Bandiera rossa trionferà?

“Addio compagni, meglio amici”. Titola così Matteo Pucciarelli nell’articolo di Repubblica.it del 14 luglio dedicato a Nichi Vendola e alla frase pronunciata durante la presentazione del libro di Goffredo Bettini “Oltre i partiti”.

“Nel Pci mi dicevano che non si doveva dire ‘amico’ – ha spiegato il governatore della Puglia – ma che bisognava dire ‘compagno’. Ho passato tutta la vita a ripetermi questa frase. Ma ora ho capito che era una stronzata, perché è stato un alibi per molti crimini. Io preferisco stare con molti amici, che mi aiutano a crescere”.

Un’affermazione che sembra aver sconvolto i numerosi “seguaci” di Vendola che, a suon di critiche, hanno stampato le proprie lamentele sui più grossi giornali italiani. I simpatizzanti del movimento “Sinistra Ecologia e Libertà” non hanno infatti accettato il cambio di rotta del leader di questo partito, sebbene appaia più come una svolta stilistica di linguaggio, piuttosto che un cambiamento concreto. Forse solo una strategia per accaparrarsi qualche voto in più fra i cosiddetti moderati: coloro che non si riconoscono fra i comunisti e i socialisti, che storicamente hanno adottato il termine “compagno” per identificare tutti i membri del proprio partito.

Comunque sia, è inutile spiegare che la Sinistra italiana ha già da tempo rinnegato le trascorse ideologie del vecchio PCI, in maniera ben più palese ed evidente di una frase espressa male. È anche superfluo discutere di quante cose siano cambiate da quando Gramsci o Berlinguer potevano pronunciare certe parole senza risultare ridicoli, o quanto meno poco credibili.

Perché come ha affermato lo stesso Vendola “In Onda” su LA7: “Il Comunismo identifica qualcosa di meraviglioso quando rappresenta una domanda, ma si è trasformato in un incubo quando è diventata una risposta”.

Perché come recitavano alcuni meravigliosi versi di una celebre canzone di Giorgio Gaber, “qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica, qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari, e qualcuno credeva di essere comunista ma forse era qualcos’altro”.

Perché i Compagni erano quelli che si riconoscevano in un progetto comune, e forse basterebbe semplicemente trovarne uno, nuovo, dimenticando i fantasmi di un periodo irripetibile e imparando dai troppi errori che alcuni nostalgici non sono ancora riusciti ad ammettere…

 

Pubblicità