Guelfe e Ghibelline

[stextbox id=”custom” big=”true”]Le donne invadono oggi le piazze d’Italia per dire “Basta”. La nostra collaboratrice esterna Silvana Cerruti ci ha mandato questo interessantissimo contributo con la sua opinione a riguardo. Se non ora, quando?[/stextbox]

Ho la fortuna di capire alcune lingue, giro su internet curiosando tra i quotidiani e i video e quello che leggo e vedo mi fa stare male fisicamente. Mi riferisco a programmi televisivi o articoli di giornali di paesi lontani  in cui abbiamo lasciato ricordi di dignità, sacrificio e lavoro come emigranti e che ora ridono di noi e delle imprese di colui che si ostina a considerarsi il nostro rappresentante e capo.

Ma al peggio sembra non ci sia fine.

Mi entusiasmo al fermento che si è creato tra noi donne, in vista della grande manifestazione di oggi 13 febbraio. «Il modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato – scrivono le promotrici – legittima comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni. Chi vuole continuare a tacere lo faccia assumendosene la pesante responsabilità. Noi chiediamo a tutte le donne, senza alcuna distinzione, di difendere il valore della loro, della nostra dignità e diciamo agli uomini: se non ora, quando?» Sento che questa è la volta buona; che ce la faremo a lasciare un segno, tutte unite e solidali, al di là di etichette politiche (anzi partitiche). Ed ecco che all’ultimo momento sorge questo movimento “contro” di cui si occupa,  guarda che combinazione,  Panorama.

Considero il pluralismo di idee  e opinioni  una ricchezza e quindi mi vado a leggere le motivazioni “contro”,  espresse da donne che la rivista in questione così definisce: “Non hanno mai fatto politica, non appartengono a mondi patinati. Sono donne comuni quelle che «Panorama» ha scelto a campione tra Roma e Milano”.

Mi interessano veramente le loro opinioni, ma il dubbio della strumentalizzazione resta. Vorrei aprire con loro un dialogo e tento di farlo citando qualche stralcio :

… Le donne non hanno più bisogno di scendere in piazza per dimostrare quanto valgono dal punto di vista culturale, morale e professionale.

Mi sta bene Signora, anche io la pensavo come lei e spero di tornare a pensarlo ancora. Le dirò di più: sono convinta che abbiamo anche qualche marcia in più degli uomini. Ma ho capito che non bisogna mai dare per scontato i risultati raggiunti. E poi io appartengo a una generazione che ha creduto e ha combattuto in piazza per i diritti delle donne e  sento il bisogno di affermarli ancora.

…Ci resto male a vedere Corriere e Repubblica che sprecano pagine sui gusti sessuali di un uomo che potrebbe essere mio nonno, mentre il New York Times ci spiega ciò che succede nel Medio Oriente. Posso anche essere critica verso il governo, ma scendere in piazza per queste storie mi sembra pura demagogia.

Signora, il New York Times e gli altri giornali stranieri ci spiegano anche che la situazione italiana è al limite. Sono contenta che lei sia critica verso il Governo, anche io lo sono, sicuramente non solo per le questioni di alcova del signor Berlusconi. Non sto a elencare le mancate riforme o le leggi ad personam o ancora i tagli finanziari fatti così alla cieca e gli attacchi alle istituzioni, mi limito a dirle che mi infastidisce che si parli di cariche istituzionali in termini economici e che queste cariche vengano assegnate seguendo criteri ludici e erotici. Vede signora io credo ancora in certi valori e per questo desidero far sentire la mia voce.

A noi popolo costretto a votare dei simboli senza sapere chi ci sta dietro non è dato far sentire la nostra voce in altro modo che attraverso la piazza. Medio Oriente docet… Ma se lei trova un altro modo per far capire al Governo e al suo capo che così non va, ce lo faccia sapere.

…La dignità è come il coraggio: se uno non ce l’ha, nessun comizio potrà dargliela. Per quanto riguarda le ragazze che frequentavano Arcore, io farei una manifestazione contro di loro per sfruttamento del premier.

