Oggi muore un pezzo di libertà

Alla fine ci sono riusciti. Il Senato ha votato in tarda mattina la fiducia sul discusso ddl intercettazioni. Un incubo per la libertà di stampa, un attacco diretto e senza pietà alla democrazia. Oggi l’Italia perde un altro pezzo di libertà, la libertà di essere informati.

Dimenticatevi delle risate la notte di L’Aquila, dimenticatevi il lettone grande, dimenticatevi le banche dei partiti… Dimenticatevi di tutto questo, perché non sentiremo parlare più di nessuna intercettazione. E non bisogna essere di chissà quale fede politica sinistroide per ritenersi derubati di questa libertà, perché a destra e a sinistra, a chi non ha nulla da nascondere, a chi è veramente onesto, poco importa delle intercettazioni. La maggioranza ha dipinto questo provvedimento come una grande libertà, una difesa della privacy, l’ha definito democratico, ha venduto una pillola che puzza di escrementi come fosse una squisita caramella alla frutta. La gente insorge, l’opposizione timidamente protesta, persino i finiani ci trovano qualcosa di male (per poi fare dietrofront). Il testo viene rimandato, modificato, fino a che il nostro futuro Sovrano Maximo si infuria, si innervosisce, sbraita che con la nostra Costituzione non si può governare (e vattene allora!), e decide di blindare il decreto e porlo sotto fiducia. Insomma, qui si fa come dice lui, è bene che tutti se lo ricordino, e non sono ammesse repliche. Kaputt!

La gravità del momento è enorme, e c’è da chiedersi quante persone se ne stiano veramente rendendo conto. Ieri sera l’Italia dei Valori ha occupato i banchi del Senato, oggi sono stati espulsi da Schifani. Il resto dell’opposizione non ha saputo far altro che rilasciare un’accesa e accorata dichiarazione del Presidente dei Senatori democratici Anna finocchiaro: “Il Pd non parteciperà al voto. Questa legge non tutela la privacy dei soggetti ma i criminali, uccide la libertà di informazione e limita i mezzi a disposizione degli investigatori per individuare e punire i colpevoli”. (fonte | Repubblica.it). Poi i senatori del PD lasciano l’aula, ritirandosi dalle operazioni di voto (perché non votare contro?). Di Pietro tuonerà ancora contro il resto dell’opposizione, colpevole di aver fatto troppo poco per impedire questo ddl (“Voi dell’opposizione e voi cittadini svegliatevi perchè fare Ponzio Pilato e anche peggio di Erode”), e annuncia una raccolta firme per un referendum abrogativo. Nel frattempo fuori dal palazzo si affolla un sit-in del Popolo Viola.

La Fnsi annuncia che il 9 luglio ci sarà “una giornata del silenzio per la stampa italiana con lo sciopero generale contro il ddl intercettazioni”. Persino i comitati di redazione della Mediaset (TG5, TG4, Studio Aperto, News Mediaset, Sport Mediaset) annunciano il loro completo sostegno a qualsiasi iniziativa di protesta che prenderà la Federazione nei confronti del decreto.

Questo decreto, insomma, non va bene a nessuno, tranne che a pochi: i soliti pochi. Chissà come mai si affrettano tanto a risolvere un “problema” del genere quando l’Italia sta vivendo una profonda crisi economica. È successo già altre volte, questa è l’ennesima legge ad personam di una casta che non vuole più essere toccata, che sta limitando la libertà dei cittadini lentamente, rosicchiandola piano piano, senza che questi se ne accorgano. È come una gangrena, un processo necrotico irreversibile, indolore, che piano piano finisce per mangiarti pezzi del tuo corpo, senza che quasi te ne accorga.

Oggi è morto un altro pezzo di Libertà. L’informazione permette alle menti di rimanere sveglie, di stare attente ai dettagli, di farsi le proprie opinioni sulla nostra classe dirigente. Meglio che non sappiano niente di niente, meglio che il lettone di Putin e le puttane rimangano nel segreto, meglio che le risate di L’Aquila si perdano in quella notte tremenda.

Il controllo dà fastidio a chi deve fare cose turpi.

La stampa è per eccellenza lo strumento democratico della libertà. (Alexis de Tocqueville)

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