Gli sviluppi sul referendum per l'ambiente a Milano

Continua la corsa per la raccolta firme a Milano. 14.000 sottoscrizioni sono state già raccolte per i referendum sull’ambiente e la qualità della vita, nonostante la pochissima informazione che è stata data ai cittadini milanesi. L’ora X scoccherà il 6 novembre quando sarà necessario aver raggiunto ill traguardo delle 15.000 richieste per indire i referendum.

Intanto arriva il sostegno da personaggi dello spettacolo e della politica, locale e internazionale. Il 24 novembre in Piazza Mercanti si sono esibiti gratuitamente al “Referendum Party” i comici di Zelig con esilaranti gag sui temi ambientali. È intervenuto inoltre Angelo Bonelli presidente nazionale dei Verdi: “Il referendum di Milano è importante a livello non solo locale, ma anche nazionale perchè costituisce una forma di democrazia diretta significativa per rimettere l’ambiente al centro di un progetto di riqualificazione del territorio”.

Non è mancato l’appello di Giulia Maria Crespi, presidente onorario del FAI, ai cittadini milanesi affinchè “non piangano su come Milano è ora ridotta, sullo smog e sul traffico, sul verde pubblico sempre più risicato, nella gestione incontrollata dei rifiuti, sullo sperpero energetico, sul pericolo di un Expo che dimentica la sua vocazione agroalimentare, sulle subdole mire verso il Parco Agricolo Sud, sulla darsena e sui navigli cari ai nostri ricordi. Perché con una vostra firma, unita alla firma dei vostri familiari, amici e conoscenti, voi potete dare un inizio nuovo a questa città, un nuovo diverso indirizzo che potrebbe cambiare il volto di Milano”. Giunto anche il sostegno di Elio de Capitani, direttore artistico del teatro Elfo Puccini, all’interno del quale è stata organizzata una raccolta firme in concomitanza di uno spettacolo: “La sostenibilità ambientale non è una ideologia, come per anni molti hanno voluto credere e molti vogliono far credere ancora oggi. E’ il modo in cui dovremo saper coniugare tutte le nostre scelte in modo intelligente per imparare a vivere meglio, ma in prospettiva è meglio dire imparare a sopravvivere”.

Ma ciò che sicuramente ha più valore è il sostegno internazionale al referendum, arrivato in particolare da Denis Baupin (vicesindaco di Parigi), Evelyne Huytebroeck (ministro dell’Ambiente a Bruxelles), Imma Mayol I Beltran (vicesindaco di Barcellona), Hep Monatzeder (vicesindaco di Monaco), Lisa Ruecker (vicesindaco di Graz), affinchè Milano possa diventare più vivibile e unirsi alle altre città europee che hanno già fatto questa scelta.

I fondatori del Comitato, Marco Cappato, Edoardo Croci ed Enrico Fedrighini invitano a continuare a sottoscrivere i quesiti: “Ringraziamo tutti coloro che sostengono i referendum. L’obiettivo delle 15.000 firme è vicino. Chiediamo ai milanesi di venire a firmare nei prossimi giorni per innescare un vero miglioramento della qualità della vita in città”.

Sul sito www.milanosimuove.it sono costantemente aggiornati i punti di raccolta delle firme, gli eventi, i promotori e le donazioni. Per chiunque viva a Milano, l’istante di una firma che può cambiare il futuro.

I 5 quesiti referendari:

http://www.camminandoscalzi.it/wordpress/un-referendum-per-lambiente-a-milano.html

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E poi nacquero i "terroni"…

Ci hanno sempre parlato di un grande Giuseppe Garibaldi affiancato da mille coraggiosi uomini, partiti in spedizione per unificare quell’Italia che ancora oggi stenta ad essere davvero unita…
Ci hanno detto che già prima dell’unione il Meridione era povero ed arretrato, e il brigantaggio la faceva da padrone in quella manciata di regni in cui il potere borbonico era riuscito a creare solo miseria ed ignoranza, al confronto di un Nord ricco ed istruito per mano dei Savoia.

La storia, è risaputo, l’hanno sempre scritta i vincitori, quegli stessi che oltre a stabilire i ricordi delle memorie passate hanno dettato le regole degli avvenimenti futuri. E mentre i bambini crescono ammirando un eroico Garibaldi e maledicendo un regno borbonico colpevole delle innumerevoli disavventure del famigerato Sud, il giornalista Pino Aprile pubblica il libro Terroni, sbattendo in faccia un tassello di storia sconosciuta alla Padania e a tutti i suoi militanti cittadini leghisti.
“Ho fatto elementari, medie, superiori e ho cambiato tre facoltà universitarie – scrive Aprile in un articolo de Il Manifesto – avessi trovato un rigo sulle stragi compiute al Sud dai piemontesi per unificare l’Italia. Stupri, torture, esecuzioni e incarcerazioni di massa; il saccheggio delle risorse del Regno delle Due Sicilie, la chiusura, persino a mano armata e sparando sugli operai, delle aziende, fra cui i più grandi stabilimenti siderurgici del tempo in Calabria, a Mongiana, o le più grandi officine meccaniche a Pietrarsa (Napoli), studiate da tutti i paesi industrializzati contemporanei. Venne distrutta un’economia che stava costruendosi un futuro ed ebbe solo un passato”.

