L'annientamento di Napoli.

Dopo 150 anni dall’unitá d’italia, si sta attuando per mezzo della Lega nord una strategia politica volta alla sua divisione. Non si tratta della separazione  della “Padania” dall’ “Africa” , cioè il meridione, ma di tracciare una croce nera su una città – simbolo.

Napoli, la terza città d’Italia, capitale storica del Sud, porto commerciale e lido di cultura, oggi non vive più il sentimento soporifero di morte, dovuto dapprima al secolare problema della camorra e della disoccupazione: il napoletano oggi vive la propria eutanasia. La forma mentis tipica e pessimista del “non c’è più niente da fare”  si instilla sin da piccoli a causa del bombardamento visivo dei rifiuti, di cui i media si limitano alla mera e puntuale testimonianza e nulla più, documentandone la normalità. Purtroppo la drammatica notizia a cui non si è dato per nulla risalto è che nell’anno delle sue celebrazioni per l’unità, l’Italia non muove un dito per Napoli, nonostante la volontà attuale del napoletano  di risolvere radicalmente la questione rifiuti esplicitata nell’elezione di De Magistris. Partenope oggi è reietta. Sedotta dagli ideali di libertà dei Savoia ma da loro trafugata di ricchezze e risorse umane; costretta per decenni ad ingoiare rifiuti (tossici) padani, Napoli ora vede sbarrarsi con ogni pretesto qualsiasi richiesta d’aiuto in una situazione ad alto rischio sanitario.

La mancata solidarietà, con l’abbandono di Napoli al suo destino, manifesta un sentimento di indifferenza/compiacenza (o peggio ancora un reale desiderio) di buona parte dell’Italia nell’ annientamento dei napoletani, un processo diviso in annichilimento morale, con l’umiliazione  in mondovisione  della “monnezza”, e fisico, con i danni alla salute dovuti alla diossina dei roghi di rifiuti. Dopo 17 anni di agonia emergenziale, dopo 150 anni dall’unità d’Italia, la città partenopea vive la sua morte:  nell’arco di una generazione lo stereotipo “pizza e mandolino”, accettabile con un sorriso, è sommerso da un infinito oceano di “monnezza”, un marchio che sarà indelebile per i futuri nati: la terra li umilierà prima ancora di venir alla luce.

 

Dietro le quinte, il disegno di secessione del Nord si sta attuando proprio partendo dal Sud: non è un caso che quest’anno si è assistito a numerosi vilipendi alla bandiera. Se dietro le rivolte c’è sempre lo zampino della camorra, che si sta scatenando con roghi e sommosse nel napoletano,  nei casi dei vilipendi non si può parlare di malavita, ma più plausibilmente di persone esasperate. A Napoli e provincia si respira aria appestata e quindi la volontà di “rifiutare” l’Italia è comprensibile e palpabile.

 

 

Eppure Napoli non merita una pietra tombale. É la sede della prima università laica in Europa, la Federico II nel 1224*, e dei primi conservatori musicali nella storia nel 1500; ha un patrimonio storico – architettonico di valore inestimabile; ha il cibo più imitato nel mondo, la pizza. L’unità d’Italia avrebbe dovuto rendere la prosperosa Partenope libera e felice, invece ancor oggi è dilaniata dallo strapotere del nord e dagli interessi camorristici. Il sogno di libertà dei nostri padri fondatori per i più deboli è soffocato dagli interessi dei più forti. L’azzurro mare e l’azzurro cielo, simboli di Napoli e d’Italia, svaniscono nella grigiastra nebbia dei roghi.

 

*si ringrazia Daniela Scarpa per l’integrazione.

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Vibrazione e Musica

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L’articolo riprende degli excerpta tratti da “La composizione musicale tra spiritualità e mercificazione”, rielaborati e opportunamente integrati dallo stesso autore. Per la consultazione integrale del testo originario si rimanda qui. Buona lettura.  [/stextbox]

La vibrazione è un’oscillazione meccanica attorno a un punto di equilibrio. In altri termini si potrebbe definire la vibrazione come energia, quindi come Vita. Tuttavia l’uomo, per sua natura, può vivere solo una parte del mondo delle vibrazioni, per cui il silenzio da lui percepito viene inteso  come vuoto di materia o Morte. Così non è: se la materia non esistesse o l’ energia cessasse,  secondo la teoria della relatività di Albert Einstein si verificherebbe l’annichilimento del Tutto.

Gli antichi Greci intuirono nel moto dei pianeti un’armonia inudibile del cosmo: secondo i pitagorici l’armonia delle sfere era considerata la più nobile tra le musiche poiché perfetta. L’universo, come studiato dall’astrofisica, è un affascinante mondo di vibrazioni: solo grazie alle moderne tecnologie è stato possibile rendere percepibili i suoi suoni. É il caso della CMB, la radiazione cosmica di fondo, il suono fossile del Big Bang; o delle Pulsar, particolari stelle che emettono radiazioni a impulsi regolari, tradotte in un ritmo percussivo regolare.

