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Una nuova rubrica su Camminando Scalzi.it
Siamo orgogliosi di presentare una nuova rubrica che è un po’ un esperimento: la RECENCHIACCHIERA! Come si può intuire dal titolo, è un incrocio azzardato tra una recensione e una chiacchierata in chat. Da quanto ne sappiamo, si tratta di qualcosa di nuovo ed originale che non si è visto da nessun’altra parte. Non mancate di farci sapere cosa ne pensate![/stextbox]
Di cosa parliamo: Il rock è morto? Andatelo a chiedere ai Them Crooked Vultures. Secondo me vi risponderanno con un rutto all’unisono. Stiamo parlando di un gruppo rock formato da Josh Homme (Kyuss, Queens of the Stone Age, Desert Sessions) alla chitarra e alla voce, Dave Grohl (Nirvana, Foo Fighters) alla batteria e John Paul Jones (Led Zeppelin) al basso. Il loro disco d’esordio (omonimo) è uscito questa settimana. Qui trovate i testi di tutte le canzoni.
Chi ne parla:
Obi-Fran Kenobi. Influenze principali: Nirvana, Smashing Pumpkins, Foo Fighters, Aerosmith.
Il Fedel Griso. Influenze principali: Queens Of The Stone Age, Foo Fighters, The Cure, Radiohead, Pink Floyd.
Come leggere questa recensione: Per chi non ha ancora il disco: fatevi aiutare dalle frasi in grassetto; vi è concesso saltare le disquisizioni sulle singole canzoni. Per chi ce l’ha già: fatelo partire. Tenete il ritmo.
No one loves me & Neither do I
G: E’ il primo brano dell’album, io l’ho vista come una sorta di dichiarazione di intenti. “Questi siamo noi, i Them Crooked Vultures”. Già da qui si capisce la “pazzia” musicale che permea tutti i brani. Una canzone praticamente divisa in due: una parte più blues/rock classico, e poi un inferno pesantissimo nella seconda metà. Basso martellante, batteria potente. Diciamo che nella seconda parte siamo nel mondo dei Led Zeppelin, anche se il cantato di Josh riporta inevitabilmente ai QOTSA.
O: A me fa impazzire la seconda parte. Quel riff è una cosa esaltante. D’altronde l’hanno scelto pure come biglietto da visita nel filmato di 30 secondi che passò su youtube subito dopo l’annuncio della formazione del gruppo…
G: Però concorderai che funziona molto meglio inserito nella canzone, quel brano. L’arrivo della parte “aggressiva” è molto più funzionale così, è disorientante.
O: Disorientante è dir poco, io non ci capisco più niente quando partono con i tempi dispari. Non che sia un esperto al riguardo, ma veramente non capisco come riesce a cantarci sopra.
G: Sì, musicalmente si capisce che siamo a livelli altissimi. I tempi “strani” sono una componente fondamentale che si ritrova in tutto l’album.
O: Vero, è pieno di variazioni e bridge.
G: Ieri ho provato a suonare qualcosa con la chitarra, ed effettivamente la prima cosa che ho pensato è stata “Ma come cazzo fa a cantare su questi tempi?”… E’ veramente impossibile.
“I know how to be lost in lust,
not because you should, but because you
must.”
Dichiarazione di intenti? Dovete lasciarvi andare alla lussuria (in questo caso musicale)!
O: Ma l’effetto del basso sul riff della seconda parte che diavolo è?
G: Dovrebbe essere una specie di slide bass, una cosa che non avevo mai visto…
Mind Eraser No Chaser
O: Ecco che parte mind eraser, che se non sbaglio è il secondo single?
G: Dovrebbe.
O: Parliamo della componente stilistica di sti avvoltoi. Ricorderai che all’inizio (quando hanno cominciato a girare su youtube i bootleg dei concerti) ti espressi alcune perplessità sul fatto che suonasse troppo QOTSA…
G: Sembra si siano “spartiti” più o meno tutti i brani, anche se essendo Josh a scrivere le canzoni, la componente “desert” è la più presente. Questo è il brano che puzza più di Dave Grohl, soprattutto nel ritornello. Siamo nel mondo Foo Fighters.
O: A livello di testi però non mi sembra di vedere nemmeno l’ombra di Grohl.