Nitti, da presidente del Consiglio scoprì che quando si fece cassa comune dopo l’unificazione dell’Italia, i due terzi dei soldi furono presi dal Sud, quello stesso da cui non si emigrava a milioni come invece accadeva al Nord. Solo dopo l’Unità e la creazione della cosiddetta Questione meridionale si cominciò a partire da quello stesso territorio che la storia aveva reso terra d’immigrazione, in cui erano giunti popoli da ogni dove. “Il Regno delle Due Sicilie – prosegue Aprile – con migliaia di chilometri di coste, aveva programmato decenni prima lo sviluppo dei commerci via mare, dotandosi della seconda flotta commerciale del continente, e Napoli, terza capitale europea, partoriva brevetti e nuove discipline (vulcanologia, archeologia, economia politica)”.

Eppure oggi li definiscono “terroni”, quegli stessi meridionali che durante la famosa “liberazione” contarono centinaia di migliaia di morti, stupri, saccheggi e paesi completamente distrutti.
Li definiscono “porci” (Bossi), “topi da derattizzare” (Calderoli), “merdacce mediterranee” (Borghezio) e “cancro” (Brunetta), incuranti della complessità del tema ed accecati da un’ignoranza e da una superficialità che li rende incapaci di guardare oltre i pregiudizi su cui hanno costruito la propria miope opinione politica…

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Iosonouncane – La Macarena su Roma

Jacopo Incani, cagliaritano ma residente a Bologna (l’Emilia-Romagna si conferma ancora una volta grande incubatrice di musicisti), dopo l’esperienza con gli Adharma esce con l’album d’esordio del suo progetto solista “Iosonouncane”, dal titolo evocativo “La Macarena su Roma”, per l’etichetta Trovarobato, che si conferma ancora una volta una delle più interessanti label del panorama indipendente italiano.

Il disco vuole presentarsi come un racconto dell’Italia di oggi, ed esemplificativo di questa volontà è “Summer on a spiaggia affollata”, forse il brano più riuscito dell’album, specchio della società italiana, in forte decadenza, immaginata sulla spiaggia estiva, teatro di vicende inenarrabili; a contribuire al quadro è anche la citazione di quella che è nell’immaginario popolare è “po-popo-popopooo”, ovverosia “Seven Nation Army” dei White Stripes. Lo stile dell’Incani è molto interessante, con quella sua vocina distorta (come anche gli stessi strumenti musicale) da un uso massiccio ma non esagerato dell’elettronica, che le conferisce un sapore di pop contemporaneo mai banale. “Il Corpo del Reato” assurge ad una dimensione prettamente cantautoriale, ma con la particolarità di un testo che non segue assolutamente le regole della metrica e che procede per balzi e grida, che ricordano il John De Leo dei tempi migliori. Ed è proprio quella che è tutto sommato una commistione uniforme di genere a rendere molto interessante il lavoro di Iosonouncane, che passa dall’universo cantautoriale (in alcuni brani ricorda per tipologia un po’ De Andrè) del pezzo succitato al carattere più groove di “Grandi Magazzini Pianura”, fino all’elettronica di “Torino Pausa Pranzo”, che riutilizza loop campionati e realizzati dallo stesso Incani che si ripetono contemporaneamente. E proprio questo brano ci fa riflettere sulla grande capacità del cantautore sardo di parlare di tragedie come la Thyssen Krupp con un’autoironia e una rabbia incredibile. E ancora “Il Famoso Gol Di Mano” ci fa entrare nell’atmosfera dei campi di calcio, assurti a specchio anche qui di una società in decadenza (il suo modo di utilizzare i luoghi come archetipi della società ricorda un po’ il Severgnini di Italians), il singolo “Il Sesto Stato” e la title track arricchiscono quanto detto con sonorità e brani sempre interessanti.

Disco da consigliare.

