Giovanni Allevi – Se questo è un artista

Giudicare una persona può essere un atto di presunzione, di invidia e quindi debolezza. Una critica sana e costruttiva è costituita da una capacità di visione più ampia possibile, tenendosi alla larga da possibili conflitti d’interesse. L’Italia non è maestra in questo. Il fenomeno Giovanni Allevi ha suscitato un gran clamore, dividendo il pubblico tra ferventi appassionati e feroci detrattori. Osservarne e definirne meglio i contenuti è compito assai arduo in poche righe, pertanto è meglio procedere per punti.

Il primo passo necessario è inquadrare storicamente, per linee generali, l’evoluzione della musica negli ultimi cinquant’anni. Un ruolo decisivo è stato svolto dalle potenti multinazionali discografiche, le quali con il potere del denaro hanno orientato e deviato le scelte estetiche di molti musicisti. La musica si è tramutata in merce ed è divenuta succube delle leggi di mercato. Quando si parla di arte o di artista, molto spesso si parla dell’arte dell’ intrattenimento e di “saltimbanco”; di conseguenza si è costituita una scala di valori esclusivamente basata sul valore materiale.  La “tela bianca” dei suoni ora è spesso dipinta dell’unico colore dei soldi, non dello spirito. È quindi in crisi totale il concetto di musica come sentiero spirituale.

Negli anni ’50 e ’60 si registra il maggior distacco tra la musica “colta” contemporanea e l’ascoltatore. Dall’integralismo della ricerca assoluta di nuovi linguaggi della composizione, si distacca la prassi esecutiva; la musica classica diventa sinonimo di conservazione del repertorio ottocentesco – salvo rarissime eccezioni – e gli interpreti da museo/circo sono ora delle star, spesso a scapito degli originari (e defunti) autori.  Per non essere imprigionati nelle “torri d’avorio” dell’avanguardia, alcuni compositori si sono spinti nel recupero del rapporto con un pubblico più numeroso, aspetto ritenuto evidentemente imprescindibile. Si è passati quindi a un linguaggio più semplice e immediato: è il caso del minimalismo americano di Terry Riley, Steve Reich, Philip Glass,  importato poi in Italia da Ludovico Einaudi e da chissà quanti altri e anonimi epigoni, a sfondo neoromantico.

Anche la musica per film è stata una ragione di vita per tanti musicisti, una scorciatoia di successo: celebri John Williams, Hans Zimmer ed Ennio Morricone. La loro scrittura, non priva di motivi d’interesse, è tuttavia ispirata e subordinata al film: è un gesto artigianale, più che di pura e libera creatività.

La società è sempre stata alla ricerca delle sue icone, e la musica, in una nuova funzione, è divenuta il vettore del simbolo. Si è evoluto e perfezionato sino ai giorni nostri il concetto di “immagine” del musicista. L’apparenza regna sovrana: il musicista deve (il perché è intuibile) comunicare la sua estetica dal modo di vestire, di comunicare. Per compiacere il suo target di pubblico. Questi elementi non sono affatto di secondo piano, perché – inno alla superficialità – più sono provocatori, più ci ricorderemo del personaggio in questione.  Si finirà per adottare la sua musica, anche se banale. Al supermercato non sempre si finisce per scegliere il prodotto migliore.

Dopo queste dovute premesse, il successo di Giovanni Allevi è già in parte spiegato. Certo, non tutti sanno scrivere belle melodie e questo merito gli va riconosciuto. Se poi sa come suadere il pubblico, buon per lui. Immediatezza e durate radiofoniche sono gli elementi discrimanti delle sue opere; la sua è musica etichettata come “elevator music” : infatti non richiede chissà quale ascolto impegnato. Trattasi di canzonette dove è coltivata in loop l’idea romantica del “fanciullino”. Quest’idea è masticata dalla società e sputata nell’apparenza di non dover invecchiare mai.
Giovani, giovanissimi, sbattuti in tv, anche in prima serata (e in qualche altra sede di notabili) per volere dei più vecchi; anziani invece che non accettano di invecchiare e che ricorrono alla chirurgia estetica per ringiovanire il proprio corpo. Cervelli lobotomizzati in corpi sempreverdi. Il maestro Allevi ha 41 anni e si presenta al pubblico con la sua divisa, abbigliamento da ragazzo degli anni ’90. Con le sue ansie e il suo tono da indifeso, fa subito colpo e suscita tenerezza all’ipocrita borghese, alla ricerca facile di oggetti di “lusso” sempre pronti da coccolare. La musica del maestro è figlia dei nostri tempi, di buio culturale e di decadenza dei costumi: in Italia, soprattutto, siamo consapevoli della situazione.

