Il fenomeno del flash mob

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Angela, 62 anni napoletana, docente di italiano e latino, attualmente in pensione. I suoi interessi sono molteplici: lettura, scrittura, cinema, teatro e la continua partecipazione ad eventi culturali. Fa parte inoltre di un gruppo di lettura per la fondazione “Premio Napoli“.
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Quando pensiamo alle mobilitazioni di massa ci vengono in mente sempre le grandi mobilitazioni del passato che riunivano tanti individui sotto la bandiera di un sindacato, di un’associazione ambientalista o di movimenti in difesa dei diritti umani violati. Oggi, la mobilitazione parte dalla rete. Questo perché è cambiato il modo di comunicare, gli emittenti sono tanti quanto i destinatari, e il canale è l’etere.

E nell’etere si muovono tutti per una comunicazione globale, in un mondo fuori dal quale non si può avere altra esperienza che non sia il prendervi parte o lo starsene in disparte.

Il coro di voci che riempie l’etere elimina quelle poche differenze esistenti tra razze e uomini che, alla stregua degli antichi capo-tribù indiani, i quali comunicavano tra loro con anelli di fumo, creano il loro anello di contatti, semplicemente cliccando un tasto del computer oppure inviando degli sms.

È nato dunque un nuovo modo di comunicare attraverso un linguaggio, destrutturato e non convenzionale – se pensiamo al linguaggio del passato ventennio – basato sulla comunicazione di rete. Figlio di questo nuovo modo di comunicare, sbarca in Italia direttamente dall’America il flash mob, fenomeno di forte impatto sociale, definito “scherzo di massa”, che si diffonde presto nel globo creando anche un misto di preoccupazione e timore. Già, perché la comunicazione non è più nelle mani dei gruppi di potere, e le mobilitazioni possono essere anche più rapide. Il fenomeno deve essere analizzato.

FLASH MOB PALERMO

In Italia si comincia a capire un po’ di più la nuova creatura dopo la pubblicazione su “La Repubblica”, nel 2003, di un articolo che intitola: “Sbarca il flash mob in Italia, fenomeno che ha come unica intenzione la rottura degli schemi della quotidianità”.

Il fine è dunque quello dell’interazione allegra, dello scherzo.

Niente sigle politiche, appartenenza a confessioni religiose o di carattere sociale.

Così si presentava sul nascere il flash mob, movimento di massa, creato da individui che, sempre in rete, attraverso un passaparola su internet o degli sms, stabiliscono un luogo in cui incontrarsi, per attuare una performance di pochi minuti e poi  disperdersi velocemente.

Londra registra un flash mob con 4000 presenze (vedi video), ragazzi che alla stazione Victoria ballano per due ore, trasportati da una musica che gli altri non sentono. Hanno le cuffiette. A Napoli performance di massa per ricordare Michael Jackson. Palermo, invasione: gli alieni camminano tra le auto in città, poi scompaiono.

Il fenomeno è di grande impatto sociale su chi assiste, e mentre i detrattori affermano che questi individui, per lo più giovani, sono stupidi e che non hanno nulla da fare, i curiosi – linguisti, sociologi, artisti – scendono in campo per dare una definizione al fenomeno.

È nato un fatto nuovo e bisogna incasellarlo, rinchiuderlo in una definizione strutturata. Allora ecco che partendo dalla definizione di neoavanguardia, il fenomeno rientrerebbe in un evento artistico, per l’esattezza “un’opera d’arte momentanea che dopo 10 minuti scade”.

Altri, ancora, lo definiscono happening, nonsense, tecnologia e trasgressione.

FLASH MOB LONDRA

Ma forse, i ragazzi non avevano intenzione di dar vita a un fenomeno artistico, difatti in rete è possibile trovare una piccola guida su come organizzare un flash mob, un calendario con i prossimi flash previsti nelle varie città, le relative istruzioni da seguire per la corretta riuscita dell’evento; prima tra tutte: non creare danni. L’organizzazione è capillare, e non sfugge il ruolo essenziale dei social media a quanti sono pronti a studiare e utilizzare il movimento di rete. Questo fenomeno di costume, sul nascere scherzoso, metterà radici nella cultura popolare, da noi in Italia, con il film “Notte prima degli esami”, quando il regista, per realizzare il famoso bacio di massa a Castel Sant’Angelo, ricorrerà a un flash mob.

