Pazza gara quella del Canada. La pioggia, fenomeno della natura più volte invocato da Ecclestone per garantire spettacolo, oggi si è abbattuta copiosa sul circuito di Montreal. Dopo 25 giri, a causa di un violento nubifragio, si è reso necessario uno stop alla corsa durato per ben due ore. Dalla roulette russa del meteo, il numero vincente è il n.4 di Jenson Button. L’inglese è stato sin dalle prime battute al centro della scena, suo malgrado: prima elimina il suo compagno di squadra Lewis Hamilton, in una collisione evitabile, poi a gara ripresa fa fuori Fernando Alonso, che abbandona una gara già segnata da una pessima scelta strategica. Dopo la collisione con lo spagnolo, l’inglese si ritrova ultimo ma per sua fortuna, grazie all’intervento in più occasioni della safety car, il distacco dal leader Sebastian Vettel non è mai stato incolmabile.
Negli ultimi cinque giri Button è stato autore di un’autentica prodezza ossia superare due mastini come Michael Schumacher, esaltatosi in queste condizioni, e Mark Webber; infine pressa Vettel che commette un errore proprio nell’ultimo giro. Button effettua il sorpasso vincente proprio a poche curve dal traguardo, regalando un colpo di scena ai pazienti appassionati dopo quattro ore di gara.
Capitolo Ferrari: strategia pessima, Alonso mai in gara e Massa incapace di guidare senza errori una macchina che nel week end ha dimostrato un potenziale vincente. Il brasiliano segue troppo a lungo Kobayashi, il cui talento non si discute ma con una Sauber che non è certo un fulmine di guerra. Poi nel doppiaggio di Glock (che in sostanza gli fece perdere il mondiale nel 2008) Felipe evidentemente si emoziona, dimenticando che mettere le ruote slick sul bagnato con uno scarto brusco e in piena accelerazione può essere fatale. Massa sbatte come un pivellino sul guard rail, distruggendo l’ala anteriore e perdendo la possibilità di andare a podio. Onora la gara compiendo sul fotofinish un bel sorpasso a Kobayashi ma il sesto posto è un risultato deludente. Oggi Massa avrebbe potuto riscattarsi con un bel risultato, peccato che non ci sia riuscito. La sensazione è che a causa del grave incidente occorsogli a Budapest nel 2009 e della sudditanza psicologica nei confronti di Alonso, il brasiliano, duole dirlo, non sia più all’altezza dei piloti di vertice.
Il Gp di Spagna di domenica scorsa è stato vinto da Sebastian Vettel e dalla Red Bull per l’ennesima volta in stagione, anche se spuntandola per soli sei decimi sul combattivo Lewis Hamilton. Dopo poche gare il campionato sembra non suggerire più niente alla Ferrari, troppo indietro dai primi e con un divario di prestazioni incolmabile. Nell’ultimo Gp è parso anche chiaro che il distacco di un secondo subito in qualifica da Mclaren e Ferrari è stato recuperato in gara soltanto dal team anglosassone. É naturale chiedersi i motivi di prestazioni così diverse tra qualifica e gara tra i top team: pur non avendo fonti certe, si proverà ad illustrare la situazione.
Secondo rumors provenienti dal paddock, sembra che il DRS, il sistema di flap mobile posteriore introdotto quest’anno, sia di gran lunga più efficiente sulla Red Bull che su tutti gli altri team. In qualifica l’utilizzo di tale dispositivo è consentito per tutto il tracciato e la Red Bull beneficia pertanto di un vantaggio tecnico considerevole.
Inoltre la macchina sembra che abbia il sistema di scarichi più efficiente del mondiale, capace di garantire maggiore deportanza al posteriore con l’emissione di gas caldi anche in fase di rilascio dell’acceleratore. Questo sistema tuttavia richiede maggiori consumi di carburante, che non incidono tanto sul giro secco della qualifica piuttosto in gara, con un carico di benzina supplementare nell’ordine dei quindici chili, con un handicap stimabile in due decimi al giro. Il dispositivo imbarazza non poco la FIA, che se da un lato lo considera illecito dall’altro ne permette l’utilizzo, almeno fino alla riunione tecnica dei team prevista per il Gp del Canada. Decretarne l’abolizione significherebbe vanificare milioni di euro spesi per progettazione e realizzazione, contrariamente allo spirito della politica di risparmi messa in vigore da qualche anno.
Il tallone d’achille della Red Bull, elemento risaputo, è il KERS, utilizzato rispetto agli altri team con parsimonia per problemi di surriscaldamento; questa scelta può far perdere due, tre decimi al giro. In linea di massima, risulterebbe chiaro che è la Red Bull che vede svanire in gara l’ enorme vantaggio delle qualifiche e che non sono le altre squadre ad andare più forti sul ritmo gara.
