Referendum: storia dei SÌ e dei NO

Tra circa un mese si terrà un referendum su alcuni argomenti molto importanti. I quesiti saranno quattro: il primo riguarderà il “legittimo impedimento”, il secondo sarà incentrato sul nucleare e gli ultimi due quesiti riguarderanno la privatizzazione dell’acqua pubblica.

Come sempre, non mancano polemiche di vario genere e la classe politica si divide in favorevoli e contrari. Quando il popolo viene chiamato a votare, è un momento di grande democrazia e la storia del nostro paese di consultazioni popolari. Il primo referendum è stato quello “istituzionale” del 2 giugno 1946 quando il popolo italiano fu chiamato a votare per la monarchia oppure la repubblica. La maggioranza della gente si dichiarò favorevole a quest’ultima con circa dodici milioni di voti contro i dieci in favore della monarchia. Da qui nacque la Repubblica e non mancarono incidenti e scontri nelle piazze dopo il risultato elettorale. Per questo referendum non era previsto il quorum di validità, cioè il raggiungimento della soglia del 50% + 1 dei votanti.

Sono stati tre i referendum per cui non era previsto il quorum:

Nel 1989 sul conferimento del mandato costituente al parlamento Europeo: vinsero i sì con l’88%.

Nel 2001 sulla modifica del titolo V della Costituzione: i favorevoli furono circa il 64,2%

Nel 2006 sulla modifica della parte seconda della Costituzione. Stavolta vinsero i contrari con il 53,6% dei votanti.

I referendum abrogativi di determinate leggi sono 62.

Uno dei più importanti è quello sul divorzio nel 1974. In pratica, si trattava di votare l’abrogazione della legge Fortuna-Baslini del 1970 con la quale era stato introdotto in Italia il divorzio. Vinsero i NO con il 59,3%

Un’altra consultazione elettorale da ricordare è quella riguardante l’abolizione della pena dell’ergastolo. Era il 1981 ed anche stavolta i NO prevalsero con il 77,4%.

Nello stesso anno il popolo italiano fu chiamato a votare per l’abrogazione di alcune norme riguardanti l’interruzione di gravidanza, ma i NO vinsero anche in questo caso con l’88,4%.

Nel 1985 i NO vinsero con il 54,3% sull’abolizione della norma che comportava un taglio dei punti della scala mobile. Il referendum fu promosso dal PCI e trovò la forte opposizione del PSI.

Come detto, il prossimo 12 giugno saremo chiamati a decidere anche sul nucleare, cosa che il popolo italiano ha “già fatto” nel 1987 (per usare una semplificazione, ndR). In questo caso la maggioranza si espresse con il SÌ per l’80,6%.

Ci sono poi casi di consultazioni popolari dal carattere esclusivamente politico, tipo quella del 1993 quando il popolo decise sull’abrogazione della legge elettorale per introdurre il sistema maggioritario: i SÌ furono l’82,7%.

Ci sono poi i referendum non validi per il mancato raggiungimento del quorum: tra questi i principali sono quello del 1995 sull’abolizione dei poteri speciali riservati al Ministero nelle aziende privatizzate; quello del 1997 sull’abolizione del sistema di progressione delle carriere dei magistrati; quello del 1999 che riguardava l’abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei Deputati; quello del 2005 sulla procreazione assistita.

Il referendum resta, comunque, uno strumento di democrazia molto importante, con il popolo chiamato a decidere su questioni di una certa rilevanza. Certe volte, però, i quesiti vengono appositamente formulati dalla politica in un modo molto tecnico per cui non sempre è facile comprendere il significato del referendum. La storia è piena di referendum fatti fallire appositamente dalla politica che, dopo una consultazione “sorprendente”, ha fatto leggi per aggirare il verdetto popolare.

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