Meridiano Zero – Ma è davvero questo il mondo che vogliamo?

Mea culpa. Sono mancato da queste pagine troppo tempo, colpa mia, davvero, scusate.

Non che, dall’ultimo mio articolo, sia successo chissà cosa. O meglio, è successo di tutto, forse pure di più, ma non ci si è spostati tutto sommato di molto. C’è sempre Berlusconi contro tutti (“viviamo in uno Stato di Polizia“, il suo Signor Presidente ), ci sono sempre le intercettazioni, c’è sempre la  crisi, la scuola che non funziona (per dire, mio fratello attende i risultati di scienze motorie dal 5 Settembre e le iscrizioni scadono il 30), c’è sempre la Minetti, c’è sempre la Gelmini, ci sono sempre le gaffe (da ultimo quella del tunnel, bella prova Mariastella, bella prova davvero).

Oddio, qualcos’altro è successo, come nelle peggiori serie TV spuntano nuovi personaggi di dubbia moralità intorno al Premier, come quel Valter Lavitola turista panamense di lusso (come la Farnesina ha dichiarato “non ha in alcun modo fatto parte della delegazione che ha accompagnato il Ministro degli esteri da Roma a Caracas e successivamente da Caracas a Panama, con rientro diretto da Panama a Roma” quindi si può evincere che fosse lì per piacere) a cui giunge il consiglio del Presidente di rimanere dove è, ovvero latitante, o quel Milanese consigliere di Tremonti che, ovviamente con il beneficio del dubbio, gli inquirenti vedono al centro di scambi di favori in cambio di Rolex e macchine di lusso. Ovviamente sempre al centro di tutto escort, mignotte, minorenni e quant’altro possa essere inserito in un Bunga Bunga che si rispetti, che come ci tiene a precisare la Signorina Terry De Nicolò (fonte: Il Fatto Quotidiano) “Se sei onesto non fai un gran business, se vuoi andare in alto devi passare sopra i cadaveri ed è giusto che sia così“. Infatti signorina, è giusto che sia così. E’ confortante saperlo.

Attenzione tra l’altro ad un nuovo caso “Milanese”. Dopo Papa e appunto il già citato faccendiere di Tremonti, anche il Ministro Romano (attualmente al dicastero per l’agricoltura) è finito al voto della Camera dopo le nuove intercettazioni scoperte dal GIP Castiglia. Il Governo, che misura la fiducia del Parlamento non sulle manovre, sui provvedimenti o sulle riforme, ma sulle richieste di arresto dei parlamentari, incassa ancora una volta la fiducia e “salva” Romano, come prevedibile.

Ma è davvero questo il mondo che vogliamo?

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Un finale lento e doloroso

Sembra proprio che l’eutanasia in questo Paese non sia concessa nemmeno ai governi. L’Italia di oggi ricorda tristemente un malato terminale tenuto in vita da macchinari vecchi e malfunzionanti…

La votazione di fiducia di martedì 14 dicembre è stato uno degli episodi più imbarazzanti della recente storia politica italiana. Da una parte un governo composto da soggetti in rotta di collisione, che si insultano e si rimbalzano colpe e responsabilità. Dall’altra parte un’opposizione incapace di riconoscere la necessità di andare al voto, proprio ora, proprio in questo momento di crisi.

Sentirsi dire che sarebbe deleterio per il Paese aprire le urne in un periodo così critico, significa dimostrare di non essere in grado di rappresentare né una valida opposizione né un’accettabile maggioranza. Significa dimostrare di non essere capaci di ascoltare quelle folle di persone che stanche e disperate continuano a scendere in piazza, e che oramai cominciano a dubitare dell’efficacia delle manifestazioni pacifiche, aprendo un varco verso una deriva violenta. Aldilà dei cosiddetti Black bloc e degli infiltrati, non dovrebbe stupire che dopo anni di scioperi, occupazioni, cortei e salite sui tetti, qualcuno cominci a stancarsi della fastidiosa indifferenza della classe politica. Non c’è nulla di costruttivo nel dare fuoco ad una camionetta della finanza, ma sicuramente non è stato il fatto più scandaloso accaduto in questa memorabile data…

