C'è posta per te

Il postino non porta sempre belle notizie, ma quando fra pubblicità e bollette spunta una denuncia con una richiesta di risarcimento di 500.000 euro, allora la cosa si fa seria.

Qualche mese fa, l’associazione ambientalista Terra! ha messo in luce un’aggressiva campagna di espansione nel mercato italiano da parte della APP, che nel frattempo ha aperto uffici in Italia, Spagna, Regno Unito e Germania. Secondo i dati riportati da Terra!, l’Italia è divenuta oramai il primo importatore europeo di prodotti cartari dall’Indonesia, superando le 77.000 tonnellate, e nel 2009 editori, tipografie e rivenditori di carta hanno acquistato oltre 40.000 tonnellate di carta soltanto dalle tre cartiere indonesiane del gruppo APP: Tjiwi Kimia, Pindo Deli e Indah Kiat. Non si tratta solo di corresponsabilità con la deforestazione, ma di un vero e proprio (talvolta inconsapevole) incitamento a proseguire nella devastazione. Infatti la crescita delle vendite spinge il colosso cartario a produrre di più e alimenta la cronica deficienza di materia prima, il legno, gettando le basi di nuove conversioni di foreste pluviali in piantagioni di acacia. Per questo Terra!, assieme a 40 associazioni ambientaliste europee, ha chiesto alle imprese del settore di interrompere ogni relazione commerciale con il colosso cartario sino-indonesiano.

Terra! ricorda anche un altro aspetto: che acquistando prodotti della APP si favorisce l’espansione sul mercato italiano dei suoi prodotti, che rischiano di mettere fuori gioco la produzione cartaria nazionale proprio in un momento di crisi, dato che la APP gode di un accesso vantaggioso alla materia prima, ai danni delle residue foreste pluviali e delle comunità che vi abitano.

Imprese come Mondadori Printing, De Agostini, Gucci, Versace, Ferragamo, Burgo, Fedrigoni, Kimberly-Clark, Nestle, Kraft, Fuji Xerox, Unilever, Stamples, Office Depot, Corporate Express, Metro, hanno compreso come le pratiche della APP siano distruttive e  incompatibili con i propri valori aziendali e hanno evitato o interrotto l’acquisto di prodotti da APP.
Chi la campana di Terra! proprio non ha voluto ascoltarla sono le Cartiere Paolo Pigna, che non hanno ritenuto importante dare una risposta quando Terra! ha divulgato il legame commerciale tra la APP e Cartiere Pigna, quest’ultima si è affrettata a dichiarare alla stampa che si trattava di una menzogna: “Cartiere Pigna non tiene rapporti commerciali con la società indonesiana Asian Pulp and Paper e non si approvvigiona di prodotti derivanti dalle foreste indonesiane“.

La Pigna però non si è limitata a diramare comunicati: ed è così che un bel giorno il postino ha consegnato a Terra! una bella denuncia per danni. Morale della favola: l’associazione ambientalista è stata così condannata a pagare 20.000 euro più le spese, per aver rivelato un fatto vero. Sembra incredibile, ma è vero: in sede processuale, gli attivisti di Terra! hanno fornito gli estremi di diverse fatture che provano gli scambi commerciali tra Cartiere Pigna e la APP, nonché le analisi scientifiche sui quaderni Pigna Monocromo – uno dei prodotti più venduti dall’impresa – che risultano pieni di fibre provenienti da foreste pluviali, per cui Pigna ha dovuto ammettere di aver acquistato carta dalla APP.

Queste prove non hanno impedito a Pigna di tirare dritto e ottenere una condanna per Terra! “Certo è che una associazione ambientalista ci penserà due volte prima di esporre un crimine ambientale” sostengono preoccupati gli attivisti di Terra!. Insomma, deforestare va bene, distruggere il clima globale anche, denunciare quanto accade invece no.

Terra! ha annunciato che ricorrerà in appello, e nel frattempo ha trovato la solidarietà di oltre cinquanta associazioni: “la legge dovrebbe perseguire le imprese responsabili di crimini ambientali contro le forese pluviali dell’Indonesia e contro il clima, invece di condannare chi ha messo in luce il problema – recita il comunicato – è una palese violazione del diritto di parola, e un tentativo di impedire le campagne ambientali”. Tra i firmatari del comunicato: Greenpeace, Legambiente, Friends of the Earth, Rainforest Action Network e numerosi altri.