Giungo allora alle mie personali opinioni. Premetto di non ritenermi un “fanatico” della musica e che Allevi ha tutto il diritto di fare ciò che vuole. Cito un famoso aneddoto: ricordate la violenta polemica che egli ebbe con il violinista Uto Ughi, che lo definiva mediocre (e non solo)?

Il 24 dicembre 2008, in un’intervista al quotidiano La Stampa, il violinista Uto Ughi ha definito Allevi “un nano”, le sue composizioni “musicalmente risibili” e si è detto offeso dai riconoscimenti avuti da Allevi presso le istituzioni pubbliche italiane. Sempre secondo Ughi «non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo classica, né con la vecchia né con la nuova. Questo è un equivoco intollerabile. E perfino nel suo campo [la musica pop] ci sono pianisti, cantanti, strumentisti, compositori assai più rilevanti di lui». Il pianista ha replicato alle accuse mosse da Ughi in una lettera aperta allo stesso quotidiano, sostenendo che «il mondo della musica classica è malato», e che «a spartirsi la torta del potere musicale sono in pochi, una casta, impegnata a perpetrare la propria concezione dell’arte e la propria esistenza»

via | wikipedia.it

C’è da notare che il M° Ughi è un interprete (non compositore) strapagato (termine non inappropriato), che avrà provato un po’ d’invidia a quei tempi. Le sue feroci critiche non sono così tanto genuine, volendo trarre per sé un po’ di fieno in cascina. Interessante notare da questo episodio l’autorità e la prepotenza con cui un famoso interprete giudica un compositore, nuovo alla scena musicale. Andrebbe ricordato al M° Ughi che deve la sua fama a chi ha scritto la musica, composta non certo per lui. Eseguire divinamente un brano non significa possedere le chiavi della verità assoluta né tantomeno assurgersi a guida spirituale dell’umanità.

Vorrete sapere perché abbia scritto questo articolo. Non avevo di meglio da fare? Sicuramente il pretesto mi è stato dato dalla pubblicità del maestro per la Fiat. In fondo nessuno mi ha chiesto un parere, ma se sarete arrivati a questo punto vuol dire che vi avrò fatto pensare un po’. Personalmente ciò che trovo insopportabile di Allevi è come presenta la sua musica, cioè come rivoluzionaria e innovativa. Falso: non è niente di nuovo, ti ha già preceduto Richard Clayderman, come potete anche voi ascoltare.

Autodefinirsi rivoluzionario e innovativo è come possedere l’universo nella propria mano. Un po’ come quei teleimbonitori che si riempono la bocca di paroloni nulle che spiegano situazioni altrettanto insignificanti: lo trovo francamente inquietante. Questo modo di porgersi mortifica chi è stato realmente un innovatore della storia della musica, da Perotinus a Varese, rassicurandoci che poi potremmo anche farne a meno, anzi di più: buttarli nel cesso. Tutto è riconducibile ad un’abile, cinica operazione di marketing: il genio che sfodera l’estro in tarda età è il messaggio che ognuno può farcela. È un messaggio di speranza  che alimenta il perbenismo del mondo cattolico in Italia, e infatti Allevi è ben visto dalla Chiesa.  Ma di che genio si sta poi parlando? Sicuri che la “musica per ascensori” è da classificarsi geniale?
Allevi sostiene di essere figlio del nostro tempo, di viverlo e raccontarlo. Ineccepibile, ma Schiller disse: “L’artista è figlio del suo tempo, ma guai se ne diventa l’allievo o il beniamino”. Perché caro Allevi, il prossimo “rivoluzionario” di turno non farà altro che seppellirti. E sarai presto dimenticato.