Il vero scandalo sta in un governo che gioisce di una fiducia che non porterà a nulla. La maggioranza non ha i numeri per votare le agognate riforme di cui tutti parlano, e il perenne rischio di una sconfitta lascerà inevitabilmente il Paese nello stallo, mentre il cancro dell’establishment politica attuale si diffonderà, come una metastasi, fino a divorare anche quel poco di “sano” che è rimasto in questa malata società.

Il vero scandalo sta nell’aver sottratto la speranza di un futuro ad un generazione sfinita da un pesante 26% di disoccupazione (dato Confindustria), dall’impossibilità di richiedere un mutuo, costruirsi una famiglia o addirittura ambire alla pensione.

Il vero scandalo sta in quegli abitanti dell’Aquila che ancora oggi si ritrovano a vivere senza la propria casa, senza la propria città, e senza la propria vita.

Il vero scandalo sta in quel manipolo di politicanti che si scannano per accaparrarsi l’appoggio di quelle raccapriccianti espressioni del genere umano che sono disposte a vendersi per soldi sporchi o per una comoda poltrona.

Sono riusciti a votare persino ad Haiti e in Afghanistan. Forse ce la possiamo fare anche noi!

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De Gennaro e la condanna che ispira fiducia

De GennaroColpevole di istigazione alla falsa testimonianza durante il processo per il sanguinario blitz alla scuola Diaz, durante il G8 del 2001.

Questa è l’accusa che è costata al prefetto De Gennaro un anno e 4 mesi di condanna, emessa da parte della Corte d’appello del tribunale di Genova. Il governo però, sempre dalla parte dei più forti e pronto a sostenere la presunta innocenza dei suoi cari fino all’ultima condanna in Cassazione, si schiera al suo fianco. In particolare,  i ministri Maroni e Alfano dichiarano la loro totale fiducia poiché “La sua innocenza, fino a condanna definitiva, è sancita dalla Costituzione”.  Mi chiedo come mai si parli positivamente di Costituzione  solo quando conviene a loro e si parli di cambiarla solo quando la Costituzione diventa scomoda.

De Gennaro, oggi al vertice del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza e nove anni fa capo della polizia, era stato assolto in primo grado per mancanza di prove ma la Corte d’appello, presieduta da Maria Rosaria D’Angelo, ha ribaltato la decisione. Il prefetto, secondo la corte, sarebbe colpevole di istigazione alla falsa testimonianza e con lui anche Spartaco Mortola (ai tempi capo della Digos genovese), condannato a un anno e 2 mesi con la stessa motivazione. Mortola, inoltre, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione anche per l’assalto a 93 no-global della scuola, massacrati di botte ed arrestati illegalmente.

Le sentenze di secondo grado per i fatti avvenuti durante il G8 si sono concluse tutte con pesanti condanne nei confronti della polizia.  I 44 imputati (funzionari, agenti, ufficiali dell’Arma, generali e guardie carcerarie, militari, medici) sono stati dichiarati tutti colpevoli per i soprusi e le torture nella caserma di Bolzaneto, dove transitarono centinaia di no-global fermati durante gli scontri di piazza.

Lasciando perdere la presunzione di innocenza, che – lo riconosco – è un diritto di tutti, si può lasciar fare per una volta al buon senso? Si può lasciare l’immutata e la sempreverde fiducia nel cassetto, per una volta? Si può cercare di non difendere a tutti i costi, a prescindere da chi sta dalla parte del bene e chi dalla parte del male?

Evidentemente le condanne ispirano fiducia. D’altronde, basta vedere chi ci governa per rendercene conto.

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