I Greci intuirono anche che alla radice del moto dei corpi, dal pianeta fino, ad esempio, alla nostra mano, si cela un suono per noi inudibile: vale la pena citare la teoria delle stringhe se pur priva di valenza scientifica, secondo cui il Creato si fonderebbe sulla vibrazione. Se si volesse acuire non solo la vista ma anche l’orecchio verso un grado di percezione ideale, scopriremmo un cosmo di vibrazioni; e così il gesto del direttore d’orchestra, i movimenti di danza, le melodie descritte dell’arte plastica (desunte dal musicologo Marius Schneider nella sua opera “Pietre che cantano”), le gestualità del coro delle Manos Blancas o più comunemente la mimica e l’energia dell’uomo nei suoi rapporti sociali, non sono altro che mute vibrazioni, urla tese per lo più a essere ignorate. I rapporti tra gli uomini, visti con “occhio musicale” potrebbero essere  intesi come “armonie” consonanti o dissonanti, l’Amore come sintesi tra due corpi vibratori, creanti una fusione di energie atte alla Vita.

La Musica è l’unica Arte che si fonda sulla vibrazione e che concilia la mente e il cuore; chi può coglierne gli aspetti inudibili può sublimare sé stesso nel Creato.

Formula 1 – Epic Button.

Pazza gara quella del Canada. La pioggia, fenomeno della natura più volte invocato da Ecclestone per garantire spettacolo, oggi si è abbattuta copiosa sul circuito di Montreal. Dopo 25 giri, a causa di un violento nubifragio, si è reso necessario uno stop alla corsa durato per ben due ore. Dalla roulette russa del meteo, il numero vincente è il n.4 di Jenson Button. L’inglese è stato sin dalle prime battute al centro della scena, suo malgrado: prima elimina il suo compagno di squadra Lewis Hamilton, in una collisione evitabile, poi a gara ripresa fa fuori Fernando Alonso, che abbandona una gara già segnata da una pessima scelta strategica. Dopo la collisione con lo spagnolo, l’inglese si ritrova ultimo ma per sua fortuna, grazie all’intervento in più occasioni della safety car,  il distacco dal leader Sebastian Vettel non è mai stato incolmabile.

 

Negli ultimi cinque giri Button è stato autore di un’autentica prodezza ossia superare due mastini come Michael Schumacher, esaltatosi in queste condizioni, e Mark Webber; infine pressa Vettel che commette un errore proprio nell’ultimo giro. Button effettua il sorpasso vincente proprio a poche curve dal traguardo, regalando un colpo di scena ai pazienti appassionati dopo quattro ore di gara.

 

 

 

Capitolo Ferrari: strategia pessima, Alonso mai in gara e Massa incapace di guidare senza errori una macchina che nel week end ha dimostrato un potenziale vincente. Il brasiliano segue troppo a lungo Kobayashi, il cui talento non si discute ma con una Sauber che non è certo un fulmine di guerra. Poi nel doppiaggio di Glock (che in sostanza gli fece perdere il mondiale nel 2008) Felipe evidentemente si emoziona, dimenticando che mettere le ruote slick sul bagnato con uno scarto brusco e in piena accelerazione può essere fatale. Massa sbatte come un pivellino sul guard rail, distruggendo l’ala anteriore e perdendo la possibilità di andare a podio. Onora la gara compiendo sul fotofinish un bel sorpasso a Kobayashi ma il sesto posto è un risultato deludente. Oggi Massa avrebbe potuto riscattarsi con un bel risultato, peccato che non ci sia riuscito. La sensazione è che a causa del grave incidente occorsogli a Budapest nel 2009 e della sudditanza psicologica nei confronti di Alonso, il brasiliano, duole dirlo, non sia più all’altezza dei piloti di vertice.

F1 – Il dominio tecnico Red Bull e la crisi Ferrari.

Il Gp di Spagna di domenica scorsa è stato vinto da Sebastian Vettel e dalla Red Bull per l’ennesima volta in stagione, anche se spuntandola per soli sei decimi sul combattivo Lewis Hamilton. Dopo poche gare il campionato sembra non suggerire più niente alla Ferrari, troppo indietro dai primi e con un divario di prestazioni incolmabile. Nell’ultimo Gp è parso anche chiaro che il distacco di un secondo subito in qualifica da Mclaren e Ferrari è stato recuperato in gara soltanto dal team anglosassone. É naturale chiedersi i motivi di prestazioni così diverse tra qualifica e gara tra i top team: pur non avendo fonti certe, si proverà ad illustrare la situazione.