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FIAT, Melfi come Pomigliano

Poco prima dell’estate, su questo sito ci occupammo della vertenza Fiat riguardante la struttura di Pomigliano, mettendo in evidenza i punti dell’accordo allora sottoscritto tra i vertici dell’azienda e una parte dei sindacati. Dopo qualche mese, il “modello” Pomigliano inizia a fare scuola. A Melfi, infatti, l’azienda ha disdettato gli accordi relativi all’organizzazione del lavoro per poter ridurre di dieci minuti la durata delle pause. Da due pause di venti minuti, quindi, si passerà a tre pause da dieci minuti, poi, probabilmente, ci saranno anche altri cambiamenti. La Fiom è ovviamente contraria a questo cambio di organizzazione e il segretario, Enzo Masini, parla di “atteggiamento provocatorio” da parte dei vertici aziendali. Un problema in più per i sindacati che già si trovano costretti a fronteggiare l’ultimatum dell’amministratore delegato, Sergio Marchionne, riguardante la Fabbrica Italia. Un’operazione da venti miliardi che, secondo Marchionne, andrebbe chiusa entro l’anno con la garanzia della piena governabilità degli impianti. La Uil, intanto, si trova anche in condizioni di grande difficoltà operativa, visto che, negli ultimi tempi, si sono verificati diversi casi di aggressione ad alcune sedi locali, per ultimo un lancio di uova fuori la sede di Vicenza.

Tutto ciò va contro l’interesse degli operai, cioè l’unica categoria di persone che davvero soffre giorno dopo giorno con il rischio di perdere il lavoro da un momento all’altro. I sindacati non hanno fiducia nel progetto Fabbrica Italia – sostiene il segretario nazionale Ugl Metalmeccanici, Antonio D’Anolfo – mentre il segretario generale della Fismic, Di Maulo, chiede di estendere in ogni stabilimento l’accordo di Pomigliano che, a suo dire, andrebbe preso come punto di riferimento per le aziende in difficoltà. Proprio sull’accordo di Pomigliano, tra poco ci sarà il passaggio alla Cassa Integrazione che è stata prorogata per tutto il 2011. Al ministero del Welfare si discuterà di Pomigliano il prossimo 3 novembre, e si prevede un confronto molto aspro tra i vertici della Fiat, il ministro Sacconi e i sindacati. Questi ultimi sono abbastanza soddisfatti, tranne la Cgil: la confederazione, il cui segretario è Guglielmo Epifani, infatti, è molto perplessa sulla copertura delle risorse e rilancia una proposta già fatta nei mesi scorsi: aumento dell’età pensionabile per tutti i 100mila lavoratori in mobilità. Nel frattempo, gli operai stanno a guardare, nella speranza che si possano trovare accordi soddisfacenti per tutti; ma sarà difficile perché la posta in palio è alta. Negli ultimi tempi, alla Fiat sono stati fatti dei cambiamenti epocali, e tra discussioni, litigi e aggressioni alle sedi locali, gli unici a pagare saranno, come sempre, gli operai.

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Carpiato con doppio avvitamento: quoziente 3,1

Ho qualcosa in serbo per voi: Милош Красић. Beh si, forse è meglio scriverlo nel nostro alfabeto: Miloš Krasić. Il fortissimo calciatore della Juventus che ricorda a tutti quel Pavel Nedved che strappava applausi anche a chi non tifava per la “Vecchia Signora” ieri è stato grande protagonista, così come la domenica precedente. Stavolta però non per aver fatto ammattire i difensori avversari con le sue sgroppate sulla fascia laterale destra, bensì per un gesto molto antisportivo: una simulazione. Nella partita col Bologna infatti non venendo nemmeno sfiorato da Portanova il calciatore si lascia cadere ingannando l’arbitro che concede il calcio di rigore. Inutili le proteste dei calciatori felsinei che si vedono anche rispondere dall’arbitro in maniera piuttosto seccata di allontanarsi. Ok, Iaquinta poi se lo fa parare dall’ottimo Viviano, ma questo è un altro discorso. Così come è un altro discorso il fatto che il giornalista Mediaset Maurizio Pistocchi si confermi un assoluto inetto avendo commentato così: “Credevo che fosse un giocatore serio, invece è solo un serbo”. Ma qui si parla d’altro. La simulazione. Personalmente la ritengo una scorrettezza gravissima, il trarre in inganno l’arbitro merita sempre una punizione. Per farvi capire: secondo me andrebbe anche sempre ammonito chi alza il braccio per chiedere un fuorigioco (Baresi avrebbe giocato sei partite in carriera così).

Di simulazioni storiche ce ne sono a bizzeffe, ma le giornate di squalifica invece sono abbastanza recenti. Ricorderete senz’altro quelle inflitte a Marcelo Zalayeta del Napoli dopo un match proprio contro la Juventus (toccò anche ad Adriano in un Inter-Roma, giusto citarlo). Beh adesso è sacrosanto che anche Miloš Krasić si becchi le sue belle giornate di stop, perché come l’ho applaudito e lo applaudirò in futuro perché lo reputo un giocatore meraviglioso e dal talento sopraffino spero che possa così imparare che questi mezzucci ai campioni non servono.

