Quando Mosca perdette la testa

Non intendo recensire questa pietra miliare della letteratura, che non ha certo bisogno del benestare di una semplice lettrice come me. Fiumi di inchiostro sono stati scritti su questa storia e sul suo autore, e molteplici sono i punti di vista sotto i quali è stato analizzato (politici, letterari, simbolici etc…). Vorrei qui solamente limitarmi a esprimere alcune personali riflessioni sorte dalla lettura di questo che ritengo essere un capolavoro.

 

Michail Afanas'evič Bulgakov

“Il Maestro e Margherita”, su cui il medico Bulgakov cominciò a lavorare all’inizio degli anni trenta e che egli terminò poco prima della morte, subì svariate revisioni e addirittura, ad un certo punto, lo stesso autore ne bruciò il manoscritto.  Per fortuna “i manoscritti non bruciano” (frase del romanzo rimasta celebre), e grazie a nuove riscritture il romanzo è giunto a noi, postumo, sopravvivendo persino alla censura.

Lo stile è vario: satirico, ironico, a tratti grottesco quando l’autore narra le vicende di Mosca (e qui si nota l’ammirazione di Bulgakov per Gogol), lirico nelle vicende del Maestro e di Margherita e in quelle che si svolgono a Gerusalemme.

Lo sfondo è la Mosca stalinista degli anni ’30, città in cui giunge niente meno che Satana in persona, con il suo seguito di eccentrici aiutanti. Fattosi conoscere come un mago nero e illusionista, il “dottor Woland”, creerà non poco scompiglio nella capitale russa.

Pubblicare un tale romanzo poteva costare caro ai tempi della Russia stalinista.  Esso si prende gioco, infatti, della società e del tipo di umanità che il regime tentava di costruire. C’è ad esempio la critica  alla burocratizzazione della letteratura (come dimostra l’invenzione del“Massolit”, l’associazione degli scrittori a cui si accede solo tramite tessera e dove i talenti “maturano come ananas in una serra”). C’è  dell’ironia anche sull’ateismo di facciata, (l’ateo convinto Ivan ha l’impulso di proteggersi ponendosi un’icona sul petto) sull’immutato amore per il lusso e per ciò che è europeo (l’episodio del teatro), e sulla generale tendenza a spiegare ogni cosa in termini razionali e scientifici, tendenza che cela, in effetti,  il terrore verso ciò che viene definito impossibile, improbabile, inspiegabile.

Il gruppo luciferino promette uno spettacolo di magia nera con “smascheramento finale”, e lo smascheramento consiste proprio nello svelare le reali debolezze dei moscoviti. Ogni intervento della cricca di Satana mina alle basi la fede nell’ordine costituito e mostra così che tutta la  prosopopea mostrata dai cittadini coinvolti nelle vicende nascondeva una profonda pavidità. Non è infatti quello del bene contro il male il tema su cui si gioca l’azione, (entrambi sembrano essere visti come necessari all’equilibrio del mondo) ma è quello del coraggio contro la viltà (“la viltà è il peccato peggiore” si legge nel romanzo). Il coraggio consiste nell’ accettare le forze primordiali che muovono il mondo, la viltà sta nel  diniego di queste. Chi afferma con baldanza la sua superiorità intellettuale viene privato della testa, ovvero del suo motivo di vanto. In generale tutti “perdono la testa”, cioè perdono il comune modo di pensare.

Di contro, vi è chi ha il coraggio di agire, di andare oltre le apparenze, riuscendo così a conquistare una maggiore consapevolezza, nuove capacità, nuovo vigore, e in fine una nuova vita. Margherita, ad esempio, è per l’appunto l’opposto della viltà. In nome di una vita più autentica accetta di correre gravi rischi e di trasformare completamente la sua natura. E’ lo stesso Korovev a incoraggiarla dicendole: “[…]in generale mi permetto l’ardire di consigliarle, Margherita Nikolaevna, di non avere mai paura di nulla”.

Cinici, pessimisti, calcolatori, pavidi o tronfi che siamo, potremmo anche noi aver bisogno, forse, di ricevere un brutto tiro di Behemot, o un dispetto di Korovev, di perdere, almeno ogni tanto, la testa e lanciarci liberamente nel cielo a cavallo di una scopa o di un grosso maiale, oppure di diventare invisibili, o di vedere il nostro cappello trasformarsi in un gatto o… “il diavolo sa cosa”!

 

 

P.S.: per chi avesse letto il libro, o per chi non avesse voglia di leggerlo e ne volesse vedere però una versione filmica, segnalo una riduzione per la tv russa a puntate, sottotitolata in italiano, che considero la migliore mai  fatta del romanzo.

httpv://www.youtube.com/watch?v=xwlu5Wz-O_0

 

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Lukashenko: chi è questo?

