[stextbox id=”custom” big=”true”]Una nuova autrice su Camminando Scalzi!
Vi presentiamo Silvana Cerruti. All’interno dello SPI CGIL si occupa del coordinamento donne pensionate e di Laboratori sulla memoria per rendere fruibili i ricordi degli anziani alle nuove generazioni. Uno dei suoi progetti “Il Laboratori delle memorie al femminile” ha vinto il premio Generazioni indetto da Liberetà mensile dello SPI CGIL . Il libro che raccoglie le memorie si intitola “La guerra all’improvviso”.
L’articolo che state per leggere è una riflessione sul libro Accabadora, scaturita da una rilettura fatta una domenica pomeriggio….[/stextbox]
Michela Murgia, autrice dello splendido romanzo d’esordio Accabadora (Einaudi) ha vinto il Premio Campiello 2010, con 119 voti su 300.
Accabadora. ‘Acabar’, in spagnolo, significa finire. E in sardo accabadora è colei che finisce. Maria, bambina, vive in casa dell’anziana sarta Tzia Bonaria Urrai e tutti sanno a Soreni che, pur non essendo parenti, la piccola è destinata diventare la sua erede. Maria è spaventata dalle uscite notturne della vecchia vestita di nero, ma capirà che la sua è una pazienza quasi millenaria delle cose della vita e della morte. Il suo compito è quello di entrare nelle case per portare una morte pietosa: il gesto finale e amorevole dell’accabadora, l’ultima madre.[1]
Rileggo Accabadora. Ne voglio discutere con un gruppo di pensionate al “Posto delle fragole” di Riccione, il luogo in cui si incontra il coordinamento donne dello SPI.
Eutanasia – testamento biologico – Eluana… sono rimasta folgorata quando ho capito la missione di Tzia Bonaria. Per questo desidero condurre una discussione sull’argomento e su tutte le implicazioni morali, etiche e sociali che lo caratterizzano, partendo proprio da questo libro e aiutata dalla scrittura asciutta e incisiva di una grande Michela Murgia.
Continuare a occuparci dei grandi temi che dividono la politica è indispensabile, e soprattutto non si deve fare l’errore di accantonarli per seguire lo sfarfallìo mediatico del momento.
Prendo appunti perché una parte di me rilegge il libro e l’altra continua a essere impantanata nello schifo dell’attualità che mi assedia, ed ecco a pagina 11 i pensieri si confondo e si uniscono:
Maria, ragazzina osserva in silenzio Tzia Bonaria che ufficialmente sembra faccia la sarta. Sta prendendo le misure a un uomo considerato importante, che è giunto accompagnato da una ragazzina:
“Tzia Bonaria non si lasciò impressionare e misurò Boriccu Silai con la cura che usava sempre, osservandogli le forme sotto la cintura con l’occhio esperto di chi dal poco capisce tutto.
– Da che parte lo portate? – chiese alla fine secondo l’usanza dei sarti minuziosi, guardandogli la patta. Lui si voltò verso la ragazzina appoggiata al muro facendo un cenno con la testa.
– A sinistra, – rispose per lui…”
In silenzio la donna si alza e con fermezza, adducendo troppo lavoro lo manda da un’altra sarta. E conclude: “Che vadano in malora, un lavoro perso… Ma di certe cose la misura esatta è meglio non conoscerla, Maria. Hai capito?”
Integrità morale? Dignità? Rettitudine? Non so che termine usare per descrivere questo atteggiamento, sono termini in rottamazione, non si usano più, mi rimane “disgusto”. Il disgusto può aiutarci a prendere le distanze dal malcostume, a scatenare una sana indignazione nei confronti di persone o situazioni che sono assunte al ruolo di normalità.

E non penso solo ai fatti di questi giorni, alla pochezza di un uomo, alle donne politiche che si ostinano a difendere un vecchio patetico satrapo. Penso a quella che viene considerata normalità: ai programmi in cui nei flash dello zapping intravedo vecchie signore svestite di paillettes che sculettano per accalappiare altrettanto vecchi signori, ragazze che furiosamente cercano di attirare l’attenzione di qualche giovane seduto su un trono, giovani donne che vestite da un filo interdentale aiutano aitanti presentatori, bambini allo sbaraglio trasformati in maschere di se stessi per imitare cantanti famosi.
Cosa è accaduto al nostro paese, a una parte del popolo italiano?
Ritorno alle parole di Michela Murgia a pagina 62, Nicola per farsi giustizia da solo nei confronti di un vicino di casa che gli ha spostato i confini, dà fuoco al raccolto, ma mentre scappa un colpo di fucile lo raggiunge.
Otto testimoni confermano che si è trattato di un incidente di caccia, il maresciallo dei carabinieri non ci crede ma : “Ci sono posti dove la verità e il parere della maggioranza sono due concetti sovrapponibili, e in quella misteriosa geografia del consenso, Soreni era una piccola capitale morale. Il verbale fu scritto, firmato e archiviato…”
La verità e il parere della maggioranza sono due concetti sovrapponibili, appunto.
Questo è diventato un paese dove una buona parte delle persone non ha ascolto, non ha senso critico, non è obiettiva e se la prende con il dito di chi indica loro la palude di malcostume che sta avanzando lentamente ma inesorabilmente sospinta dalla quotidiana insinuazione di quali siano i nuovi valori: l’apparire, il lusso, la sfrontatezza, l’impudenza, la menzogna.
Per uscirne dobbiamo alzare lo sguardo al di là dei nostri orizzonti limitati dalla pressione mediatica manipolata, riprenderci la nostra dignità, darle voce e fare ascoltare il dissenso per spronare quelli che si dicono “politici” a creare una vera alternativa concreta e costruttiva e vincere il timore di farsi carico delle proprie responsabilità.
[1] Accabadora di Michela Murgia – http://www.Il messaggero.it
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