47 pensieri su “Giovanni Allevi – Se questo è un artista

  1. Nonostante debba ammettere che la musica di Allevi mi rusulta spesso gradevole (ottima come sottofondo mentre si scrive o si dipinge), trovo anch’io esagerato il successo tributatogli. Spesso, al giorno d’oggi, più che la musica fa il personaggio. Allevi è indubbiamente un ragazzo che ispira tenerezza e simpatia, con i suoi attacci di panico,i suoi capelli a caspuglio, le sue ansie e la timidezza in cui ciascuno di noi si può riconoscere. Quando lo si guarda suonare sembra di assistere al finale di un bel film, un film sul ragazzo della porta accanto che “ce l’ha fatta”. Però tutto questo rischia appunto di distoglierci da un fatto: la sua musica. E’ veramente così innovativa? E’ veramente così speciale? E’ veramente un passo avanti? Sinceramente ho dei dubbi. ma va da sé che ormai siamo il pubblico che consuma icone, immagine e cose facili. Grazie per l’articolo.

  2. Clayderman non è l’autore della musica che suona.
    Allevi rappresenta qualcosa di nuovo, mentre questo articolo è la solita aria fritta, scritta da chi si vuole mettere su un pulpito e giudicare ciò che va oltre il giudizio.

    • Clayderman non è l’autore delle musiche, ma ha venduto milioni di dischi. Allevi lo riprende scrivendo di suo pugno musica che è roba trita e ritrita. Che novità. Invece di scagliarti con lapidarie e superficiali affermazioni, se ben noti ho distinto quelle che sono le opinioni personali dalla situazione attuale. Forse devi rileggere qualche volta in più

      • Quanta boria… Ho letto tutto, ho capito cosa vuoi dire, ma la sostanza non cambia. Ti ripeto: Clydermann ebbe negli anni 80 un successo mondiale, che fu soprattutto televisivo. Il brano che lo portò al successo fu la Ballade pur Adeline, scritta da un altro musicista, che per lui scriveva la musica. Una volta rotto il sodalizio, Clydermann è praticamente uscito di scena, e tutto ciò che ha pubblicato non è altro che un insieme di cover.
        Allevi sta su un altro pianeta. Il suo successo è soprattutto nel live, ed è un compositore che scrive e dirige musica sinfonica. Roba trita e ritrita? Ne sei così sicuro? Una cosa trita e ritrita, banale, dovrebbe essere facile e alla portata di tutti. Allora come ti spieghi che solo lui fa il tutto esaurito all’Arena di Verona? Perchè gli altri suoi mille simili non vogliono sporcarsi le mani con le cose trite e ritrite? Ma per favore…

      • elisabetta, anche gli aqua hanno venduto un disastro di dischi… ma non si credono i nuovi beatles… il motivo principale per cui allevi mi sta sui coglioni è che si sia autodefinito il chopen del 2000… comunque vorrei rispondere alla tua domanda… perchè allevi è il solo che fa il tutto esaurito all’arena di verona? semplicissimo: per lo stesso motivo per cui la coca cola vende piu della pepsi. pubblicità fatta meglio.

      • Giovanni, se tu avessi la stessa dimestichezza che hai con gli acqua e con i beatles anche con Allevi e Chopin, sapresti che Allevi non si è mai autodefinito un bel nulla, anche se potrebbe farlo a pieno titolo essendo la sua musica ricca di spunti chopiniani (e di altri autori) rielaborati ed arricchiti con contenuti inediti e personali, come solamente i grandi Geni del passato (o un Genio del presente) saprebbero fare.
        Invece di preoccuparti della pubblicità impara ad ascoltare la buona Musica e possibilmente anche a scrivere il nome di Chopin. 😀

      • scusa alex 17:01, Allevi non si è mai autefinito un bel nulla (beh, magari lui no, però forse il suo ufficio stampa…)?? e scusa, Allevi avrebbe arricchito i suoi “spunti chopiniani” con cosa? spero vivamente che tu stia scherzando quando usi il sostantivo genio (da te enfaticamente ma del tutto erroneamente scritto con la maiuscola) per definire l’erede del Grande(sic) Liberace.

      • Intanto ti informo che Allevi non ha più un ufficio stampa, Parole e Dintorni di Riccado Vitanza ha annunciato di non curare più l’immagine di Allevi.