In questi giorni si è parlato molto della gaffe televisiva del Ministro della Difesa Ignazio La Russa, che chiedeva e si chiedeva “Chi è Lukashenko?” in una puntata di Ballarò, andata in onda martedì scorso. Ecco il video.

httpv://www.youtube.com/watch?v=CWa9HUTM578

Ma chi è Lukashenko? È l’attuale presidente della Bielorussia. Pensate che il suo mandato è cominciato nel 1994 e, ancora oggi, quasi vent’anni dopo, è ancora là al suo posto.

Sin dalla sua prima elezione Lukashenko ha fatto di tutto per rimanere al suo posto, tanto che le democrazie occidentali non hanno esistato a definirlo “L’ultimo dittatore d’Europa” (fonte). Dopo essere stato eletto nel ’94, promettendo di mandare tutti i suoi avversari sull’Himalaya, il governo Bielorusso fece la sua prima grande mossa quando fu abbattuto, nell’estate del 1996, un pallone aerostatico con a bordo due cittadini americani, colpevoli di aver sconfinato in Bielorussia senza permesso. Settanta parlamentari dell’opposizione firmarono una petizione contro il leader, colpevole secondo loro di aver violato la costituzione bielorussa. Lukashenko, grazie a mediatori russi, riuscì a fare approvare un referendum popolare che estese il suo mandato da quattro a sette anni. Inutile dire che sia gli Stati Uniti che l’Europa espressero forti dubbi per quel 70% e passa di voti favorevoli ottenuti, e addirittura non accettarono la legittimazione del voto. Risultato di questo referendum fu quello di dare ancora più potere all’astro nascente Lukashenko, che per tutta risposta mandò a casa ben 89 dei 110 deputati al governo, ritenuti colpevoli di slealtà.

Il nuovo governo era composto completamente da suoi sostenitori (che libertà!), e siccome questa cosa non andava troppo bene all’Europa, decise di mandare a casa gli ambasciatori di Francia, Usa, Gran Bretagna, Italia, Giappone e Grecia che, a suo dire, cospiravano contro di lui. Per tutta risposta, viste le palesi violazioni dei diritti umani, la Bielorussia venne espulsa prima dal Fondo Monetario Internazionale, successivamente esclusa dai giochi olimpici invernali di Nagano.

Nel 2001, alla scadenza del suo primo mandato (già allungato con quel dubbio referendum popolare), alla rielezione arrivata puntuale, Lukashenko aggiunse un nuovo referendum popolare che prevedeva la totale scomparsa dei limiti dei mandati presidenziali. E così quasi l’80% degli elettori votò a suo favore, e l’ultimo dittatore d’Europa ottenne il benestare per rimanere in carica praticamente per sempre. Inutile dire che anche questa volta l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) denunciò la violazione del diritto internazionale, e ancora una volta le nazioni democratiche non riconobbero la legittimità del voto. Ma Lukashenko rimaneva ancora in carica, accusando piuttosto gli altri stati di voler escludere la Bielorussia.

Nel 2006 venne eletto per la terza volta, ancora con più dell’80% dei voti a favore, e ancora una volta l’OSCE non riconobbe la legittimità delle elezioni, in quanto avvenute in un paese non democratico e senza la libertà di voto. Soltanto Putin considerava le elezioni Bielorusse come “oneste e pulite”. Secondo gli Usa Lukashenko, come dicevamo, è l’ultimo dittatore d’Europa, è presidente in un paese in cui la libertà di stampa e di informazione è limitatissima (vi ricorda qualcosa?), continua a essere eletto con percentuali di voto quantomeno dubbie, e le stesse campagne elettorali vengono svolte in maniera poco democratica e libera. La Bielorussia è stata anche cacciata dal Consiglio d’Europa. Insomma, tutto il mondo occidentale ha ben capito con chi si ha a che fare quando si parla di Lukashenko. Un leader che rimane al potere per quasi vent’anni, che mette alla porta l’opposizione, che governa con tutti a suo favore, in un paese dove non è garantita la libertà di informazione, di stampa e di voto, non è altro che un dittatore. L’ultimo rimasto in Europa.

Però, oltre a Putin, il buon Lukashenko ha anche un altro amico, l’unico dei governi democratici occidentali che ne ha tessuto le lodi e che gli ha fatto visita. Indovinate un po’ chi è?

httpv://www.youtube.com/watch?v=VS-xYPiHCJY

 

Le informazioni di questo articolo sono tratte da Wikipedia.

