Pompei, il rilancio passa attraverso gli industriali.

Nei giorni scorsi uno degli argomenti di cui si è maggiormente parlato durante l’assemblea dell’Unione degli Industriali a Napoli è stato quello riguardante Pompei, la splendida città turistica nota in tutto il mondo per i suoi scavi archeologici e il santuario. Il punto su cui si è discusso è proprio quello degli scavi, visto che nei mesi scorsi il crollo della palestra dei gladiatori fu al centro di aspre polemiche politiche con il solito scaricabarile delle responsabilità che, alla fine, portarono Sandro Bondi a dimettersi da ministro della Cultura. È necessario che gli industriali investano e facciano dei piani di sviluppo per salvare quella che è una della zone turistiche più conosciute in tutto il mondo. Il potenziamento delle ricchezze culturali e storiche è al centro dell’attenzione degli industriali, consapevoli che il rilancio di Pompei passi per la politica di valorizzazione dei giacimenti culturali di cui il sud è pieno. Non sappiamo se le buone intenzioni basteranno a fare in modo che ciò avvenga. Sembra, però, che alle chiacchiere seguiranno finalmente i fatti.

Recentemente infatti, in sede Unesco a Parigi, è stato deciso l’insediamento di un tavolo di discussione per Pompei a cui hanno garantito la loro partecipazione il Ministero dei Beni Culturali e soprattutto un consorzio di duemilacinquecento aziende parigine interessate a Pompei, a dimostrazione di come le bellezze archeologiche dell’Italia facciano gola anche all’estero. Gli industriali napoletani, affiancati da un grande imprenditore come Diego Della Valle, spingeranno affinché gli imprenditori francesi riescano in quella grande impresa di rigenerazione urbanistica, ricettiva e produttiva dell’intera area. Il progetto è già in fase avanzata e cerca di coinvolgere anche gli enti locali, in primis la regione Campania che dovrebbe occuparsi di dare un seguito concreto a tutte le idee in cantiere. Si tratta quindi di una serie di progetti, la cui concretizzazione è già a buon fine. Pompei rappresenta un progetto stimolante per gli imprenditori italiani e stranieri. Una sfida molto importante per il rilancio culturale di una zona conosciuta in tutto il mondo. Potrebbe essere una svolta tante volte annunciata, ma mai portata effettivamente a termine.

Sarebbe davvero un peccato non riuscire a valorizzare Pompei che rappresenta uno dei luoghi maggiormente ambiti dai turisti che vengono a visitare l’Italia. La Campania inoltre avrebbe bisogno di un grande piano di rilancio, visto che la sua immagine all’estero, negli ultimi anni, si è notevolmente affievolita per via dell’eterno problema mai risolto dei rifiuti. Questa potrebbe essere finalmente la volta buona per cambiare l’immagine della Campania all’estero e avviare una collaborazione con imprenditori stranieri che avrebbero tutto l’interesse a investire in questa regione.

 

Ballottaggi: il vento è cambiato

I risultati di questa seconda tornata elettorale, così importante e così sentita, sono ormai noti a tutti: Pisapia è il nuovo sindaco di Milano, De Magistris ha trionfato a Napoli.

Una sconfitta su tutti i fronti per il nostro Premier Silvio Berlusconi, che si aveva messo la sua faccia su queste elezioni, che si era giocato tutto, e che oggi si ritrova con una sconfitta totale. Primo fra tutti ovviamente Milano, il suo bastione, la sua fortezza. Il primo soffio di questo vento di cambiamento proviene dalla città che ha dato la fortuna a Berlusconi, la sua roccaforte. È da lì che due settimane fa si è innescato il meccanismo, che qualcosa nell’oliato e funzionale centrodestra ha cominciato ad incepparsi. A poco sono serviti gli attacchi diretti, l’alzare i toni, l’utilizzare un modo di fare politica che ha palesemente stancato gli italiani. Ed è da lì che parte quel vento che porta l’immenso cambiamento in tutto il Paese. Sta cominciando adesso, sta accadendo oggi, e noi siamo qui, tutti testimoni.

Napoli è una sorpresa ancora più grande da un certo punto di vista. Considerato il risultato alle regionali (dove il centrodestra vinse), pochi speravano veramente che ci potesse essere una vittoria del centrosinistra, soprattutto viste le immense difficoltà in cui versa la città da anni, probabilmente in parte anche per una cattiva gestione dei vari Bassolino – Iervolino. Ma il vento napoletano questa volta è armato da una voglia di libertà, di assoluto cambiamento e, soprattutto, di legalità. La speranza è immensa, ed è insita proprio in questo. Non sono servite a niente le promesse di condoni (vediamo se ora verranno comunque mantenute, io scommetterei il contrario) o di tasse sui rifiuti momentaneamente congelate. Di fronte ad una campagna che puntava su una legalità quantomeno latente, Napoli ha scelto un ex magistrato, un uomo dell’Italia dei Valori, e gli ha dato il 65% di preferenze. Una vittoria strabordante. Napoli ha voglia di cambiamento, i napoletani si sono stancati delle promesse mai mantenute, si sono stancati di essere considerati un problema dell’Italia.

