Il 12 settembre una collega esordisce su Skype dicendo: oggi è il terzo anniversario di morte di Foster Wallace. Sapevatelo. Ecco, buongiorno.
Come ho fatto a scordarlo? Arrivo a casa e setaccio la mia Billy, che nasconde e mostra i tesori più nascosti, dal Dylan Dog a un Guccini autografato. Ma non divaghiamo. Dicevo che ritrovo nello scaffale Brevi Interviste a Uomini Schifosi e Dieci Cose Divertenti che Non Farò Mai Più e mi tuffo nel genio letterario di David. Che scherzone ci hai fatto quando ti sei tolto la vita. Ci hai privato di una scrittura inconfondibile, filosofica e umana, spregiudicato senza eguali, di «un cervello che viene voglia di frequentare», come scrive Zadie Smith in una frase poi citata sulla retrocopertina di Considera l’Aragosta.
Libri che sono anche raffinati esercizi di stile che conquista pagina dopo pagina e scritto dopo scritto. Definito dal New York Times un “Émile Zola post-millennio” e “la mente migliore della sua generazione”.
Il suo romanzo d’esordio, La scopa del sistema, si ispira alla sua seconda tesi universitaria, ed esce nel 1987. A soli venticinque anni, si distingue per il suo stile ironico, complesso e acuto. Inevitabile sentirsi piccoli sfogliando le sue pagine, un coltissimo esercizio di romanzo nel romanzo, di racconto nel racconto, oltre che di analisi psicologica, sociale… Ça va sans dire.
I posteri, in genere, si danno una chiave di lettura, cercano di razionalizzare ciò a cui, comunque, non si può dare una logica. Rimane il vuoto che perdite del genere lasciano nei lettori: i vari “era troppo geniale” ed “era troppo grande” giustificano la perdita per riempire lo scarto mentale che si genera nei lettori tra la figura dello scrittore, grande, potente, geniale, appunto, quasi un supereroe letterario immortale e la figura dell’uomo debole e evidentemente problematico che emerge col suicidio. Per dirla con altre parole, è una dimostrazione di affetto, di sentimentalismo, da lettori accaniti.
Comunque non ho intenzione di tirare pipponi psicoanalitici sul parallelismo suicidio & grandezza, però mancherai a tutti.
E poi sarà per quella tua affascinante e misteriosa malinconia, per il capello un poco lungo e la barba incolta, perché sei bello in modo assurdo, ma mi mancherai.