XXI Olimpiade Invernale – Vancouver 2010

Probabilmente non avranno il fascino di quelle estive, potendo contare su un numero molto più limitato di discipline e di conseguenza di protagonisti, ma anche le Olimpiadi invernali hanno senz’altro il loro fascino. L’edizione di Vancouver è la ventunesima (le due saltate per la guerra non vengono conteggiate, al contrario di quelle estive) e si è aperta nel peggiore dei modi, ovvero con la morte di uno slittinista georgiano, Nodar Kumaritashvili, schiantatosi ad una velocità folle sulla pista, con gli organizzatori che gli addossano la colpa salvo poi cambiare il percorso (!!). Manteniamo però lo spirito olimpico e chiacchieriamo a 360° dando qualche notizia curiosa o meno. Le discipline sono aumentate moltissimo, passando dalle 14 della prima edizione alle 84 odierne, e fino all’edizione del 1994 (Lillehammer, Norvegia) si sono sempre svolte assieme a quelle estive (nello stesso anno). Poi, probabilmente per consentire una maggiore attenzione del grande pubblico il CIO ha deciso di separarle. Solo tre città hanno ospitato l’edizione dei giochi in più di una circostanza, ovvero Lake Placid negli Stati Uniti, Sankt Moritz in Svizzera e Innsbruck in Austria. A differenza di quelle estive non si sono mai disputate nel continente australe ed il punto più a sud (se così si può dire) è stato Nagano, in Giappone, nel 1998. La nazione con più medaglie in assoluto (nonchè assoluta protagonista) è la Norvegia, che ha conquistato in totale 98 ori, 98 argenti e 84 bronzi per un totale di 280 medaglie (potrebbe arrivare la centesima d’oro ovviamente in questa edizione). L’Italia è all’undicesimo posto (non male dai!) su 42 nazioni che han vinto almeno una medaglia nella storia olimpica. L’atleta più medagliato è Bjorn Daehlie, con addirittura otto ori conquistati fra il 1992 ed il 1998, assoluto re dello sci di fondo. La prossima edizione sarà in Russia, nel 2014 a Soci. Chiuderei con una nota di colore: chi non ricorda il mitico fil della disney “Cool Runnings“? Film ispirato ad una storia vera, ovvero quella di un gruppo di giamaicani che nel 1988 a Calgary fecero scalpore riuscendo a partecipare fra lo stupore generale. Sono già due edizioni che i simpatici caraibici non partecipano, per mancanza di fondi. Ovvio, non è facile allenarsi in un paese dove ci sono 30 gradi tutto l’anno ed il comitato nazionale non ti finanzia (dovendo prendere in prestito i bob da altri paesi) ma speriamo che possano tornare al più presto!

Good lck Jamaica!

Crisi economica: capitolo USA

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Un nuovo autore per Camminando Scalzi.it


Scrive oggi per noi Marco Vercesi, per gli amici “Verce”. Marco si definisce un deluso studente di economia con la passione dei viaggi e della geopolitica. Ha scritto per la blogzine un interessantissimo articolo sulla crisi economica mondiale. Buona lettura.”[/stextbox]

Premessa: i mutui sub-prime sono prodotti della tecno-finanza, così in voga negli ultimi anni. Sono mutui concessi a persone la cui condizione economica fragile non permette di accedere al mercato dei mutui prime. I sub-prime spesso coprivano l’intero valore dell’abitazione che si voleva acquistare e i compratori li hanno sottoscritti credendo ciecamente in una illimitata crescita di valore del mercato dell’ immobiliare. Con le vendita dei sub-prime le banche hanno realizzato utili senza precedenti e i grandi managers hanno incassato stipendi da favola. Per mezzo di regole contabili fosche i rischi connessi ai suddetti mutui non figuravano nei bilanci legali anzi spesso e volentieri il rischio stesso veniva scaricato su terzi mediante il processo della cartolarizzazione. I mutui tossici venivano “scomposti” e rivenduti in pacchetti finanziari formati da una pluralità di prodotti finanziari di diverso genere. Per un po’ di tempo tutto è filato liscio poi, come sempre succede quando i valori in campo sono alterati, il meccanismo si è inceppato.