 

Secondo rumors provenienti dal paddock, sembra che il DRS, il sistema di flap mobile posteriore introdotto quest’anno, sia di gran lunga più efficiente sulla Red Bull che su tutti gli altri team. In qualifica l’utilizzo di tale dispositivo è consentito per tutto il tracciato e la Red Bull beneficia pertanto di un vantaggio tecnico considerevole.

Inoltre la macchina sembra che abbia il sistema di scarichi più efficiente del mondiale, capace di garantire maggiore deportanza al posteriore con l’emissione di gas caldi anche in fase di rilascio dell’acceleratore. Questo sistema tuttavia richiede maggiori consumi di carburante, che non incidono  tanto sul giro secco della qualifica piuttosto in gara, con un carico di benzina supplementare nell’ordine dei quindici chili, con un handicap stimabile in  due decimi al giro. Il dispositivo imbarazza non poco la FIA, che se da un lato lo considera illecito dall’altro ne permette l’utilizzo, almeno fino alla riunione tecnica dei team prevista per il Gp del Canada. Decretarne l’abolizione significherebbe vanificare milioni di euro spesi per progettazione e realizzazione, contrariamente allo spirito della politica di risparmi messa in vigore da qualche anno.

 

Il tallone d’achille della Red Bull, elemento risaputo, è il KERS, utilizzato rispetto agli altri team con parsimonia per problemi di surriscaldamento; questa scelta può far perdere due, tre decimi al giro. In linea di massima,  risulterebbe chiaro che è la Red Bull che vede svanire in gara l’ enorme vantaggio delle qualifiche e che non sono le altre squadre ad andare più forti sul ritmo gara.

 

 

 

 

La situazione Ferrari è ben sintetizzata dalla gara spagnola: ha il miglior pilota del mondiale, Fernando Alonso, ed una macchina dalle prestazioni mediocri. Infatti, lo spagnolo dopo aver tenuto testa per ben diciotto giri, in soli quaranta ha subito il doppiaggio. Colpa di scelte tecniche conservative, che alla luce di modifiche regolamentari così importanti quest’anno non hanno pagato. La situazione è allarmante se poi  a nulla sono valse le novità aerodinamiche per il Gp di Spagna: la F150 Italia allo stato attuale è più lenta della vettura dell’ anno scorso. Di conseguenza, nel periodo di progettazione della vettura del prossimo anno, notizia di ieri, è stato rimosso dall’incarico di direttore tecnico l’ing. Aldo Costa. Per i tifosi non rimane altro che sperare nei circuiti dove conterà più il pilota, come quello di Montecarlo dove si può sperare di rivedere già questa domenica la Ferrari tra i primi, grazie al talento straordinario di Alonso.

F1 – Gp Turchia. Doppietta Red Bull, primo podio Ferrari.

Sebastian Vettel domina il Gp di Turchia, prima gara europea dell’anno.  Il tedesco non perde un colpo, grazie alla superiorità tecnica della Red Bull e all’ottima gestione e interpretazione degli pneumatici Pirelli. Non c’è molto da dire sul piano prettamente sportivo: le gomme Pirelli, il Kers e il Drs sembrano gli unici fattori d’interesse, in uno sport giunto ad un punto anacronistico. Le voci di vendita dei diritti tv, in scadenza nel 2013, da parte di Bernie Ecclestone al binomio Murdoch-Agnelli sembrano voler restituire quella dimensione puramente sportiva, non dopata dai tecnicismi, che i nostalgici della F1 continuano a sognare.

L’unica notizia, e nota lieta per i ferraristi,  è il primo podio della stagione con Fernando Alonso che ha battagliato a lungo con l’altra Red Bull di Mark Webber. Alonso nelle prime fasi di gare riesce a superare Hamilton e Rosberg, tallonando Webber, secondo. Nel tratto centrale di corsa lo spagnolo è stato addirittura il più veloce in pista, riuscendo a superare Webber e lasciando sperare di poter conservare il secondo posto fino al traguardo. Purtroppo però nell’ultimo stint di gara Alonso viene superato e la Red Bull ancora una volta si dimostra l’auto da battere. Felipe Massa è l’ombra di se stesso dal mondiale perso all’ultima gara in Brasile: per il brasiliano, giunto undicesimo al traguardo, questa potrebbe essere l’ultima stagione in rosso. Per quanto riguarda gli altri, in crisi la Mclaren, (Hamilton quarto, Button sesto), illude la Mercedes con RosberG partito terzo e finito quinto. La Red Bull è sempre lì, davanti a tutti, con i rivali che annaspano e si alternano di gara in gara.