G: Intendevo come mood musicale naturalmente. I testi sono tutto lavoro di Josh, palesemente.
O: Mi chiedo se sia una buona idea, considerando anche suoi lavori come “feel good hit of the summer” (il Griso ne ha parlato in Listening. ndR), che non brillano certo per contenuti…
G: Non so quanto sia una buona idea, penso che sia stata una scelta consapevole mantenere questo stile di testi. Volevano essere cattivi, si sono rivolti al più cattivo dei tre. Mi si passi il termine “cattivo”.
O: Userei “badass”, senza tradurlo 😀 . Però secondo me è un mezzo peccato… A livello di contenuti sti avvoltoi sono piuttosto vuoti. Mi son letto tutti i testi ieri sera e a parte un paio di canzoni non dicono proprio niente… Almeno apparentemente.
G: Ma secondo me è anche meglio così. Visti i tre mostri sacri l’accento era puntato negli intenti nella loro musica, in come i loro tre generi si siano fusi insieme. Dovevano fare del Rock, non penso si siano concentrati troppo sui contenuti dei brani.
O: Giusto così, in effetti.
New Fang
O: E’ appena partita New Fang (ascoltala su youtube), che dovrebbe essere il primo singolo. E’ una canzone esaltante, con un riff potente e un cantato trainante. Ti incuriosisce il titolo… Poi vai a leggere il testo e vedi solo una trafila di frasi a caso…
G: Decisamente il singolo trainante, anche questa con un tempo stranissimo nella strofa. Pensa che è uscita la versione scaricabile per Guitar Hero. E’ il pezzo che rimane più impresso. Sì, a livello di testo questa non significa assolutamente niente. 😀
O: Tornando sullo stile musicale… Secondo te l’esperimento di mescolanza dei generi dei tre “gruppi base” è riuscito? Io credo che la componente QOTSA sia troppo prevalente. Ma forse è una mia impressione, dovuta al fatto che sia Josh a scrivere i testi e cantare.
G: E’ riuscito, ma non del tutto. Quello che forse si sente di meno è proprio Grohl, che si è limitato a fare il suo sporco lavoro dietro la batteria. Certo, l’ha fatto in maniera sopraffina. Sarebbe interessante saperne di più sul processo creativo.
O: Infatti, a parte un’azione di viral marketing esagerata, non è che sia trapelato granchè sul lavoro di ‘sta gente. Spero di vedere qualcosa in futuro perchè mi pare parecchio interessante.
G: Guarda, proprio ieri Josh e John in un’intervista hanno parlato di un secondo lavoro in progetto. Questo vuol dire che devono essersi divertiti molto. E’ partito il prossimo brano.
O: Ecco, il divertimento. Elemento chiave di questo disco, direi.
Dead End Friends
G: Sì, si sente che non hanno fatto altro che dare sfogo a quello che non hanno fatto finora. Si sente una certa libertà. Vorrei inoltre sottolineare come il “vecchietto” John Paul Jones abbia dimostrato una lucidità non indifferente alla sua età (63 anni, ndR).
O: La prima volta che l’ho ascoltato di fila (in streaming gratuito su youtube una settimana prima dell’uscita del disco, ricordiamo), la prima reazione che mi ha innescato è stata proprio la risata. Si percepisce chiaramente il loro divertimento, in ogni pezzo. I “vecchietti” di oggi hanno dimostrato di dare le paste a tanti sbarbatelli più giovani: vedi i nuovi album di Heaven&Hell, AC/DC, Kiss…
G: Dead end friends mi sa molto di pezzo On the road. Da compilation da macchina. Un po’ orientaleggiante in qualche riff.
Elephants
G: Gli elefanti. Mi sembra autoreferenziale.
O: Dinamiche esagerate in questo pezzo. Il primo minuto è semplicemente un capolavoro di follia.
G: Sì, è invadente, è grosso. Elefantiaco appunto.
O: Il testo? A me sembra un trip di LSD. Tu su che droga punti? 😀
G: Mah, Josh è uno che si fa un po’ di tutto, dinne una e ci prendi. 😀 Non so gli altri due, Grohl mi ha sempre dato l’impressione di bravo ragazzo. Jones sarà un gotha dell’acido, vista l’epoca da cui proviene.