Oggi i napoletani e i milanesi (in questo curioso connubio sancitosi dietro il vento del cambiamento) hanno detto all’Italia che si può cambiare, che la speranza non deve andare mai perduta, che le cose vanno male, e i cittadini hanno bisogno di altro. Oggi finisce un’epoca, il famoso “tappo” più volte citato da Paolo Mieli è saltato definitivamente, adesso è soltanto una questione di tempo.

Tante responsabilità nelle mani di Pisapia, forse ancora di più in quelle di De Magistris. Adesso tocca a loro, i cittadini il loro dovere lo hanno fatto, hanno urlato a piena voce che un’altra Italia è possibile, auspicata, desiderata. Oggi ricomincia tutto.

Chiudiamo questo breve editoriale riportando una dichiarazione di Marco Travaglio che ci è piaciuta molto: ‎“Nel momento della prova suprema, il nostro pensiero va a Silvio. A furia di evocare il cadavere del comunismo, ha finalmente portato un comunista a sindaco della sua città. A furia di chiedere un voto contro i magistrati, è riuscito a far eleggere un magistrato a sindaco di Napoli. Grazie Silvio, avanti così.”

Forse gli italiani non sono tutti deficienti, forse chi vota a sinistra non è così tanto un coglione o un pazzo, come più spesso detto nei giorni scorsi. Forse la gente ha la voglia concreta di un cambiamento. Pensaci Silvio.

Il vento del cambiamento ha cominciato a soffiare anche in Italia. E questo, a prescindere dalle libere idee di ognuno, è sempre un bene.

Napoli: più illegalità per tutti?

Siamo alle solite: l’attenzione dei media gettata violentemente su Napoli per un fatto, direi vergognoso, legato alle ultime dichiarazioni del nostro Presidente del Consiglio.
Pare che super Silvio, dopo aver liberato la mia cara città dalla puzza della “monnezza” svariate volte nel corso degli ultimi anni, ora sia pronto a regalarci qualche mese di illegalità autorizzata, promettendo uno stop alle demolizioni delle case abusive previste e approvate fino alla fine del 2011. Berlusconi ha aggiunto che questo provvedimento servirà ad approfondire la situazione, valutare ed eventualmente a rimediare dove possibile. E, per una strana coincidenza, questa promessa arriva in un momento in cui le statistiche registrano (per fortuna) un deciso calo di consensi per il Premier.
Ad onor del vero bisogna dire che la Lega si è decisamente opposta alla proposta di Berlusconi, esigendo un confronto prima di un’eventuale intervento in tal senso, intervento che il Ministro Calderoli considera una chiara violazione della prima regola che dovrebbe caratterizzare un Paese democratico… La giustizia è uguale per tutti, nessuna zona franca deve essere ammessa nel nostro Paese (vi prego non ridete, non è una battuta!)
Senza scendere nei dettagli delle delicate questioni politiche, mi limito a condividere con voi una riflessione che mi sta a cuore.

Napoli è una città straordinaria, ricca d’arte, con secoli di storia alle spalle, con un mare meraviglioso e con picchi di bellezza, la bellezza quella vera, quella che fa accapponare la pelle, quella che non ti dimentichi, da far invidia alle località più rinomate del mondo. Provare per credere.
Napoli è anche una città problematica e controversa, difficile, con tante spinose questioni da risolvere. Ma soprattutto Napoli è il posto dove tante persone vivono, anzi sopravvivono, cercando di barcamenarsi tra un disagio e l’altro e sperando in un futuro migliore per i propri figli. Un futuro che dovrebbe essere garantito e costruito insieme a chi ci governa. E di sicuro l’assenza totale di Stato e Istituzioni non aiuta la rinascita di questa città e tanto meno aiuta la costante e martellante pubblicità negativa che quotidianamente viene fatta in televisione al Sud in generale e alla città di Napoli  in particolare.
L’obiezione che più spesso mi viene fatta quando parlo in questi termini è che certe cose a Napoli accadono ed è giusto che se ne parli. Altre volte mi sono sentita chiedere in che termini lo Stato potrebbe davvero aiutare la città di Napoli. Vorrei domandare a quelle stesse persone che tipo di aiuto secondo loro viene dato concretamente a Napoli da dichiarazioni come quella che ieri ci ha regalato Silvio Berlusconi.
E’ come dire, tra le righe: cari amici napoletani, poiché penso (e d’altronde tutti lo pensano, no?) che siete un popolo che conosce, pratica  e tacitamente approva a tutti i livelli l’illegalità, e dato che ho bisogno del vostro consenso e dei vostri voti, faccio in modo che le marachelle edilizie commesse in questi anni ricadano, almeno per un po’, nel dimenticatoio del faccio finta di non vedere, o, peggio ancora, del cerco una soluzione per aggirare il problema.
Il caro amico Silvio sembra dunque approvare, quasi incitare, una cultura dell’illegalità, in una città che di illegalità sta morendo.
Mi chiedo che cosa c’è da approfondire,  valutare e soprattutto salvare quando parliamo di costruzioni edilizie abusive che hanno deturpato paesaggi mozzafiato e messo a rischio la vita di milioni di cittadini per decenni; abusi rimasti tali, per la gravità della situazione, persino dopo l’era dei condoni edilizi, il vergognoso sistema tanto di moda in questi ultimi anni e in questi ultimi governi.