La situazione Ferrari è ben sintetizzata dalla gara spagnola: ha il miglior pilota del mondiale, Fernando Alonso, ed una macchina dalle prestazioni mediocri. Infatti, lo spagnolo dopo aver tenuto testa per ben diciotto giri, in soli quaranta ha subito il doppiaggio. Colpa di scelte tecniche conservative, che alla luce di modifiche regolamentari così importanti quest’anno non hanno pagato. La situazione è allarmante se poi a nulla sono valse le novità aerodinamiche per il Gp di Spagna: la F150 Italia allo stato attuale è più lenta della vettura dell’ anno scorso. Di conseguenza, nel periodo di progettazione della vettura del prossimo anno, notizia di ieri, è stato rimosso dall’incarico di direttore tecnico l’ing. Aldo Costa. Per i tifosi non rimane altro che sperare nei circuiti dove conterà più il pilota, come quello di Montecarlo dove si può sperare di rivedere già questa domenica la Ferrari tra i primi, grazie al talento straordinario di Alonso.
Sebastian Vettel domina il Gp di Turchia, prima gara europea dell’anno. Il tedesco non perde un colpo, grazie alla superiorità tecnica della Red Bull e all’ottima gestione e interpretazione degli pneumatici Pirelli. Non c’è molto da dire sul piano prettamente sportivo: le gomme Pirelli, il Kers e il Drs sembrano gli unici fattori d’interesse, in uno sport giunto ad un punto anacronistico. Le voci di vendita dei diritti tv, in scadenza nel 2013, da parte di Bernie Ecclestone al binomio Murdoch-Agnelli sembrano voler restituire quella dimensione puramente sportiva, non dopata dai tecnicismi, che i nostalgici della F1 continuano a sognare.
L’unica notizia, e nota lieta per i ferraristi, è il primo podio della stagione con Fernando Alonso che ha battagliato a lungo con l’altra Red Bull di Mark Webber. Alonso nelle prime fasi di gare riesce a superare Hamilton e Rosberg, tallonando Webber, secondo. Nel tratto centrale di corsa lo spagnolo è stato addirittura il più veloce in pista, riuscendo a superare Webber e lasciando sperare di poter conservare il secondo posto fino al traguardo. Purtroppo però nell’ultimo stint di gara Alonso viene superato e la Red Bull ancora una volta si dimostra l’auto da battere. Felipe Massa è l’ombra di se stesso dal mondiale perso all’ultima gara in Brasile: per il brasiliano, giunto undicesimo al traguardo, questa potrebbe essere l’ultima stagione in rosso. Per quanto riguarda gli altri, in crisi la Mclaren, (Hamilton quarto, Button sesto), illude la Mercedes con RosberG partito terzo e finito quinto. La Red Bull è sempre lì, davanti a tutti, con i rivali che annaspano e si alternano di gara in gara.
Il terzo posto per la Ferrari è un risultato più importante per il morale che per la classifica. Quest’anno il divario tecnico sembra incolmabile tuttavia si può ancora sperare per una rimonta, visto che la rossa è stata autrice negli anni precedenti di rimonte impensabili. Le incognite legate alle prestazioni sono imputabili principalmente alle gomme Pirelli: senza la possibilità di test privati, si possono valutare i progressi tecnici unicamente nei weekend di gara. L’handicap Ferrari è insito nell’interpretazione delle gomme, ancora non ottimale, e nel grip aerodinamico, aspetto in cui la Rossa soffre particolarmente anche se in netta rimonta di prestazioni. La speranza è che l’esperienza della Ferrari incida in positivo nel proseguimento del campionato, evitando di poter assistere ad un monologo di Vettel e della Red Bull.
Vince ancora Sebastian Vettel, in maniera meno netta rispetto alla gara in Australia. Il campione del mondo non riesce a scappare durante la corsa ma la sensazione è che il potenziale della Red Bull non sia stato del tutto espresso: lo testimoniano l’inutilizzo del kers e una condotta di gara generalmente conservativa. Qualche preoccupazione per il tedesco è sorta quando dopo metà giri Hamilton può teoricamente concludere senza ulteriori stop montando le gomme dure, a differenza di Vettel che ha ancora quest’obbligo. Nel timore di subire il sorpasso con la sosta ai box, Vettel spreme la vettura infliggendo immediatamente distacchi pesanti, senza l’ausilio del kers. Il tedesco, con tono preoccupato, richiede più volte via radio di poter utilizzare il dispositivo ma dai box gli rispondono: ” We will not discuss anymore”. Poi con Hamilton che rientra ai box per sostituire le inefficaci dure, il tedesco può rasserenarsi, effettuare il cambio gomme e concludere primo senza ulteriori preoccupazioni.
