Molti di voi ricorderanno le scene del film “Titanic”, dove i passeggeri di prima classe venivano fatti accomodare comodamente sulle scialuppe mentre i quelli di terza venivano quasi rinchiusi sui loro ponti per non rubare posti ai privilegiati. Probabilmente si tratta di un esempio un po’ esagerato, ma certe situazioni, diciamo un po’ classiste, sopravvivono ancora oggi.
Ne è un esempio l’attuale politica commerciale di Trenitalia per i treni ad alta velocità. Frecciarossa: quattro modi di viaggiare. Recita così il claim della nuova e discussa campagna pubblicitaria ideata per far conoscere alla clientela i nuovi servizi e le nuove tariffe del trasporto ferroviario di punta di Trenitalia. Quattro livelli di servizio dai nomi accattivanti, Executive, Business, Premium e Standard. I costi dei vari biglietti sono, ovviamente, proporzionati alle comodità offerte. Ma a ben leggere le varie descrizioni, contenute nel sito di Trenitalia, si comprende subito come, in realtà, le nuove quattro categorie di servizio non sono altro che uno spezzatino un po’ raffazzonato delle care e vecchie prima e seconda classe, con un’importante eccezione, la tariffa Standard.
Infatti, per gli sventurati che hanno l’ardire di scegliere l’opzione più conveniente si aprono alcuni scenari inquietanti. Recita testuale il sito ufficiale del servizio, “Le Frecce”: Ai clienti del livello Standard non è consentito l’accesso alle carrozze Premium, Business e Executive. In parole povere, la nuova “quarta classe” del treni Frecciarossa è completamente separata dal resto del treno e i passeggeri che hanno scelto la tariffa Standard, una volta iniziato il viaggio, vengono avvisati del blocco delle porte tra i vagoni, restando isolati. E quando qualcuno ha fatto notare che questi sfortunati utenti non avrebbero avuto accesso ad alcun tipo di ristoro durante il viaggio, Trenitalia si è affettata ad introdurre un “carrellino bar per l’acquisto di prodotti food, bevande calde e fredde e caffè espresso in sostituzione dell’accesso alla carrozza bar/ristorante riservata ai clienti Executive“.
A queste discutibili condizioni di trasporto si aggiunge anche la beffa di uno spot pubblicitario costruito in maniera equivoca. La pubblicità fotografa i quattro livelli di servizio con dei rapidi fotogrammi: Manager al lavoro nella sala riunioni della Executive; uno scompartimento vuoto per la Business; due ragazze che chiacchierano in Premium; una famiglia di immigrati in Standard. La scelta di quest’immagine ha subito sollevato un vespaio di polemiche inneggianti al razzismo o ad una subliminale politica di marketing volta a scoraggiare la classe economica a favore dei servizi più costosi.
La replica di Trenitalia, che si è appellata all’attualità dello spot che rappresenta un’Italia multietnica, e la frettolosa sostituzione della foto incriminata, invece di spegnere il fuoco, hanno trasmesso l’immagine di un’azienda, Trenitalia, colta con le mani nel sacco e in grave imbarazzo. Lungi dal voler pensare male, preferiamo considerare il lancio dei nuovi servizi Frecciarossa come una campagna partita decisamente male e gestita peggio. Un’enorme cantonata presa dal reparto marketing dell’azienda che lascia parecchio perplessi e che si aggiunge ad altre iniziative discutibili intraprese da Trenitalia di recente, ad esempio il taglio dei treni notte nord-sud.
La domanda che ci poniamo è questa: in un momento di grave crisi economica, con il costo dei carburanti alle stelle, dove il treno può tornare ad avere un ruolo decisivo per il traffico delle merci e degli uomini, è sensato attuare strategie, politiche tariffarie e non che scoraggiano l’uso del mezzo ferroviario, rendendolo poco pratico o addirittura antipatico?
Ma soprattutto, Trenitalia, che risultati spera di ottenere?
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