Da architetto voglio spiegarvi che cosa è un abuso a Napoli: non si tratta del sottotetto recuperato di nascosto o del balconcino reso veranda, o almeno non si tratta solo di questo. Parliamo di costruzioni nate senza nessuna approvazione comunale o sanitaria che sia. Edifici costruiti sul fango o su rocce inconsistenti, inadatte all’edificazione, in totale assenza di indagini geologiche. Edifici realizzati dai costruttori in un batter d’occhio per evadere le leggi vigenti ed evitare controlli. Edifici più alti, più grandi, più pesanti, di quanto consentito. Edifici nati dove la Natura era incontaminata e dove era vietato costruire.
Non c’è niente da salvare in tutto ciò, non c’è niente da mettere a posto. Ad essere salvati piuttosto dovrebbero essere quei cittadini che sono vittime silenziose di questa vergognosa situazione, che rischiano la vita ogni giorno a causa di questi abusi, e che sono costretti a vivere nella paura e nell’incertezza.
Napoli ha bisogno di credere che la legalità esiste. Ha  bisogno di qualcuno che lavori affinchè nel proprio territorio qualche tassello torni finalmente a posto. Soprattutto ha bisogno di rendersi conto che anche nel Meridione d’Italia la giustizia è uno strumento per condannare i colpevoli e non è un qualcosa che si può “fregare” e aggirare con un po’ di furbizia.
Napoli ha così tanti esempi di illegalità che molti cittadini si sono negli anni convinti che l’illegalità è l’unico sistema per sopravvivere. Ed è proprio questo che deve cambiare. I napoletani devono ricominciare a credere che la legalità è la chiave della propria rinascita.
Se qualcuno vuole fare davvero qualcosa di utile per la mia città deve insegnargli, con l’esempio, che la giustizia è davvero uguale per tutti nel nostro Paese, a Napoli come a Torino o a Milano o a Reggio Calabria.
E’ invece accade ogni volta che la soluzione, o meglio le mille finte soluzioni, di problemi che da decenni flagellano inascoltati una terra che chiede aiuto ogni giorno, diventano spot elettorali perfetti.

Grazie lo stesso caro Silvio, ma noi napoletani di questo non abbiamo davvero bisogno.

Fonte delle dichiarazioni

Il campionato più bello del mondo (e il concetto di bello)

Negli anni ottanta e novanta si sosteneva che la Serie A era il cmapionato più bello del mondo. Questo perchè era sempre molto difficile pronosticare chi avrebbe vinto (in quegli anni arrivarono lo scudetto del Verona, quelli del Napoli, quello della Sampdoria). C’è stato poi un predominio di Milan e Juventus, rotto da due titoli arrivati nella capitale a ridosso del cambio di millennio, ma probabilmente a far considerare il nostro calcio il top del top era anche il nostro dominare nelle competizioni europee, con numerosi successi enlla Coppa dei Campioni, nella Coppa Uefa e nella Coppa delle Coppe. Cosa è cambiato adesso? Tanto. I nostri club non sono più il meglio del continente ed infatti abbiamo perso la quarta squadra in Champions League per il ranking Uefa nonostante la vittoria dell’Inter. Complessivamente inglesi e spagnole ci hanno distanziato e le tedesche superato.

Ma cosa dire della nostra serie A? C’è una cosa da sottolineare. Il nostro campionato è forse ancora il più bello. Attenzione: cosa è per voi il bello del calcio? Cosa vi piace di più? Il Barcellona che vince cinque a zero con Messi e compagni che giocano un calcio champagne? Oppure una partita come Napoli-Lazio 4-3? Con la città partenopea che il giorno dopo non parla d’altro? Se la risposta è la prima allora è meglio la Liga, poco da dire. Se la risposta è la seconda allora è la nostra Serie A ad essere il miglior campionato. Pensateci. In Inghilterra vincerà il Manchester United, in Spagna il Barcellona (e se non vinceva la squadra di Guardiola lo avrebbe fatto il Real Madrid a mani basse). In Germania…ha vinto il Borussia Dortmund da dicembre.

Nessun altro campionato ha una squadra come l’Udinese che a otto partite dalla fine era vicina alla vetta e vista addirittura come una delle favorite. Chi fermerà la squadra di Guidolin? Semplice, il Lecce terzultimo. Doppietta di Bertolacci e tutti a casa. Milan, Inter, Napoli: tutte conservano ancora la possibilità di cucirsi lo scudetto sulla maglia. Chi ha il calendario più facile? La risposta: boh! Nella Serie A non si può mai dire. Il Napoli ha fatto risultati strepitosi, perdendo sei punti col Chievo, ed in casa ha vinto a stento col Lecce all’ultimo secondo ed ha pareggiato col Brescia. L’Inter nonostante la cura Leonardo ed una marea di vittorie sotto la sua guida ora è addirittura al terzo posto (solo un miracolo di Julio Cesar ed un gol contestato di Pazzini hanno permesso di evitare un passo falso coi salentini). Il Milan col Bari doveva vincere quattro a zero…per poco non perdeva, mentre quando era pronto il sorpasso dell’Inter…tre a zero nel derby e buonasera.