La gara è stata condizionata dall’eccessivo degrado delle gomme; nei valzer dei pit stop (minimo 3 soste per pilota) ci sono stati diversi rovesciamenti di classifica di cui ha approfittato Jenson Button. Il pilota con una condotta sorniona, com’è suo solito, si piazza al secondo posto. Grazie alla sua guida pulita egli è bravo a gestire gli pneumatici e a farli durare più di Lewis Hamilton, che per il degrado, ha dovuto subire i sorpassi di Heidfeld, ottimo terzo posto per la Renault, e di Webber, quarto. Per non finire la gara sui cerchioni, Lewis rientra forzatamente ai box e così dal podio scivola fino al settimo posto.
La Ferrari ha un passo gara molto efficace per cui è stato possibile sperare in un piazzamento da podio. Domenicali nel difendere la pessima qualifica ha alluso alla tattica del catenaccio, ossia la (solita) scelta conservatrice di puntare tutto sulla gara, a scapito della prestazione sul giro secco. Sebbene in corsa si facciano i punti, tuttavia dovrebbero spiegare al team principal che inseguire i rivali procura una costante pressione che può far sbagliare; ed oggi, purtroppo, due errori fatali hanno condizionato il risultato finale: il primo lo commettono ai box con Massa nel problema di montaggio dell’anteriore sinistra, che ha relegato il brasiliano nelle retrovie; il secondo errore, piuttosto grave, è di Alonso che negli ultimi giri di gara sbaglia la valutazione di distanza nella battaglia con Hamilton, terzo in quel momento, piombandogli addosso e distruggendo l’ala anteriore. Alla fine Massa ed Alonso si piazzano quinto e sesto, con un po’ di rammarico per gli sbagli commessi ma con l’auspicio che una crescita di prestazioni vi sia anche in qualifica, nel prossimo week-end di gara in Cina.
Sebastian Vettel, campione del mondo in carica, domina il Gp d’Australia, gara inaugurale del campionato di F1 2011. Il Circus riapre i battenti all’insegna dei colori Red Bull, la vettura più forte della scorsa stagione che anche quest’anno pare confermare la supremazia tecnica. Vettel ha avuto vita facile sin dalle qualifiche, infliggendo distacchi siderali agli avversari: 0.8′ ad Hamilton secondo e 1.4′ ad Alonso e 2” a Massa. In gara il tedesco si è limitato a controllare la Mclaren di Hamilton, mai stata insidiosa.
La gara in Ferrari
La Ferrari com’era immaginabile ha corso in difesa, cercando di limitare i danni quanto più è possibile. Alonso e Massa hanno corso due gare opposte: il primo ha avuto una pessima partenza, ritrovandosi nono al primo giro; tuttavia lo spagnolo si è riscattato a gara in corso tenendo un ottimo passo, superiore alla Red Bull di Mark Webber che ha scavalcato, e riuscendo ad insidiare nel finale il terzo posto del sorprendente Petrov su Renault. Il quarto posto artigliato con le unghie costituisce un ottimo risultato, difficile prevedere uno migliore.
Felipe Massa nelle prime fasi di gara lasciava sperare in un risultato migliore del settimo posto finale. All’inizio si è difeso strenuamente dalla McLaren di Button, nettamente superiore: i tifosi sembravano aver ritrovato il brasiliano dei tempi migliori, combattivo come non mai. Tuttavia dopo il sorpasso subito da Button, se pur compiuto in modo irregolare e sanzionato con un drive trough, Felipe si arenava nelle secche del centro gruppo, concludendo al nono posto; complice la doppia squalifica delle Sauber per alettone posteriore irregolare che lo precedevano, il ferrarista è sopravanzato di due piazze, aumentando il bottino di punti.
Considerazioni sul nuovo regolamento
Sebastian Vettel è stato l’unico pilota di vertice ad aver interpretato al meglio le nuove gomme Pirelli. Prestazioni così nette e al tempo stesso largamente variabili delle vetture sono da imputarsi unicamente agli pneumatici. Il tracciato di Melbourne, poiché cittadino, è atipico e l’asfalto è molto scivoloso, per cui le gomme morbide hanno offerto prestazioni e durate migliori rispetto alle gomme dure essendo più aderenti alla pista. E ciò ad esempio ha influenzato la strategia di Mark Webber, che ha dovuto effettuare uno stop supplementare per sostituire le dure con le morbide. Inoltre la Ferrari, dalla metà gara e quindi a circuito gommato, è stata la più veloce di tutte le altre squadre: il giro più veloce di gara è di Massa.
L’ala mobile è sicuramente un prezioso ausilio per superare vetture con un divario minimo di prestazioni sul giro tra 1.5” e 2”. Può essere utile, per esempio, per vedere la Ferrari non imbottigliata dietro una Toro Rosso di turno. Tuttavia le distanze tra le vetture sono state grandi, per questo, tutto sommato, i duelli sono stati pochi. Si avrà un quadro più preciso quando i valori in campo saranno più simili tra loro.