Sosteniamo Terra! nella sua battaglia contro un verdetto ingiusto – prosegue il comunicato – consideraiamo l’attacco di Pigna a Terra! cone un attacco a ciascuno di noi, che lavoriamo per un ambiente più sostenibile“. Un recente rapporto di Reporter Senza Frontiere, ha messo in guardia sulla crescita delle intimidazioni verso chi rivela crimini ambientali: “quando si rivelano crimini commessi da imprese e governi locali, iniziano i guai” . Ora, fanno notare gli attivisti di Terra! dall’Uzbekistan all’Indonesia, le intimidazioni sono arrivate all’Italia. Ma chi pagherà per i danni al clima globale?
Scheda: le analisi della carta.
Terra! ha fatto analizzare alcuni quaderni della Pigna dalla IPS Testing, un laboratorio statunitense specializzato nell’analisi delle fibre di carta.

Il campione di quattro quaderni “Pigna Monocromo” a copertina rigida (due quaderni e due quadernoni), è risultato contenere alte percentuali di acacia (tra il 62 e il 74%). L’espansione delle piantagioni di acacia e di olio di palma è la principale causa della distruzione delle foreste pluviali dell’Indonesia, che ha fatto di questo paese il quarto emettitore mondiale di gas serra.
Nei quaderni sono state anche rilevate importanti percentuali di latifoglie miste tropicali (MTH), ossia foresta pluviale ridotta in trucioli e quindi trasformata in carta. Tra le fibre rilevate alcune hanno l’aspetto delle dipterocarpacee (Dipterocarpus spp.) e altre delle Myristicaceae. Si tratta di piante che crescono solo nelle foreste pluviali, e ne fanno parte molte specie minacciate (inserite nella Lista Rossa dell’International Union for Conservation of Nature, IUCN).

I risultati delle analisi dei quattro quaderni Monocromo Pigna

 

 

 

 

Scheda: materie prime legate alla deforestazione.

Qualsiasi azienda può condurre periodiche analisi delle fibre, facendo testare periodicamente i campioni di prodotti di carta che si acquistano e i campioni di nuove carte offerte dai fornitori. Queste verifiche possono rivelare fibre sospette e fornitori poco attendibili. Le analisi delle fibre non hanno costi proibitivi, e vi sono diversi laboratori indipendenti in grado di realizzare questo tipo di ricerche.

MTH: dalla foresta pluviale alla carta
Mixed tropical hardwoods (MTH), o fibre miste tropicali, è un tipo di cellulosa fabbricata con fibre di latifoglie tropicali di una vasta gamma di specie diverse. Viene prodotta trasformando in trucioli gli alberi abbattuti da foreste tropicali naturali, composte da specie diverse, alcune delle quali di grande valore. È un prodotto tipico dell’industria cartaria asiatica.
Il genere Dipterocarpus spp., si trova solo nel Sud-est Asiatico e include 70 specie, oltre la metà delle quali sono incluse nella lista rossa dell’IUCN. Anche 225 specie della famiglia delle Myristicaceae sono considerate dall’IUCN minacciate.  Tanto Myristicaceae che Dipterocarpaceae non vengono solitamente impiegate nelle piantagioni.

Acacia: via la foresta, largo alle piantagioni.
L’ Acacia (Acacia Magnum) è un genere di piante della famiglia delle Fabaceae. L’Acacia Magnum, specie di origine africana, viene impiegata per la produzione di cellulosa e carta. La principale causa di distruzione delle foreste indonesiane è la conversione in piantagioni di acacia per rifornire l’industria della carta. Per soddisfare la propria necessità di fibre, i due grandi conglomerati cartari indonesiani, APRIL e Asia Pulp & Paper, causano impatti letali sugli ecosistemi, le loro specie animali e le comunità locali che le abitano, oltre a causare un impatto diretto sul clima globale. Infatti, le foreste dell’Indonesia custodiscono uno spesso strato di torba, accumulata in 20 mila anni, che contiene fino a 300 tonnellate di carbonio per ettaro. Quando vengono abbattute e drenate per farne piantagioni, e la torba si asciuga e inizia a decomporsi, il carbonio torna in atmosfera.  Come conseguenza, l’Indonesia ha il più alto tasso di deforestazione, ed è diventata il terzo paese per emissioni dopo Stati Uniti e Cina. Malgrado ciò, il governo indonesiano, in accordo con l’industria cartaria, ha accordato dieci milioni di ettari alle piantagioni di acacia per la produzione di carta, una superficie pari a un terzo dell’Italia!
Dall’inizio delle sue operazioni, nel 1984, si stima che la APP, le sue consociate e fornitrici abbiano distrutto un milione di ettari di foresta nelle sole province di Riau e Jambi, per farne piantagioni.

Sergio Baffoni – Osservatorio sulle Foreste Primarie

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