Bellezza suprema, talento e generosità: Elizabeth Taylor

 Grande bellezza e immenso talentoVerranno messi all’asta da Christie’s, dal 13 al 16 dicembre, i gioielli di Liz Taylor, scomparsa il 23 marzo scorso.

 Sarebbe troppo semplice pensare alla famosa “livella” della poesia di Antonio de Curtis, livella che rende tutti gli esseri umani uguali nella morte e non si cura della ricchezza, della fama, della bellezza… Neppure di una bellezza suprema, come quella di Liz Taylor, donna e attrice straordinaria. Lei stessa un gioiello, per la perfezione dei lineamenti, per lo splendore del sorriso, per la luce degli incredibili occhi viola.

Gioielli sontuosi, i suoi, classificati forse eccessivi e talvolta “kitch” per chi ha gusti semplici, ma comunque gioielli splendidi, veri capolavori dell’arte orafa e, soprattutto, veri capolavori della Natura che in milioni di anni ha trasformato gli Elementi nello splendore di smeraldi, diamanti, zaffiri, rubini e opali. Questo, da grande appassionata di minerali, mi incanta, sicuramente più dell’oggetto da indossare. I milioni di anni di quelle pietre, che sfideranno i secoli, mi hanno fatto pensare con una stretta al cuore alla brevità della vita di chi li ha desiderati, ricevuti in dono, indossati, vivendo con essi, talvolta per essi, momenti di felicità, di commozione, di orgoglio professionale. I suoi gioielli, infatti, sono stati spesso il dono di una riconciliazione con il grande amore della sua vita, Richard Burton, oppure furono indossati in occasioni di particolare importanza, come la consegna degli Oscar.

Molto generosa in vita, Elizabeth Taylor lo è stata anche nella morte. Mettere all’asta questi tesori, stimati per un valore di circa cento milioni di euro, è stato l’ultimo di una serie grandissima di gesti generosi, lei stessa l’ha chiesto nel suo testamento, indicando che i provenUno dei più famosi gioielli di Cartier ti fossero devoluti alla sua Fondazione contro l’Aids, il suo primo e più sentito impegno civile.

Come accade talvolta alle attrici bellissime, anche la Taylor viene ricordata dalle persone superficiali per l’aspetto esteriore, per i matrimoni, per i divorzi… Un vero peccato, perché alla bellezza, agli eccessi, al gossip, ella univa talento e sensibilità recitativa non comuni. Una delle poche “bambine prodigio” passate armoniosamente dall’infanzia all’adolescenza e alla giovinezza, nella sua carriera ricevette due Oscar come migliore attrice. La prima statuetta le venne attribuita per l’interpretazione in Venere in visone (1960) di Daniel Mann, e la seconda per Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966) di Mike Nichols, forse la sua interpretazione migliore. Per la stessa interpretazione ricevette anche il BAFTA quale attrice britannica dell’anno. Insignita dal 1981 anche del prestigioso titolo di “Dame” dell’Impero Britannico, nel 1992 ricevette dall’Academy of Motion Picture Arts and Sciences anche il Premio umanitario Jean Hersholt. Nel 1993 il Life Achievement Award dall’American Film Institute, il premio alla carriera e, nel 2002, l’onorificenza del Kennedy Center Honors dal John F. Kennedy Center for the Performing Arts. Nel 2005 l’ambito Britannia Award for Artistic Excellence in International Entertainment.

Ma, accanto a questi prestigiosi riconoscimenti, le rende onore come donna la sua generosità, unita all’impegno civile, profuso in molte iniziative, la più importante delle quali è sicuramente quella che ho citato, la Fondazione che porta il suo nome, per la lotta contro l’AIDS.

 Ago D’Alessandro Zecchin

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