The Butterfly Effect

E l’Italia si fermò, non per colpa di uno sciopero generale o per una serrata dei benzinai, ma per una farfalla. Non stiamo parlando di un raro esemplare del meraviglioso insetto, ma del tatuaggio sull’inguine di Belen Rodriguenz che tutta l’Italia ha potuto ammirare in diretta al festival di San Remo.

Per quasi due giorni i giornali e le telecamere di tutte le televisioni nazionali si sono  concentrati sul vertiginoso spacco del vestito della showgirl argentina. Sui blog, decine di appassionati di tv hanno scritto articoli al fulmicotone dibattendo sulla volgarità più o meno esibita durante il più bigotto programma della stagione televisiva.

Ma a completare il quadro ci hanno pensato i principali quotidiani on line che con lunghe e particolareggiate gallerie fotografiche hanno permesso agli italiani che non hanno avuto il coraggio di vedere il Festival, di poter ammirare quel piccolo tatuaggio situato nel luogo che fa più bollire il sangue al maschio italico.

Per quarantotto ore l’uomo della strada è stato coinvolto nell’affannoso dibattito:
Belen indossava o meno biancheria intima e se la indossava di quale foggia, colore e misura?

Un dubbio quasi amletico fugato, fortunatamente, dalla stessa Rodriguez il giorno dopo, che, rassicurando gli italiani più pudici, ha spiegato il motivo per cui ha indossato un abito così audace: “Sono la donna delle provocazioni, mi piacciono i contrasti. La prima sera mi sono presentata come una principessa, con i capelli raccolti e il vestito nero; la seconda ho esagerato. Ho fatto, com’è che si dice…l’ammaliatrice. Ma gli slip c’erano”.

La Shibue Coture, piccola azienda della Florida, produttrice di questo particolare indumento intimo, gli strapless panty, ha visto, nel giro di poche ore, un pauroso incremento delle vendite del suo prodotto in un mercato, l’Italia, dove fino a quel momento, non aveva venduto nemmeno un brandello di stoffa. Potenza delle farfalle.

Ma mentre l’Italiano Medio si lambiccava il cervello sullo spacco di Belen, invidiava Fabrizio Corona e decideva quale delle veline sanremesi era la più sexy, il mondo continuava ad andare avanti.

Il governo Monti annunciava l’intenzione di abrogare o ridiscutere contratti di lavoro, ammortizzatori sociali e welfare state, la Grecia, travolta dai disordini e dalle proteste di piazza, cedeva al ricatto delle nazioni dell’Eurogruppo tagliandosi la gola con una finanziaria suicida e le solite agenzie di rating declassavano mezza Europa, facendo impazzire Borse e Spread.

Tutte notizie sovrastate dal Festival di San Remo e dalle prodezze dei suoi ospiti e delle sue presentatrici.

Davanti a certi fenomeni mediatici, a certi “reality show” in miniatura, lo sconcerto o la delusione sono i primi sentimenti che colgono l’animo. Non per una questione di bigotteria o di finto perbenismo, ma perchè è bastato l’inguine di una bella figliola come Belen Rodriguez per congelare l’Italia e anestetizzare gli Italiani.

Del resto questo è il paese dove i reality show continua a detenere invidiabili record di audience, dove i dibattiti su chi deve uscire dal Grande Fratello occupano quasi lo stesso spazio e la stessa importanza della crisi economica internazionale e nel quale ogni scusa, ogni distrazione è ottima per mettere da parte la vita quotidiana, l’impegno civile e i problemi della nazione.

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