Ogni match rivela le sue insidie, nulla è da dare per scontato. Negli altri campionati succede? Molto meno, se vi piace giocare alla Snai allora puntate sui match esteri, che è più facile vincere la scommessa. In Italia i tre punti te li devi sudare ogni fine settimana. Se credete che una partita sia facile, chiedetelo a Pasquale Marino, l’allenatore…ah no scusate…ex-allenatore del Parma. Del resto affronti il bari, fanalino di coda della classifica. Sarà sicuramente una passeggiata. O forse no?

Gufata dopo gufata…il ranking è sceso: ecco perchè

Ed adesso c’è rimasta solamente l’Inter, che tra l’altro ha poche possibilità di passare il turno, nonostante sia superiore al Bayern Monaco. Quest’anno potremmo rimanere a bocca asciutta in Europa e non ne beneficia certo il nostro oramai famoso Ranking Uefa. Ma cos’è e come funziona questo ranking? Si tratta di un sistema per classificare squadre e nazionali a livello europeo e decidere quante e di quali paesi avranno l’accesso alle competizioni come Champions League ed Europa League. Il coefficiente UEFA per le squadre di club è determinato dai risultati ottenuti da ogni squadra nelle competizioni europee delle ultime cinque stagioni. Il punteggio totale si ottiene sommando ai punti conquistati da ogni squadra un coefficiente fisso, pari al 20% del coefficiente nazionale relativo alla stagione in corso. Per esempio, gli 11.375 punti del coefficiente dell’Italia, per la stagione 2008-09, hanno garantito 2.275 punti ad ogni formazione italiana, comprese quelle che non hanno preso parte alle competizioni europee in quella stagione.

I punti ottenuti da ogni squadra sono calcolati nella misura di 2 per ogni vittoria e 1 per ogni pareggio, cui vanno aggiunti i seguenti bonus: 4 punti (3 fino alla stagione 2008-09) per la qualificazione per la fase a gironi della Champions League,5 punti (1 fino alla stagione 2008-09) per il raggiungimento degli ottavi di finale della Champions League, 1 punto per il raggiungimento dei quarti di finale, delle semifinali e della finale di entrambe le competizioni continentali.

Perchè quindi abbiamo praticamente perso la quarta squadra in Champions? Semplice. Quest’anno l’annata meno recente che veniva presa in considerazione era quella del 2005/2006 (15357 punti per noi e 10437 per la Germania), ovvero quando il Milan arrivò in semifinale e Juventus ed Inter uscirono ai quarti, con le tedesche tutte fuori agli ottavi e nonostante la figuraccia in Europa League, col solo Livorno (!!) ai sedicesimi conservammo un bel vantaggio. Quel vantaggio che ci ha consentito di restare avanti quest’anno, ma il prossimo anno quell’annata non verrà più presa in considerazione. L’ultima sarà quella 2006/2007, che l’Italia ha comunque chiuso avanti grazie al Milan campione d’Europa (2-1 al Liverpool in finale) ma con un vantaggio più risicato, che non copre gli sfaceli delle ultime tre edizioni, dove la Germania è sempre andata meglio di noi. L’anno scorso i tedeschi hanno fatto un punteggio record, ovvero circa 18000, grazie ad una semifinalista in Europa League e una in finale di Champions League (che se il Bayern avesse vinto voleva dire già sorpasso).

Come  sono le prospettive per il futuro? Pessime. Sia perchè quest’anno abbiamo fatto nuovamente schifo e sia perchè man mano che scorrono le stagioni il nostro distacco aumenta sempre più, mentre la Germania fra due anni non avrà superato solamente noi, ma anche la Spagna (a meno che Barcellona e Real non facciano qualcosa di eclatante quest’anno). Otto punti di coefficiente da rimontare per noi sono tanti, ci potrebbero volere anche cinque anni per colmarli. Magari la prossima volta gli italiani ci penseranno due volte prima di “gufare” le altre squadre italiane per le quali non si fa il tifo.

Milan-Napoli: revival anni '80 in salsa scudetto

Quanto tempo è passato da quelle sfide epiche. Era il Napoli di Diego Armando Maradona, di Careca ed Alemao. Era il Milan di Marco Van Basten, Franco Baresi e Rudd Gullit. Era una sfida meravigliosa. Lo è ritornata ad essere ai giorni nostri. Bella come un tempo, spigolosa ed affascinante. Non è una questione di punti, di gol o di giocate sopraffine; è una questione di prestigio, di grandezza, è una questione d’onore. E’ una lotta infinita che va al di là di un campo di calcio, è la sfida di un’Italia da sempre soggiogata dallo scontro NORD-SUD.

