Cronache semiserie di un sistemista disperato – Capitolo n°2 : L'incubo delle password

[stextbox id=”custom” big=”true”]Ritornano su Camminando Scalzi.it le ironiche (ma vere) avventure del Sistemista Disperato! Per rileggere il primo capitolo della saga basta cliccare qui! Buona lettura e buon divertimento![/stextbox]

Assorto nei suoi pensieri, un’espressione serena sul volto. E’ venerdì, sono ormai le 18, ancora mezz’ora e il nostro Sistemista potrà finalmente assaporare la tanto agognata libertà. Tutti i casini settimanali sono alle spalle, il server dati fa di nuovo il backup, quello antispam ha ripreso a funzionare (niente scorte di viagra per il weekend dei nostri poveri utonti), nessun pc ha fatto le bizze nelle ultime ore. La mente vaga, comincia già ad assaporare una bella serata con gli amici, la pizza, il poker fino a tarda notte, la sveglia spenta il giorno dopo, tanto il sabato non si lavora. Ma a risvegliarlo da questo beato torpore ci pensa lo squillare del telefono. Un brivido gli corre lungo la schiena: in tanti anni di battaglie, i suoi sensi sono ormai talmente affinati da riconoscere il suono della richiesta di aiuto di un Utonto in mezzo a mille altri. Rassegnato, mentre alza la cornetta per rispondere vede chiaramente svanire davanti ai suoi occhi ogni sogno di tranquillità.

“Pronto?” esordisce con malcelato fastidio. “Sono l’Ing. Sottuttoio, il portatile non mi accetta più la password, può darmi una mano?” chiede una voce supplicante dall’altro lato della cornetta. “Certo, passi pure da me, posso resettargliela in pochi secondi.” risponde il nostro sistemista, ripresosi all’istante: per fortuna niente di grave, la sua serata è salva. “Ok, ora sono all’aeroporto, arriverò in azienda entro un’ora, grazie mille, a tra poco.” dichiara con voce ferma l’ingegnere, approfittando della sorpresa per attaccare all’istante. “Aspetti, sto per andar…” prova a replicare il nostro povero sistemista, senza successo: il pur scarso principio di felicità provato pochi minuti prima ha irrimediabilmente appannato i suoi riflessi.

Ormai rassegnato, con in cuor suo la speranza che il tutto riesca comunque a concludersi in tempo per non rinunciare alla propria serata, si avvia alla macchinetta del caffè, pronto ad ingurgitare una quantità di caffeina tale da consentirgli di accelerare il tempo percepito di attesa. “Ehi, cosa ci fai ancora qui, non dovresti andar via?” gli domanda uno dei colleghi del turno di notte, guadagnandosi la peggiore occhiata che il nostro sistemista sia in grado di lanciare dopo 5 giorni di duro lavoro. “Aspetto l’Ing. Sottuttoio, ha dimenticato la password del portatile.” “Beh, lo capisco, con tutte quelle parole d’ordine, come si fa a non dimenticarne qualcuna? Possibile che nel 2010 ancora non si utilizzino altri sistemi? Che so, le impronte digitali per esempio.” pontifica, ignorando lo sguardo carico di odio profondo. “Certo, e se poi qualcuno ti taglia il dito e lo usa per rubare tutti i tuoi dati? Molto meglio il riconoscimento dell’iride, è la nuova frontiera della protezione dati.” replica un altro collega, guadagnandosi uno sguardo a metà tra il divertito e il disgustato. “E se qualcuno ti cava gli occhi come la metti?” si oppone il terzo arrivato. “Sarebbe una buona idea.” risponde tra sé e sé il Sistemista, mentre si allontana sognando di utilizzare la stecchetta del caffè sui loro bulbi oculari.

Dopo una lunga attesa ed innumerevoli improperi lanciati contro il Dio dei sistemisti, l’Ing. Sottuttoio finalmente arriva. “Ecco il portatile, faccia in fretta che ho un lavoro da finire.” incalza con voce autoritaria. Trattenendosi a stento dal testare su di lui le appena conosciute nuove frontiere della protezione dati, rigirando tra le dita la stecchetta del caffè appuntita per l’occasione, il Sistemista porta a termine il suo compito. “Ecco, tutto a posto, adesso deve sceglierne una nuova.” “Vediamo un po’, il nome del mio cane no, quello di mia madre nemmeno… Potrei utilizzare il nome di mia moglie con la sua data di nascita.” “Si, mi sembra davvero un’ottima idea!” annuncia entusiasta il Sistemista, rinunciando a far notare la stupidità di una tale password pur di andar via il più in fretta possibile. “Ehi, perché non l’accetta?” Dopo aver letto la scritta sullo schermo, un dubbio attanaglia il nostro povero protagonista. “L’ha già utilizzata in passato, deve sceglierne un’altra.” “Ecco, ora ricordo, era questa la parola d’ordine che avevo dimenticato! Mi dispiace di averle fatto perdere tempo!”