O: Sì ma questa in particolare, con gli elefanti, mi pare proprio acido lisergico. 😀 Anche secondo me Grohl è abbastanza pulito, mi pare più orientato all’alcool. Ah, questo bridge mi scioglie. E’ la parte più tranquilla e poetica dell’intero album secondo me. Troppo bello.
G: Da notare anche la struttura delle canzoni, che non è sempre riconoscibile. Il dogma strofa-ritornello-strofa-bridge-ritornello è sempre difficile da identificare. Quello che ti sembra il ritornello poi in realtà è la strofa e viceversa. Altro effetto straniante più che voluto.
O: Sì, che rende il disco agevole ad un numero di ascolti praticamente infinito. Potresti ascoltarlo in loop per sempre.
G: Concordo, ce l’ho da tre giorni in loop continuo e non mi stanca mai.
O: Stranamente, è anche piuttosto immediato. Solitamente le canzoni complesse richiedono più tempo per essere elaborate ed assorbite. Invece in questo caso mi è bastato un ascolto completo dell’album per innamorarmene.
G: Altro sentimento costante nell’ascolto è il classico “questa è la mia preferita” ad ogni traccia. Capita solo con gli album costruiti da dio.
O: Ahahah, vero. Di nuovo il bridge che mi scioglie. Ha una profondità eterica, cazzarola.
G: “So come on…move
Roll over!
Are we coming over…”
Ecco perché dicevo che parla di loro, sono loro gli elefanti rock del brano.
Scumbag Blues

O: Be’, questa è l’orgia della citazione. Un mio amico appena ha sentito il falsetto ha pensato agli Uriah Heep.
G: Sì sì, assolutamente. Il falsetto di Josh io l’ho adorato dal primo momento che l’ho sentito in un album dei QOTSA. Ha un modo di cantare troppo particolare. Qua siamo in mood Led Zeppelin. C’è un organetto ad un certo punto che è palesemente preso dagli anni ’70. L’atmosfera è quella. E poi facci caso: anche qui, stridore di sensazioni. La strofa è una roba quasi “allegra”. Il ritornello è un incubo, un vortice in cui cadi dentro, con quella chitarra che fa le scalette a scendere. Mette angoscia. Questo contrasto è bellissimo.
O: Vero, è inquietante.
G: Belle anche le backvocals senza effetti, fa molto “siamo in sala prove a suonare”.
O: Le backvocals mi pare siano sempre di Homme a parte in “Mind Eraser” dove si sente chiaramente Grohl, no?
G: No, da qualche parte, tipo in questo caso, le fanno Grohl e John. Spesso sono di Josh, ma comunque anche gli altri due cantano sempre.
Bandoliers
O: Bandoliers. “La mia preferita” (cit.) 😀
G: Questa mi sa troppo di Tarantino&Rodriguez. Siamo sempre sull’ “ontheroad”. Anche qui temi orientaleggianti. Si pesca dai primi album dei QOTSA, dove il deserto non era solo quello americano, ma anche quello mediorientale. Almeno nelle atmosfere.
O: Il testo e il tono sembrano parlare d’amore in una maniera strana. Un doversi necessariamente distaccare dalle emozioni forti per sopravvivere.
G: “I’m fooling myself,
Fooling myself into believing you”
Un amore disilluso.
O: Però poi c’è il ritornello: “Prepare, and take aim. Then fire”, che è quasi un’ammissione dell’impossibilità della cosa. “Sparami, perchè non riesco ad amare freddamente”.
G: Sì, nonostante tutta la disillusione, “io rimango bersaglio, mira e spara”. L’inevitabilità. Per quanto ci puoi riflettere, ci caschi sempre. Qui batteria mondiale, nella parte con i Synth arabeggianti.
O: Ecco, i synth come sono usati in questo disco sinceramente non li ricordo altrove. Sono allucinanti.
G: Hanno anche sperimentato molto, come con lo slide bass di “No one loves me”. E sono accordati in maniere assurde (forse in full drop D, ma io penso che alcuni brani siano addirittura in A, mille semitoni sotto).
Reptiles
O: Cosa saranno ‘sti rettili? I coretti effettati all’inizio mi ricordano gli strilletti dei ragazzini.
