Da qualche settimana a questa parte, in Egitto stanno avvenendo fatti drammatici che potrebbero portare a una svolta epocale. Da sempre, l’Egitto è uno dei paesi più importanti dell’Africa, per vari motivi. Cerchiamo di conoscerlo nei dettagli: l’Egitto confina a ovest con la Libia, a sud con il Sudan e la striscia di Gaza ed è bagnato a est dal Mar Rosso e a nord dal Mar Mediterraneo. La capitale è il Cairo. In passato, questo paese si chiamava Kemet o “terra nera”, in virtù del fertile terreno nero depositato dalle piene del Nilo, distinto dalla terra rossa, il deserto. Nonostante si tratti di un paese vasto, ha pochissimi fiumi. Il Nilo è sicuramente quello più importante, nonché uno dei più lunghi al mondo, e nasce dai Grandi Laghi africani, nella zona centrale dell’Africa, e attraversa dal sud verso nord la parte orientale dell’Egitto. Questo fiume è stato molto importante soprattutto perché ha favorito il fiorire delle antiche civiltà che sono sorte ai suoi piedi.
Il clima egiziano è di tipo desertico su quasi tutto il paese, a eccezione della zona mediterranea, dove è più temperato. Gli inverni sono piuttosto miti, anche se non mancano gelate invernali nel deserto. La popolazione è quasi totalmente araba. Sul piano demografico, è certamente un paese molto popoloso, con circa 80 milioni di abitanti: è lo stato più popoloso del Medio Oriente e quasi tutta la popolazione è concentrata lungo il corso del Nilo. Indubbiamente nel ventesimo secolo la popolazione e l’urbanizzazione sono aumentate molto grazie ai progressi sanitari che hanno fatto in modo che l’Egitto diventasse uno dei paesi maggiormente all’avanguardia in Africa.
Per quanto riguarda le etnie, il gruppo etnico dominante è quello degli egiziani che comprende il 94% della popolazione. Vi sono poi alcune tribù (Beduini, Berberi, Nubiani) che coprono il restante 6%. Pur non essendo un paese a forte connotazione islamica, sul piano religioso la comunità ebraica è praticamente scomparsa, ad eccezione di piccole minoranze, per via dell’emigrazione degli ebrei da questo territorio tra il 1948 ed il 1962. Tuttavia, in passato, in particolare nell’ottobre del 1956, ci fu un periodo di forte astio tra Egitto (Repubblica nata nel 1953) e Israele, soprattutto quando quest’ultimo invase il Sinai, puntando al Canale di Suez. Gli israeliani bombardarono il Cairo e occuparono Porto Said. Qualche giorno dopo, alcuni stati come l’Unione Sovietica, la Francia e il Regno Unito intimarono a Israele di interrompere le ostilità contro l’Egitto, minacciando di intervenire direttamente nel conflitto. Il “cessate il fuoco” entrò in vigore l’8 novembre, e una settimana dopo le truppe di pace dell’Onu giunsero nella zona. Il paese fu affidato alla classe dirigente soprannominata “Liberi Ufficiali”. Successivamente, nel 1976, scoppiò la guerra dei sei giorni che segnò uno dei momenti più drammatici del conflitto arabo-israeliano. Il 28 settembre 1970 morì il presidente della Repubblica, Nasser, rimasto in carica quattordici anni. Alla presidenza andò, così, il suo vice Anwar al- Sadar che, nel 1973, attaccò Israele. Venne ucciso il 6 ottobre 1981. Gli successe l’attuale Presidente Hosni Mubarak.
Ancora oggi l’Egitto si auto-definisce una repubblica araba e socialista e la costituzione organizza il potere politico secondo un sistema semi-presidenziale multi-partitico.
Il potere esecutivo è diviso tra il Presidente e il Primo Ministro. Tuttavia, di fatto, il potere è fortemente concentrato nelle mani del Presidente, che sino al 2005 è stato eletto in consultazioni con un solo candidato.
Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento bicamerale che si suddivide in Assemblea del Popolo – composto da 454 deputati eletti a suffragio universale diretto ogni 5 anni – e Consiglio Consultivo, composto da 264 consiglieri, eletti per 2/3 direttamente e per 1/3 nominati dal presidente per un mandato di sei anni.
Il potere giudiziario è costituzionalmente indipendente e il diritto è di tipo prevalentemente codicistico, salvo per le questioni matrimoniali e di stato personale, dove vige il diritto religioso (coranico e canonico).
In questi giorni l’Egitto vive una situazione di forti tensioni con il popolo in rivolta nei confronti del presidente Mubarak, in carica ormai da 30 anni, e a nulla sono valse le sue promesse di lasciare l’ incarico nel prossimo mese di settembre. Il popolo si aspetta fatti concreti e non promesse che poi, difficilmente, saranno mantenute. Non resta che attendere l’evolversi della situazione e sperare che la situazione possa tornare alla normalità. Lo chiedono quegli egiziani che stanno scendendo in piazza quotidianamente nella speranza di un futuro migliore. Tuttavia, vista la situazione, sarà difficile che le cose possano normalizzarsi nei prossimi giorni.
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