 

 

Il terzo posto per la Ferrari è  un risultato più importante per il morale che per la classifica. Quest’anno il divario tecnico sembra incolmabile tuttavia si può ancora sperare per una rimonta, visto che la rossa è stata autrice negli anni precedenti di rimonte impensabili. Le incognite legate alle prestazioni sono imputabili principalmente alle gomme Pirelli: senza la possibilità di test privati, si possono valutare i progressi tecnici unicamente nei weekend di gara. L’handicap Ferrari è insito nell’interpretazione delle gomme, ancora non ottimale, e nel grip aerodinamico, aspetto in cui la Rossa soffre particolarmente anche se in netta rimonta di prestazioni. La speranza è che l’esperienza della Ferrari incida in positivo nel proseguimento del campionato, evitando di poter assistere ad un monologo di Vettel e della Red Bull.

Osama Bin Laden: omicidio o pena di morte?

La morte del leader di Al Qaeda apre un dibattito più ampio che prescinde dall’avvenuto o presunto decesso. Si ricordi che i due governi Bush ed Obama, a fronte della tragedia dell’undici settembre, hanno manifestato entrambi l’intenzione (apparente) di catturare lo sceicco saudita: infatti dopo soli due giorni dall’attentato alle Twin towers, in una nazione in pieno shock, George Bush jr ha dichiarato “cattureremo Bin Laden” ( via | ilpiccolo). Anche Barack Obama al suo insediamento sostiene che “uccidere Osama non è necessario” (via | timesonline). Come è stato già chiaro per il premio nobel per la pace Mahatma Ghandi,  le buone intenzioni costituiscono la strada verso l’ipocrisia e il male.

 

 

Per Obama, e quindi per gli USA,  con la morte di Bin Laden giustizia è stata fatta. Quale ricordo si conserverà nella storia per un gesto simile? L’uccisione costituisce un epilogo che la storia dell’uomo potrebbe rendere amaro se il mondo si evolverà verso la convivenza civile, ammesso che ciò avvenga. Tuttavia si prospettano tempi assai lunghi per un uomo più mite: l’antica legge del taglione il cui principio è intrinseco nella pena di morte è propria dell’uomo barbaro ed è presente ancora oggi, dal regime politico autoritario fino alle democrazie occidentali, come Usa e Giappone. È altresì chiaro che l’inclinazione ad un sistema di leggi violente dipende dalla natura dell’uomo: chi idolatra l’America per il benessere e per la democrazia si dimentica, o nasconde delittuosamente,  di una società che approva l’utilizzo delle armi e della pena di morte. Chi si compiace di un delitto non può che approvarlo arretrando negli stati primordiali dell’umanità; la restituzione del danno non migliora l’uomo confinandolo in un perenne stato di non evoluzione e di cultura primordiale; come insegna la Fisica per ogni “reazione uguale e contraria” non vi è cambiamento.

 

Senza mutamenti non vi possono essere evoluzioni e ciò per gli uomini si traduce nella cessazione della speranza. Per restituire il sentimento dissolto completamente dalla tragedia delle due guerre mondiali, l’Europa ha processato i criminali nazisti in un’azione lunga e sofferta per i familiari delle vittime, gettando però una pietra miliare per la storia. Nel processo di Norimberga si è vero applicata la pena di morte per molti dei gerarchi nazisti, in particolare per i più fanatici hitleriani,  ma per alcuni di essi che hanno espresso pentimento è stata comminata una pena detentiva (fonte Wikipedia.org) . È stata quindi la rieducazione l’obiettivo del processo e  il modello positivo da trasmettere, di risposta all’efferato genocidio. Non si è cavalcata la sete di vendetta, l’onda emotiva, per un’uccisione istantanea, che appaga solo nell’immediato. Solo con un equo processo si può tracciare una speranza di vera giustizia ma soprattutto chiarire tutti gli aspetti oscuri. Chi raccoglie quest’aspirazione può solo contribuire a migliorare il mondo, chi soddisfa la sete di sangue aspira al consenso temporaneo del popolo proprio come nelle arene degli antichi romani. Pollice verso, Obama.

F1 Gp della Malesia – Ancora Vettel.

Vince ancora Sebastian Vettel, in maniera meno netta rispetto alla gara in Australia.  Il campione del mondo non riesce a scappare durante la corsa ma la sensazione è che il potenziale della Red Bull non sia stato del tutto espresso: lo testimoniano l’inutilizzo del kers e una condotta di gara generalmente conservativa. Qualche preoccupazione per il tedesco è sorta quando dopo metà giri Hamilton può teoricamente concludere senza ulteriori stop montando le gomme dure, a differenza di Vettel che ha ancora quest’obbligo. Nel timore di subire il sorpasso con la sosta ai box, Vettel spreme la vettura infliggendo immediatamente distacchi pesanti, senza l’ausilio del kers. Il tedesco, con tono preoccupato, richiede più volte via radio di poter  utilizzare il dispositivo ma dai box gli rispondono: ” We will not discuss anymore”.  Poi con Hamilton che rientra ai box per sostituire le inefficaci dure, il tedesco può rasserenarsi, effettuare il cambio gomme e concludere primo senza ulteriori preoccupazioni.