Un dolore lancinante percorre il braccio del Sistemista: evidentemente la stecchetta attorno alla quale la mano si stringe rabbiosa è davvero troppo appuntita. Noncurante della sofferenza, con un fintissimo sorriso a 32 denti stampato in faccia, esclama: “Perfetto, meglio così, ora vado allora!” “Ok, la ringrazio ancora, passi una buona serata.” Fretta. Il cappotto afferrato al volo, si lancia a folle velocità lungo il corridoio. L’uscita è a pochi metri, la meta tanto agognata vicina. “Aspetti!! Qui non funziona niente!!!” Un grido lo blocca a mezz’aria, mentre salta gli ultimi gradini che lo separano dalla libertà. La caviglia dolorante, torna indietro disilluso, dando l’ultimo addio alla propria serata perfetta. “Non trovo più il file!!! Mi serve, devo fare la presentazione lunedì mattina!!!” Sarà una lunga nottata.

Dolore. Apre a fatica gli occhi, la coscienza torna lentamente. E’ caduto dalla sedia. La mano indolenzita nel tentativo maldestro di ripararsi, una fitta alla caviglia urtata contro la scrivania. Alza gli occhi alla parete: l’orologio segna le 18:30. Si era addormentato aspettando l’ultima mezz’ora. E’ stato solo un sogno? Non gli sembra vero. Il dolore lo rende quasi felice nel riportarlo alla realtà. La sua serata perfetta è ancora salva. Prende di corsa il giubbotto, si avvia alla porta della stanza. Ma il telefono squilla. L’incubo del Sistemista non finisce mai.

[stextbox id=”custom” caption=”Web-comics”]Come per il primo capitolo de “Il sistemista disperato” non può mancare la vignetta di Gabville (autore del fumetto Supporto Buongiorno) disegnata in esclusiva per Camminando Scalzi.it !!![/stextbox]

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Cronache semiserie di un sistemista disperato – Capitolo n°1 : L'utonto

Spesso amici e conoscenti mi chiedono cosa faccia esattamente per vivere. A volte provo loro a spiegarlo, ma visto che la parola sistemista è sconosciuta ai più, mi limito a dire di essere un tecnico informatico: loro pensano di aver capito, io mi tolgo dall’impiccio, 0-0 palla al centro. Ma alcuni insistono nel volere i particolari, ed è a loro che è dedicato questo articolo: spero di riuscire a spiegare una volta per tutte in quale inferno mi sono cacciato quando ho scelto questo mestiere.

  • Lui: “Ho un problema con il condizionatore, mi si spegne da solo dopo poco che l’ho acceso”
    Me: “Guarda che non mi occupo di condizionatori…”
    Lui: “Scusa ma non lavori con i computer? Ormai sono tutti pieni di chip questi aggeggi, sono sicuro che puoi fare qualcosa!”
    Me:“…”

Il lavoro del sistemista è semplice, in teoria: ci si occupa dell’infrastruttura informatica di un’azienda facendo in modo che sia sempre funzionante in efficienza, si riparano guasti e malfunzionamenti vari, se ne progettano gli ampliamenti, cose di questo tipo. Ovviamente la complessità può diventare enorme a causa della miriade di tecnologie diverse coinvolte, che generano problematiche di ogni tipo; ma per chi come me è appassionato fin da piccolo di ogni campo dell’informatica è una vera e propria pacchia, e ogni problema da risolvere diventa una sfida personale, rendendo questo lavoro uno dei meno noiosi che ci siano.

