La consapevolezza della vecchiaia comincia a farsi sentire se per parlare dei Garbage mi tocca usare il passato remoto e delle formule come “vi ricordate di quel gruppo rock/pop elettronico a metà degli anni ’90?”
Saltiamo quindi i convenevoli: ve lo ricordate? Ma sì, il gruppo messo insieme da Butch Vig, famosissimo produttore di “Nevermind” dei Nirvana (e di “qualche altro” disco di successo). Ma sì, il gruppo di “Vow”, “Only happy when it rains”, “Stupid Girl”, “Push it”, “I think I’m paranoid” e la colonna sonora di uno dei James Bond, “The world is not enough”… Ancora niente? Ok… Il gruppo di Shirley Manson, quella sensualissima gnocca dai capelli baciati dal fuoco. Ah, ecco, improvvisamente ricordate, eh?
Che fine avevano fatto i Garbage? Dopo quattro album e un best of, uscito nel 2007, sono spariti nel nulla. Gruppo sempre umile e ben conscio dello star system, i Garbage non hanno mai fatto grandi dichiarazioni megalomani anzi, sono sempre rimasti con i piedi per terra, concentrati sul loro lavoro. Non si sa bene cosa arrestò la carriera di Vig, Manson, Steve Marker e Duke Erikson… Oggi, alla vigilia del loro nuovo disco, parlano di un malcontento e un’intolleranza verso le case discografiche, che raramente sono interessate a supportare i propri artisti se non arrivano al numero uno della classifica vendite. Fu quindi forse la frustrazione e il calo creativo che solitamente si porta dietro a far chiudere i battenti a uno dei più innovativi gruppi alternative dell’epoca moderna.
In questi cinque anni Butch Vig ha continuato il suo lavoro di produttore (sfornando tra gli altri il bellissimo ultimo disco dei Foo Fighters, “Wasting Light”, che abbiamo recensito). Shirley Manson ha invece provato la carriera di attrice facendo la terminator in Sarah Connor’s Chronicle, ha mantenuto il rapporto con i fan attraverso il suo account twitter e la sua pagina facebook e ha sbattuto invano la testa sul suo album solista, che è definitivamente naufragato quando, a febbraio di due anni fa, ha annunciato di essere tornata in studio con il resto dei Garbage.
“Not your kind of people” è uscito il 14 maggio confermando la stroncatura con le major, dato che è autoprodotto dai Garbage con la loro nuova etichetta, “Stunvolume”.
Il primo ascolto probabilmente non convincerà molto i fan dei vecchi successi dei Garbage, così come il primo singolo, “Blood for poppies”, un po’ anonimo; tuttavia è il classico disco che “cresce dentro” per poi tiranneggiare sugli ascolti della giornata. Vediamo insieme tutte le tracce.
Automatic Systematic Habit apre il disco con un’orgia di elettroniche e ritmiche dance che fanno letteralmente impallidire l’ascoltatore rock e forse incuriosire quello pop. Personalmente, appena fatta partire la traccia, mi son detto “peccato. Un disco da buttare.” Per fortuna prima di strapparmi le vesti ho proseguito con l’ascolto. A parte queste sonorità particolari, la canzone ha un ritornello accattivante e alla fin fine non risulterà così fastidiosa. Parla della meccanicità con cui la gente fa e promette le cose senza pensare e senza ovviamente mantenere la parola data.
Big Bright World rinfresca la memoria sulle classiche sonorità Garbage, ma non è ancora la canzone di volta. Il testo contiene alcuni versi di una poesia di Dylan Thomas.
È poi la volta di Blood for poppies, primo singolo del disco. Troppo allegro e nonsense per dare il giusto omaggio a ciò che i Garbage sono stati.
Ma finalmente arriva Control, la prima vera bella canzone del disco. Armonie melanconiche e la sensuale voce di Shirley lasciano subito spazio a chitarre pompate e a un assolo di armonica semplice ma imponente. Finalmente si capisce che i Garbage sono tornati. Davvero.
Not your kind of people, title track, si sollazza un po’ con un arpeggio effettato identico alla hit “The world is not enough”, ma fa presto capire che è ben più di una smanceria. Questa canzone è un inno: l’inno per i disadattati di tutto il mondo. La calda voce suadente di Shirley ondeggia su questa bellissima ballata. “Noi non siamo il vostro genere di persone, tutto è una bugia”, “Correre in giro cercando di adattarsi, voler essere amati… Non serve molto alla gente per buttarti giù”. E il disco decolla.
Infatti Felt propone un ritmo incalzante semplicemente irresistibile, con un testo che gioca molto sull’assonanza sfruttando la costruzione sintattica dei versi.
