Continua a piovere sul bagnato. Le intercettazioni rivelate da Repubblica delle telefonate tra Berlusconi e Lavitola non smettono di fornire scabrosi dettagli sulla gestione del potere da parte del Presidente del Consiglio. Una, in particolare, suscita clamore per il tono e il contenuto delle frasi pronunciate dal premier. La conversazione risale all’ottobre del 2009 e restituisce un Berlusconi deluso e arrabbiato per la fresca bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale. Vale la pena di riportare la trascrizione della sua parte saliente.
Berlusconi: “Non conto niente… Che cosa vuoi che conti… Hai visto la Corte Costituzionale che ha detto che io sono esattamente come gli altri ministri… quindi non ho bisogno di tutele… Allora, parliamoci chiaro, la situazione oggi in Italia è la seguente: la gente non conta un cazzo… Il Parlamento non conta un cazzo… Siamo nelle mani dei giudici di sinistra, sia nel penale che nel civile, che appoggiandosi a La Repubblica e a tutti i giornali di sinistra, alla stampa estera…”.
Lavitola: “Ci fanno un culo come una casa…”.
Berlusconi: “Una cosa del genere. Poi quando in Parlamento decidono qualcosa che alla sinistra non va, interviene il presidente della Repubblica che intanto non te la fa fare prima… come quella delle intercettazioni… e poi passa tutto alla Consulta, che hanno occupato, e con undici giudici la bocciano. Berlusconi è sputtanato, svillaneggiato, se va in tribunale a chiedere giustizia perché gli hanno dato del buffone… Berlusconi va a Messina, lavora tutta la mattina per rifare le case, va in chiesa e sta tre ore in piedi con la gamba che gli fa male, di fronte alle bare. Abbraccia tutti coloro che deve abbracciare perché hanno perso i cari eccetera… Poi dalla chiesa va alla sua macchina e ha quindici giovani da una parte e dall’altra che gli dicono “assassino”, “buffone”, “vergogna”, “vai via”, “vai a casa”, e non succede niente. Vado da un avvocato e gli dice “vorrei denunciare questi qua” e l’avvocato gli dice “lei vuol perdere soldi e tempo”. Poi quando Berlusconi aggredito dalla stampa non dico non fa querela, ma semplicemente chiede un danno per far capire a questi giornali che non possono andare avanti così, rivolgendosi in maniera disarmata a quella magistratura civile che gli è ostile e dicendo ‘se per caso trovo un giudice onesto e vinco, quello che porto a casa lo dò a un’istituzione benefica’… ti dicono che non c’è la libertà di stampa, che lui è un dittatore e portano il Parlamento Europeo a discutere e a votare sulla libertà di stampa in Italia… tu capisci che siamo a una situazione per cui: o io lascio, cosa che può essere anche possibile e che dato che non sto bene sto pensando anche di fare, oppure facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera… Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c’è un’alternativa!”.
La lettura o l’ascolto lasciano di stucco. Vero è che non si tratta di dichiarazioni pubbliche e che il tutto sarà prontamente bollato come uno sfogo personale, analogo al “paese di merda” del luglio scorso. Tuttavia, un Presidente del Consiglio che parla di “fare fuori” il palazzo di giustizia e di assediare un quotidiano non si era mai sentito. Per certi versi si tratta del più classico dei segreti di Pulcinella. Il disprezzo dell’ordine istituzionale e della libertà di stampa da parte di Berlusconi, le sue tendenze autoritaristiche e la sua volontà di rovesciare l’assetto del paese per il suo tornaconto sono noti da tempo, ma non si erano mai uditi dalla sua viva voce. La domanda che sorge spontanea è: c’è o ci fa? L’assurdità delle affermazioni è tale che sembra superare la retorica politica, la quale sarebbe peraltro inutile, visto il grado di confidenza con l’interlocutore. Berlusconi sembra davvero convinto che un Presidente del Consiglio sia al di sopra della Costituzione, inattaccabile dalle inchieste dei giornali e dagli scherni della folla, vittima di un complotto internazionale ai suoi danni ordito dalla sinistra. Manca una sola parola per rendere il tutto degno di una pièce teatrale: comunisti.
Ovviamente i pretoriani di Berlusconi si stracciano le vesti, blaterando di uso eccessivo delle intercettazioni, accusando i magistrati di aver illegalmente ascoltato le conversazioni del premier e denunciando fughe di notizie. Ad amenità del genere siamo ormai, purtroppo, abituati. E sappiamo già che sono tutte balle. Le intercettazioni in questione riguardano il telefono di Valter Lavitola, l’ex direttore de L’avanti, nonché oscuro faccendiere, latitante e amico di Silvio Berlusconi, e sono tratte da un cd allegato agli atti dell’indagine della procura di Pescara sui fondi dello stesso giornale. Sono documenti pubblici. Il puntuale Giuliano Ferrara, dal suo scranno girevole di Radio Londra, si è guadagnato la pagnotta rintuzzando l’accusa di eversione lanciata dall’opposizione nei confronti delle frasi pronunciate da Berlusconi. Non pago, ha cavalcato i drammatici fatti di sabato a Roma per accusare la sinistra di spalleggiare e istigare alla violenza. Dal canto suo, nel suo editoriale di oggi Alessandro Sallusti ha prontamente recitato il copione: “Se invece di intercettare il presidente del Consiglio (cosa illegale), i pm spiassero i leader dell’autonomia, farebbero certo miglior servizio al Paese tutto e forse riuscirebbero a sventare agguati come quello di sabato”. Il prossimo passo è un’accelerazione sulla legge bavaglio.
Quanto ancora possiamo precipitare nel baratro del malaffare e della distorsione delle istituzioni? È opportuno e urgente prendere atto della situazione e riflettere. Perché il nome e la voce del Presidente del Consiglio saltano fuori in così tante inchieste tra loro indipendenti, legati a personaggi perlomeno discutibili? È accettabile che il Presidente del Consiglio eserciti il potere come uno strumento per il perseguimento dei suoi obiettivi personali? Può il Presidente del Consiglio percepire la Costituzione come un ostacolo al suo operato? È normale che il Presidente del Consiglio trascuri i problemi del paese per occuparsi dei suoi guai giudiziari? Può Silvio Berlusconi essere il Presidente del Consiglio?