        Se vuoi farti un idea di come Allevi riesce a rielaborare in chiave moderna e assolutamente personale i grandi Geni del passato (da par loro), ascolta Sogno di Bach o Clavifusion… Se poi hai un orecchio un po’ più allenato non potranno sfuggirti le citazioni Chopiniane presenti in pezzi come Giochi d’acqua e altri di cui anche l’ultimo disco (Alien) è ricco! 😀

      • Elisabetta, mi sa che non convinci proprio nessuno. Innanzitutto le cose che dici su Clayderman sono squallidamente false. Clayderman è uno degli artisti che ha venduto di più al mondo. Il suo successo continua ancor oggi, ha inciso oltre 1200 brani che si vendono in tutto il mondo, e in alcune aree del mondo Clayderman ha ancora un successo enorme.
        Clayderman ha ancora un successo clamoroso in America Latina e Asia, in particolare in Giappone, Taiwan e Cina, che sono le aree che muovono più soldi attualmente al mondo. Mi sa che il tuo Allevi, una volta varcati i confini del nostro malato paese, si prende un bel pò di calci nel sedere….

  3. Dico soltanto che è buona musica ma io sono altrettanto bravo.. e se non ci credete cercate Diego Genta
    piano solo “Sentimental Journey” presto il cd sarà su Itunes. Buona serata!

  4. Non conosco Clayderman, quello allegato all’articolo è il primo pezzo che ho l’occasione di ascoltare, ma devo dire ha fallito la “prova della verità”, non mi ha minimamente colpito al primo ascolto.
    Invece ricordo ancora la prima volta con l’ormai famosa pubblicità BMW…sono saltato dalla sedia, e ci ho messo un paio di giorni a scoprire con google come si chiamasse la canzone e chi fosse il pianista.
    Ho sentito veramente qualcosa di diverso, già dal primo istante e lo sento ancora, ogni volta che lo ascolto.
    Certo non lo definirei rivoluzionario, se non nel modo di presentare e vendere la propria arte, ma del resto non l’ho mai sentito definirsi veramente tale (e mi dispiacerebbe vederlo imbrattarsi di immodestia e arroganza).
    Ovvio che chi cerca di innovare veramente nella musica dovrebbe spingersi oltre Berio, Varese, Cage…però ricordiamoci che stiamo parlando di roba che è impossibile anche da scrivere su un pentagramma, roba da far venire i grattacapi a chi prende un diploma in composizione…che speranza avrebbe di essere compresa dall’ascoltatore profano?
    Io considero Allevi un maestro del minimalismo come Monicelli lo è stato per la commedia, genere sempre considerato minore e guardato in cagnesco dai puristi.
    E penso anche a tutti quei ragazzini che avrà fatto innamorare della sua musica avvicinandoli allo studio dello strumento, e allontanandoli dall’esercito di ladygaga, madonna e vattelapesca.
    Salviamo il soldatino Allevi, prima di sparare su di lui avrei migliaia di obbiettivi 🙂
    Cmq bravo Ale, bell’articolo

    • Rispetto ad Elisabetta, mi sembra di poter ragionare più con te aleappo: evidentemente a qualcuno dà fastidio che io tocchi il suo giocattolo preferito. Io non ho mai detto in questa sede che Allevi sia una merda: non sono un giudice. Qualcuno si è offeso. Io qui non cerco glorie e pubblicità personali – semmai qualcuno ne ha approfittato, come diego, invece di commentare l’articolo.

      Ho avuto modo di vedere dal vivo Allevi al conservatorio di Napoli: anche se il concerto non mi entusiasmo, mi sembrò una bravissima persona, mi colpì. Ma voglio ricordare una sua dichiarazione: “la mia musica avrà sulla musica classica lo stesso impatto che l’Islam sta avendo sulla civiltà occidentale” (http://lnx.classicaviva.com/wp/2008/12/24/il-successo-di-allevi-mi-offende-dice-uto-ughi/). Dividi et impera.

      Vorrei soltanto spingere a riflettere e ad ascoltare nuovi mondi. Noi abbiamo un orecchio più pigro dei bambini in tenera età, che sono invece curiosissimi del mondo sonoro. Sarebbe bello che ognuno di noi fosse affamato di ascolti (utopia) e non si fermasse alla prima cosa propinata per assecondare la nostra pigrizia. Dovremmo farlo per innalzare un po’ di più la nostra dignità, per amor proprio.

      La musica è (non solo) enigma: con Allevi personalmente è tutto così scontato. Non gli sto sparando addosso, Uto Ughi mi pare che l’abbia fatto.

  5. Allevi ti sembra scontato perchè non lo conosci. Sono convintissima che non hai mai sentito brani come la Toccata in 10/16, Volo sul mondo, il quel fantastico trip sinfonico che è 300 Anelli.
    Ti prego di credermi, la gente non va fuori di testa per un artista, seguendolo nel live per così tanti anni e concerti, semplicemente perchè è simpatico.