  • Lui: “Sai che anche mio figlio lavora nel campo dell’informatica? Magari vi conoscete pure!!”
    Me: “Si, infatti conosco tutti gli informatici d’Italia… Comunque, di cosa si occupa?”
    Lui: “Fa le modifiche alle console, sai Playstation, il Nintendo di Panariello (!), e quella nuova con cui fai ginnastica (!!).”
    Me: “Si, facciamo proprio lo stesso lavoro…”

Se mi piace così tanto, qual è allora il motivo per il quale torno a casa la sera con il vago desiderio di uccidere ogni forma di vita presente nell’universo? Il motivo è lui, l’inesplicabile mistero della natura che prende il nome di Utonto. L’etimologia è semplice, si tratta dell’unione delle parole utente e tonto; ma questo non basta a spiegare l’enorme quantità di danni che una singola persona è in grado di arrecare ad un intero sistema informatico (e ai miei neuroni). Sia chiaro che non considero tutti gli utilizzatori di pc con scarse capacità degli utonti: si può essere degli utenti accorti pur avendo un grado di cultura informatica o persino di intelligenza scarsi, come si può essere degli utonti pur possedendo incredibili capacità intellettive, un paio di lauree ed essendo a capo del settore informatico di una grande azienda.

  • Lui: “Mi hanno regalato una penna usb ma non funziona, dai un’occhiata?”
    Me (mentre guardo allibito la pendrive infilata brutalmente in una porta ethernet): “Scusa, ma non hai notato la forma leggermente diversa e la leggera resistenza che opponeva la porta?”
    Lui: “Ma allora non va lì? Pesavo resistesse un po’ perché era nuova…”

Ma cos’è che distingue un semplice utente da un utonto? Il primo semplicemente accetta i propri limiti di conoscenza, evitando di far danni se non è sicuro di come effettuare una certa operazione, e chiedendo aiuto se ne ha bisogno. Il secondo invece ha assoluta fiducia nelle proprie capacità informatiche, non chiede mai aiuto a nessuno se non all’amico superesperto (che spesso lo aiuta a fare ancora più danni); non legge i messaggi di errore o di avviso e clicca furiosamente su qualsiasi pulsante compaia sullo schermo cancellando dati, accettando di installare virus, chiudendo senza salvare file ai quali stava lavorando da ore; utilizza password difficili da trovare come “password” o la classica “pippo”, che inoltre per non dimenticare scrive su un post-it che appiccica sul monitor; accetta di versare migliaia di euro in conti esteri, convinto da una mail in italiano stentato di doverlo fare per ricevere un’eredità da un misterioso parente sudafricano; in ogni caso, non ammette mai di aver sbagliato.

  • Lui: “Ho un problema con il file, lo apro ma non ci sono le modifiche che ho effettuato ieri!”
    Me: “Evidentemente non l’hai salvato, tranquillo, ora ti recupero la copia del salvataggio automatico.”
    Lui: “Ma io l’ho disattivato, mi rallentava il computer! Il capo mi uccide!! Cosa posso fare???”
    Me: “Iniziare a pregare per la tua anima…”

I metodi che utilizza per condurti alla disperazione sono quelli tipici della guerriglia di resistenza, alla Vietnam per intenderci: crea di continuo piccoli danni, spesso irreparabili, per poi nascondersi facendo finta di niente; quando scoperto si lancia al contrattacco, lamentando fantomatiche mancanze ed errori casuali dei programmi che sta utilizzando; se posto di fronte alla verità, è in grado di giurare sulla propria madre di non aver effettuato nessuna delle azioni delle quali lo si accusa; messo alle strette, arriva a vendere il proprio collega, reo magari di aver urtato il mouse per sbaglio con il gomito, cancellando secondo lui in questo modo gli ultimi 15 anni di email aziendali.

  • Lui: “Non trovo più le email che avevo salvato!! Questo programma di posta fa schifo!!”
    Me: “Senti, mi spieghi cosa ci fa il file di archivio nel cestino?”
    Lui: “E io come faccio a saperlo, non sei tu l’informatico? Scoprilo.”
    Me: “…”

Sistemisti di tutto il mondo e di ogni epoca si sono cimentati con codesti individui malefici capaci di trasformare, con un domanda all’apparenza innocua, una normale giornata di lavoro in 20 ore di straordinario per rimettere a posto i danni da loro provocati. Nel corso degli anni, numerose tecniche sono state sviluppate per resistere ai loro attacchi. Inoltre non pensiate che l’utonto sia il solo ostacolo a frapporsi tra il sistemista e la sua sanità mentale, molte altre sono le difficoltà da superare per portare a casa la pagnotta. Ma di queste e di tante altre cose vi parlerò nei prossimi articoli; per ora, vi saluto (a meno che non siate degli utonti in incognito).

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Camminando Scalzi.it darà la possibilità ai fumettisti del web di mettersi in mostra tra le pagine della blogzine. Iniziamo con una striscia di Gabville, autore di “Supporto Buongiorno“, fumetto che si addice alla perfezione ad un articolo come questo !!![/stextbox]

Supporto Buongiorno 01