Da circa un mese, non si fa altro che parlare di manovra finanziaria, mercati europei, borse, Bce. E’ difficile comprendere i contenuti di questa manovra anche perché il governo ha apportato numerose modifiche al disegno di legge iniziale. Si era partiti con un contributo di solidarietà che avrebbero dovuto pagare coloro i quali hanno un reddito superiore ai 90.000 euro, ma dopo vari accordi (e disaccordi) all’interno della maggioranza si è deciso che questo contributo (contestato anche e soprattutto dai calciatori) sarà del 3% e verrà pagato dalle persone che hanno un reddito superiore ai 300.000 euro. E’ retroattivo e si applica a partire dal 1 Gennaio 2011. Questa decisione ha scatenato non poche polemiche: da un lato c’era chi voleva che questo contributo fosse più alto e dall’altro c’era chi voleva cancellarlo perché non vuole “mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Un altro punto su cui si è discusso molto è quello che riguarda l’Iva, il piatto forte della manovra. L’aliquota passa dal 20 al 21% e sarà in vigore già dalla data di conversione in legge del decreto: è un provvedimento contro cui si è scatenata l’ira di consumatori e commercianti, in particolare da parte del presidente di Confcommercio,, che ha dichiarato in una recente intervista al quotidiano “Il Mattino”: “Abbiamo stimato che un aumento di tutte le aliquote Iva produrrà un calo dello 0.9% dei consumi con riflessi negativi sul Pil”. Pare, però, che il governo non abbia pensato al Pil, tanto che questo provvedimento è stato preso poche ore prima che la manovra venisse approvato al Senato, mentre non era stato introdotto inizialmente.
Anche gli Enti locali sono stati duramente colpiti: all’inizio era stato deciso che i comuni al di sotto di mille abitanti avrebbero dovuto accorparsi, così come era stato annunciato il taglio delle Province con una popolazione inferiore ai 300.000 abitanti; ora, invece, è rimasto in piedi solo il taglio del 50% dei consiglieri in attesa del ddl costituzionale che riguarderà l’abolizione delle Province, così come sarà inserito l’equilibrio di bilancio.
Nel reparto pensionistico c’è l’incremento dell’età pensionabile per le lavoratrici del settore privato che scatterà dal 2014, vale a dire con due anni di anticipo rispetto alla versione originaria della manovra, mentre è stata introdotta una tassa del 2% sul denaro trasferito all’estero. E’ un provvedimento che riguarda gli immigrati ed è stato fortemente voluto dalla Lega Nord, mentre le coppie che nel 2006 ebbero il bonus bebè, senza averne diritto, hanno l’obbligo di restituire la somma ricevuta entro tre mesi di tempo. Si allenta la stretta sugli evasori fiscali per cui è previsto il carcere solo a due condizioni: 1) l’ammontare dell’imposta evasa dovrà essere superiore al 30% del volume complessivo di affari. 2) l’ammontare della stessa imposta evasa deve essere superiore ai 3 milioni di euro.
Non ci saranno più i giorni di festa per le ricorrenze patronali, anche se sono state salvate le feste laiche.
Insomma, tanti provvedimenti emanati, poi ritirati, poi emanati nuovamente. Al Senato è stata posta la fiducia, impedendo di fatto un vero dibattito parlamentare. Alla fine, comunque, sono sempre le categorie sociali più deboli quelle maggiormente colpite, come avviene, del resto, in tutte le manovre finanziarie. Non è stata introdotta una tassa patrimoniale che, forse, consentirebbe allo stato di avere qualche entrata in più, mentre anche sull’evasione fiscale, vecchia piaga italiana, non sono state prese le misure necessarie a fronteggiarla veramente.
Con questa manovra, tuttavia, si spera che l’Unione Europea, dia più fiducia all’Italia, ma la fine della crisi, per troppo tempo nascosta dai governanti italiani, è ancora molto lontana.