Crisi-USA-1L’incredibile progresso economico degli Stati Uniti nell’ultimo decennio era eretto su una bolla finanziaria. Quando nel 2007 il mercato dei derivati sub-prime è esploso i nodi sono venuti al pettine colpendo duramente la finanza e l’economia reale. Nel modello economico corrente, soprattutto nei Paesi occidentali, la finanza ha “sostituito” l’economia con tutte le conseguenze del caso. Per rendere più chiaro il concetto ecco un esempio: il Pil mondiale nel 2008 era di circa 45.000 miliardi di dollari mentre il valore dei derivati in circolazione ammontava a più di 900.000 miliardi di dollari (fonte International Swaps and Derivatives Association). Mentre l’economia reale produce beni e servizi misurabili e verificabili la finanza “gioca” con il denaro. Come mai il prezzo dell’oro continua a crescere? Proprio perché gli investitori preferiscono comprare un bene tangibile piuttosto che azioni o obbligazioni dal dubbio valore. Negli ultimi tre-quattro decenni vi è stata una forte deregulation nel settore finanziario, basti pensare alle banche di investimento americane che godevano di una libertà di azione pressoché illimitata. Uso il passato perchè in seguito alla crisi i suddetti colossi finanziari hanno deciso di trasformarsi in banche commerciali, ovvero in istituti che, oltre ad operare nella negoziazione di titoli per proprio conto o per conto dei clienti, utilizzano le somme avute in deposito per effettuare prestiti. La crisi è scoppiata al termine di una “epoca” di tassi di interesse bassi , credito facile e speculazione finanziaria. Quello che un tempo veniva considerato il guru dell’economia monetaria, Alan Greenspan oggi viene additato come uno dei maggiori colpevoli del crack. Il suo successore alla presidenza della FED Ben Bernanke si è ritrovato tra le mani la patata bollente e con lui il nuovo governo degli Stati Uniti guidato dal primo presidente nero Barak Obama. Bernanke non ha potuto far altro che abbassare ulteriormente il costo del denaro – prossimo allo 0% – in un momento nel quale le imprese avevano disperato bisogno di una boccata di nuovo credito.

Ben Bernanke
Ben Bernanke

L’enorme debito pubblico e privato degli USA, cresciuto a dismisura in seguito agli imponenti e inevitabili aiuti statali elargiti alla agonizzante economia di mercato,  unito ai bassi tassi di interesse ha causato una pesante svalutazione del dollaro. Se nel lungo periodo gli esperti temono il verificarsi di una nociva iper-inflazione, il rischio nel breve periodo è proprio l’opposto ovvero la deflazione, non meno dannosa dell’inflazione. L’iper-inflazione verrà evitata fino a quando gli USA riusciranno a esportare l’inflazione interna scaricandola sul resto del mondo. Come tutti sanno il dollaro è la valuta che regola le transazioni mondiali –  la materia prima per eccellenza il petrolio si paga in dollari – e fino a quando le cose resteranno così l’inflazione USA sarà sotto controllo. Tuttavia il biglietto verde debole ben presto rappresenterà un grosso problema per tutte quelle nazioni, Cina e Giappone in primis, che detengono enormi  riserve  in dollari o che finanziano il debito americano attraverso l’acquisto di bond del tesoro. Per le suddette nazioni la svalutazione del biglietto verde rappresenta una perdita economica significativa. Proprio per questa ragione i Paesi del BRIC – Brasile, Russia, India, Cina – hanno cominciato a parlare di una possibile sostituzione del dollaro come moneta globale in favore di un paniere di altre valute tra le quali euro, yen, renminbi. Il cambiamento, se avverrà, sarà lento e progressivo poiché potrebbe generare gravissimi squilibri economici globali. La verità è che il mondo ha ancora bisogno di una America forte. La miracolosa crescita del PIL della Cina, ormai affermatasi come seconda potenza mondiale, poggia/poggiava in larga parte sulla esportazione di prodotti cinesi negli USA. Lo stesso PIL americano era costituito per il 70% dai consumi interni ma la crisi ha rovesciato le carte in tavola. In soli tre anni la percentuale del reddito destinata al risparmio è cresciuta dall’1% al 7% causando un ovvio calo dei consumi. In un Paese la cui crescita economica era determinata principalmente dai consumi del mercato interno come potrà esserci una ripresa dell’economia? Gli USA saranno costretti a rivedere il proprio modello di sviluppo ma soprattutto dovranno ricominciare a produrre beni e servizi perché  “di sola finanza non si può vivere”, certamente non in salute. Nel frattempo la disoccupazione cresce, l’immobiliare residenziale perde valore, l’immobiliare commerciale mostra andamenti incerti, migliaia di piccole-medio imprese dichiarano la bancarotta e 115 banche sono fallite una delle quali era il colosso degli investimenti Lehman Brothers. Dunque come si può spiegare il sorprendente rally al rialzo delle borse americane? Si tratta quasi certamente di una nuova bolla destinata, come tutte le altre, a sgonfiarsi. L’anomalia finirà visto che non può esserci crescita finanziaria senza crescita economica.

Nessuno può prevedere cosa succederà negli anni a venire. Alcuni già parlano di ripresa, taluni prospettano una crisi a W, i più pessimisti paventano una crisi a L. Per quanto mi riguarda penso che gli anni difficili non siano affatto finiti per il semplice fatto che nessuna autorità, nazionale o internazionale, ha preso provvedimenti concreti – regole, regolamenti, misure di controllo – per evitare che si verifichino nuove crisi in futuro.

[stextbox id=”custom” caption=”Web-comics”]La vignetta di oggi è disegnata da Leo Lazzara, autore del famoso fumetto online Eclip3s, web-comic che potremmo definire “divino”… visti i protagonisti! Lo trovate all’indirizzo http://eclips3s.splinder.com[/stextbox]

crisi USA