A meno di un mese dall’inizio del mondiale, la F1 scalda i motori nei test collettivi invernali. Ma un pensiero doveroso va al terribile incidente del pilota Renault Robert Kubica, occorso il 6 febbraio nel rally di Andora (Italia). Il ragazzo ha rischiato seriamente la carriera: solo grazie all’abilità dei medici, Kubica non ha riportato danni permanenti e sta reagendo ottimamente ai gravi traumi. La preoccupazione già ricade nei tempi di recupero. La mano destra, completamente spappolata dalla lama affilata del guard rail penetrata nell’abitacolo, è stata miracolosamente ricostruita, l’amputazione così scongiurata. Il pilota a soli pochi giorni dall’intervento ha già compiuto addirittura elementari movimenti e si alimenta autonomamente. Il sostituto del polacco sarà il tedesco Nick Heidfeld, ex compagno di squadra di Kubica in Bmw, che l’anno scorso è stato test driver per Pirelli e poi pilota Sauber a stagione iniziata. Nei test di pre-campionato ha soffiato il posto al terzo pilota Renault Bruno Senna.
Kubica sarà quindi out per buona parte del campionato o addirittura lo salterà per intero. Briatore, l’ex team manager in visita al suo capezzale, ha detto che ritornerà prima di fine stagione; i medici prudenzialmente sostengono che Kubica salterà quest’anno di gare, per poter guarire completamente. La mia personale scommessa, nonché augurio, è che lo rivedremo a fine agosto al volante di una F1. Qui di seguito la shockante ricostruzione al computer dell’incidente.
Ford vs Ferrari
La disputa per il marchio “F-150” tra Ford e Ferrari non è stata di buon auspicio per la rossa. La dicitura è stata adottata (in buona fede) dal “cavallino rampante” per un evento eccezionale: i 150 anni dell’unità d’Italia, a difesa dell’Italia che ancora vince nel mondo. Tuttavia la Ford, che produce gli “F-150”, pick-up di successo in America, ha contestato il plagio del marchio da parte della Ferrari minacciandole causa. A Maranello si è repentinamente tramutato il nome della vettura in “F150th”. La nota di risposta alla Ford:
“Quest’anno è stato deciso di dedicarla ad un anniversario particolarmente significativo come il 150esimo dell’Unità di Italia, la cui importanza ha indotto il nostro Governo a proclamare, solo per quest’ anno, una festività nazionale. Per questi motivi la Ferrari ritiene che non si possa confondere la propria monoposto del prossimo campionato di F1 con un qualsiasi veicolo di tipo commerciale ovvero pensare che vi sia un legame ad altro marchio di veicolo stradale e risulta pertanto davvero difficile comprendere quanto espresso dalla Ford. Detto questo, a ulteriore riprova della buona fede e della correttezza dell’operato della Ferrari, è stato deciso di eliminare e far eliminare in ogni sede la denominazione abbreviata e di utilizzare sempre quella completa di Ferrari F150th Italia”.
Come ha fatto notare la stessa dichiarazione ufficiale, è molto probabile che sia stata una boutade mediatica di Ford per meschini fini pubblicitari.
Le novità
Passando al lato più squisitamente tecnico della F1, c’è da dire che la Fia anche quest’anno introduce vincoli e innovazioni volte a favorire l’agonismo in pista. L’ultima gara ad Abu Dhabi della scorsa stagione ha chiuso un campionato apertissimo nel peggiore dei modi: zero sorpassi in pista. Alonso ha pagato dazio rimanendo imbottigliato nel traffico, perdendo così il titolo mondiale che dalle qualifiche sembrava in tasca.
Il settore su cui la Fia è pesantemente intervenuta è quello dell’aereodinamica delle monoposto. Maggiore è il carico aereodinamico, maggiori le turbolenze per le vetture che seguono in scia, con la difficoltà di rimanervi soprattutto in curva. Sono aboliti:
– il doppio diffusore , l’ estrattore inventato da Ross Brawn due anni fa, che crea più deportanza in prossimità degli scarichi e quindi maggior effetto suolo
– l’F-duct, l’innovazione della McLaren nel 2010, che stallava l’ala posteriore in rettilineo a favore della velocità di punta.
Le principali novità di quest’anno sono:
– l’ala mobile posteriore. Un flap dell’alettone posteriore ora può inclinarsi per opporre minore resistenza all’aria e quindi maggiore velocità. Mentre per la qualifica non ci sono limitazioni per il suo uso, in gara invece l’impiego è tutto da decifrare, merito anche di un quadro regolamentare poco felice già in partenza. Infatti in gara il pilota che segue una vettura a (massimo) un secondo di distacco in rettilineo potrà azionare, previo segnale di avviso, questo dispositivo, ma non prima di 600 metri dal punto di frenata. Una striscia di vernice sul tracciato stabilirà il punto da cui si potrà utilizzare. Questi vincoli sono dovuti per non banalizzare il sorpasso, rendendolo troppo semplice. Forse non era meglio abolire del tutto o quasi l’ala posteriore?