G: “Il mio brano preferito” (cit.) ^__^
Posso dirti cosa ci ho visto io nei rettili: strisciano (anche nella musica). Li ho interpretati come il “motore creativo”. Qualcosa che ti ossessiona, che per quanto tu ti chiuda in una gabbia, devi per forza farci i conti, ti aspettano fuori. Da musicista “romantico”, in questo brano ho visto l’impossibilità del non creare, vista quasi come una cosa negativa. Inaffrontabile.
O: Bella riflessione. Io ci ho visto più l’aspetto giocoso però (coretti infantili storpiati).
Il testo comunque non aiuta: è un nuovo delirio di frasi-collage.
G:“Let you reptiles I guess you’ll never know
But they won’t let you go
Because you’re the soup du jour
That’s for sure”
“Non ti vogliono lasciare andare”… Il testo è un delirio di frasi. Ce l’ha proprio con questi rettili.
Interlude with Ludes
O: Ecco, questa me la spieghi. 😀 Sembra un “fine primo tempo” cinematografico.
G: Esattamente, è chiaramente uno stacco, lo spottino, la pubblicità. L’atmosfera è quella di un abbandono. E’ come se volessero fare una pausa dalla furia che hanno scatenato finora. Lo stile old-time è fantastico. Sembra di ascoltare un disco su un grammofono. Anche se c’è sempre qualche urletto angosciante qua e là.
O: Eh, direi che è parecchio angosciante. Il testo sembra scritto da un assassino psicopatico. Senti qua:
“I’ve sharpened my knives
So I’m gonna use them
Oh…Baby
Oh…Lalalala
I’m gonna smother you with my love
Forever and ever, also forever”
G: Sì, secondo me parla di un killer seriale. Sembra la dichiarazione di intenti di un amore malato, che trova compimento in un ipotetico omicidio.
O: Interessante scelta per un interludio. 😀
G: “If you want me I’m yours
And even if you don’t want me (Lalalalalala..)”
Fantastico questo pezzo… Poi con la musica in sottofondo troppo angosciante, davvero. In realtà questa canzone è un incubo travestito.
O: C’è una parte che sembra una ninna nanna malata… Mi ricorda la musica di Shadowman nel livello “The Play Rooms“.
Warsaw or the First breathe you take when you give up
O: Il sottotitolo è semplicemente fantastico. “Il primo respiro che prendi dopo che hai mollato”. Un inno per tutti i perdenti e gli sfigati del mondo?
G: Assolutamente d’accordo. Perché Varsavia? Tu come l’hai interpretato?

O: Non ci avevo nemmeno pensato a Varsavia 😀 Mi sono concentrato sul sottotitolo. Grosso errore, non è l’unico riferimento storico del disco, ne vedremo un altro nel prossimo pezzo. Riguardo Varsavia, mi viene in mente la resistenza della città ai nazisti, che poi la rasero al suolo per rappresaglia, ma non ci vedo grossi collegamenti.
G: Forse semplicemente ha scelto Varsavia per l’idea che dà, una città fredda, dell’est europa. Magari c’è stato e ha concepito lì il mood o il testo del pezzo, chissà. Non capiremo mai finché non lo dichiara lui, va a capire cosa gli passava per la testa.
O: Un’altra interpretazione potrebbe riguardare la gestione del successo e della fama, una macchina che ti sommerge con violenza e ti annichilisce, se non sei intelligente o forte abbastanza.
“It’s all medals and trophy’s, trophy’s and medal
and all before the race has been run.”
Ti premiano sulla fiducia, prima ancora che la gara sia iniziata. E segue tutto il paragrafo sulle maschere e sull’importanza di liberarsene (“or kiss your ass goodbye”). Un inno alla genuinità?
G: E allo stesso tempo una “rivolta” sul fatto che questa genuinità è forse farlocca.
La strofa ricorda tantissimo “Burn the Witch” di “Lullabies for paralize” dei QOTSA. Una cosa che mi piace dei testi di Josh è che, sebbene siano uno stream of consciousness costante, ci sono frasi che colpiscono tantissimo. Usa costruzioni e metafore a volte che mi fanno impazzire, anche prese singolarmente. La frammentarietà della musica si rispecchia nella frammentarietà del testo.