Anche perché a volte si scade nel ridicolo. Ricordo una volta il mitico Zebina che stramazzò a terra dopo che Moriero aveva mimato (si, avete capito bene, mimato) una gomitata rialzandosi immediatamente fra le risate di tutti gli altri, avversari e compagni. Quindi caro Miloš Krasić…per questa volta la giuria ti ha dato 8,5 per il tuffo, ma la prossima volta evita.

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F1 Gp di Corea ¡Va de mùsica, Alonso!

E’ bello sentire l’inno italiano che risuona in diretta mondiale: grazie alla Ferrari, grazie a Fernando Alonso, vittoriosi nel Gp di Corea. A Maranello non si è mai smesso di credere ad una rimonta che pareva improbabile.Secondo Hamilton, a podio anche Massa, ma sempre in versione triste di se stesso.

La gara si è corsa in condizioni difficili per i piloti, qui per la prima volta su questo inedito circuito in condizioni da bagnato. Sulla pista si è abbattuta la propaggine di un tifone che ha imperversato in Cina, ma la causa di tutti i mali è stato l’asfalto, gettato a terra appena pochi giorni fa. Questo, ancora fresco, non si è stabilizzato e non ha garantito il necessario drenaggio: la pista si è allagata ed è stato necessario, per renderla praticabile, che la pioggia smettesse unitamente a parecchi giri dietro la safety car. Se il tracciato è stato apprezzato da tutti gli addetti ai lavori, ciò che ci ha lasciato perplessi è la sicurezza, per tre principali motivi: ingresso e uscita box, in piena traiettoria, sono molto pericolosi;  i muretti sul rettilineo troppo vicini alla pista; l’inesperienza dei commissari coreani, anche se supportati per questa volta dai colleghi australiani, non garantisce efficienza nei punti critici del tracciato.

“In corea nessuno vincerà il mondiale ma qualcuno lo perderà”. Così ha dichiarato profeticamente Alonso.

Escono perdenti da questa gara le Red Bull, da un mondiale che era in pugno… ora con due piloti costretti ad inseguire. Nell’ultimo articolo abbiamo detto che squadre come Ferrari e McLaren avrebbero potuto spuntarla in questa gara. La Red Bull si è dimostrata ancora una volta la vettura più competitiva ma paga l’inesperienza ad alti livelli. Chris Horner non ha saputo gestire i suoi piloti nel corso della stagione e Webber ha pagato la pressione con un errore all’undicesimo giro: cordolo, erba sintetica , testacoda e … boom con Rosberg che non è riuscito ad evitarlo. Ancora peggio è andata a Vettel, ritiratosi per la rottura del motore quando era saldamente al comando,  un guasto che un top team non può concedersi a fine stagione.

Classifica mondiale piloti

Fernando Alonso  231 punti

Mark Webber         220 p.

Lewis Hamilton     210 p.

Sebastian Vettel   206 p.

Jenson Button       189 p.

tutta la classifica

Gioisce Alonso, che dal suo ultimo ritiro del Gp del Belgio ha portato a termine una rimonta fantastica, vincendo tre gp e andando sempre a podio.  Con 50 punti a disposizione e con 42 di distacco, è praticamente tagliato fuori Jenson Button. E’ improbabile anche il recupero di Vettel, con  – 25 punti da Alonso.

Se pare scontata la scelta del team McLaren di puntare tutto su Hamilton per le ultime due corse, non è altrettanto così ovvia un’ analoga decisione per Webber in seno alla Red Bull: vorrebbe dire sconfessare in parte la politica di gestione dei due piloti fin qui adottata di pari opportunità per entrambi, come ha dichiarato lo stesso boss Red Bull Mateschitz. E Vettel è  il pupillo della scuderia. Quindi si prenderanno in considerazione ordini di scuderia in base ai risultati delle qualifiche della prossima gara: con Webber in pole o davanti al compagno di squadra, si deciderà di puntare tutto sull’australiano.

Vittoria mondiale

Alonso potrebbe vincere  il mondiale se arriva primo e Webber non fa meglio del quinto posto. Con il secondo posto, è mondiale se Vettel non vince, Webber non fa meglio del quinto posto ed Hamiltont  del quarto. Con Alonso terzo, Vettel dovrebbe arrivare dietro lo spagnolo,  Webber non dovrebbe finire la gara e Hamilton non dovrebbe fare  meglio del quinto posto. Button e Vettel per poter rientrare in gioco realisticamente dovrebbero sperare nelle sfortune dei primi tre e puntare solo alla vittoria.

Per il titolo costruttori la Ferrari tiene una piccola luce accesa, anche se il titolo è in ballo tra Red Bull e McLaren, con la prima avvantaggiata se non altro per avere due piloti entrambi competitivi: Button avrà avuto un duro colpo psicologico con questa gara e tirerà un po’ i remi in barca a differenza di Vettel che tenterà il tutto per tutto per rientrare in gioco. Prossimo appuntamento è il Gp del Brasile il 7 novembre. Alè Fernando!

