Pochi giorni fa avrebbe compiuto 61 anni. Rino Gaetano non ha bisogno di molte presentazioni perché tutti, dai più ai meno giovani, lo conoscono o per lo meno ne hanno sentito parlare. Classe 1950, nato a Crotone, romano di adozione, è conosciuto da tutte le generazioni nate dopo il 1970 per la sua spontaneità, per la drammaticità dei suoi pezzi, per il surrealismo, la satira e la comicità della maggior parte dei suoi brani. La sua storia mi ha sempre affascinato, sarà per via del coinvolgimento delle sue canzoni, che a me piace definire “ballate”, ma soprattutto perché è vissuto, cresciuto e maturato artisticamente nel mio stesso quartiere di Roma, Monte Sacro. La sua storia ha dell’incredibile. Infatti, il 2 giugno del 1981 Rino morì in Via Nomentana, a pochi giorni di distanza dalla data fissata per il suo matrimonio, davanti all’istituto scolastico dove io, pochi anni dopo, avrei frequentato le scuole elementari, le medie ed il liceo. Nelle sue canzoni non si può non notare un quasi cinico realismo, accompagnato da un sentimentalismo vecchio stile, mai scontato, mai smielato e pur sempre ficcante. Di lui ricordo la sua drammatica ironia, presente in tutte le sue canzoni, nelle più note e nelle meno famose. Non saprei stilare una classifica perché tutti i suoi brani, alle mie orecchie, hanno un senso profondo e unico. La lotta contro l’ingiustizia, contro il perbenismo, contro l’ordinario, contro il precetto, contro il corrotto e contro il clientelismo. La difesa dei diritti dei più deboli, il racconto della guerra visto dagli occhi della povera gente, in particolare nel capolavoro “Aida”, racconti di povertà mai inventati ma figli della vita che vedeva quotidianamente scorrere dinanzi ai suoi occhi. Le storie d’amore raccontate senza mai un (a volte troppo scontato) lieto fine. Vicende d’innamoramenti impossibili, di storie d’amore possibili ma non coltivate . Le sue meravigliose metafore, il legame con la sua famiglia, la violenza delle sue parole che emerge, su tutte, in “Nuntereggae più” e “Il cielo è sempre più blu”, le canzoni più celebri del suo vastissimo repertorio.
Ascoltando oggi, ma son certo anche domani, le ballate di Rino ci si rende facilmente conto di come sembra che il tempo si sia fermato, tanto è palese l’attualità degli argomenti trattati. Dietro il suo umile rivoluzionarismo non c’era l’ombra dell’artista artefatto, non c’erano proclami ma solamente semplici parole urlate con tanta, tantissima rabbia e altrettanta forza, sempre nascosta dietro quel giovane ragazzo dagli occhi dolci e dall’aspetto imprevedibile e molto spesso sorprendente. Rino, maestro di satira e d’ironia, ancora oggi fa sentire la sua assenza, lui che ha spesso messo a nudo con mezzi semplicissimi tutto il marcio che sentiva nell’aria e che purtroppo regna tutt’oggi nel costume sociale di quella “corrottissima” Italia da lui cantata e raccontata e probabilmente, anzi certamente, non ancora cambiata.
Dopo tanti anni ancora oggi mi piace pensare che il cielo dove è volato via quella notte di 30 anni fa sia davvero blu, anzi, sempre più blu, mentre su questo paese i problemi sono sempre gli stessi se non addirittura peggiorati. È questa, infatti, una società in crisi che sente oggi più di ieri il peso della corruzione e del clientelismo, e sente ancora di più il peso dell’assenza e del silenzio di cantautori come Rino Gaetano. Forse anche per questo, pur essendo passato tanto tempo, sento tutt’oggi la voglia di gridare: buon compleanno Rino!