– il ritorno al KERS, introdotto già nel 2009, ora ufficialmente adottato da tutte le scuderie. Il dispositivo consiste nel recupero dell’energia cinetica in frenata, che carica un motorino elettrico. Questo, se azionato, sovralimenta il motore per una spinta di potenza. Utile per attaccare ma anche per difendersi dai tentativi di sorpasso
– il nuovo fornitore di gomme Pirelli ha avuto dalla Fia precise indicazioni. Gli pneumatici devono durare di meno rispetto alle vecchie Bridgestone. Ovvio che piloti dallo stile di guida “morbido” ne trarrano benefici. Inoltre il set di gomme disponibili per il week-end di gara si riduce ulteriormente da 14 a 11.
– il cambio dovrà durare cinque gare, una in più rispetto l’anno scorso.
Ulteriori novità sono:
– l’abolizione degli ordini di scuderia. Il gioco di squadra è sempre esistito, giusto eliminare questa ipocrita limitazione
– reintrodotta la regola del 107%: i piloti che avranno un tempo superiore al 107% rispetto alla pole fatta in Q1 non parteciperanno alla gara, salvo diversa indicazione dei commissari di gara. É una tagliola per i team più lenti.
Il nuovo Gp dell’anno sarà quello che si disputerà in India a fine ottobre. Nel 2011 il campionato sarà di 20 gare, un nuovo record nella storia della F1.
Il team da battere, da queste prime, se pur vaghe, indicazioni dei test, è ancora la Red Bull. Ferrari proverà a fare meglio dell’anno scorso, soprattutto Felipe Massa che è sorvegliato speciale. Occhio alle novità di McLaren e Renault: i loro tubi di scarico “anteriori”. in prossimità delle pance, rappreentano una novità tecnica senz’altro interessante. Con il flusso anteriore dei tubi di scarico, aumenta la deportanza, quindi maggior carico aereodinamico: una soluzione estrema che molti team potrebbero copiare nell’arco della stagione.
Sebastian Vettel ha vinto il mondiale di F1 con ampio merito. E’ il pilota iridato più giovane della storia: con i suoi 23 anni e 4 mesi ha battuto il record di 23 anni e 9 mesi di Lewis Hamilton. Cinque vittorie, conquistate dominando. Dieci pole position in una stagione, solo come i grandi piloti Ayrton Senna e Michael Schumacher hanno fatto. I due ritiri quando era saldamente al comando della gara, a vantaggio di Fernando Alonso, hanno solo messo in dubbio un mondiale piloti che sembrava anche questo appannaggio del tedesco.
Gli errori che Vettel ha commesso in questa stagione sono stati,tuttavia, molto pesanti: gli schianti prima in Turchia contro il compagno di squadra Webber e poi a Spa contro Jenson Button, hanno messo in luce una certa fragilità psicologica del pilota. Errori di gioventù che non gli hanno fatto perdere, per sua fortuna, il mondiale.
Il talento del pilota non si mette in discussione: è stato il più giovane ad aver ottenuto l’accoppiata pole position/vittoria di una gara, conquistata con la Toro Rosso al Gp di Monza 2008, a soli 21 anni e 73 giorni. In quella corsa sotto l’acqua, Vettel mostrò una classe straordinaria, alla sua prima stagione effettiva di F1. Colpì l’autorevolezza con cui andò a vincere quella gara, dominata in pieno, tant’è che il team Red Bull, che lo aveva già in opzione, decise di farlo correre già per l’anno successivo.
Ora avrà le spalle più larghe il tedeschino, con un titolo piloti che gli darà molte più sicurezze e meno ansie. Lo stesso Schumacher nutre amicizia e simpatia per Sebastian, che però potrebbe stabilire mano mano nuovi record. Ha una vita intera davanti e sembra logico che un giorno, dopo il ritiro di Alonso, la Ferrari vorrà Vettel, tra l’altro già sponsorizzato in passato da Schumi.
Strategia perdente
La Ferrari ha perso il titolo per errori di strategia, non perché è caduta nella trappola della Red Bull. Infatti non credo che ci sia stato un gioco strategico premeditato, perché Webber aveva toccato con la posteriore destra le barriere ed aveva inoltre le gomme finite. Tuttavia siamo sicurissimi che la Ferrari ha sbagliato tutto, facendo ciecamente gara sull’australiano. Trappola o meno resterà per sempre l’errore di valutazione strategica.
Chiaro che una serie di fattori ha girato male per la Rossa: la safety car (ancora lei!), con il suo ingresso in pista al secondo giro, non ha permesso al plotone di sgranarsi ed ha favorito la strategia di chi non aveva niente da perdere, come Rosberg, Kubica e Petrov. Alla Ferrari si è sbagliato perché non si è avuta una visione più ampia della gara e ciò è spiegabile con la pauradi vincere. Si è marcato un Webber ormai fuori dai giochi.