Ma se un tempo tutto sembrava ruotare intorno a un Cigno di Utrecht e a un Pibe de Oro, quest’oggi il ruolo di attori protagonisti è nei piedi di un “mago” chiamato Zlatan Ibrahimovic e di un “matodor ” chiamato Edinson Cavani, e di questi tempi è come dire potenza e irruenza contro finalizzazione e velocità. Un match che soprattutto mette in palio (fate gli scongiuri se tifate per una delle due squadre, ma è così) punti scudetto. Saranno tantissimi i tifosi napoletani assiepati sugli spalti del “Giuseppe Meazza”, pronti a sostenere la propria squadra in quella che sembra una impresa difficilissima. Saranno nella “Scala del calcio”, unod egli stadi più suggestivi del mondo. Chi non ci sarà è Ezequiel “El pocho” Lavezzi, per uno sputo che lo ha bloccato per tre giornate, ma sulla vicenda ci siamo già espressi. Un peccato per il Napoli, perchè l’argentino è davvero colui che poteva fare male alla difesa del Milan, che soffre i giocatori razzenti come lui (all’andata in pratica non dribblava Bonera, semplicemente gli correva davanti). Ma concentriamoci sui due uomini che possono essere decisivi.

Dicevamo di Ibrahimovic e Cavani, giocatori diversi. Lo svedese è un attaccante possente, col fisico del tipico centravanti, ma non lo è. Gioca stupendamente spalle alla porta ed è troppo dotato tecnicamente per essere la classica-boa. Al suo attivo vanta 325 presenze e 160 gol tra i vari colori che ha vestito, di cui 13 sono con la maglia rossonera in campionato. Cavani invece è diverso, più rapido e più punta, seppur atipica nel senso moderno del termine. . Possiede un tiro preciso e potente, ma sa accarezzare la palla con una dolcezza unica che gli permettono di segnare reti con parabole davvero uniche, ma anche movimenti che lo rendono imprendibile per i difensori avversari ed un senso del gol sviluppatissimo. Ci si aspetta molto da loro due, ma non si può escludere che la sfida possa invece essere decisa da altri. Pato ad esempio, il ragazzino con la media reti/partite giocate che è impressionante, oppure Marek Hamsik, il centrocampista più “offensivo” del mondo. E perchè no gente come Zuniga o Boateng? Gli ingredienti per vedere uno spettacolo ci sono tutti. Gli azzurri non vincono a Milano dal 13 aprile 1986, quando Maradona e Giordano segnarono le reti che permisero di espugnare “San Siro” (Di Bartolomei accorciò per i rossoneri). Addirittura fra il 1978 ed il 1979 arrivarono tre successi di fila, purtroppo per i partenopei rappresentano anche gli unici exploit da mezzo secolo a questa parte. Ma in match come questo la storia conta poco.

Tenetevi pronti. È nuovamente Milan-Napoli, di quelle che contano.

Quanto è lontano il Milan dal Napoli? Poco…uno sputo

Il Napoli di Walter Mazzarri sta veramente volando, giocando benissimo e facendo sognare i propri tifosi. Da diciotto anni non vinceva allo stadio “Olimpico” contro la Roma, ma stavolta invece il corso della storia è cambiato. Doppietta di Cavani, uno su calcio di rigore con brivido (se avesse segnato dopo aver incocciato i due pali non sarebbe stato valido) e l’altro sfruttando al meglio un assist di Paolo Cannavaro (suona raro, ma è così). Venti gol stagionali per quello che al momento è il miglior attaccante della Serie A (che tra l’altro mentre scrivo compie gli anni, auguri). Meno tre dal Milan dunque ed uno scontro diretto (che si giocherà il ventotto febbraio allo stadio “Giuseppe Meazza” di Milano) che diventa fondamentale come nessuno avrebbe mai osato sperare alle pendici del Vesuvio. I partenopei però non avranno uno dei giocatori più importanti della propria rosa, ovvero Ezequiel Lavezzi, fermato dal giudice sportivo assieme al giallorosso Rosi per reciproche scorrettezze (si sono sputati addosso). Ora, andiamo ad analizzare quello che è successo, vedendo anche il comunicato ufficiale del giudice sportivo Tosel:

