Calcio – Dalle stelle alle stalle: basta passare per gennaio.

Genova, 24 agosto 2010: la Sampdoria è ad un passo dal paradiso, un sogno chiamato Champions League. Si sta giocando la partita di ritorno del turno preliminare di Champions, con i blucerchiati che conducono 3-0 sul Werder Brema, dopo la sconfitta per 3-1 dell’andata. Sembra fatta ma proprio sul più bello una rete di Rosenberg manda tutti ai supplementari, dove Pizarro torna ad essere un buon giocatore e mette dentro il pallone che elimina la Samp.

Genova, 8 maggio 2011: la squadra è ad un passo dall’inferno. Un incubo chiamato Serie B. Si gioca il derby: al sesto minuto di recupero, dopo le reti di Floro Flores e Pozzi (ma con Eduardo che conferma che per il “Grifone” è meglio un citofono che un portiere) l’argentino Mauro Boselli, fino a quel punto oggetto anonimo del mercato rossoblu indovina una traiettoria beffarda che infila Da Costa e condanna alla sconfitta i doriani.

Cos’ è successo quest’ anno? Perché una squadra da Champions è diventata mediocre? Innanzitutto l’allenatore: da Gigi Delneri, capace di lottare con chiunque per un posto in Europa (c’è riuscito perfino col Chievo e il suo limite è esattamente quello), si passa a Mimmo Di Carlo, tecnico preparato ma assolutamente inadeguato. Il mercato estivo, inoltre, è stato molto deludente, senza alcun rinforzo. E dopo l’eliminazione dall’Europa e una prima metà di campionato tutto sommato decente, si sta per compiere il vero disastro.

 

Alla diciannovesima giornata la Sampdoria ha ventisei punti, uno in meno dell’Udinese, tre più del Genoa, sei in meno rispetto alla Roma che è quarta, ma qualcosa s’inceppa: Cassano litiga con Garrone, riempiendolo d’insulti, perché non vuole presenziare ad un evento promozionale. Il presidente scarica il suo campione, che decide di accasarsi al Milan: fuori uno. L’altro elemento della coppia d’oro, Pazzini, finisce all’Inter, che ripaga i doriani con il fumoso Biabiany. Nel mercato invernale arrivano Maccarone, scaricato dal Palermo, e Macheda, dal Manchester United, giovane di belle speranze che sembra incantare i fantallenatori.

Da qui la caduta libera: dieci punti in diciassette partite, solamente il Bari ha fatto peggio. Come se non bastasse, dalla padella alla brace, il tecnico non è più Di Carlo ma Cavasin. Infatti con lui in panchina: scontro diretto in casa col Cesena…sconfitta; scontro diretto in casa con il Lecce…sconfitta; scontro diretto in casa con il Parma…sconfitta; scontro diretto in casa con il Brescia…pareggio nel recupero. Le colpe ovviamente sono anche di Garrone, che forse vuole vendere la squadra: se così fosse è tremendamente vile da parte sua iniziare la stagione con Cassano e Pazzini (e la Champions) stampati sugli abbonamenti, che i tifosi sottoscrivono in massa, e finirla con Biabiany e Pozzi.

 

Il quarto posto, la finale di Coppa Italia di due anni fa…sembrano solo lontani ricordi. La realtà è scritta negli striscioni che i tifosi genoani sbattono in faccia ai “cugini” : “Tornerete in Serie B”, “Bye Bye”, “Garrone è un amico”; il più ironico recita: “Chissà com’è, il sabato alle quindici con lei”.  Succede quando smantelli tutto a gennaio, con Inter e Milan che ringraziano. Chissà invece cosa sarebbe successo se Rosenberg non avesse segnato quel gol.

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