Le Donne hanno la “D” maiuscola

[stextbox id=”custom” big=”true”]Una nuova autrice su Camminando Scalzi

Diamo il benvenuto ad Agostina D’Alessandro, giornalista pubblicista. Dirige il settimanale modenese on line www.dabicesidice.it  e collabora al mensile InPiazza di S. Giovanni Lupatoto(VR) e al bimestrale I Carristi.
A fondo articolo trovate una nota con le sue pubblicazioni. Buona lettura![/stextbox]

Non scrivo questo articolo solo perché siamo a ridosso del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza alle donne. Esso è motivato anche da un brandello di discorso, captato casualmente, fra due amici; discorso che mi ha semplicemente indignato. Parlavano di una donna, una conoscenza comune,  con il primo che chiedeva all’altro: “ma cosa le hai fatto, che ce l’ha tanto con te?”, e con il secondo che, tutto ammiccante e tronfio, rispondeva “cosa  non le ho fatto, vorrai dire, eh eh…”, ponendo esageratamente in evidenza quel “non”, dicendo poco e facendo intendere molto, gettando così  il seme della calunnia, una delle tante forme di violenza nei confronti di una donna.

Oggi, anche la ricorrenza del 25 novembre rischia di essere assimilata alla categoria degli eventi inutili; non nelle intenzioni, certo, ma negli effetti.

Perché fino a quando non si muteranno radicalmente – sia nell’anima degli uomini sia in quella delle donne – pensieri, atteggiamenti, tracotanti certezze, questa, come ogni altra lodevole iniziativa, non servirà a nulla.

Ho già avuto modo di parlarne,  in altre occasioni e in altra sede, attirandomi talvolta critiche, altre volte ricevendo  sguardi di compatimento, quelli per intenderci che “chi tutto sa” riserva ai minus habens mentali… Ma non importa. Ribadisco che anche le migliori iniziative sono destinate a rimanere una semplice esercitazione del diritto a creare virtuose associazioni dai fini più elevati, se non si cambiano le persone.

Perché, paradossalmente, appena smessi gli abiti dei volenterosi e sinceri sostenitori di giuste cause, si ritorna quelli di sempre. A che serve festeggiare un platonico “otto marzo” quando poi si tollera che ancora dei datori di lavoro facciano firmare segrete “dimissioni in bianco” da rendere operative in caso di gravidanza… O ancora, che ci sia chi pensa bene di selezionare il personale femminile per  promozioni e avanzamenti  preferibilmente fra le componenti  più disinvolte… Oppure,  per lo svolgimento del medesimo lavoro, ci sia chi paga alla dipendente donna uno stipendio inferiore. Sono piuttosto critica poi, anche riguardo alle cosiddette quote rosa, che impongono per legge una percentuale di presenza femminile. Senza ricorrere a metafore stantie, con le donne considerate alla stregua di qualche animale da tutelare in quanto incapace, trovo avvilente per l’intelligenza, per il merito, per il talento, per la tenacia, per la volontà, per il coraggio, per la passione, e soprattutto per la dignità di una donna, che essa debba a una imposizione legale il diritto a entrare nel mondo del lavoro o ad avere potere decisionale.

La donna stessa, talvolta, è colpevole della sua condizione di insostenibile sudditanza nel mondo del lavoro, nella società, in famiglia.

C’è poi, grave più di ogni altra cosa, la violenza fisica che vede la donna vittima.

Io, troppo giovane per appartenere agli storici gruppi femministi, troppo vecchia per esserlo in quelli nati nell’ultimo decennio, forse anche troppo indipendente intellettualmente per condividerne totalmente i precetti, ho tuttavia maturato una mia personale fede che forse non è femminista secondo i canoni comuni, ma ha della donna uno straordinario concetto.

Dico sempre che le donne sono custodi di saggezza, forze trainanti, fuochi di passione, scrigni di dedizione. Capaci di sublimi eroismi e luciferine crudeltà. Questo è il nostro preciso ritratto. Per nulla al mondo avrei rinunciato al privilegio di nascere donna.

Per questo sono accanto a tutte le donne vittime della violenza – morale e fisica – entrambe  inaccettabili e atroci, per le quali si chiedono impegni precisi  nella prevenzione e nella punizione. Troppe volte le vittime rimangono senza giustizia e senza pietà.

Ago D’Alessandro Zecchin
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Nota sull’autrice:
Agostina D’Alessandro Zecchin ha pubblicato:

– Segnalibro a pagina 15– 2005 e 2007       Ed.Seneca
– Cara esperta ti scrivo, Vol.I -2006           Ed.Seneca
– Cinque monete d’oro-2006                     Ed.Kimerik
– Cara esperta ti scrivo Vol.II -2008           Ed.Il Piccolo Prisma
– Il cavallo con i piedi nell’acqua– 2008      Ed.Phasar
– …di carta e d’aria… -2010                      Ed. Il Piccolo Prisma

I Diritti d’Autore di ogni libro sono devoluti a favore del Fondo Assistenza orfani della Polizia di Stato, in memoria della figlia Alessandra Zecchin, scomparsa nel 2003.  (note biografiche tratte  da dal sito Zam.it)

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