Il Giudice Sportivo, ricevuta dal Procuratore federale rituale e tempestiva segnalazione ex art. 35, 1.3, CGS (pervenuta a mezzo fax alle ore 11.43 odierne) circa la condotta tenuta al 19° del primo tempo dal calciatore Rosi Aleandro (Soc. Roma) nei confronti del calciatore Lavezzi Ezequiel Ivan (Soc. Napoli) e la condotta immediatamente successiva del calciatore Lavezzi Ezequiel Ivan (Soc. Napoli) nei confronti del calciatore Rosi Aleandro (Soc. Roma);acquisite ed esaminate le relative immagini televisive (Sky), di piena garanzia tecnica e documentale; osserva:le immagini televisive documentano che, nelle circostanze segnalate, il calciatore giallo-rosso, nel cerchio di centro campo e ben lontano dall’azione in svolgimento in altra zona del campo, si avvicinava al calciatore partenopeo, che gli volgeva parzialmente le spalle, e da una distanza di circa un metro, con palese gestualità, gli indirizzava uno sputo, che veniva immediatamente “ricambiato”. Tale duplice biasimevole gesto non veniva visto dall’Arbitro e, pertanto, nessun provvedimento disciplinare veniva adottato. A tale proposito, il Direttore di gara, su richiesta di questo Ufficio, ha dichiarato, a mezzo e-mail pervenuta alle ore 12.03 odierne, “…….non ho visto nulla e confermo inoltre che le ammonizione fatti ai calciatori Rosi e Lavezzi si riferiscono ….a delle spinte reciproche”. Le immagini acquisite non consentono di determinare con assoluta certezza in che misura ed in quale zona del corpo (presumibilmente il collo di Lavezzi ed il volto di Rosi) gli sputi abbiano effettivamente colpito il loro rispettivo destinatario, ma tale circostanza è ininfluente ai fini della valutazione disciplinare. Infatti, per costante orientamento interpretativo degli Organi di giustizia sportiva, lo sputo deve considerarsi a tutti gli effetti una “condotta violenta”, i cui estremi possono essere integrati anche se il deprecabile intento non abbia raggiunto l’ ”obiettivo”. E l’accentuata antisportività di tali condotte rende ininfluenti le motivazioni adducibili dall’uno e dall’altro dei protagonisti. Ne consegue l’ammissibilità ex art. 35, n. 1.3 CGS della “prova televisiva” e la sanzionabilità ex art. 19, n. 4 lettera b) CGS delle condotte segnalate, che, appare equo quantificare nei termini indicati nel dispositivo. P.Q.M. delibera, in relazione alla segnalazione del Procuratore federale, di sanzionare i calciatori Rosi Aleandro (Soc. Roma) e Lavezzi Ezequiel Ivan (Soc. Napoli) con la squalifica per tre giornate effettive di gara“.

Ok. Allora partiamo dalla base. Quali sono i tre requisiti per la prova televisiva.

1) Deve esserci condotta violenta (ed in questo caso ci sta, perchè lo sputo è condotta violenta).

2) Deve accadere a palla lontana (ed anche qui ci siamo).

3) Deve sfuggire alla terna arbitrale ed al quarto uomo (Anche qui ok, perchè l’arbitro ha detto di averli ammoniti per essersi spintonati).

Ma allora cosa c’è che non va?

Semplice. A parte il fatto che una provocazione bisogna punirla sempre maggiormente rispetto alla reazione e che Rosi andava punito più severamente, il Napoli si aggrappa proprio alle immagini. Ho sottolineato la parte in questione nel comunicato di Tosel. Anche lui ammette che non si vede bene lo sputo di Lavezzi, visto che effettivamente la saliva nessuno riesce a vederla, ma questo non è ininfluente, anzi. Se Lavezzi avesse mimato lo sputo? Cosa sarebbe successo? E se qualcuno sembra fischiettare…può essere accusato di avere sputato? In questo caso a mio parere le immagini non sono affatto chiare e non ci si può basare su questi secondi di video per squalificare qualcuno. Precisiamo una cosa importante: anche per me Lavezzi ha sputato e bisogna squalificarlo (il numero di giornate conta poco) ma se si parte dal presupposto che qualcuno è innocente fino a che la sua colpevolezza non è provata oltre ogni ragionevole dubbio…allora qui non ci siamo.

Calciomercato: chi ha vinto e chi ha perso

Chi fa il fantacalcio si ritrova un giocatore che aveva preso per un certo motivo in un’altra squadra e magari gli scombina tutti i piani. Il calciomercato di gennaio non ha rispetto per chi ha fatto l’asta a settembre. Ma andiamo a vedere chi ha venduto o comprato meglio. Partiamo dalla capolista: il Milan che sembra avere l’obbligo morale di prendere solo giocatori che erano già nati quando Tardelli segnò il gol alla Germania nei mondiali in Spagna del 1982 porta nella città meneghina Emanuelson, Cassano, Van Bommel e Legrottaglie. Bel quartetto, con “Fantantonio” che sembra essere un arrivo azzeccato, almeno fino a quando non manderà a fare in…diciamo a quel paese Allegri in barese. Emanuelson a parte i tiri in curva contro la Lazio sembra essere buono e Van Bommel oltre a dare mazzate in campo può ancora dare qualcosa prima della pensione. Legrottaglie…uomo di fede, ma per prenderlo ce ne voleva di fede in lui.

L‘Inter si rinforza con Pazzini. E mica male. Il “Pazzo” arriva e vince da solo il match contro il Palermo. Nagatomo dovrebbe portare cross e yen, binomio interessante, visto che per ogni assist si moltiplica il numero di maglie che si venderanno nel paese de sol levante. Kharja…tranquilli, appena torna Sneijder scalderà la panchina o la tribuna. Ranocchia invece è una grande presa, e speriamo bene, visto che il futuro della nazionale per quanto riguarda la difesa è lui.