Signora, la prima parte della citazione  mi piace. È vero: nessun comizio può darci quello che non abbiamo, ma noi non stiamo partecipando a un comizio ma a una manifestazione libera e indipendente. La seconda parte mi lascia perplessa: ma lei veramente crede che  questo “premier” abbia bisogno di essere tutelato contro donne che intendono sfruttarlo? Si rende conto che la sua affermazione è la peggiore di quante ne sono state fatte in questi giorni anche dai suoi “nemici dichiarati”? E che questa sua convinzione, se fosse condivisa, basterebbe per interdire chiunque non solo dai pubblici poteri?

Anche a sinistra si trovano deputate giovani e carine che hanno lo stesso ruolo delle deputate di destra: buttare una mano di vernice fresca su un potere di uomini vecchi. Per chi dovrei parteggiare? Per una generazione di veterofemministe che ha smesso di combattere quando ha ottenuto il diritto all’aborto?

Signora detto così dà l’impressione che lei  creda che una donna possa essere felice e appagata semplicemente per il diritto di abortire. Mi viene il dubbio che chi scrive non sia una donna ma che queste argomentazioni siano veramente strumenti in mano a chi ci vuole destabilizzare dividendoci ancora una volta.

Signora, noi abbiamo combattuto per avere il diritto di scegliere, per l’autodeterminazione.

Mi permetta di raccontarle come ho capito quanto fosse importante la possibilità di libera scelta e di tutela dell’autodeterminazione.

È stato doloroso ma semplice: da una parte un’amica cattolicissima, che al terzo figlio se n’è andata in Inghilterra ad abortire, dall’altra una donna meridionale emigrata a Torino che al quinto figlio è morta sulle scale di casa, dissanguata dalle pratiche di un’ostetrica. Non ho avuto bisogno di essere indottrinata da nessuno: la mia maestra è stata la vita.

Prima di disprezzare chi ha combattuto anche per i suoi diritti, Signora – e non parliamo sempre e solo di aborto –  rifletta un momento. Lo dico a lei e a tutte le altre Signore che hanno affermato il loro dissenso: sarebbe importante che ognuna di noi chiarisse le sue posizioni apertamente in un confronto sereno, superando questo clima di odio e di contrapposizione feroce. Siamo tornati all’Italia medioevale: Guelfi e Ghibellini – o meglio: Guelfe e Ghibelline – le une contro le altre, armate.

Non esistono più avversari politici, solo nemici dichiarati. In questo clima da curva nord, come possiamo pensare di far crescere il paese? Che futuro prepariamo alle nuove generazioni?

Signore, io oggi scenderò ancora una volta in piazza, perché sono stufa, perché voglio gridare ancora una volta il mio “NO”, ma vorrei  che fosse chiaro anche a voi che non dobbiamo  lasciarci strumentalizzare da chi per il potere è disposto a tutto. Discutiamone insieme, apriamo dei dibattiti… È in gioco il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, e io da  donna di antiche convinzioni continuo a pensare che spetti a noi dare una svolta di buon senso in tutto questo caos; prendere in mano la situazione come solo noi donne comuni, madri, nonne, mogli, oneste  lavoratrici, pratiche e determinate sappiamo fare.

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3 pensieri su “Guelfe e Ghibelline

  1. Il primo commento lo lascio io, è per la parola ostetrica. In realtà le donne che praticavano aborti clandestini non erano quasi mai ostetriche, erano praticone e venivano chiamate in gergo “mammane” per questo ho usato questo termine. Rispetto il lavoro delle ostetriche e le lotte che hanno sostenuto come donne e come professioniste serie e preparate.

  2. ..la linea orizzontale, appunto,per citare una canzone di Franco Battiato e Manlio Sgalambro, ci spinge verso la materia, che è fatta anche di confronti e di conflitti…insomma, pare proprio vero che “quando ce vo…”. Continuo comunque a ribadire che, fino a quando non daremo a noi stesse e ai nostri compagni e ai nostri figli un’educazione fondata sul rispetto della natura della donna, innanzitutto (e questo implica averla riconosciuta, compresa e rispettata), ci ritroveremo periodicamente a scendere in piazza. Oltre alla linea orizzontale faremmo bene a coltivare quella verticale…e a prenderci cura dell’insieme.

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