I responsabili di questo disastro sono il team principal Domenicali e gli ingegneri di pista di Alonso Stella e Dyer, che varie volte si sono dimostrati non all’altezza di situazioni delicate. Stella dopo gara ha spiegato che sbagliando s’impara. Ecco: vada a sbagliare e ad imparare nei team inferiori. La Ferrari non deve prendere lezioni, semmai darle. Se Montezemolo, infuriato come non mai, ha il polso della situazione, dovrà prendere qualche decisione, perlomeno ridisegnare il team in pista, assegnando nuovi incarichi. Qualche testa dovrà pur cadere.
Altra critica da sollevare è contro la Fia e quell’affarista di Bernie Ecclestone: questo gran premio ad Abu Dhabi è stato una chiusura indegna per un mondiale. I petrol-dollari hanno un forte potere è vero, ma se si vuole salvaguardare lo sport, questa gara almeno dovrebbe essere di transizione nel mondiale. I nuovi circuiti disegnati dall’architetto Tilke sono tutti belli e avvenieristici, ma sono totalmente inutili, con scarse possibilità di sorpasso: Alonso non ha potuto lottare ed abbiamo assistito ad una delle tante sfilate di parata delle F1, una cosa mortificante per i piloti, che vogliono lottare, e per il pubblico, che vuole lo spettacolo.
Bisogna aggiungere che ad aver voluto questo Gp, in uno stato dove non c’è una minima tradizione motoristica, è stata anche la Ferrari, con la sue partnership finanziarie ad Abu Dhabi e il non casuale parco tematico Ferrari World. I soldi muovono lo sport, con la conseguenza di uno spettacolo poco edificante. Chi se ne frega in fondo del buongusto.
L’unica cosa che fa ben sperare per i ferraristi è lo straordinario talento di Alonso: ha tenuto a galla la Ferrari, sbagliando come colui che è sempre al limite e vincendo con una vettura sempre inferiore. Al momento la F1 premia macchina e strategia più forti e la Ferrari non ha più queste pecularietà, una volta di spicco.
Fernando resti un campione, ti rifarai l’anno prossimo.
Sebastian Vettel si aggiudica il Gp del Brasile, secondo Mark Webber, terzo Fernando Alonso. Quarto Lewis Hamilton, quinto Jenson Button che esce matematicamente dalla lotta mondiale, Massa quindicesimo e non pervenuto.
Onore ai vincitori
Con il gran premio del Brasile, si è assegnato il primo titolo mondiale. La Red Bull-Renault con la doppietta di oggi vince il mondiale Costruttori di F1 dopo solo sei anni di attività. Un ottimo risultato per una squadra così giovane, ora nuovo top team che rompe il duopolio dell’ultimo decennio Ferrari-McLaren.
Un titolo ampiamente meritato, certificato da 8 vittorie e quattro doppiette per un totale di 19 podi. E’ stata sempre la macchina da battere quest’anno, con 14 pole position conquistate su 18, di cui sette consecutive. Avevano proprio le “ali” in qualifica; tuttavia in gara per il team non sono mancati dei problemi di affidabilità, soprattutto di motore, che ancor preoccupano i tecnici per l’ultima gara prevista ad Abu Dhabi: Vettel per due volte si è dovuto ritirare per un guasto al suo propulsore, quando era al comando della gara (Bahrain e Corea), alla vettura di Webber oggi è occorso un preoccupante surriscaldamento del motore.
Inoltre la cattiva gestione dei piloti ha portato al comico autoscontro in Turchia tra i due, oltre a qualche errore di troppo. Soprattutto Webber ha patito il clima non idilliaco in seno al team, tutto sbilanciato a favore del tedesco. Nonostante i parecchi punti persi per strada, la Red Bull ha dominato e vinto ugualmente la classifica marche.
Piloti in ballo
Discorso apertissimo per il titolo piloti: Alonso tiene ancora la testa del mondiale con 8 punti di vantaggio su Webber, 15 su Vettel, 24 su Hamilton.
Con una Red bull così forte, per Alonso e la Ferrari ci sarà da soffrire: lo spagnolo dovrà provare a piazzarsi in seconda posizione e scardinare quindi lo strapotere del duo Webber-Vettel. Infatti è molto probabile che i due si giochino ancora una volta la vittoria proprio come è successo in Brasile e sarebbe altissimo il rischio di “biscotto” mondiale, visto che il team favorirebbe per forza di cose la vittoria dell’australiano.
Si corre ad Abu Dhabi e la pioggia, amica della Ferrari, è soltanto un miraggio, come quello che vede ora Hamilton a riguardo del titolo mondiale; solo con un miracolo potrebbe vincerlo l’inglese: vittoria della gara con contestuali disgrazie per i primi tre davanti. Nemmeno lui sembra crederci con una McLaren poco competitiva.