La Juventus si libera finalmente di Amauri, che fra poco festeggerà un anno senza segnare (in pratica me lo vedo in quei gruppi di recupero dicendo: “Sono Amauri…e sono trecentosessantacinque giorni che non segno!” e tuttu lo applaudono). Prende Toni e Matri, così Delneri non ha più alibi (sebbene Toni ha capito subito come funziona a Vinovo e si è infortunato). Barzagli è una presa importante in difesa, ma bisogna vedere se si ricorda come si difende in Italia.

Il Napoli…bene, non c’è che dire. Ruiz è forte e giovane, quindi anche un investimento per il futuro. Mascara è uno che può prendere il posto di Lavezzi ed Hamsik quando l’argentino si fa squalificare per me ammonizioni beote che prende e quando lo slovacco decide di prendersi pause troppo lunghe. C’è chi diceva che doveva arrivare qualcuno altrettanto forte…eh ma poi chi glielo spiega che deve fare panchina? “Peppiniello” invece può coronare il sogno di arrivare fra le prime quattro e fare anche qualcosa di buono in campo.

Le romane…quasi nulla. La Lazio prende Sculli per tutelarsi in attacco (no, non nel senso di essere protetti dalla ‘ndrangheta) e nonostante girassero nomi come Santa Cruz e Samaras il bomber se lo è ritrovato in casa: Libor Kozak. La Roma invece è riuscita a fare anche meno, non prendendo nessuno e concentrandosi sulla cessione più importante, ovvero quella della società (chissà se a stelle e strisce o con i turbanti).

Le genovesi…eh qui si ride. Il Genoa fa un supermegascambio col Parma…e si ritrova Paloschi rotto ed Antonelli a mezzo servizio. Soffia Floro Flores alla Juventus (ma forse è meglio dire che approfitta dello scarto) e perde Ranocchia e Toni. Mah! La Sampdoria invece cambia l’attacco, passando da Cassano-Pazzini a Maccarone-Macheda. I quattro palloni presi a Napoli dimsotrano che forse si poteva fare meglio. Povero Di Carlo!

La Fiorentina con la grana Mutu vede sfumare Barreto, il Parma prende appunto Amauri ma che dopo due allenamenti farà la riserva di Crespo, il Bari prova a dare una sterzata con Okaka e Rudolf ma probabilmente in B ci finirà lo stesso. Le altre cambiano poco, del resto i soldi da spendere non abbondano. Mica tutt sono come Abramovich, che dichiara di avere perdite per cento milioni di euro e poi prende Fernando Torres per cinquantotto.

L'oro di Napoli è tornato

Se siete tifosi del Napoli ed avete meno di ventiquattro-venticinque anni allora questa è la miglior stagione di sempre della vostra squadra del cuore da quando la seguite. Già, perchè gli azzurri non adavano così bene in campionato dalla stagione del secondo scudetto, che risale al 1990. Scomodare Maradona e compagni è una cosa blasfema, ma proviamo a fare comunque un paragone. Il Napoli ha quaranta punti dopo ventuno partite attualmente: a quei tempi “El pibe de oro” e compagni col conteggio odierno ne avrebbero avuti quarantaquattro (quanti ne ha il Milan, attuale capolista della Serie A), contando anche due gare in più del girone di ritorno, visto che a quei tempi si giocavano andata e ritorno di diciassette giornate per trentaquattro complessive.

C’è però da sottolineare una cosa. Quel Napoli storico di successi in trasferta ne fece solamente due, non sei come la truppa di Mazzarri, con la principale differenza che fu l’assoluta superiorità schiacciante nelle partite casalinghe, quando al “San Paolo” anche il solo pareggiare per le squadre avversarie era una gioia immensa. Cosa hanno invece in comune? Vediamo i confronti diretti con le grandi. In quell’anno il risultato al “Meazza” contro l’Inter fu lo stesso, ovvero un tre a uno per i nerazzurri (al San Paolo però fu due a zero per il Napoli). Contro la Juventus successo per tre a uno  Napoli (la tripletta di Cavani ha duque fatto anche meglio) ed un pari a Torino. Contro il Milan un successo per parte (e qui per eguagliare Lavezzi e compagni dovrebbero espugnare San Siro). Con i tre punti a vittoria il Napoli di Maradona avrebbe chiuso a settantadue punti, con una media di 2,11 punti per match. Per fare lo stesso l’attuale formazione partenopea dovrebbe chiudere ad ottanta punti, forse davvero troppi considerando che dovrebbe farne altri quaranta, ma quel che è certo è che un Napoli così bello non si vedeva da quei tempi. Il capocannoniere fu Maradona con sedici gol e Cavani è già a quattordici.

