Dopo tante polemiche, accuse, ripicche, offese, nello stabilimento della Fiat di Pomigliano D’Arco, finalmente si è svolto il referendum riguardante le condizioni dell’accordo di lavoro tra i vertici Fiat e le organizzazioni sindacali.
L’affluenza degli operai alle urne è stata molto alta. Circa il 95% degli operai ha esercitato il proprio diritto di voto. I sì hanno vinto con il 62,2%, mentre i no sono arrivati al 36,7%. Si pensava che ci sarebbe stato un plebiscito per i sì, ma così non è stato. Le condizioni dell’accordo sono state accettate da Fim-Cisl, Uilm, Fismic, Ugl. La Fiom, invece, si è opposta.
Vediamo nel dettaglio i punti dell’accordo:
Per quanto riguarda l’attività lavorativa, questa si svolgerà 24 ore al giorno, 6 giorni su 7. Ovviamente, sarà suddivisa in turni che saranno 18 alla settimana (3 al giorno da lunedì a sabato).
L’orario individuale resterà di 40 ore settimanali, come da contratto nazionale.
Gli straordinari arriveranno fino a 120 ore annue, cioè 80 più delle 40 contrattuali.
Le pause giornaliere saranno 3 da 10 minuti e non più 2 da 20.
La mensa sarà spostata a fine turno e non durante i turni.
Verranno effettuati maggiori controlli sull’assenteismo attraverso commissioni paritetiche di garanzia e verranno diminuiti permessi e deleghe.
La cassa integrazione verrà riconosciuta per due anni fino all’avvio della produzione Panda. Analizzando il voto per ogni reparto, si registra una forte presenza di no all’interno della catena di montaggio, reparto che comprende lastratura, verniciatura ed il montaggio Alfa. Nell’attività semiautomatica non a catena di montaggio c’è stata la prevalenza del sì, così come ha vinto il sì nel reparto dei “colletti bianchi”, in cui lavorano 422 operai addetti al controllo funzionalità e qualità. Nel Polo logistico, in cui lavorano 300 persone, c’è stata una forte prevalenza del no.
In pratica, gli operai hanno accettato condizioni di lavoro a loro sostanzialmente più svantaggiose di quelle attuali. La condizione del lavoro al sud è sotto gli occhi di tutti e ciò ha spinto gli operai a votare sì. La consultazione elettorale si è svolta in un clima abbastanza tranquillo, anche se non sono mancate discussioni abbastanza animate tra gli operai all’esterno dello stabilimento.
Tuttavia, questa situazione spinge a fare alcune riflessioni. Con queste nuove condizioni di lavoro, si registra un passo indietro sulla situazione dei lavoratori all’interno delle fabbriche. Probabilmente, negli ultimi anni, la mancanza di grandi dirigenti, nonché di autorevoli sindacalisti, hanno portato gli operai ad una situazione che li fa tornare indietro di tanti anni e, molti di loro, pur di arrivare alla fine del mese e portare avanti le loro famiglie, sono stati “costretti” ad accettare condizioni lavorative che in altri contesti difficilmente avrebbero accettato. Lo stabilimento di Pomigliano è soltanto il primo di una lunga serie. Anche in altre località, si registrano problemi simili, a partire da quelli di Melfi e Termini Imerese.