With Lion, Back to the Mac.

20 Ottobre 2010, ore 19:00, Cupertino (Apple Campus). Parte la nuova conferenza Apple per illustrare agli utenti le ultime novità dell’azienda.

Nella prima parte della conferenza, il protagonista è il nuovo iLife 11 e le dimostrazioni delle nuove funzionalità dei software contenuti nella suite sono state molto divertenti e originali.

Vediamo insieme le novità di questa nuova release:

Partiamo da iPhoto 11, che si presenta con una nuova interfaccia a scorrimento, un layout intelligente per gli album e una “libreria” che mostra tutti i progetti dell’utente. Tra le altre caratteristiche, la modalità a schermo intero (che ci permette di lavorare sfruttando tutta l’area lavoro del monitor senza distrazioni) e la possibilità di inviare le foto via mail attraverso un form che si apre direttamente nel programma senza la necessità di aprire Mail, allegare il file e perdere altro tempo. Non manca, ovviamente, la possibilità di condividere le fotografie sui social network e leggerne i commenti, sempre all’interno di un unico programma.

iMovie11 introduce nuovi strumenti che permettono di semplificare la regolazione selettiva dei livelli audio e l’applicazione di effetti visivi e sonori evoluti con pochi semplici clic. L’interfaccia sembra DAVVERO user-friendly. Altra innovazione che ci ha colpito è stata la funzione “cercapersone”, in grado di analizzare i video e di rilevare le porzioni contenenti i volti. Ha fatto molto parlare di sé anche la nuova funziona per costruire i trailer dei nostri filmati: circa una decina di generi per trasformare le riprese video in trailer cinematografici completi di titoli, grafica, colonna sonora in pochissimi semplici passaggi, che restituiscono risultati decisamente affascinanti.

Garage Band11 porta con sé due nuove caratteristiche per editare i tempi delle registrazioni. Flex Time consente di spostare, allungare o abbreviare le tracce cliccando sulla porzione audio interessata. Groove Matching permette di selezionare ogni singola traccia e farla suonare allo stesso tempo delle altre in caso di piccoli errori. Da segnalare, inoltre, l’aggiunta di  nuovi amplificatori per chitarra, nuovi effetti stompbox, nuove lezioni livello principiante per piano e chitarra e la nuova funzione “Come ho suonato?”, che ci permette sia di controllare dove abbiamo sbagliato sia di visionare un grafico di tutte le nostre performance e vederne i miglioramenti.

Viene presentata anche una beta version per il momento di Facetime per mac, in modo da poter contattare anche utenti possessori di i-Phone e i-Pad; nessuna novita rispetto alla versione per i-Phone. (l’ho testata ieri da Mac a iPhone 4, e funziona già decisamente bene ndGriso)

Passiamo adesso alla seconda parte della conferenza ed al suo titolo…perché Back to the Mac?

App Store, Facetime e Full Screen Applications non sono state le uniche novità di questa conferenza.

Dalla prossima estate compariranno anche su qualsiasi iMac o Macbook grazie ad una nuova versione dell’OS X (10.7) chiamata dai produttori Lion.

Le caratteristiche salienti di Lion:

App Store: interfaccia un po’diversa da quella per i dispositivi mobile, la piattaforma che ha fatto il successo dei vari iPhone, iPad, iPod touch sbarca anche sui sistemi domestici, facilitando la distribuzione del software agli utenti (e chissà se qualche applicazione mobile non passerà anche sui desktop); App Store per Mac sarà reso disponibile entro 90 giorni, e dovrebbe già funzionare su Leopard e Snow Leopard.

Launchpad: una nuova interfaccia che va a braccetto con la modalità full screen, permette di organizzare icone e cartelle molto comodamente come se si stesse usando un iOS4; quindi divisione per “argomenti”, la visuale a griglia a cui siamo stati abituati sui dispositivi mobile, e una praticità generale di cui si sentiva il bisogno.

Mission Control: l’insieme di Exposè, Dashboard e Spaces in un’unica interfaccia Full Screen che al momento del lancio ci mostra tutte le applicazioni che abbiamo attive, ponendo in alto quelle full screen  e in basso tutte le applicazioni in finestre, organizzandole ovviamente per gruppi, ancora una volta la comodità a portata di “dita”.

Dovrebbero arrivare anche nuove feature che abbiamo già visto sui dispositivi Mobile di Apple: in particolare uno scorrimento totalmente inerziale delle pagine web, e il sempre troppo desiderato pinch-to-zoom (sfruttando Magic Mouse e Magi Trackpad).

Terza ed ultima parte della conferenza, il nuovo Macbook Air.