Shirley ha voluto far passare I hate love un po’ come la canzone simbolo del disco, con frase stampata su magliette eccetera. Dice di esserci molto affezionata per via del suo sarcasmo, ma personalmente la ritengo forse la più mediocre dell’album. Sarà per l’innesto di elettroniche che trovo rovini gli arpeggi di chitarra, che invece erano molto garbage. Sarà per il testo, sinceramente un po’ banalotto e adolescenziale. Non so, non mi ha convinto.
Con Sugar possiamo finalmente dolcificare il “Milk” del primo album. Queste due ballate sono infatti molto simili, con arpeggi dolci e riverberati, un giro di basso avvolgente e la voce bassa di Shirley ad ammantare il tutto. Ipnotizzante.
Battle in me è probabilmente il pezzo migliore del disco (e sarà il secondo singolo). Un giro di basso esaltante che pompa energia nelle vene, una batteria incalzante, Shirley incazzata e un riff semplice di chitarra che tiene insieme il tutto. La variazione di ritmo nel ritornello e l’uso di tacet rendono la canzone ascoltabile all’infinito.
Man on a wire non lascia evaporare l’adrenalina fatta secernere da Battle in me, anzi aumenta ancora di più il ritmo con un riff aggressivissimo e Butch Vig dietro la batteria che ha l’unica intenzione di spaccare tutto. Parla con vigore delle proprie debolezze e paure e della volontà necessaria per affrontarle.
Beloved freak è una ballatona dolcissima (che Shirley ha eletto come sua preferita dell’album) che serve da chillout per le due tracce precedenti. Come “Not your kind of people” si torna al tema del disadattamento di nerd e geek. “Niente che sia buono è mai stato gratis. A volte ci sentiamo così stanchi e deboli che perdiamo il cielo da sotto i nostri piedi. Le persone mentono e rubano, male interpretano come ti senti. Così dubitiamo e ci nascondiamo. Non sei da solo.”
The one è la prima delle quattro tracce bonus dell’edizione deluxe, che costa qualche euro in più. Torniamo ai ritmi aggressivi di “Battle in me” e “Man on a wire” per smaltire un po’ dello zucchero accumulato con “Beloved freak”.
What girls are made of è un pezzo un po’ deboluccio, in cui l’unica cosa che lo rende memorabile è la dissonanza testo/musica. Sembra quasi che le parole vadano per fatti loro, creando una vaga sensazione di disagio, che scompare con l’apertura ritmica del ritornello.
Bright tonight, perfetta canzone di “chiusura”, in senso lato, nonostante non sia l’ultima traccia dell’edizione deluxe. La chitarrina acustica cosparge un velo di stelle su cui poi la chitarra solista effettata e la voce bassa di Shirley compongono quella che sembra quasi una delicata ninna nanna.
È invece Show me a chiudere il disco, un pezzo davvero molto interessante. Il vibrato allungato della chitarra e la batteria bassa che sembra quasi un tamburo danno una sensazione come di vecchio west. Sembra quasi di vedere Shirley cantare in una vecchia locanda dalle porte di legno cigolanti. Sensazione che dura il tempo dell’intro, perché poi entra la chitarra elettrica e la batteria torna a battere i buoni vecchi 4/4. “Non è facile come sembra. Il mondo è grande, il mare è profondo. Non c’è spazio, non c’è tempo, ci siamo solo noi e ciò che ci lasciamo dietro. Mostrami chi sei, mostramelo adesso”.
I Garbage ci mostrano chi sono: una gran bella band. Intelligente, professionale, piena di curiosità e voglia di innovarsi. Tutte cose che mal si sposano con la moderna ottica delle major di fare più soldi possibile nel minor tempo possibile a scapito di tutto il resto.
“Not your kind of people” è un classico disco Garbage. Non un capolavoro che fa urlare di esaltazione, ma un bel disco solido, piacevole e riascoltabile, con delle ottime sonorità e delle buone idee, a metà strada tra “Version 2.0” e “Bleed like me”. Farà contenti i vecchi fan dei Garbage e sono sicuro che attirerà anche i giovani che non si fermano alla superficialità della musica che viene loro scodellata quotidianamente da case discografiche corrotte e impomatati marketing manager sorridenti.
Consiglio assolutamente l’acquisto della versione deluxe, che ha la copertina rossa.
I Garbage saranno i Italia l’11 luglio a Vigevano per il “10 giorni suonati Festival” e il 12 luglio a Roma per il “Fiesta Capannelle Roma Rock”.
Vi rimando al loro sito ufficiale e alla pagina facebook. Inoltre sul loro canale Youtube è possibile ascoltare alcuni brani di “Not your kind of people” e vedere i “mini-film” cioè brevi documentari con interviste e commenti sui pezzi del nuovo disco.