E’ un miracolo invece che Alonso sia primo nel mondiale e sia riuscito a vincere cinque gare. E’ vero che la Ferrari in gara ha dimostrato un passo diverso dal giro secco della qualifica, ma si rivela una vettura inferiore alla Red Bull, con lo spagnolo che ha sempre rincorso, eccetto poche occasioni. Si tenga conto che Massa non esprime solo tutta la sua scarsa vena a correre queste gare, ma anche la mediocre competitività della rossa. Alonso: stoico.
E’ bello sentire l’inno italiano che risuona in diretta mondiale: grazie alla Ferrari, grazie a FernandoAlonso, vittoriosi nel Gp di Corea. A Maranello non si è mai smesso di credere ad una rimonta che pareva improbabile.Secondo Hamilton, a podio anche Massa, ma sempre in versione triste di se stesso.
La gara si è corsa in condizioni difficili per i piloti, qui per la prima volta su questo inedito circuito in condizioni da bagnato. Sulla pista si è abbattuta la propaggine di un tifone che ha imperversato in Cina, ma la causa di tutti i mali è stato l’asfalto, gettato a terra appena pochi giorni fa. Questo, ancora fresco, non si è stabilizzato e non ha garantito il necessario drenaggio: la pista si è allagata ed è stato necessario, per renderla praticabile, che la pioggia smettesse unitamente a parecchi giri dietro la safety car. Se il tracciato è stato apprezzato da tutti gli addetti ai lavori, ciò che ci ha lasciato perplessi è la sicurezza, per tre principali motivi: ingresso e uscita box, in piena traiettoria, sono molto pericolosi; i muretti sul rettilineo troppo vicini alla pista; l’inesperienza dei commissari coreani, anche se supportati per questa volta dai colleghi australiani, non garantisce efficienza nei punti critici del tracciato.
“In corea nessuno vincerà il mondiale ma qualcuno lo perderà”. Così ha dichiarato profeticamente Alonso.
Escono perdenti da questa gara le Red Bull, da un mondiale che era in pugno… ora con due piloti costretti ad inseguire. Nell’ultimo articolo abbiamo detto che squadre come Ferrari e McLaren avrebbero potuto spuntarla in questa gara. La Red Bull si è dimostrata ancora una volta la vettura più competitiva ma paga l’inesperienza ad alti livelli. Chris Horner non ha saputo gestire i suoi piloti nel corso della stagione e Webber ha pagato la pressione con un errore all’undicesimo giro: cordolo, erba sintetica , testacoda e … boom con Rosberg che non è riuscito ad evitarlo. Ancora peggio è andata a Vettel, ritiratosi per la rottura del motore quando era saldamente al comando, un guasto che un top team non può concedersi a fine stagione.
Gioisce Alonso, che dal suo ultimo ritiro del Gp del Belgio ha portato a termine una rimonta fantastica, vincendo tre gp e andando sempre a podio. Con 50 punti a disposizione e con 42 di distacco, è praticamente tagliato fuori Jenson Button. E’ improbabile anche il recupero di Vettel, con – 25 punti da Alonso.
Se pare scontata la scelta del team McLaren di puntare tutto su Hamilton per le ultime due corse, non è altrettanto così ovvia un’ analoga decisione per Webber in seno alla Red Bull: vorrebbe dire sconfessare in parte la politica di gestione dei due piloti fin qui adottata di pari opportunità per entrambi, come ha dichiarato lo stesso boss Red Bull Mateschitz. E Vettel è il pupillo della scuderia. Quindi si prenderanno in considerazione ordini di scuderia in base ai risultati delle qualifiche della prossima gara: con Webber in pole o davanti al compagno di squadra, si deciderà di puntare tutto sull’australiano.
Vittoria mondiale
Alonso potrebbe vincere il mondiale se arriva primo e Webber non fa meglio del quinto posto. Con il secondo posto, è mondiale se Vettel non vince, Webber non fa meglio del quinto posto ed Hamiltont del quarto. Con Alonso terzo, Vettel dovrebbe arrivare dietro lo spagnolo, Webber non dovrebbe finire la gara e Hamilton non dovrebbe fare meglio del quinto posto. Button e Vettel per poter rientrare in gioco realisticamente dovrebbero sperare nelle sfortune dei primi tre e puntare solo alla vittoria.
Per il titolo costruttori la Ferrari tiene una piccola luce accesa, anche se il titolo è in ballo tra Red Bull e McLaren, con la prima avvantaggiata se non altro per avere due piloti entrambi competitivi: Button avrà avuto un duro colpo psicologico con questa gara e tirerà un po’ i remi in barca a differenza di Vettel che tenterà il tutto per tutto per rientrare in gioco. Prossimo appuntamento è il Gp del Brasile il 7 novembre. Alè Fernando!