 

La gara è stata condizionata dall’eccessivo degrado delle gomme;  nei valzer dei pit stop (minimo 3 soste per pilota) ci sono stati diversi rovesciamenti di classifica di cui ha approfittato Jenson Button. Il pilota con una condotta sorniona, com’è suo solito, si piazza al secondo posto. Grazie alla sua guida pulita egli è bravo a gestire gli pneumatici e a farli durare più di Lewis Hamilton, che per il degrado, ha dovuto subire i sorpassi di Heidfeld, ottimo terzo posto per la Renault, e di Webber, quarto. Per non finire la gara sui cerchioni, Lewis rientra forzatamente ai box e così dal podio scivola fino al settimo posto.

 

 

 

La Ferrari ha un passo gara molto efficace per cui è stato possibile sperare in un piazzamento da podio. Domenicali nel difendere la pessima qualifica ha alluso alla tattica del catenaccio, ossia la (solita) scelta conservatrice di puntare tutto sulla gara, a scapito della prestazione sul giro secco. Sebbene in corsa si facciano i punti, tuttavia dovrebbero spiegare al team principal che inseguire i rivali procura una costante pressione che può far sbagliare; ed oggi, purtroppo, due errori fatali hanno condizionato il risultato finale: il primo lo commettono ai box con Massa nel problema di montaggio dell’anteriore sinistra, che ha relegato il brasiliano nelle retrovie; il secondo errore, piuttosto grave,  è di Alonso che negli ultimi giri di gara sbaglia la valutazione di distanza nella battaglia con Hamilton, terzo in quel momento, piombandogli addosso e distruggendo l’ala anteriore. Alla fine Massa ed Alonso si piazzano quinto e sesto, con un po’ di rammarico per gli sbagli commessi ma con l’auspicio che una crescita di prestazioni vi sia anche in qualifica, nel prossimo week-end di gara in Cina.

F1 Gp d'Australia. Vettel domina, Alonso quarto con le unghie.

Sebastian Vettel, campione del mondo in carica, domina il Gp d’Australia, gara inaugurale del campionato di F1 2011. Il Circus riapre i battenti all’insegna dei colori Red Bull, la vettura più forte della scorsa stagione che anche quest’anno pare confermare la supremazia tecnica. Vettel ha avuto vita facile sin dalle qualifiche, infliggendo distacchi siderali agli avversari: 0.8′  ad Hamilton secondo e 1.4′ ad Alonso e 2” a Massa. In gara il tedesco si è limitato a controllare la Mclaren di Hamilton,  mai stata insidiosa.

 

 

La gara in Ferrari

La Ferrari com’era immaginabile ha corso in difesa, cercando di limitare i danni quanto più è possibile. Alonso e Massa hanno corso due gare opposte: il primo ha avuto una pessima partenza, ritrovandosi nono al primo giro; tuttavia lo spagnolo si è riscattato a gara in corso tenendo un ottimo passo, superiore alla Red Bull di Mark Webber che ha scavalcato, e riuscendo ad insidiare nel finale il terzo posto del sorprendente Petrov su Renault. Il quarto posto artigliato con le unghie costituisce un ottimo risultato, difficile prevedere uno migliore.

Felipe Massa nelle prime fasi di gara lasciava sperare in un risultato migliore del settimo posto finale. All’inizio si è difeso strenuamente dalla McLaren di Button, nettamente superiore: i tifosi sembravano aver ritrovato il brasiliano dei tempi migliori, combattivo come non mai. Tuttavia dopo il sorpasso subito da Button, se pur compiuto in modo irregolare e sanzionato con un drive trough, Felipe si arenava nelle secche del centro gruppo, concludendo al nono posto; complice la doppia squalifica delle Sauber per alettone posteriore irregolare che lo precedevano, il ferrarista è sopravanzato di due piazze, aumentando il bottino di punti.

 

Considerazioni sul nuovo regolamento

Sebastian Vettel è stato l’unico pilota di vertice ad aver interpretato al meglio le nuove gomme Pirelli. Prestazioni così nette e al tempo stesso largamente variabili delle vetture sono da imputarsi unicamente agli pneumatici. Il tracciato di Melbourne, poiché  cittadino, è atipico e l’asfalto è molto scivoloso, per cui  le gomme morbide hanno offerto prestazioni e durate migliori rispetto alle gomme dure essendo più aderenti alla pista. E ciò ad esempio ha influenzato la strategia di Mark Webber, che ha dovuto effettuare uno stop supplementare per sostituire le dure con le morbide. Inoltre la Ferrari, dalla metà gara e quindi a circuito gommato, è stata la più veloce di tutte le altre squadre: il giro più veloce di gara è di Massa.

