Voi cedereste un giocatore che in pratica segna una partita si e una no? Naturalmente in genere no, ma nel caso di Pato la cosa sembra non essere così sicura. Alexandre Rodrigues da Silva è conosciuto da tutti col nome della città dov’è nato, ovvero Pato Branco (in teoria dunque il papero non c’entra niente, ma vallo a spiegare a chi ama i soprannomi senza informarsi sul loro perchè), nel 1989. Tutta la sua trafila delle giovanili la vive con l’Internacional de Porto Alegre, ma si capisce praticamente subito che la sua permanenza in territorio carioca sarà di breve durata. Anche un mito brasiliano come Falcao esalta subito le sue doti, dichiarando che è pronto per i campionati europei. Ad avere l’occhio più vigile sono gli osservatori del Milan, che alla tenera età di diciassette anni lo acquistano per una cifra pari a ventidue milioni di euro, scatenando l’indignazione di qualcuno. Tra l’altro accade anche qualcosa di inusuale: a causa delle norme FIFA che impediscono i trasferimenti internazionali di minorenni, il team rossonero ha dovuto aspettare la riapertura invernale del mercato per tesserarlo ufficialmente. Infatti, fino al 3 gennaio 2008, ha potuto disputare con i rossoneri solo partite amichevoli. L’esordio avviene con il Napoli e giusto per zittire chi non credeva alla sua favola…segna immediatamente. A fine anno saranno nove reti in diciotto presenze.
Gli anni successivi continua a bucare reti in maniera impressionante, ma le sue presenze in campionato sono quasi pari alle assenze. Questo perchè il ragazzo si infortuna con una costanza disarmante. Muscoli fragili come stoffa che lo tradiscono continuamente e mettono a repentaglio il suo posto in squadra. Come fa a mantenerlo? Semplice. Ogni volta che gioca in quanto sano compie prodigi straordinari.
Chi non ricorda la meravigliosa doppietta messa a segno al “Santiago Bernabeu” contro il mirabolante Real Madrid nella vittoria per 3-2 del “diavolo”?
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Sono le cifre però a parlare per lui, con la media che è superiore ad un gol ogni due partite (nessuno in Italia riesce a tenere il suo passo). Il suo andirivieni con l’infermeria diventa una costante, tanto che i tifosi quasi non si stupiscono più. Attenendoci solo a quest’anno: segna un gol straordinario in trasferta contro la squadra più forte al mondo e nove giorni dopo si procura una distrazione muscolare al bicipite della coscia destra, porta il Milan ai quarti di finale di Coppa Italia con un gol nei supplementari contro il Novara ed esce a fine partita indolenzito (sembra una sciocchezza, in realtà vorrà dire un altro mese fuori).
Tutto qui? No. Incredibilmente c’è anche il lato tecnico. Da due anni a questa parte la incontrastata stella del Milan è lo svedese Zlatan Ibrahimovic, che per rendere al meglio ha bisogno di giocare di fianco ad una seconda punta, mentre Pato si è adattato a fare la prima. Si dice che non possano coesistere (Pato effettivamente rende al meglio quando Ibra non c’è, ma solo perchè diventa lui il principale terminale offensivo) e l’allenatore rossonero Allegri comincia a tenerlo fuori preferendogli Robinho e Cassano. Quindi a cosa si arriva? Si arriva all’idea di cedere Pato. Perchè? Per prendere Carlos Tevez, argentino talentuoso ma bizzoso e incostante del Manchester City. L’accordo, anzi, gli accordi ci sono, anche perchè il nuovo tecnico della squadra che dovrebbe comprare Pato (il Paris Saint-Germain) è Carlo Ancelotti, che lo stima tantissimo. Alla fine però salta tutto. Già, perchè c’è anche un lato sentimentale. Pato ha una vita amorosa fin troppo movimentata per un ragazzo della sua età. A vent’anni si sposa con l’attrice Stefhany Brito, a ventuno è già divorziato, a ventidue si fidanza con Barbara Berlusconi, figlia del presidente rossonero (e padrone di tante altre cose, ma non è qui che ne parleremo). Proprio il numero uno milanista sembra porre il veto alla sua cessione, scontentando chi voleva Tevez, chi non voleva Pato (Allegri?) e chi invece lo voleva (Ancelotti). La cosa più particolare però è l’incredibile spaccatura che si è creata nel popolo rossonero quando si era ventilata la cessione del numero sette. C’era chi era a favore e chi invece considerava il tutto una follia.
Citando Marzullo la domanda nasce spontanea: un giocatore che segna tantissimo, che sembra non rientrare nei piani del tecnico, che si infortuna spesso, che ha solo ventidue anni….è meglio cederlo o tenerlo stretto???