    • Toccata in 10/16 carino e interessante. Annotazioni di massima
      suono: percussività di Bartok
      pianismo: Ligeti
      linguaggio: Reich

      Personalmente il cluster finale è un gesto che mi disturba troppo: troppo ingenuo. Pezzo “spettacolare” (ad litteram).

      Volo sul mondo : carino ma è world music (ma non c’è già?) Non è mica l’influenza di Jovanotti di cui il Maestro ha citato in una sua intervista?

      300 anelli: quando ha cominciato ad essere mieloso, ho smesso di ascoltare.

      Per me l’ultimo rivoluzionario della musica è stato Edgar Varese. Un genio profetico: con il suo Ionisation ad inizio ‘900 ha preceduto di quarant’anni circa delle idee a base della musica elettronica (che è fiorita all’incirca nella seconda metà del secolo). Scusate se è poco.

      Si confonde chi segue la linea evolutiva della musica con chi è stato davvero genio. E ci sono diversi gradi di innovazione in tutto questo: se porto al pianoforte qualcosa che già esiste, è un gesto artigianale.

      Tutto sommato, ancora una volta si continua a calcare la linea della tradizione europea nella produzione di “nuova” musica, con ammiccamenti ai generi di massa. Che c’entri Stravinsky per caso?

  6. Fantastica quell’affermazione sull’Islam! Non la conoscevo. E’ sicuramente premontrice, perchè di fatto su Allevi è stata attuata una vera crociata. Ma lui ce l’ha fatta, è riuscito nel suo intento, scrivere una nuova musica classica che sia vicina alla gente e ai giovani.
    Non lo ha mai detto di se, ma io credo che lui sia il primo vero grande rivoluzionario della musica contemporanea.

  7. Dunque, tornando alla tua affermazione per cui non ci si fermi ad ascoltare la prima cosa che ci venga propinata, ti invito a guardare oltre che a sentire, l’interpretazione di “A perfect day” scritto e diretto da Allevi, nel concerto all’Arena di Verona. Io lo seguo da tanto tempo. Per me quello è il top.

  8. Elisabetta, continui a proporre ascolti ad Alessandro, e ogni volta lui non solo dimostra di averli già ascoltati, ma di averli ben studiati e analizzati in profondità. Arrenditi. Quello che a te piace di Allevi è semplice gusto personale, e lo dimostri continuando a scrivere “quello è il top”, “quell’altro è bellissimo”, senza mai approfondire il tuo giudizio con un’analisi tecnica, o quanto meno senza precisare perché quello è il top e quell’altro è bellissimo.

    Quello che più apprezzo degli articoli di Alessandro sulla musica classica è il fatto che abbia capito che essa è strettamente correlata con la spiritualità. È sempre stata qualcosa che discende dall’alto e mette in vibrazione l’essere umano in modi che nessun’altra musica può fare. È questione di ottave, come ha ben spiegato Eva Danese qui su CS in un articolo che infatti Alessandro ha citato.
    È Pitagora che scopre i segreti delle sette note ascoltato il fabbro battere sull’incudine.

    Il problema è che l’essere umano è sempre più involuto, e sempre di più diventerà, e non è più capace di distinguere ciò che davvero fa vibrare il suo più intimo essere da ciò che è puro intrattenimento auditivo.

    Ognuno può tessere le più accorate lodi al genio e all’abilità di Allevi, secondo il proprio gusto personale, ma i fatti sono fatti: Allevi NON fa musica classica, ma musica pop.
    Per questo FATTO, non può ovviamente portare nessun miglioramento o innovazione alla musica classica (il che sarebbe un paradosso, dato che tanto per cominciare, non ne ha affatto bisogno), ma semmai alla musica pop.

    • E invece sono i fatti più delle parole a dire l’esatto contrario. Allevi scrive utilizzando in modo rigoroso le forme classiche: sinfonia, cantata sacra, concerto per strumento solista, suite sinfonica…e con queste forme ha sedotto un pubblico giovane. (La musica pop è fatta da un cantante e una canzone). Questo non era mai riuscito a farlo nessuno! E tutti questi articoli, compresa la finta riflessione qua sopra, sono, gira e rigira la stessa solfa, messa in piedi da chi è terribilmente spaventato dal successo di Allevi.
      Uto Ughi ha usato parole di una spropositata ignoranza; adesso i detrattori cercano un linguaggio apparentemente più pacato, ma la sostanza non cambia.

