“Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli”, questo è il titolo di un recente articolo.
Leggendolo ho ripensato alla casa in cui sono cresciuta, con un fratello e tre sorelle, una casa modesta, forse, rispetto ai canoni attuali, ma nella quale i buoni libri erano numerosissimi e vari. Ma, soprattutto, per contrasto, di fronte a un simile rappresentante del genere maschile,il giornalista autore del pezzo, ho ripensato a mio padre. Autodidatta, persona colta e interessantissima, molto simpatica, leggeva molto e scherzosamente diceva a noi figli che solo gli animali vanno a dormire senza aver letto nulla.
Per nascita quindi, e per scelta, nutro per i libri una passione che trovo inutile spiegare a questo signore perché non mi capirebbe, anzi, gli darei modo di fare qualche battuta, sulle donne che leggono e sul loro essere madri. Ma qualcosa vorrei dire a questo signore, che fa il giornalista e che di questa nobile professione vive.
Signor giornalista, il timore espresso, nel corso del suo scritto, di essere linciato, è del tutto infondato. Le donne che davvero leggono i libri (e gli uomini che davvero leggono i libri) e che da essi traggono insegnamento, conoscenza e ricchezza morale, non linciano nessuno; anche di fronte alla stupidità totale, non ricorrono alla violenza, perché essa è l’arma di chi non ha altre armi. E le idee, i pensieri, i progetti e i sogni di chi legge i libri sono le armi più efficaci e più potenti, direi invincibili, rispetto a tutte le altre.
Un’altra cosa vorrei dirle: non confonda, per favore, le sue personali idee con le idee di Destra, ciò è offensivo e riduttivo.
Infine, quanto all’alato concetto da lei espresso, la compiango. La compiango dalla profondità della mia anima femminile che si è realizzata nella maternità.
Amare i libri, rispettare chi li ha scritti, accostarsi con umiltà e gratitudine a essi, nello studio e nel lavoro, per cercare di imparare o per il puro piacere di leggere, non fa male alle donne né toglie loro il desiderio di essere madri. Alle donne, secondo la sua incondivisibile e semplicistica proposta, sarebbe sufficiente togliere i libri, ossia la Conoscenza, per farle tornare “a far figli”, fornendo come splendidi esempi da seguire paesi altamente prolifici, come Niger e Uganda, il primo musulmano, l’altro cristiano, quindi senza attribuire a motivi confessionali questi bei record, che si attestano attorno a sette figli percentuali per ogni donna.
Non una parola, sui veri deterrenti, sui motivi che nella società moderna mortificano il desiderio di maternità… Sono indecisa, fra le varie perle del suo articolo, su quale sia la più meritevole di menzione… Concedo un ex-aequo: “Culle vuote e barconi pieni” e “se vogliamo riaprire qualche reparto maternità bisognerà risolversi a chiudere qualche facoltà”.
Tralascio ogni commento, sul ruolo da fattrici che sembra riservare alle rappresentanti del genere femminile.
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