O: In effetti questa metafora è fantastica: “Feel like a no-tell motel painting, out of place or ignored.” “Mi sento come un anonimo quadro da motel, fuori posto o ignorato”… Secondo me oltre alle droghe usa anche il “Cut up” di Burroghs. Certe parti non si spiegano altrimenti.
Ecco la parte onirico/psichedelica. Non le apprezzo granchè, devo dire, ma il testo in questa parte è la cosa che mi ha colpito di più.
“I know it hurts.
It hurts to be young.
Metamorphosis is pain, I know.
I said it hurts to be young.
Gotta learn every goddamn thing.
You gotta hack your way through,
and realize…it’s almost entirely lies.
But then you’ll begin to smile.
Smile for me, real.
Wide.
Then you accept what you are.
The transforming is done.
You’ve become…absorbed into, and you know.
I think I know what to do.”
E’ il bambino cresciuto Homme che consola gli adolescenti sfigati.
G: Stavo per copiarlo io. La crescita vista come metamorfosi negativa. Il sorriso che ti aiuta nella trasformazione. Ma è un sorriso che fai a lui, il tuo idolo. E’ una perdita di identità in realtà.
O: Dici? Io l’ho visto come un sorriso di incoraggiamento… L’ultimo verso secondo me è il più potente: “I think I know what to do.” E’ la maturazione definitiva, la crescita. Finalmente sai cosa devi fare della tua vita.
G: Esatto. E’ l’anima venduta al diavolo però, quello che devi fare te l’ha detto qualcuno! Mi ha colpito molto questa cosa.
O: Quindi tutti questi delay e riverberi su strumenti e voce pensi si adattino al ruolo luciferino che ha Homme mentre canta il testo?
G: Sì, l’atmosfera sulfurea è resa così. Anche sulla voce c’è un eco molto forte, che esprime lontananza, abbandono. E’ la rappresentazione della rockstar. Ti sussurra all’orecchio, ma in realtà è una presenza lontanissima.
Caligulove
O: Ecco il secondo riferimento storico. Le depravazioni di Caligola…
G: Anche questa mi piace tantissimo. La strofa è di una potenza incredibile, rimane troppo impressa.
O: La prima strofa “In the temple of the heartless I was humbled & reborn… Into a god” è l’unica citazione (pur indiretta) alla biografia di Caligola, che si definì un Dio per compiacere alle popolazioni greche.

G: E’ un dio negativo però. E’ il dio della carnalità, della tentazione, dell’erotismo fine al piacere personale.
O: Sì, le follie e le depravazioni di Caligola sono storiche (Tinto Brass ci ha fatto un film, nel 1979, ndR). La battuta più famosa è quella in cui propose la carica di senatore al suo cavallo, vista la qualità dei senatori secondo lui. Non ti sembra molto attuale? 😀
G: Eh eh eh, senza dubbio. Anche qui organetti anni ’70 che sono veramente spettacolari. Danno un po’ anche la sensazione di vecchio film storico, non so se riesco a rendere l’idea.
“Darling, there are no taboos
in lust.
My veins coarse blood that’s
so
venomous.
WHEN HEARTLESS HEARS A HEARTBEAT…
HE’S JEALOUS”
Ecco la dichiarazione di intenti. La frase finale sull’invidia è spettacolare. Quando un senzacuore sente un battito di cuore, è GELOSO. Mi ha fatto venire la pelle d’oca. Quindi c’è una consapevolezza nella “negatività” del suo amore carnale. E’ geloso di un vero battito di cuore.
O: Sì, è chiaro che usa Caligola solo come spunto, per poi parlare di un tipo di amore malato (tema ricorrente?).
G: Gli amori di Josh sono sempre tutti malati, è un tema ricorrente in tutta la sua produzione.
Gunman
O: In una parola? Spettacolare.
G: E’ il pezzo dance. Qui si balla, qui nei concerti si impazzisce. Basso e chitarra fanno un giro incredibile.
O: Ricordiamo il motto con cui annunciarono nella newsletter che avevano messo in anteprima tutto il disco su youtube?
G: “FUCK PATIENCE, LET’S DANCE!”
O: Se non è genio questo.
