Cronaca di una primavera spagnola al Sol

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Camminando Scalzi presenta un ampio reportage scritto dal nostro caro amico Stefano Silvestri, che vive a Madrid, e ha documentato con questo bellissimo articolo la carica degli Indignados. Da noi in Italia non se n’è parlato molto, approfondiamo insieme l’argomento. In apertura dell’articolo una interessantissima videointervista a Jesus, uno dei ragazzi del movimento, che ci racconta un punto di vista interno, a seguire l’ampio articolo informativo. Buona lettura a tutti.

La Redazione di Camminando Scalzi

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httpv://www.youtube.com/watch?v=RKSnZJEqhj4

“Los indignados”, “Movimiento 15-M”, “Primavera española”, “SpanishRevolution”, “AcampadaSol”. Queste solo alcune delle etichette affibbiate a un movimento che oggi festeggia due settimane nelle principali piazze spagnole.

Madrid, Barcelona, Granada, Siviglia, Saragozza, e tante altre città, vivono una privamera di proteste prolungate, pacifiche e propositive, che trovano le loro radici nel malcontento generale verso un sistema politico/finanziario malato, che ha portato la Spagna a essere uno dei paesi occidentali maggiormente colpiti dalla crisi finanziaria internazionale. Basti pensare che la disoccupazione sfiora il 22% della popolazione, con più di 5 milioni di persone senza lavoro, e tra i giovani la percentuale sale a un 45% di disoccupati. Presupposti che il 15 maggio scorso hanno riunito quasi ventimila persone a Madrid, che a ritmo di Batucada hanno protestato in forma pacifica dalla Plaza de la Cibeles fino alla piazza storica di Madrid, Puerta del Sol. Tra i manifestanti tanti giovani, ma anche una buona percentuale di persone tra i trenta e i quaranta anni, che al grido di slogan come “no nos representan” (non ci rappresentano),  “lo llaman democracia y no lo es” (la chiamano democrazia ma non lo è) e “La voz es nuestra arma” (la voce è la nostra arma),  hanno occupato la Puerta del Sol verso le 19 e hanno letto un manifesto, nel quale si è voluta affermare un’indignazione largamente condivisa per essere vittime di una crisi senza averne alcuna responsabilità. Fino a questo punto la cosa non ha rappresentato nulla fuori dal comune; la solita manifestazione, se non fosse stato per una cinquantina di ragazzi che, rimasti a discutere fino a tarda notte, hanno preso la decisione di dormire nella piazza.

All’alba i ragazzi sono stati violentemente sgomberati dalla squadra “antidisturbios” della polizia di Madrid, e il gesto evidentemente ha prodotto un effetto contrario a quello desiderato da politici e commercianti della zona, i primi preoccupati per eventuali ripercussioni della manifestazione sulle imminenti elezioni (il 22 di maggio), i secondi colpiti dal forte calo di afflusso di turisti alla zona.

Il giorno seguente viene convocata un’assemblea di massa alle 20, a Puerta del Sol, pubblicizzata da reti sociali come twitter e facebook, e amplificata dagli episodi violenti della mattinata. L’effetto sono più di trentamila persone, che riempiono il Sol e le vie adiacenti, che decidono di nuovo di accamparsi per dormire. Ma stavolta non sono solo una cinquatina, sono molte centinaia che, aiutate da tutta la piazza, piantano vari tendoni per ripararsi dalla pioggia. Tutti si rendono utili: chi porta i sacchi a pelo, chi sedie e divani, chi banchetti di legno per formare piccoli tavoli; e da quel momento Sol diventa una piccola città, giorno dopo giorno. Prima una cucina da accampamento, una biblioteca, un comitato per la pulizia della piazza, poi un centro dove si raccoglie tutto il materiale audiovisivo di chi ha filmato o fotografato la protesta, una ludoteca per i manifestanti che hanno figli e che proseguono la protesta all’interno della piazza.

Attraverso un’assemblea generale viene deciso con un plebiscito che la protesta deve andare avanti fino a domenica, giorno delle elezioni amministrative, nonostante il totale apartitismo del movimento, e che si deve iniziare a stilare una serie di proposte costruttive da presentare a chi governa. E così da piccola città in costruzione, Sol diventa un sistema complesso di assemblee, comitati e commissioni, ognuna con la sua specificità: lavoro sociale, politica, economia, teatro, audiovisivi, azione, sono solo alcune delle assemblee che si celebrano ogni giorno nelle piazze intorno al Sol, formate quasi sempre da meno di venti persone, per ovviare alla legge che non permette manifestazioni e assemblee nei giorni che precedono le elezioni. L’organo centrale chiaramente rimane l’assemblea generale giornaliera, nella quale vengono votate tutte le proposte approvate dalle varie sub-assemblee. Gli accampati rimangono e superano il giorno delle elezioni (stravinte dalla destra), e il movimento ripropone una votazione per decidere se continuare o decentrare nei quartieri l’ormai collaudato sistema. Ancora una volta con un plebiscito viene deciso di rimanere un’altra settimana al Sol.

Una settimana dove l’affluenza alla piazza però cala, per la stanchezza di coloro che portano già una settimana sulle loro spalle, e per il normale distacco di alcuni, che vedono all’interno del movimento forme di potere. Nonostante ciò la concentrazione si mantiene, e ci sono anche tante televisioni, fotografi, giornali, tanta risonanza nazionale e internazionale per ciò che accade. Sol, oltre ad essere il traino per altre città spagnole, nelle quali si seguono i passi della capitale, inizia a trovare seguiti in città come Roma, Atene, Parigi e Bruxelles.  Arrivati alla soglia delle due settimane di accampamento,  i manifestanti discutono sul da farsi, di rimanere nella piazza o di spostarsi nei quartieri, con appuntamenti mensili per un’assemblea generale. L’opinione pubblica ormai parla di smantellamento  dell’accampamento, tutto sembra al suo capolinea, ma succede una cosa, una nuova energia per i manifestanti. Il 27 di Maggio, a Barcellona, “Los Mossos” (squadra speciale), ricevono l’ordine di liberare Plaza Catlunya dai manifestanti per motivi di pulizia, in vista della finale di Champions, Barcelona – Manchester, del giorno seguente. Los Mossos usano una violenza brutale per far passare le camionette che devono pulire la piazza.


httpv://www.youtube.com/watch?v=1l-n9reQpIE

E di nuovo quello che sembrava ormai finito, si risveglia al grido di solidarietà per Barcellona. Nella capitale catalana la piazza si riempie di migliaia e migliaia di persone, anche anziane, indignate dalla violenza usata nella carica dei Mossos. A Madrid si vota la permanenza al Sol, e di nuovo la piazza è quella dei primi giorni, straripante di gente. Un primo manifesto viene stilato, le proposte si riducono da centinaia e centinaia a poche decine, votate nell’assemblea generale. Riforma del sistema elettorale, chiusura di tutte le centrali nucleari, condanna alla corruzione (fuori i condannati dalle liste dei partiti), reale separazione dei tre poteri, esecutivo, legislativo e giudiziale, sono solo alcune delle proposte che al giorno d’oggi emergono dalla sintesi di tanti cervelli e di tante idee. Un movimento, quello del 15-M, che sicuramente farà parlare di sé ancora per molto. Una concentrazione di persone che non si era mai vista prima d’ora in Spagna e che, prima o poi, dovrà fare i conti sull’effettiva possibilità di riconoscersi in un partito politico.

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