 

L’ala mobile è sicuramente un prezioso ausilio per superare vetture con un divario minimo di prestazioni sul giro tra 1.5” e 2”. Può essere utile, per esempio, per vedere la Ferrari non imbottigliata dietro una Toro Rosso di turno. Tuttavia le distanze tra le vetture sono state grandi, per questo, tutto sommato, i duelli sono stati pochi. Si avrà un quadro più preciso quando i valori in campo saranno più simili tra loro.

Democratizzazione della Musica: il progetto vincente del Venezuela.

L’umanità vive di sogni, e la cultura europea sembra essere morta nell’eterno desiderio di ricordo e di conservazione. Sono i sogni degli spiriti liberi gli inni alla vita di cui l’umanità ha bisogno per poter sperare in un futuro migliore: l’ “I have a dream” di Martin Luther King, per l’uguaglianza e la fraternità degli uomini; il “sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” del Mahatma Ghandi, per un’umanità che agisce, non limitata alle sole buone intenzioni; e il sogno del M° Jose Antonio Abreu, secondo cui la Musica suscita speranza e sentimento di riscatto nel genere umano:


“Il mio sogno è quello di un paese dove le persone siano tutte uguali, dove tutti siano messi nelle stesse condizioni di vivere una vita degna di questo nome… Il mio sogno è un paese di artisti, un paese di umanisti, un paese nel quale i valori dell’uomo e i valori superiori dello spirito ispirino l’azione individuale e collettiva.”

httpv://www.youtube.com/watch?v=S6q7RCAcaBk

Abreu ha la “convinzione di un predicatore. Nelle sue azioni c’è la forza dei grandi sogni.”[3] Ha saputo conciliare le idee con pragmatismo. Uno stato morale, regolato puramente dalle leggi della ragione, non può essere sufficientemente funzionale in una realtà estrema e, per certi versi, non civilizzata come quella venezuelana. Basti pensare che Caracas, la capitale, è la città più pericolosa del mondo, con cento omicidi di media ogni settimana. Migliorare la situazione sociale poi è compito assai arduo perché l’orologio dello Stato è “in continuo movimento e bisogna cambiare la ruota che gira” durante la sua rotazione. “Si deve trovare un appoggio per la durata della società, il quale la renda indipendente dallo stato di natura che si vuole abolire”. Le iniziative artistiche musicali in Venezuela sono state accompagnate da altrettanto significative politiche sociali, di alfabetizzazione e di sostegno economico e le une e le altre hanno favorito il riscatto di molti poverissimi.  Ma anche i ragazzi più sfortunati, portatori di Handicap, sono coinvolti nelle attività musicali. Essi non sono considerati rifiuti umani. L’esperienza del coro dei Manos Blancas, fatto di questi sfortunati giovani, è da togliere il respiro. La Musica è trasfigurata nell’armonica gestualità dei guanti bianchi, che sembrano dipingere le note. E non c’è niente che  possa fermare questi ragazzi, in nome della Musica.

httpv://www.youtube.com/watch?v=E4I0PjPH6mI

Il merito di Abreu è di aver creato un modello di politica spirituale, uno Stato dello Spirito fondato sull’Arte. È quel disegno utopico di rigenerazione umana prospettato da Schiller all’indomani del periodo del Terrore in Francia, e che Abreu incredibilmente realizza dal nulla. È il nuovo modello di crescita statale e di genuina libertà, da esportare on cloud in quei paesi poveri dove, come si vede, la (vetusta) democrazia non garantisce di per sé il riscatto sociale dei più deboli. E superando la vecchia distinzione della Musica in generi, essa diviene così la “lente” di ascolto con cui osservare la società multiforme. Dal 1975, progressivamente fino ai giorni nostri, l’Arte venezuelana, prima appannaggio esclusivo di una ricca elite sociale, è passata così nelle mani dei giovani, la maggioranza del paese. Tutti i venezuelani hanno le chiavi di accesso all’ascolto e alla conoscenza di qualsiasi genere musicale, dalla colta alla tradizione popolare, grazie a una capillare diffusione audio-video. La Musica è vissuta così felicemente che non ci sono recinti, diffidenze o critiche da scavalcare, passando da Bach al reggaetton. Le speculazioni di questo tipo fanno parte di un sistema che è vuoto, infelice, degradato dal pensiero liberista.

Libertà di scegliere la musica, libertà di suonare, libertà di espressione. Uno stato libero è uno stato che si fonda sulla libertà culturale. La Musica è l’ultima spiaggia per un riscatto sociale per i poveri, che molte volte si abbandonano a un destino segnato: vagabondare nell’ozio, sniffare colla, compiere furti, sequestri di persona; uccidere, in molti casi. Abreu, con l’appoggio dello Stato, ha strappato molti giovani e giovanissimi dalla realtà degradata dei barrios, e la sua missione continua da ben trentacinque anni, grazie all’appoggio di ogni governo succedutosi, indistintamente. Per l’Italia di oggi – è il caso di dirlo – tutto questo è utopia, perché le numerosissime realtà degradate del nostro paese sono destinate, per volere della politica, alla permanente funzione di discarica sociale e bacino elettorale.

