Dopo 150 anni dall’unitá d’italia, si sta attuando per mezzo della Lega nord una strategia politica volta alla sua divisione. Non si tratta della separazione della “Padania” dall’ “Africa” , cioè il meridione, ma di tracciare una croce nera su una città – simbolo.
Napoli, la terza città d’Italia, capitale storica del Sud, porto commerciale e lido di cultura, oggi non vive più il sentimento soporifero di morte, dovuto dapprima al secolare problema della camorra e della disoccupazione: il napoletano oggi vive la propria eutanasia. La forma mentis tipica e pessimista del “non c’è più niente da fare” si instilla sin da piccoli a causa del bombardamento visivo dei rifiuti, di cui i media si limitano alla mera e puntuale testimonianza e nulla più, documentandone la normalità. Purtroppo la drammatica notizia a cui non si è dato per nulla risalto è che nell’anno delle sue celebrazioni per l’unità, l’Italia non muove un dito per Napoli, nonostante la volontà attuale del napoletano di risolvere radicalmente la questione rifiuti esplicitata nell’elezione di De Magistris. Partenope oggi è reietta. Sedotta dagli ideali di libertà dei Savoia ma da loro trafugata di ricchezze e risorse umane; costretta per decenni ad ingoiare rifiuti (tossici) padani, Napoli ora vede sbarrarsi con ogni pretesto qualsiasi richiesta d’aiuto in una situazione ad alto rischio sanitario.
La mancata solidarietà, con l’abbandono di Napoli al suo destino, manifesta un sentimento di indifferenza/compiacenza (o peggio ancora un reale desiderio) di buona parte dell’Italia nell’ annientamento dei napoletani, un processo diviso in annichilimento morale, con l’umiliazione in mondovisione della “monnezza”, e fisico, con i danni alla salute dovuti alla diossina dei roghi di rifiuti. Dopo 17 anni di agonia emergenziale, dopo 150 anni dall’unità d’Italia, la città partenopea vive la sua morte: nell’arco di una generazione lo stereotipo “pizza e mandolino”, accettabile con un sorriso, è sommerso da un infinito oceano di “monnezza”, un marchio che sarà indelebile per i futuri nati: la terra li umilierà prima ancora di venir alla luce.
Dietro le quinte, il disegno di secessione del Nord si sta attuando proprio partendo dal Sud: non è un caso che quest’anno si è assistito a numerosi vilipendi alla bandiera. Se dietro le rivolte c’è sempre lo zampino della camorra, che si sta scatenando con roghi e sommosse nel napoletano, nei casi dei vilipendi non si può parlare di malavita, ma più plausibilmente di persone esasperate. A Napoli e provincia si respira aria appestata e quindi la volontà di “rifiutare” l’Italia è comprensibile e palpabile.
Eppure Napoli non merita una pietra tombale. É la sede della prima università laica in Europa, la Federico II nel 1224*, e dei primi conservatori musicali nella storia nel 1500; ha un patrimonio storico – architettonico di valore inestimabile; ha il cibo più imitato nel mondo, la pizza. L’unità d’Italia avrebbe dovuto rendere la prosperosa Partenope libera e felice, invece ancor oggi è dilaniata dallo strapotere del nord e dagli interessi camorristici. Il sogno di libertà dei nostri padri fondatori per i più deboli è soffocato dagli interessi dei più forti. L’azzurro mare e l’azzurro cielo, simboli di Napoli e d’Italia, svaniscono nella grigiastra nebbia dei roghi.
*si ringrazia Daniela Scarpa per l’integrazione.