Come sempre in questo periodo, riparte l’anno scolastico, e si torna a parlare dei soliti problemi della scuola pubblica: troppi docenti precari, tagli ai fondi, numero degli alunni per classe, ragazzi con handicap vari senza insegnanti, etc, etc. Problemi endemici mai risolti dai vari governi che si sono susseguiti nel tempo. Ormai da anni si assiste a manifestazioni di protesta da parte di docenti e alunni che, tuttavia, non portano a nessun risultato concreto. Anche in quest’inizio di anno scolastico sono in atto proteste e manifestazioni organizzate dai sindacati. I tagli del ministro Gelmini sono oggetto di varie contestazioni, ma non sono le uniche cose nel mirino di chi protesta. Il numero massimo dei componenti una classe, ad esempio, dovrebbe essere di 25 persone, cioè l’insegnante più 24 studenti, ma alcuni ragazzi intervistati al telegiornale hanno parlato di trenta o più alunni. Il numero degli insegnanti precari, secondo alcune stime effettuate da istituti di ricerca competenti, sarebbe addirittura di 12.000 unità e, nei giorni scorsi, si sono registrate iniziative di protesta molto forti da parte di alcuni precari, come lo sciopero della fame. Alcuni di loro sono stati costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso.
Per quanto riguarda gli insegnanti di sostegno, il numero di studenti portatori di handicap è molto più alto in rapporto al loro numero complessivo (dovrebbe essere un insegnante di sostegno ogni due portatori di handicap), ragion per cui nascono inevitabilmente dei problemi legati al controllo e alla gestione di questi ragazzi, senza considerare che a volte molti insegnanti non hanno la competenza per occuparsi di ragazzi con determinate problematiche.
Tutto ciò quando sta per iniziare un nuovo anno scolastico che, secondo il ministro Gelmini, dovrebbe rappresentare un taglio netto con il passato, anche se, per la verità, i problemi sono sempre gli stessi… E a farne le spese, oltre agli insegnanti sempre più precari, sono i giovani che rischiano di uscire dalla scuola senza una giusta preparazione e con sempre meno certezze per il futuro.
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La scuola, nonostante le tante riforme, è rimasta quello che è sempre stata: un covo di sapientoni. I colleghi con o senza SSIS e varie, giovani e vecchi, di abilitati o no hanno tutti le loro pecche, ma si preoccupano sempre e soltanto di parlare male dei colleghi. Quelli che vengono dal sud si sentono dei profeti (perchè al nord insegna gente senza abilitazione e ignorante, a detta loro…). Quelli del nord, abilitati e anche troppo preparati per insegnare nelle superiori (molti dovrebbero fare i professionisti più che i professori) pretendono dallo studentello diplomando una preparazione che non è dovuta nemmeno ai laureati. A questo punto dico: rendetevi conto che non c’è solo la scuola. In Italia prima di criticare la scuola e i docenti bisognerebbe preoccuparsi di creare un’industria e un’economia che accolga tutti questi bravi “sputa sentenza”. In tal modo molti potrebbero starsene a casa loro….
“(molti dovrebbero fare i professionisti più che i professori)”
già perché i professori non sono professionisti! sono dilettanti? hobbisti? o cos’altro?