Il 12 febbraio 1975  Abreu fonda la prima “Orquesta Nacional Juvenil de Venezuela”.  Attualmente in Venezuela – un paese di 24 milioni di abitanti di cui il 50% ha meno di diciannove anni, il 30% addirittura meno di quindici – ci sono 135 orchestre giovanili, 156 orchestre infantili, 11 orchestre giovanili-infantili, 83 orchestre prescolari e 30 orchestre professionali. I dati specifici più recenti sul sistema orchestrale venezuelano risalgono a dicembre 2008 e testimoniano un sistema in continua crescita. Si parla di 180 centri nazionali dove si studia la Musica: 384 orchestre, alla cui preparazione partecipano 3500 tra professori e istruttori. I cori all’interno del sistema sono 644. Il personale amministrativo conta 1500 persone e la popolazione studentesca complessiva è di 89.335 bambini e adolescenti. Integrato al sistema orchestrale anche 19 centri di liuteria. Oltre alle orchestre, alle scuole di musica e di liuteria esistono 9 importanti centri per il recupero dei bambini maltrattati e con problemi di integrazione e disadattamento[4]. Sono quindi 291.000 i giovani che preferiscono imbracciare uno strumento che impugnare un’arma. Essi costituiscono la possibile forza di rinnovamento della nazione e non scomodi individui da parcheggiare all’ombra dei più anziani.

L’impulso di Abreu è: la Musica è un diritto per tutti. Grazie al Maestro, “un venezuelano non ha più paura di suonare musica classica e non si sente più inferiore di un europeo”[5]. In questo senso, a infondere la necessaria fiducia al sistema sono state le affermazioni a livello internazionale del direttore d’orchestra Gustavo Dudamel e del contrabbassista Edicson Ruìz, primo contrabbasso dei Berliner Philharmoniker a soli 18 anni. Anche i più grandi direttori d’orchestra del mondo, come le varie star Abbado, Rattle e Barenboim sono venuti in Venezuela per dirigere, apprezzando come l’orchestra lì sia un’unica, grande famiglia di musicisti, e non una vergognosa accozzaglia di solisti all’italiana.

 


[1] Friedrich Schiller – Lettere sull’educazione estetica dell’uomo

[2] Il suo opposto è lo stato di natura, nato come organizzazione tribale.

[3] Helmut Failoni – L’altra voce della musica, pag. 52

[4] Helmut Failoni – L’altra voce della musica, pag.54 – 55

[5] Helmut Failoni – L’altra voce della musica, pag.53

 

Novità della stagione 2011 di F1

A meno di un mese dall’inizio del mondiale, la F1 scalda i motori nei test collettivi invernali. Ma un pensiero doveroso va al terribile incidente del pilota Renault Robert Kubica, occorso il 6 febbraio nel rally di Andora (Italia).  Il ragazzo ha rischiato seriamente la carriera: solo grazie all’abilità dei medici, Kubica non ha riportato danni permanenti e sta reagendo ottimamente ai gravi traumi.  La preoccupazione già ricade nei tempi di recupero. La mano destra, completamente spappolata dalla lama affilata del guard rail penetrata nell’abitacolo, è stata miracolosamente ricostruita, l’amputazione così scongiurata. Il pilota a soli pochi giorni dall’intervento  ha già compiuto addirittura elementari movimenti e si alimenta autonomamente. Il sostituto del polacco sarà il tedesco Nick Heidfeld, ex compagno di squadra di Kubica in Bmw, che  l’anno scorso è stato test driver per Pirelli e poi pilota Sauber a stagione iniziata. Nei test di pre-campionato ha soffiato il posto al terzo pilota Renault Bruno Senna.
Kubica sarà quindi out per buona parte del campionato o addirittura lo salterà per intero. Briatore, l’ex team manager in visita al suo capezzale,  ha detto che ritornerà prima di fine stagione; i medici prudenzialmente sostengono che Kubica salterà quest’anno di gare, per poter guarire completamente. La mia personale scommessa, nonché augurio, è che lo rivedremo a fine agosto al volante di una F1. Qui di seguito la shockante ricostruzione al computer dell’incidente.

