la cui fragilità si è cercato di difendere in vita e che adesso sembra perpetrarsi nella morte: anche adesso rimane un ragazzo da proteggere.
La settimana scorsa, infatti, è stata data una sbrigativa notizia secondo la quale Stefano Cucchi è stato tumulato senza che la famiglia lo sapesse. Precedentemente la famiglia aveva dato il consenso affinché il corpo del giovane fosse riesumato per essere sottoposto nuovamente a delle analisi; dopo qualche giorno il padre stava organizzando la tumulazione del figlio, aveva chiamato le pompe funebri allorquando gli è stato comunicato che la tumulazione era già avvenuta. Un gesto irrispettoso e arrogante, perché questo caso è gravissimo e la perseveranza nell’agire senza il minimo rispetto nei confronti di Stefano e della sua famiglia rivela una superficialità – e forse una sicurezza – agghiacciante.
Questo ragazzo non riesce ad avere requie neanche adesso; aldilà della vicenda giudiziaria e dei tragici eventi che hanno portato alla morte di Stefano, è assurdo il trattamento riservato finanche al suo corpo. Tutte le culture assegnano alle spoglie un’importanza sacrale, sancita dal diritto di poter riservare al defunto una degna sepoltura; e anche qualora la cultura non lo sancisca e non l’abbia tramandato, un cuore umano dovrebbe sapere quanto sia importante il momento dell’estremo commiato. Non solo: credo che consentire queste nuove analisi sul corpo già martoriato del ragazzo abbia causato dolore, un dolore che si è voluto domare in nome della ricerca della verità; e dopo tutto questo, vedere negato il momento dell’ultimo saluto sarà suonato davvero come una dolorosissima beffa. Il fatto che si trattasse della seconda sepoltura non diminuisce, come forse qualcuno ha pensato, il valore da attribuire a questo rito; semmai lo raddoppia a risarcimento di questo sacrificio fatto per la ricerca della verità.
Nessuno merita questo trattamento, né in vita né in morte, né in prima persona né per le persone affettivamente coinvolte.
Colpisce inoltre l’estrema parsimonia con cui questa notizia è stata diffusa. Le notizie troppo ostentate o troppo taciute concorrono a creare un’opinione pubblica distratta e distorta. La speranza è che dopo i clamori elettorali, si torni a esercitare la critica in modo costruttivo, che ci siano le condizioni per farlo; che si torni ad affrontare concretamente faccende che riguardano la cittadinanza e, infine, che i mass-media vengano messi al servizio dell’informazione pubblica, senza censure e senza teatrini. Questo dovrebbe essere il nostro pane quotidiano, e non dovrebbe mai accadere di essere a digiuno a causa del clamore di notizie più “saporite” e che piacciono solo ad alcuni.
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