Si presenta in due versioni da 11.6 e 13.3 pollici con processori Intel core 2 duo da 1.4Ghz per la prima e 1.86Ghz per la seconda, entrambi possiedono grafica nVidia Ge-Force 320m, 2GB diRAM(espandibile fino a 4GB) e altoparlanti stereo. Apple opta in questo caso per memorie flash destinate alla memorizzazione dei dati che partono da 64Gb fino ad arrivare a 256Gb di capacità. Il primo pesa poco più di 1Kg il secondo 1.4Kg, full connectivity per questo dispositivo ed una super batteria che arriva fino a 7 ore in wireless e fino a 30 giorni in standby a partire da 999$.

Vi rimando comunque al keynote sul sito Apple: la conferenza dura 90 minuti ma è sempre divertente e interessante seguire le presentazioni Apple.

Il potere della televisione.

Negli ultimi due mesi in Italia non si è fatto altro che parlare dell’ultimo caso di cronaca che ha tenuto con il fiato sospeso l’Italia. La povera Sarah Scazzi, trucidata poco più che adolescente, pare con una violenza inaudita, ha tenuto banco in tutte le trasmissioni di approfondimento televisive (non tutte, diciamo la stragrande maggioranza).

Partendo da questo avvenimento (di cui, per rispetto, vorrei parlare poco), c’è da rimanere ancora una volta sbalorditi di fronte al terribile potere mediatico che ha la televisione sulle persone, sulla gente. Proprio l’altro ieri si leggeva di “turismo del macabro”, flottiglie di persone che si muovevano da un luogo all’altro della ormai tristemente nota Avetrana, un pellegrinaggio dell’orrido in cui le persone, spinte da una morbosa curiosità, andavano a visitare i luoghi in cui si è consumato il terribile delitto.

Si è completamente perso il contatto con la realtà. Dalla rivelazione dell’assassino alla povera madre sparata in faccia alla gente in prima serata, in diretta a Chi l’ha visto, fino all’ennesimo e, sinceramente, patetico plastico con tanto di modellini di automobili, immancabile a Porta a porta. Sì, stentate pure a crederci, ma anche questa volta a Porta a porta hanno tirato su il plastico per raccontarci nei minimi dettagli cosa è accaduto sul luogo del delitto. Il passaggio è semplice. Da un lato la TV che bombarda dalla mattina alla sera (è stato praticamente impossibile trovare un momento in cui almeno una trasmissione non parlasse del delitto), dall’altro la curiosità ultra-morbosa del pubblico, abituato ai Grandi Fratelli, che vuole sapere tutto, che si interroga, che si incuriosisce, come fosse l’ennesima puntata del serial televisivo preferito. E alla fine giudica, fa i suoi processi, decide chi deve essere il colpevole, chi deve stare in galera e marcire, chi invece deve essere libero, tanto abituato a decidere chi esce alle nomination con il televoto, forse il popolo sarebbe pronto anche a decidere così chi va in galera e chi resta fuori. Il contatto con la realtà si rompe, la fiction entra prepotentemente nel mondo reale, i confini tra le due si confondono, non si capisce più cosa è vero, cosa è drammatico e reale, e cosa è falso, finzione, romanzo.

Il surreale plastico di Porta a Porta

Ma è solo colpa di un popolino gretto, basso, morboso? O c’è qualcosa di più? E se invece fosse proprio l’enorme potere mediatico della televisione (e dei media in generale) a indirizzare le persone verso un determinato “modus pensandi”, nella finzione tanto quanto nella realtà? Sarebbe davvero così difficile presentare le notizie di cronaca in una maniera fredda, distaccata, senza musiche tristi di sottofondo, senza le inutili trasmissioni di approfondimento che durano interi pomeriggi (perché si sa, la casalinga mentre fa i lavori domestici guarda la TV) su Canale 5, con ospiti esperti discutibili che sezionano e impacchettano la verità e la rivendono ai migliori offerenti (gli spettatori), così tanto affamati di orrore?

La verità è un’altra a mio parere. La verità risiede nel fatto che la televisione è uno strumento (sì, strumento) pericolosissimo, dal potere enorme, che, come il terrore dei ’50, quando era vista come “lavaggio del cervello”, bombarda, orienta, sposta le idee delle persone comuni. Le fa concentrare su altro, indirizza l’informazione in un’unica direzione, tiene la gente lontano da altri problemi.

E in un paese come il nostro, dove il 100% delle televisioni è in mano ad una sola persona, questo dovrebbe far rabbrividire. Ben più del terribile delitto di Sarah Scazzi.

Fatevi un piacere, spegnete la TV per una settimana, e riaccendetela una settimana dopo: improvvisamente vi sembrerà tutto dannatamente finto e artefatto, un’enorme presa in giro.

