L’iPad è un bell’oggetto, nessuno può dire il contrario. Però costa e nessuno ce lo regala. Pertanto, gran parte di chi lo vorrebbe deve prendere una decisione: spendo quei soldi oppure no?
Se fosse gratis o molto economico il problema non sussisterebbe: è da avere. E per diversi motivi, che vanno dall’utilità dell’oggetto in sé, al poter proclamare di esserci stato quando il Fatto è avvenuto. L’utilità dell’oggetto non è messa in discussione, almeno dalle persone che sanno che esiste e che vorrebbero comprarlo. Insomma qualcosa ci si fa con questa mattonella: si porta sempre in borsa, ci si prepara un veloce PowerPoint durante la colazione, si controlla la mail o si legge l’Ansa in autobus, si ruota il globo di Google Earth con le dita, ci si distrae sul divano disegnando o prenotando il volo per le vacanze, si guardano le foto del campeggio poco prima di addormentarsi alla sera.
Per ciò che riguarda il Fatto invece, mi riferisco al momento “storico” della sua presentazione, pietra miliare nell’evoluzione dei personal computer. Per la prima volta nella storia dei gadget è stato portato nelle vetrine dei negozi un quadretto tutto-schermo, senza mouse, tastiere e fili, con una splendida interfaccia grafica tutta da toccare, sempre collegato a internet e che pesa poco più di mezzo chilo. Certo, tutto questo non basta a spiegare le isterie di molti durante il lancio commerciale, ma bisogna anche considerare che sono questi oggi i grandi eventi nella vita di ogni buon indigeno globale digitale.
Svincolati dall’allucinazione di non poterne fare a meno, innescata probabilmente dal suo ipnotico design o dalla patologica campagna di attesa promozionale, possiamo concederci del tempo e valutare la nostra effettiva ineluttabilità ad averlo.
La tavoletta perfetta però non è questa. Come tutti i prodotti della mela, manca sempre qualche funzioncina che deliberatamente Apple non ha voluto inserire. Altrimenti come imbottirà la lista delle novità dei futuri iPad S o iPad 4G?
Insomma c’è sempre qualcosa a parte il prezzo, che ti fa rinunciare all’acquisto, oppure ti lascia quell’amaro dopo che l’hai comprato. Perché le potenzialità sono tante, e l’oggetto potrebbe fare tutto ciò che attualmente fanno gli oggetti che ci farciscono lo zaino. Ma tant’è, non lo fa.
Possiamo iniziare l’elenco dicendo che non si possono vedere i divx scaricati da Internet, a meno di convertirli uno per uno nel formato compatibile tramite iTunes (e la procedura non dura 5 minuti diciamo); ovviamente non si può utilizzarlo per scaricare “illegalmente” dal web ciò che Apple vende “legalmente” (musica, film, telefilm, ecc..); non è multitasking, quindi, per esempio, non posso tenere Messenger acceso mentre navigo sul web; non ha la webcam (signori spiegatemi perché non hanno messo la webcam vi prego); non ha porte usb; non puoi espandere la memoria con una scheda SD; l’unica porta di comunicazione che ha è proprietaria e quindi devi comprare a parte ogni adattatore; non puoi vedere i contenuti in Flash; non vive di vita propria ma è pensato per essere “abbinato” ad un computer dotato di iTunes; non ci puoi installare tutto ciò che vuoi, ma solo ciò che Apple “approva” (un esempio banale? Firefox).
Io aspetto tempi migliori. Gli altri produttori di PC si sono già attivati per adeguarsi ai nuovi standard di mobilità creati dall’iPad. La speranza è che lo facciano in fretta e in maniera decente, in modo da non apparire, al confronto, prodotti cinesi. Personalmente sono pronto ad accettare eventuali impallature del sistema operativo o una minore fluidità dello schermo, affrancato però nel fare con il mio tablet ciò che meglio credo. Una prova lampante che aspettare sia una scelta valida è la storia dei cellulari Android: hanno inseguito l’iPhone per un bel periodo, ma poi ce l’hanno fatta. Ora sono al top. Nulla vieta di pensare che la storia possa ripetersi anche con i tablet, nei quali si cimenteranno probabilmente per primi gli attuali produttori di netbook come Asus e Acer. E in questo caso la possibilità di scelta farà spaziare gli utenti dallo stesso Android (sistema operativo molto versatile) all’attesissimo Chrome OS (il primo in The Cloud), da Windows Seven a tutte le distribuzioni Linux per netbook ormai a livelli di qualità altissimi. Ciò che mi galvanizza però, e credo anche tutti coloro che subiranno la pena di aspettare, è che questi sistemi operativi potranno essere utilizzati contemporaneamente sullo stesso dispositivo. Non ci sarà mela proibita qui.
“Windows è pesante!” – ma chi l’ha detto che un tablet non può sostituire un PC? Classica arringa per suffragare un mezzofare come l’iPad. Si denigravano nello stesso modo i netbook all’inizio, finché non ci si è accorti che la gente aveva bisogno di continuare a fare in mobilità tutto ciò che già faceva. Risultato: sono crollate le vendite dei portatili “3 chili e mezzo” perché molti si sono trasferiti completamente sulla nuova alternativa “peso piuma”.
Perché le persone, infatti, dovrebbero portarsi dietro un oggetto con le potenzialità di un PC, potendolo però usare soltanto come un grosso iPod? Per quello che mi riguarda, l’intenzione è di usare il mio venturo tablet come una copia speculare dei miei PC; vorrei trovarci sempre tutti i miei file e programmi aggiornati, dovunque mi trovo. Ovviamente eviterei di far partire una simulazione Matlab dell’Universo dal mio tablet (a oggi per ovvie ragioni di potenza di calcolo), ma mi piacerebbe decidere di volta in volta se utilizzarlo in modalità “grosso lettore mp3” o “notebook aziendale”.
Probabilmente queste riflessioni nascono semplicemente dal fatto che ognuno chiama con la parola “tablet” un sogno che insegue da anni. E ognuno in fondo ha il proprio sogno, diverso da quello degli altri.
Ecco perché “diario”. Tutte le considerazioni espresse fin qui valgono fintantoché non ci frulla nella mente una nuova e tutta personale idea di utilizzo della tavoletta, o molto più mestamente finché non ci ammutoliamo di fronte al nuovo spot della Apple.
Mi piacerebbe conoscere i sogni di chi ha deciso di aspettare tempi migliori, ma anche di chi ha già visto realizzarsi il suo. Buona estasi a tutti.
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