Visto che il Napoli è ancora in corsa su tre fronti (Villareal e soprattutto Inter permettendo) proviamo anche a fare un parallelisimo anche sulla Coppa Italia. Gli azzurri non la vincono dal 1987 (anno del primo scudetto) ma sono arrivati in finale nel 1989 (perdendo nel doppio confronto con la Sampdoria di Vialli, Mancini e Pagliuca) e nel 1997 (la dolorosa sconfitta col Vicenza, dove non bastò l’uno a zero dell’andata firmato da Fabio Pecchia, ribaltato dal tre a zero targato Maini-Rossi-Iannuzzi. Come andò invece nel 1989-90? Così così, perchè dopo i turni preliminari, che erano simili a quelli odierni, le cose promettevano bene ma finirono male. Al primo turno venne eliminato il Monza ai rigori dopo l’uno a uno del San Paolo, con errore decisivo del portiere lombardo Davide Pinato e rete di Giuliani, mentre al secondo venne spazzata via la Reggina per due a zero sul neutro di Avellino. Si giocò poi una fase a gironi, con le dodici squadre rimaste divise in quattro gruppi con la prima che si sarebbe qualificata per le semifinali ed il Napoli regolò Bologna e Fiorentia. La semifinale col Milan però fu amara: dopo lo zero a zero del “Meazza” arrivò un clamoroso 1-3 al “San Paolo ed addio Coppa.

Chiudiamo anche con una comparazione sui singoli. Questo Napoli segna molto di più rispetto a quello, ma subisce anche troppe reti, nonostante De Sanctis sia a mio parere nettamente meglio di Giuliani. Baroni e Corradini erano così superiori a Cannavaro e Campagnaro? Probabilmente, ma non si tratta di un distacco abissale. Centrocampo? Moduli diversi, ma comprimari identici. Gargano non è Alemao e Pazienza non è Crippa ok, ma è anche vero che un trittico d’attacco come Hamsik-Lavezzi-Cavani viene battuto solo perchè il Napoli del 1990 aveva il più grande giocatore della storia di questo sport. Abbiamo scherzato forse, ma nonostante una comparazione rimanga scomodissima alle pendici del Vesuvio è più che lecito sognare.

Mai come quest’anno.

La stessa barca? Assolutamente no!

Psichedelico, energico, sorprendente e visionario: ecco il nuovo lavoro dei 24 Grana, la band napoletana che ormai è un punto di riferimento per l’underground musicale italiano. Il loro suono reggae – dub si è trasformato negli anni in qualche cosa di più maturo e deciso, dagli inizi molto “almamegrettiani”, a un presente deciso e personalissimo.

I testi di Francesco Di Bella, storico leader della band, sono sempre più vicini alla poesia che alla musica, concepita in uno schema classico, e in questo nuovo lavoro si legano benissimo a una sonorità nuova ed energica. Forse i fan storici del gruppo, quelli che hanno cantato e vissuto i tour  di Loop e Metaversus, composti da concerti assolutamente gratuiti e in posti impensabili, storceranno un po’ il naso e vivranno ancora di più lo scossone già avvertito in Underpop – un cambio di rotta non repentino perché maturato in tre album – ma che ha cambiato completamente lo stile musicale del gruppo.

La stessa barca è stato prodotto e registrato presso gli studi Electrical Audio di Chicago da Steve Albini, completamente in presa diretta, così da poter catturare la forza live del gruppo. Un suono pulito, non più elementare, legato di più al rock e alle individualità e che dal vivo, sicuramente, troverà il suo compimento con un’esplosione artistica, che renderà un po’ tutti invogliati a lanciarsi nel pogo più sfrenato. L’album in sé è composto da 10 tracce; un disco non certo lunghissimo, ma in questo simile agli altri lavori del gruppo. I testi del solito Di Bella, ancor di più in questo disco, sembrano acquisire un senso solo dopo vari ascolti, dovuti alle loro caratteristiche visionarie, molto avvenenti e cantati con un brillante accento napoletano. La prima traccia, “Salvatore”, è anche la prima degna di nota che affronta temi cari ai fan del gruppo: la vita quotidiana sembra quasi la continuazione virtuale di Stai mai ccà. La terza traccia, “Ombre”, trasuda la vena psichedelica del disco; “… So’ fierr filat attuorn a me…” ai primi ascolti sembra la canzone al top del disco ma, logicamente, è solo la  prima impressione “non confermata”. Invece ascoltando  “Germogli d’inverno” si libera una ballata dolce, delicata e che lascia all’ascoltatore una sensazione di pace in un bianco e nero d’altri tempi.  La nona traccia, “Stop!”, ha un ritmo cadenzato, orecchiabile e con un testo non privo di ottimi spunti di riflessione.

Occorrerà altro tempo per ascoltare e sviscerare questo disco ma, per adesso, c’è una certezza, e cioè che questo 2011 comincia con un ottimo prodotto discografico, il nono album dei 24 Grana, consigliato a chi ha voglia di ascoltare dell’ottima musica, assolutamente lontana dai format e dalle banalità della musica italiana.

Gruppo: 24 Grana
Titolo: La stessa barca
Uscita prevista: 18 gennaio 2011
Tracklist:

01    Salvatore
02    Cenere
03    Ombre
04    Ce Pruvate Robé
05    Malevera
06    Turnamme a casa
07    La stessa barca
08    Germogli d’inverno
09    Stop!
10    Oggi rimani laggiù

Lavorazione dell’album

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