      • Scusa se intervengo, ma giusto per dire che la musica “Pop”, che vuol dire popolare (Popular), non ha niente a che vedere con “una canzone e un cantante”. È una musica che ha un facile effetto sulle masse, che è molto seguita, e che vende molto (spesso accostata alla musica commerciale). Sono Pop tanto i Beatles quanto Britney Spears quanto Pavarotti quanto Allevi.

        Ha sedotto una parte del pubblico giovane sicuramente, quello più pigro e facilmente impressionabile. Mi piacerebbe fare ascoltare a tutti quelli affascinati un po’ di composizioni di gente molto più seria, citati anche in questo articolo, e sentire dopo la considerazione che fanno quegli stessi fan. Talebani fanboy a parte, s’intende. D’altronde ognuno ha i suoi fan sfegatati, e sono sicuro che troveremmo qualcuno che difende a spada tratta anche Britney Spears se parlassimo di lei.

        La riflessione che abbiamo proposto, che ha proposto Alessandro, mi sembra motivata fino in fondo, con una scissione pressoché netta tra le opinioni personali e i dati di fatto.

        Capisco che veder criticato il proprio beniamino dia fastidio, però eviterei di attaccare chi ha scritto l’articolo, che è comunque documentato, fatto con delle ricerche e non è certamente un “Allevi è scarso punto.”

        La mia opinione personale su Allevi è questa: è un bravo venditore, e in questo è assolutamente il più bravo tra gli italiani di questa categoria musicale. Ma la musica classica si chiama classica per una ragione, e sta da tutt’altra parte, non negli spot della FIAT e nella presunzione delle parole di Allevi.

        Per quanto mi riguarda non c’è proprio nessuna differenza tra chi vende musica col culo della Aguilera e chi lo fa con una presunta “altezza” di musica classica. Fanno soldi alla stessa identica maniera. Sono macchine, industrie monetarie.

        L’arte sta da un’altra parte.

        Scusate se sono stato prolisso.

  9. Wow! Non avevo ancora letto l’articolo ma te lo devo dire: COMPLIMENTI! Io devo purtroppo riconoscere la mia ignoranza sulla materia, sia sulla musica classica che su Giovanni Allevi, però questo articolo va’ bel oltre la propria personale opinione verso il noto musicista. Ho imparato un sacco di cose che ignoravo totalmente… Davvero molto interessante. Bravo Ale!

  10. Con gli insulti ad Allevi, Uto Ughi si è conquistato l’immortalità, così come Kreutzer con gli insulti a Beethoven….
    Allevi è un predestinato,la sua musica rimarrà, parlarne male è una gioia effimera per chi avrebbe voluto comporre qualcosa e non c’è riuscito…

    • Tutti i commenti insistono sul fatto che io abbia parlato male del Maestro. A scanso di equivoci scrivo che non è che bisogna fuggire quando capita di ascoltare Allevi. Ho espresso dei pareri magari duri, ma non penso così negativi sul suo conto: vi ricordo ancora una volta cosa si è permesso di dire il M° Uto Ughi…

      Sostenendo ancora una volta che non ne ho parlato così male come ti riferisci, da studente diplomando in composizione ti dirò che sono riuscito a scrivere qualcosa e per questo non nutro nessuna invidia per Allevi. Di ciò che faccio sono molto contento. Altrettanto felice per non essere minimamente interessato ad essere sotto contratto di una multinazionale.

      • Mi spiace che ti sia sentito chiamato in causa, il mio commento si riferiva esclusivamente alle affermazioni di Uto Ughi.
        In ogni caso da studente diplomando in Composizione dovresti avere tutti gli elementi per capire che Allevi è un autentico Genio musicale del quale si dovrebbe parlare con lo stesso rispetto che si usa parlando dei grandi compositori classici del passato.

  11. Scusami Alessandro, ma non capisco in che modo il fatto che Allevi sia (e venga ritenuto) un Genio musicale possa essere una provocazione per te. Ti senti per caso provocato anche dal genio di Mozart e di Chopin?

    Esiste forse una data di scadenza del Genio a partire dalla quale non è più possibile che nascano Geni musicali?