La gara nel circuito del sol levante è stata la più dura dell’anno per piloti e team. La pioggia torrenziale ha impedito lo svolgersi delle qualifiche nella giornata di ieri per impraticabilità di pista, costringendo la direzione gara a spostare le qualifiche nello stesso giorno di corsa. Per piloti e meccanici si è deciso tutto nel giro di poche ore, con le qualifiche disputatesi alle ore 9 del mattino (ora locale) e la gara dopo sole cinque ore. Una domenica di duro lavoro per tutti gli addetti.
Le qualifiche
I primi cinque della classifica mondiale sono molto vicini: Vettel ha strappato la pole su Webber, terzo Kubica, a seguire Alonso, Button, Rosberg ed Hamilton, quest’ultimo retrocesso di cinque posizioni per aver sostituito il cambio della sua McLaren. Massa non riesce a passare in q3, piazzandosi al 12° posto. Button è l’unico ad aver scelto gomme dure per la partenza, provando a giocarsi il tutto per tutto con una strategia diversa.
La gara
Pronti via: Vettel scatta bene, Kubica supera Webber. Alonso rischia di farsi soffiare il quarto posto da Button con uno start mediocre ma rimedia alla prima curva, brivido per lo spagnolo. Incidente tra Petrov e Hulkenberg sullo starting grid. Massa è subito fuori alla prima curva: con una manovra da suicidio sperona l’incolpevole Liuzzi. E’ un altro zero per il brasiliano. Entra immediatamente in pista la safety car, troppi detriti e macchine da rimuovere dal tracciato. Nei giri a regime di sicurezza, Kubica si ritira per il distacco della ruota posteriore, con Alonso che agguanta così provvisoriamente il podio.
La gara si vive sul marcamento a distanza di sicurezza tra i cinque pretendenti al titolo. I due Red Bull e Alonso (dopo il primo pit stop) sembrano avere qualcosa in più delle due McLaren. Hamilton ha un nuovo problema al cambio, con la terza marcia fuori uso; Button fa un pit stop molto ritardato, mettendo le morbide per l’ultimo stint, ma la strategia non incide. Danno spettacolo i due piloti di casa, Yamamoto e soprattutto Kobayashi, combattivo e audace. Il pilota della Sauber ha vivacizzato questa gara noiosetta con le sue abili manovre di sorpasso, è un giovane di 23 anni, di belle speranze per il Giappone. Vince la gara Vettel, secondo Webber, terzo Alonso, quarto Button, quinto Hamilton, poi a seguire Schumacher, l’ottimo Kobayashi, Heidefeld con la seconda Sauber, Barrichello; chiude la zona punti Buemi. I primi tre passano sotto la bandiera a scacchi nello spazio di due secondi, a testimonianza di una corsa davvero tiratissima.
Il punto sul mondiale
Webber ha controllato bene i suoi avversari, limitando i danni sul pazzo Vettel – guai ad avvicinarsi – e guadagnando tre punti su Alonso. Ora deve guardarsi principalmente le spalle da questo duo, che lo segue a 14 punti di distacco. Button ed Hamilton perdono contatto e sembrano progressivamente svanire le loro speranze mondiali.
La matematica condanna definitivamente Felipe Massa, giusto per chiarezza. E’ vergognoso come il brasiliano non stia correndo per la squadra, non facendo il proprio dovere. E’ triste, non fa altro che lamentarsi da qualche gara, piagnucolando che non farà il “Barrichello 2a versione“. Segnala il traffico come motivo/scusa della sua pessima qualifica. Fa un incidente senza senso al via con Liuzzi. Non dà sostegno ad Alonso in un momento così delicato, non porta punti al team per la classifica costruttori – che ormai è persa – insomma è già in vacanza… Massa te ne devi andare! Non sei degno di guidare una Ferrari!
Men che se ne dica, la lotta al titolo è ancora aperta ai primi cinque. Se pur Button ed Hamilton hanno 28 e 32 punti di distacco dalla vetta, ci sono ancora in palio 75 punti e in Formula Uno tutto è possibile. Il prossimo gran premio di Corea tra due settimane ci dirà se La McLaren potrà ancora dire la sua. E’ un circuito inedito per tutti, ma sarà importante l’esperienza tecnica dei team: Ferrari e McLaren hanno qualcosa in più rispetto alla Red Bull.
Outsider è la Renault di Kubica, che può approfittare del marcamento a uomo tra i rivali al titolo. Inoltre il meteo potrebbe di nuovo giocare brutti scherzi, in una regione in cui è la stagione dei monsoni.
La Ferrari per le ultime tre gare porterà ulteriori novità tecniche, soprattutto una di tipo aerodinamica, nella zona del posteriore che sarà molto visibile, a dimostrazione dello spirito di squadra di non mollare mai. Il sogno è lì a 14 punti e si può fare, perchè team e pilota sono in uno stato di grazia tecnico-mentale. Il mondiale costruttori è ormai svanito, quindi tutte le energie di sviluppo della macchina sono concentrate per lo stile di guida di Alonso.