Premio Nobel: And The Winner Is…

Anche quest’anno, puntuali come al solito, sono stati annunciati i vincitori dei premi Nobel. Per quanto molte volte il Nobel sia stato considerato un premio “politico” – a causa di alcune scelte fatte, talvolta discutibili – non di meno rappresenta uno dei traguardi ideali nella vita di uno scienziato. Non tanto per il premio in sé, quanto per la visibilità che se ne trae. È innegabile che, quantomeno in ambito scientifico, il Nobel sia il premio che gode della maggiore popolarità. Quanti di voi hanno mai sentito parlare di medaglia Fields o del premio Max Born? Il Nobel rappresenta un’occasione per stimolare la curiosità dell’uomo della strada riguardo ai traguardi della scienza moderna, in un’epoca che deve sicuramente tanto al progresso tecnologico, ma che poco si sofferma a parlare di scienza e di cultura scientifica in generale. In attesa che LHC inizi a sfornare i suoi bei premi negli anni a venire (e fidatevi, qualunque cosa salti fuori da quegli esperimenti sarà degno di nota), anche quest’anno il premio è andato a una ricerca riguardante la fisica dello stato solido, con una strizzatina d’occhio alle nanotecnologie. Signori, ecco a voi il grafene…

NIDI D’APE E ATOMI IBRIDIZZATI

Molti degli elementi della tavola periodica sono presenti in natura in quelle che prendono il nome di forme allotropiche. Le proprietà di un dato materiale (sia meccaniche, come la resistenza all’abrasione, sia quelle fisiche, come la conducibilità elettrica) infatti, non dipendono unicamente dalle proprietà dei singoli atomi che lo compongono, ma anche da come questi atomi si organizzano in una struttura più o meno ordinata. Ecco quindi che il carbonio amorfo presenta qualità meccaniche e ottiche che sono l’esatto opposto del diamante, anch’esso formato da carbonio. La differenza risiede in come gli atomi si legano tra loro: nel carbonio amorfo non c’è una struttura di base, gli atomi sono legati tra loro da legami più o meno forti, orientati casualmente nello spazio. Intuitivamente capite che una struttura di questo tipo non può garantire grandi doti di resistenza agli stress meccanici (punto di forza del suo fratello in fibra), o qualità fisiche degne di nota. Il diamante invece ha una struttura interna perfettamente tetragonale, che garantisce una rigidità senza pari e che lo rende il materiale più duro esistente. Tuttavia la forma allotropica del carbonio, con cui sono sicuro voi tutti abbiate avuto a che fare almeno una volta, la si può trovare in una qualsiasi cartoleria: sono secoli che l’uomo la usa per scrivere. Nella grafite gli atomi di carbonio si organizzano in strutture bidimensionali impilate l’una sull’altra a formare un blocco di materiale tridimensionale. Se ci fate caso infatti, la grafite ha la tendenza a sfaldarsi molto bene lungo piani ben precisi. Ciascuno di questi piani, dello spessore di un atomo, è a sua volta formato da esagoni di atomi di carbonio uniti tra loro, e prendono il nome di grafene. Il grafene è quindi il “cubetto di Lego” di base per la costruzione di tutti i materiali grafitici, nanotubi in carbonio compresi. Sebbene la sua esistenza non sia mai stato nulla di impensabile in fisica (anzi, modelli di sistemi fisici reali ma con meno dimensioni vengono spesso utilizzati nei corsi introduttivi di fisica perché più semplici), il vero problema era, fino a qualche anno fa, riuscire a isolare un monostrato di carbonio. Tutt’oggi esistono svariate tecniche più o meno costose, dalla crescita epitassiale alle riduzioni con l’idrazina. Allo stato attuale delle cose, non è nemmeno pensabile una produzione a livello industriale di questo materiale, come d’altro canto accade sempre con i materiali sperimentali. Ma le proprietà davvero uniche di questo materiale lo rendono il candidato ideale per sostituire tutti i semiconduttori utilizzati fino ad adesso, e non solo quelli.

LE PROPRIETA’

Il grafene presenta proprietà uniche, sia meccaniche che fisiche. Dal punto di vista meccanico, il grafene è uno dei materiali più forti mai testati, facendo coppia con i nanotubi in carbonio di cui abbiamo già parlato. Possibili future applicazioni in questo campo comprendono i dispositivi NEMS (Nanoelectromechanical systems) ovvero dispositivi che integrano al loro interno funzionalità meccanica ed elettrica su scala nanometrica. In particolare, l’alto rapporto tra superficie e massa rende il grafene il materiale ideale per realizzare sensori e strumenti di rilevazione ad altissima precisione. Allo stato attuale costa ancora troppo estrarre i fogli di grafene dalla normale grafite, anche se tecniche di tipo industriale sono sotto sviluppo. Se poi accoppiamo le proprietà meccaniche a quelle fisiche, le potenziali applicazioni si espandono. Elettricamente parlando, è possibile che il grafene acquisisca le caratteristiche tipiche dei metalli o dei semiconduttori a seconda della forma che gli si dà in fase di produzione. Il grafene può quindi sostituire la base sia per i circuiti integrati e gli elementi conduttori, sia il silicio nei computer del futuro: l’anno scorso proprio al Politecnico di Milano sono riusciti a costruire 4 differenti tipi di porte logiche (ovvero le componenti di base dei microprocessori) utilizzando transistor di grafene.