Ford vs Ferrari

La disputa per il marchio “F-150”  tra Ford e Ferrari non è stata di buon auspicio per la rossa. La dicitura è stata adottata (in buona fede) dal “cavallino rampante” per un evento eccezionale: i 150 anni dell’unità d’Italia, a difesa dell’Italia che ancora vince nel mondo. Tuttavia la Ford, che produce gli “F-150”, pick-up di successo in America, ha contestato il plagio del marchio da parte della Ferrari minacciandole causa. A Maranello si è repentinamente tramutato il nome della vettura in “F150th”. La nota di risposta alla Ford:

“Quest’anno è stato deciso di dedicarla ad un anniversario particolarmente significativo come il 150esimo dell’Unità di Italia, la cui importanza ha indotto il nostro Governo a proclamare, solo per quest’ anno, una festività nazionale. Per questi motivi la Ferrari ritiene che non si possa confondere la propria monoposto del prossimo campionato di F1 con un qualsiasi veicolo di tipo commerciale ovvero pensare che vi sia un legame ad altro marchio di veicolo stradale e risulta pertanto davvero difficile comprendere quanto espresso dalla Ford. Detto questo, a ulteriore riprova della buona fede e della correttezza dell’operato della Ferrari, è stato deciso di eliminare e far eliminare in ogni sede la denominazione abbreviata e di utilizzare sempre quella completa di Ferrari F150th Italia”.

Come ha fatto notare la stessa dichiarazione ufficiale, è molto probabile che sia stata una boutade mediatica di Ford per meschini fini pubblicitari.

Le novità

Passando al lato più squisitamente tecnico della F1, c’è da dire che la Fia anche quest’anno introduce vincoli e innovazioni volte a favorire l’agonismo in pista. L’ultima gara ad Abu Dhabi della scorsa stagione ha chiuso un campionato apertissimo nel peggiore dei modi: zero sorpassi in pista. Alonso ha pagato dazio rimanendo imbottigliato nel traffico, perdendo così il titolo mondiale che dalle qualifiche sembrava in tasca.

Il settore su cui la Fia è pesantemente intervenuta è quello dell’aereodinamica delle monoposto. Maggiore è il carico aereodinamico, maggiori le turbolenze per le vetture che seguono in scia, con la difficoltà di rimanervi soprattutto in curva. Sono aboliti:

– il doppio diffusore , l’ estrattore inventato da Ross Brawn due anni fa, che crea più deportanza in prossimità degli scarichi e quindi maggior effetto suolo

– l’F-duct, l’innovazione della McLaren nel 2010, che stallava l’ala posteriore in rettilineo a favore della velocità di punta.

Le principali novità di quest’anno sono:

– l’ala mobile posteriore. Un flap dell’alettone posteriore ora può inclinarsi per opporre minore resistenza all’aria e quindi maggiore velocità. Mentre per la qualifica non ci sono limitazioni per il suo uso, in gara invece l’impiego è tutto da decifrare, merito anche di un quadro regolamentare poco felice già in partenza. Infatti in gara il pilota che segue una vettura a (massimo) un secondo di distacco in rettilineo potrà azionare, previo segnale di avviso, questo dispositivo, ma non prima di 600 metri dal punto di frenata. Una striscia di vernice sul tracciato stabilirà il punto da cui si potrà utilizzare. Questi vincoli sono dovuti per non banalizzare il sorpasso, rendendolo troppo semplice. Forse non era meglio abolire del tutto o quasi l’ala posteriore?

–  il ritorno al KERS, introdotto già nel 2009, ora ufficialmente adottato da tutte le scuderie. Il dispositivo consiste nel recupero dell’energia cinetica in frenata, che carica un motorino elettrico. Questo, se azionato, sovralimenta il motore per una spinta di potenza. Utile per attaccare ma anche per difendersi dai tentativi di sorpasso

– il nuovo fornitore di gomme Pirelli ha avuto dalla Fia precise indicazioni. Gli pneumatici devono durare di meno rispetto alle vecchie Bridgestone. Ovvio che piloti dallo stile di guida “morbido” ne trarrano benefici. Inoltre il set di gomme disponibili per il week-end di gara si riduce ulteriormente da 14 a 11.

– il cambio dovrà durare cinque gare, una in più rispetto l’anno scorso.

Ulteriori novità sono:

– l’abolizione degli ordini di scuderia. Il gioco di squadra è sempre esistito, giusto eliminare questa ipocrita limitazione

– reintrodotta la regola del 107%: i piloti che avranno un tempo superiore al 107% rispetto alla pole fatta in Q1 non parteciperanno alla gara, salvo diversa indicazione dei commissari di gara. É una tagliola per i team più lenti.

Il nuovo Gp dell’anno sarà quello che si disputerà in India a fine ottobre. Nel 2011 il campionato sarà di 20 gare, un nuovo record nella storia della F1.

Il team da battere, da queste prime, se pur vaghe, indicazioni dei test, è ancora la Red Bull.  Ferrari proverà a fare meglio dell’anno scorso, soprattutto Felipe Massa che è sorvegliato speciale. Occhio alle novità di McLaren e Renault: i loro tubi di scarico “anteriori”. in prossimità delle pance, rappreentano una novità tecnica senz’altro interessante. Con il flusso anteriore dei tubi di scarico, aumenta la deportanza, quindi maggior carico aereodinamico: una soluzione estrema che molti team potrebbero copiare nell’arco della stagione.