Craxi: Gesù o Barabba?

“La menzogna diventa verità

e passa alla storia.”

George Orwell

Quando i giudizi morali, e non, relativi ad un uomo  si articolano lungo un continuum i  cui estremi sono “ladrone” e “santone”, aldilà del bene e del male stiamo parlando sicuramente di una personalità di un certo rilievo. Dare la soluzione a questa atavica dicotomia non è il proposito di questo articolo, in primis perché non ne ho il potere, in secundis perché non è lo scopo dell’articolo stesso. Di certo è impossibile sfuggire da opinioni ed inclinazioni personali, ma il mio obiettivo è cercare di porre pro e contro di questo controverso uomo politico, per dare una panoramica, se non completa, quantomeno verosimile dell’uomo Craxi.

Tutto il polverone è esploso al decennale della morte dell’ex socialista. Da un  lato chi ne proponeva la beatificazione, dall’altro chi ne ripudiava la memoria. Insomma, la solita storia.

A vantaggio dei sostenitori è doveroso menzionare che stiamo parlando comunque di un uomo che a soli 19 anni è entrato in politica, dopo poco è divenuto funzionario del partito socialista e a 26 anni era già assessore a Milano. Inoltre da responsabile della politica estera del PSI si è impegnato a finanziare economicamente i partiti messi al bando dai regimi dittatoriali in Spagna, Grecia e Cile.

Stiamo parlando di un politico che partendo dal ruolo di segretario transitorio del partito, diede vita ad uno dei governi più longevi della storia italiana e che pose le basi per numerose riforme. Infine di un uomo, e sia ben inteso che non voglio assolutamente intenzione di farlo passare per martire, a cui fu negato il ritorno in patria per sottoporsi ad una delicata operazione per diabete mellito che lo affliggeva da tempo e che morì solo durante il suo esilio (o latitanza ) in Tunisia… Però, però, però… Detta così pare si stia parlando di una vittima, di un bersaglio del sistema. Beh, la verità non è proprio questa. Craxi ha percorso un lungo cammino politico prima di giungere a questa fine. Un cammino fatto di alleanze politiche più disparate, pur di ottenere consensi elettorali, e che lo portarono a contraddire i principi storici del partito. Un esempio su tutti sono gli accordi con la Chiesa che stridono fortemente con la tradizione anticlericale del PSI. E’ stato il fautore di quella politica-spettacolo, spesso ricca di demagogia e povera di sostanza, che ancora oggi, attraverso il suo maggiore discepolo, sta dilaniando il nostro Paese. Craxi varò il famoso “Decreto Berlusconi” (che poi ha permesso l’ascesa allo sconfinato potere del nostro eroe), sul quale Vittorio Feltri (si badi bene) pronunciò le seguenti parole di “elogio”: ” […] la scappatoia che consente all’intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna.

"Il Fatto Quotidiano" 03/01/2010

Naturalmente, il pezzo forte deve ancora venire, queste sono solo ciliegine su di un’enorme torta dall’impasto mooooolto variegato, fatto di corruzione nel processo Eni-Snai e nel caso Enimont, mazzette per la costruzione della metropolitana milanese, tangenti Enel, il famoso caso del “Conto Protezione” in cui era coinvolta anche la P2,  finanziamento illecito del partito ed altri reati estinti a causa del decesso dell’imputato. Il tutto per un totale di venti avvisi di garanzia circa e, ad occhio e croce, un ergastolo.

I sostenitori portano avanti la tesi che questo arricchimento  sia stato posto in essere per ragion di partito e non per scopi personali. Ora, a parte il fatto che è stato dimostrato dalla magistratura il contrario, in quanto quei soldi sono stati investiti in parte per beni immobili, il reato è reato, non è in maniera assoluta giustificato dal qualsiasi tipo di fine. Il voler far passare un reo per un principe machiavellico è un’opera di riabilitazione che non mi sento di accettare. Inoltre se le mozioni difensive fossero state davvero tanto valide, credo che la fuga, seguita dalla latitanza, in Tunisia non sarebbe stata necessaria.

In questo stato di controversia, il fumo del tempo trascorso pare annebbiare le memorie, e così ci ritroviamo a leggere che il Presidente Giorgio Napolitano riabilita la figura politica di Craxi, e si respira nell’aria dell’opinione comune una sorta di profumo di perdono, di voglia di restituire alla storia un personaggio dipinto solo di colori vivi, trascurando l’uso di toni scuri e cupi. Fortunatamente o fortunosamente poi ci sono persone, come l’on. Di Pietro, che ci riportano con i piedi per terra e ci ricordano che comunque in quegli anni è forse stata dipinta la pagina più nera della Repubblica italiana.

Anche se è sacrosanto il detto “chi è causa del suo mal pianga se stesso” sul piano umano sono dispiaciuto per la fine miserabile di Craxi, e per il fatto che in fin dei conti personaggi che sono saliti sulla stessa giostra (uno su tutti, Giulio Andreotti) ne sono scesi senza pagare alcun biglietto.

Pur non illudendomi di dirimere questa annosa questione, ho cercato di porre semplicemente i fatti,  l’unica cosa vera ed incontestabile nella nostra caliginosa realtà. I fatti sono incontestabili, e consegnano agli annali un uomo, un politico, uno statista, che come altri e forse più di altri ha sfruttato il potere per se stesso e per la stretta accolita al suo seguito. Che come altri o forse più di altri ha calpestato la dignità di chi gli ha permesso di governare, abbagliato dalle promesse di giustizia e libertà.

A chiusura di questo articolo mi ronza per la mente una famosa frase del già citato Andreotti, caro amico del nostro Craxi, che sosteneva: “il potere logora chi non ce l’ha”, ma se alla fine della fiera è questo il prezzo da pagare, non so fino a che punto ciò sia veritiero e condivisibile.