  12. Continuo a non vedere dov’è la provocazione (e nemmeno l’equiparazione), una cosa è certa, che ascoltando i dischi di Allevi ho la stessa evidente percezione di purissimo Genio Musicale che ho ascoltando le Ballate di Chopin, le sonate di Beethoven e gli Intermezzi di Brahms. Questo non vuol dire che considero Chopin, Beethoven, Brahms (o Bach) e Allevi uguali o equiparabili, vuol dire solamente che riconosco dististamente il Genio di ognuno.

  13. Caro Diego, questo non è il posto dove il tuo talento possa essere apprezzato, il valore del tuo CD è indiscutibile ma non paragonabile a quello della musica di Allevi, considera che lo stesso Allevi (che è un genio incommensurabile) ha fatto flop con i primi 2 (pur meravigliosi)CD. Se senti veramente di essere un compositore, non fermarti al primo CD e continua a comporre e pubblicare la tua musica. Ciao Alessandro

  14. Direi proprio che sono d’accordo con te sul fatto che i primi cd di Allevi sono sicuramente molto più di livello rispetto soprattutto all’ultimo..Tant’è vero che sono stato un fan sfegatato per diverso tempo.

    Sto continuando a scrivere e prima o poi pubblicherò altro. Ho trovato molto equilibrato e interessante il tuo discorso iniziale. Su Allevi, sulla cultura in italia e sul banale discorso fatto da Uto Ughi.. e aggiungo.. non sarà stata una provocazione di marketing fatta ad arte dallo stesso staff? perchè il dubbio a me viene.. Comunque se vi piace io ho proposto la mia musica poi starà agli altri apprezzarla o meno. Per me è importante esprimermi
    Ciao e Auguri!

  15. Diego, nel caso fosse con me che sei d’accordo, ci tengo a precisare che dal punto di vista compositivo ritengo Alien il più importante tra i CD di Allevi (soprattutto per l’utilizzo che ha fatto della forma sonata).
    Riguardo al marketing ritengo che nel caso di Allevi sia del tutto ininfluente e trascurabile. Allevi è un personaggio spontaneo che ha il coraggio di dire quello che pensa.

    • Alien!? andiamo.. ti sei appena contraddetto
      prima erano i primi cd i migliori..

      Potrei dirti che preferisco di gran lunga allora il lavoro per pianoforte e orchestra

      Ma Alien il migliore lavoro? su andiamo

      • Diego, Alien è un disco eccezionale, che Allevi abbia saputo fare altrettanto bene in passato, e possa fare di meglio in futuro, nulla toglie alla bellezza del disco. Ce ne fossero di artisti in grado di fare cose del genere…

      • Se vuoi fare una prova confronta i brani di Joy traccia per traccia con quelli di Alien.. e trai le conclusioni..non so quali siano i tuoi studi.. ma io sono diplomato in piano e riconosco i cloni..e per di più con poco pathos. Quale bellezza scusa.. i primi Si CHE ERANO ISPIRATI viscerali e di qualità! Su quello sono d’accordo..ma.. cmq parlarne fa sempre bene no..
        E pensa che essendo insegnante vengo messo pure io alle strette da un compositore classico perchè appoggio questa scelta dove la musica non deve avere generi e confini..

      • Diego, è come paragonare i Notturni con le Ballate…

        Alien presenta dei pezzi (la maggior parte) con una struttura bitematica e tripartita in forma sonata, Joy ha pezzi, anch’essi bitematici, ma con una struttura decisamente meno complessa…

        Sinceramente non mi sembra che Alien manchi di ispirazione, anzi…

        Direi piuttosto che l’ispirazione è stata messa al servizio del rigore formale nel tentativo di creare un opera più “classica” nella struttura ed innovativa nel contenuto (in rapporto alla forma sonata adottata). Alien è secondo me il disco più ambizioso di Allevi, che tra l’altro ha già annunciato un ritorno alla musica sinfonica nel prossimo disco, facendo capire di voler continuare un questa direzione.

  16. Allevi ha riportato la bellezza (ed il pubblico) nella musica strumentale dopo le brutture del ‘900. Chi poteva farlo se non un Genio, perfettamente consapevole di esserlo, con una sua visione filosofica dell’Arte e dell’Estetica musicale? Grazie ad Allevi ciò che sembrava impossibile è divenuto realtà!!! 😀

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