La rete ha poi fatto il resto, e il fenomeno, nato come momento surreale, ha trovato poi un suo campo di realizzazione anche per pacifiche proteste sociali. Sono nati flash sull’ambiente, contro l’omofobia, sulle emergenze umanitarie, sulle mine antiuomo… Non più una ragazzata di chi non ha nulla da fare, come sostenevano i detrattori, al contrario un modo incisivo di “parlare”, in maniera silenziosa, in una società che di rumore ne fa tanto. Sono proprio i più giovani  che ci fanno capire lo spirito di questa nuova partecipazione attiva, dove la parola si fa evanescente e non serve più, si frantuma.

L’appuntamento è sempre sul web, ma il movimento non è unico, perché sulla strada ci sono anche studiosi di marketing che si occupano di registrare le tendenze di mercato. Ecco che il fenomeno viene sfruttato per diffondere in rete messaggi commerciali, o per realizzare autentiche campagne pubblicitarie.

Quindi la regia dei flash mob è spesso curata da un blogger esperto di marketing.

Si tratta solitamente di un giovane uomo, che lavora in qualità di PR online delle reti comunicative. Per aiutarci a capire l’evoluzione del fenomeno, il curatore dei flash mob di Roma ci spiega che esistono tre tipi di Flash: il primo puro, nato nel 2003, quello per così dire spontaneo. Al secondo appartengono quei flash organizzati da esperti di marketing per la realizzazione di  un grande evento. Il terzo, di tipo commerciale per promuovere un prodotto, è organizzato dalle aziende, e quelli che realizzano la performance sono ballerini e attori. C’è quindi una spontaneità recitata: il flash è diventato una strategia di marketing.

Da movimento giovanile del web e dalla realizzazione in città, della durata di pochi minuti, il flash mob ha interessato, per l’efficacia del richiamo, anche gruppi politici e associazioni, che lo utilizzano con il solo scopo di propagandare un ideale, così come  le aziende per reperire nuove idee, e poiché le nuove tendenze le individuano i giovani, meglio girare a lungo su internet per scoprire dove va il mondo.

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6 pensieri su “Il fenomeno del flash mob

  1. Bellissimo articolo, riesce a cogliere davvero molti aspetti di questa nuova forma di mobilitazione sociale. Scorrevole e approfondito. Molto belli anche i due video.

    Grande Prof!!! 😀

  2. 5 novembre
    2010 ore 19
    chiaro,ben articolato. Evidenzia la voglia di comunicazione e di partecipazione di una società che comunque trova difficoltà con i mezzi istituzionali a far sentire la propria voce.
    ottimo articolo

  3. Salve, complimenti per questo bellissimo post che inquadra perfettamente il fenomeno. Sono uno degli organizzatori dell'”invasione” aliena di Palermo e devo dire che il flash mob è senz’altro un evento che “sconvolge” anche se, purtroppo, ad oggi i nuovi mezzi (vedi facebook) non sono in grado di mantenere quel collante di idee che sono alla base dell’organizzazione di un flash mob. Pur avendone infatti le infinite potenzialità, questi nuovi social network generano più confusione e dispersione. Noi come gruppo mobberspalermo, infatti, non abbiamo più organizzato da un paio di anni proprio perchè lo stesso termine “flash mob” è stato lungamente impoverito e commercializzato. E’ un peccato, perchè rimarrebbe un’occasione unica e originale di partecipazione collettiva. Spero che un giorno si ritorni al vecchio sistema di organizzazione che possa consentire una minor dispersione e una maggiore qualità, al di là del pulsantino “mi piace/non mi piace”..”partecipo/non partecipo” (sì, comodi, ma spesso bugiardi e dunque destabilizzanti).
    Complimenti ancora e buon lavoro!

    • ciao marco, mi fa piacere che il mio testo ti sia piaciuto. Condivido con te la perdita di spontaneità del fenomeno, così come mi dispiace il fatto che, data la notevole partecipazione al flash (furbetti a parte) non si adoperi questa mobilitazione che io trovo garbata ed esente da risse, per organizzare mob sull’ambiente ed altre questioni sd interesse sociale.Concordo sul fatto che fb non si sia dimostrato all’altezza, ma questo è in altro discorso e richiederebbe un altro articolo.Che si possa tornare al vecchio, lo trovo difficile, il marketing,ha fatto il suo. E’ più facile forse che nasca qualcosa di nuovo. piacere di averti conosciuto e grazie ancora

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