Alla IBM sono andati oltre, riuscendo superare le prestazioni tipiche dei circuiti basati sul silicio, toccando la stratosferica quota di 100 Ghz di velocità di elaborazione (il processore più costoso che si trova in vendita oggi raggiunge circa i 20Ghz, ndR). Questo risultato è stato raggiunto utilizzando, per la realizzazione dei circuiti, gli stessi macchinari utilizzati con i convenzionali componenti in silicio. Questo aspetto è molto importante, perché significa che nel passaggio da un materiale all’altro ci saranno meno sprechi in termini di tempo perso e di materiali da cambiare.
Le proprietà ottiche del grafene (alta trasparenza nello spettro del visibile) unitamente alle sue possibili caratteristiche elettriche, metalliche e alla resistenza meccanica, ne fanno il materiale adatto a costruire display touch screen ad alta qualità, anche flessibili. Infine, il grafene dovrebbe entrare a far parte dei futuri ultracapacitori, condensatori ad altissima capacità che dovrebbero finire per alimentare, tra le altre cose, le vetture elettriche.
Roba da poco, insomma, eh?

Centri di pessima accoglienza…

Erano circa un centinaio gli immigrati che l’11 ottobre sono riusciti a scappare dal CPA (centro di prima accoglienza) di Cagliari e hanno raggiunto l’aeroporto di Elmas per una compatta manifestazione di protesta. Una mobilitazione che si è conclusa con una decina di arresti e la cancellazione di alcuni voli aerei, così come lo scorso anno la protesta di Lampedusa terminò con il conteggio delle decine di persone ferite.

Le cause della ribellione “sono quelle di sempre – si legge nell’articolo di Carlo Mercuri su “Il Messaggero” del 12 ottobre – le stesse che affliggono le carceri italiane: sovraffollamento, scarsa assistenza, inadeguatezza delle strutture. La permanenza in questi centri, che la legge ha elevato da 60 a 180 giorni, ha complicato la situazione”.
Il problema fondamentale di questi centri consiste spesso nel fatto che quelli che dovrebbero occuparsi di gestirlo non comprendono la differenza tra un luogo adibito all’accoglienza e uno finalizzato a punire chi delinque. Da quando lo status di clandestino si è trasformato in un reato, e da quando la stessa parola clandestino è divenuta un sinonimo della parola immigrato, tutte le questioni che concernono l’argomento immigrazione si sono trasformate in un problema di sicurezza e ordine pubblico. Poco importa se una grossa parte degli uomini che sbarcano sulle coste italiane sono molto spesso rifugiati politici e richiedenti asilo, e importa ancora meno che il Diritto internazionale ne imponga l’accoglienza… Per il governo italiano questi sono clandestini, senza distinzioni di sesso, età, paese di provenienza o storia personale.

“Se si pensa che in Italia tra Cpa e Cie ci sono 29 strutture, – prosegue l’articolo di Mercuri – per un totale di 7.653 posti e che, dal 1 gennaio 2010, sono stati quasi diecimila i clandestini transitati nei Centri per essere riaccompagnati in patria, si capisce che la differenza di quasi 2.500 clandestini in più rispetto ai posti disponibili è la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.

E adesso immaginate di essere un perseguitato politico, in un Paese in cui l’unico modo per scappare è quello di rischiare la vita su un barcone guidato da uomini senza scrupoli. Perché l’acquisto di un biglietto aereo sarebbe più comodo e meno costoso di quell’assurdo viaggio della speranza, ma gli aeroporti non sono un bel posto per un individuo che fugge dalle persecuzioni di un regime dittatoriale. Immaginate di arrivare sulle coste dell’Italia dopo giorni e giorni di viaggio, e di essere sbattuti dentro una struttura sovraffollata carente delle basilari norme igieniche, e di esser costretti a passarvi 180 giorni, senza possibilità di uscire e respirare un po’ di libertà… Sei mesi di “carcere” per un uomo che non ha commesso alcun reato, se non quello di aggrapparsi alla speranza di avere diritto a un trattamento speciale in virtù di quello status di rifugiato politico che dovrebbe essere tutelato dalle leggi internazionali. Immaginate di aver speso tutti i vostri risparmi e di aver lasciato la vostra famiglia, gli amici e la vostra terra per inseguire questo sogno… e di ritrovarvi in un luogo in cui l’accoglienza è solo un sostantivo utile a completare i nome del centro.
Immaginate tutto questo e adesso ditemi: non sarebbe venuta voglia di manifestare anche a voi?

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