G: Anche qui c’è un ritornello “vorticoso”, che ti trascina in basso. Ci si sente travolti dai mulinelli e dalle onde. E poi si riparte a ballare. E’ impossibile stare fermi con questo pezzo. Sì, è genio.
O: C’è un ritorno al tema di Bandoliers, ma ribaltato. Nella prima erano i Bandolieri a sparare su Josh, ora il Pistolero è lui. Ma ne parla in terza persona, come se lo trovasse dentro di sé e lo considerasse un elemento esterno:
“Gunman,
where you been?
You’re my
hero, savior, psycho, slayer.”
G: “Violence is just an incomplete thought,
coming to a complete
stop, stop.”
Ecco un altro contrasto pazzesco. Parte con una pseudo-critica, e poi porta a compimento il pensiero della violenza con l’affermazione “stop”. E’ lui che dà lo stop. Che in realtà è un inizio.
Spinning in Daffodils
G: Intro di pianoforte di John Paul Jones…
O: E ora? Ci rigiriamo nei narcisi? Cos’è ‘sto piano tranquillo? Siamo finiti in un disco di musica classica senza accorgercene?
G: E’ il contrasto il tema portante, ed è portato avanti fino all’ultimo brano. Si comincia sereni, poi parte un riff martellante, stoner puro. Martellate cerebrali.

O: Perchè proprio i narcisi? Non mi pare c’entri la leggenda da cui prendono il nome (e quindi nemmeno il narcisismo)…
G: Non so, mi dà l’idea di qualcosa di spirituale. L’immagine che mi viene in mente è quella di una pozza d’acqua, di un abbandono, circondati dai narcisi. (Da wiki: “Il suo nome deriva dalla parola greca narkào (= stordisco) e fa riferimento all’odore penetrante ed inebriante dei fiori di alcune specie. […] Il bulbo del Narciso contiene un alcaloide velenoso – la narcisina – che provoca, se ingerito accidentalmente, disturbi neuronali e infiammazioni gastriche negli animali al pascolo o nell’uomo e, se non curato, in meno di 24 ore può provocare la morte.”)
“Is it safe to play god in the garden & king of the zoo?”
O: “I… Am so high
I just may never come down.”
Il disco si chiude con un gioco di parole. “Sono tanto in alto che potrei non scendere mai più”, ma “high” può intendere anche “troppo drogato”. Tanto da non poter tornare indietro?
G: Può darsi, ma è un verso che può significare di tutto. Come ho detto, ieri i tre hanno dichiarato che lavoreranno ad un secondo album, che sono decisamente entusiasti, tanto che Josh ha detto: “finché siamo in cima, perché scendere?”. Auto-citazione?
O: Però c’è anche un lamento in questa canzone. Forse il rotolarsi nei narcisi è un qualcosa che si trova nel “viaggio stupefacente” e va abbandonato troppo presto per tornare alla gretta realtà?
G: “What have you gone
and done my love?
Incinerated in the morning sun.”
E’ anche un abbandono d’amore, da un altro punto di vista. Da un lato l’abbandono subìto, dall’altro l’abbandono ricercato. L’abbandono positivo versus l’abbandono negativo. Il primo come soluzione del secondo.
O: Ok, quindi gli avvoltoi concludono il disco parlando di abbandono. Basta che loro non abbandonino noi.
G: La sensazione che rimane è quella di “ne voglio ancora”. La banda alla fine, con il mantra recitato. Un grosso baraccone da circo che smonta le tende, e si sposta per il viaggio in altri luoghi. Ti lascia la stessa malinconia della fine di un Luna Park. “Abbiamo giocato per voi e con voi, ora andiamo da qualche altra parte”. Tra l’altro, la loro strategia per i tour è stata votata al “dovete cercarci voi”. Hanno fatto spesso concerti a sorpresa, annunciati solo qualche ora prima. Purtroppo viviamo in un paese sfortunato, in giro per l’europa hanno fatti sfracelli.
O: Spero che ora che è uscito il disco adottino un sistema di touring più normale, perché sono convinto che i bootleg che si trovano su youtube non gli rendano affatto giustizia.
Vado a cercare i biglietti per il Luna Park dei Vultures.
G: Prendine due.