Una partita che si gioca… un quarto di secolo fa

Erano gli anni ottanta. Tutto era diverso. C’era ancora l’Unione Sovietica, il Muro di Berlino era ancora in piedi, passava la cometa di Halley, i Duran Duran spopolavano fra le ragazzine, Berlusconi comprava il Milan, esplodeva una centrale nucleare a Chernobyl e Maradona entrava nella leggenda con la “Mano de Dios” ed un gol pazzesco contro l’Inghilterra. Ma se si chiede ad un napoletano quale avvenimento ricorda del 1986, qualsiasi appassionato di calcio citerà la vittoria a Torino del 9 novembre. Il team di Ottavio Bianchi giocò un match memorabile andando a espugnare il “Comunale” (per oltre metà ospitante tifosi azzurri) per tre a uno, dopo aver rimontato l’iniziale vantaggio bianconero firmato da Laudrup con i gol di Ferrario (uno che andava nella metà campo avversaria tre volte all’anno), Giordano e Volpecina. Cosa significò per i napoletani lo spiega meravigliosamente Maurizio De Giovanni, un bravo scrittore partenopeo, nel suo libro “Juve-Napoli 1-3. La presa di Torino“. Quelli che per anni erano stati i “nemici di sempre” erano stati battuti. La ricca Juventus, dei ricchissimi e potentissimi Agnelli, simbolo del nord industrioso contro il sud meno sviluppato e che cercava una rivalsa nel mondo pallonaro.

Difficile non vedere un déjà-vu con quanto sta accadendo oggi, nel 2012. Entrambe le squadre appaiate in cima alla classifica, la Juventus considerata come la favorita numero uno al titolo, la giornata di campionato quasi uguale (ottava adesso, nona un quarto di secolo fa), la stessa speranza di coloro che intraprenderanno il viaggio verso il nuovissimo “Juventus Stadium“, capolavoro di architettura per visuale e comfort ma decisamente piccolo e che non potrà ospitare i quasi trentamila napoletani come nel 1986, nemmeno il dieci per cento. Intendiamoci, ci sono tante cose diverse. L’attuale squadra bianconera è decisamente la più forte del paese, forte di uno scudetto vinto meritatamente lo scorso anno, di una rosa molto competitiva, di un allenatore che per quanto bistrattato è senza dubbio bravissimo, ma soprattutto di un record di imbattibilità che dura da oltre un anno. La differenza con il Napoli sembra molto più marcata rispetto a quanto accadde anni fa. Però… c’è chi rivede in Cavani il fervore che soltanto il più grande giocatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona, aveva saputo dare ad un intero popolo. I suoi scudieri non sono Giordano, Carnevale e De Napoli, ma Pandev, Hamsik e Maggio.

No, decisamente non è una partita come le altre. Potrebbe anche non decidere nulla, è ovvio, siamo appena ad ottobre e questa lotta a due potrebbe anche spezzarsi in favore di qualcuno. Ma è da ingenui pensare che sabato 20 ottobre qualsiasi tifoso napoletano non si paralizzerà a seguire i propri beniamini, sognando quello che qualcuno vorrebbe tanto rivivere e quello che qualcuno vorrebbe vivere per la prima volta. Dall’altro lato ci sono la consapevolezza di essere la squadra più vincente della storia italiana a livello di scudetti (ventotto, ma come si evince da battute sempre più frequenti per qualcuno sono di più) e la pressione dello scomodo ruolo di favorito, ma anche per gli juventini sarà una gara tutta da seguire, proprio perché un testa a testa del genere non capita tanto spesso (soltanto nella stagione 1974-1975 Juventus e Napoli avevano battagliato per il titolo, andato poi a Bettega e compagni) e perché c’è appunto una imbattibilità da difendere. Voglia di vincere da ambo le parti dunque, con la consapevolezza che magari anche questa partita entrerà negli annali della storia del calcio, e magari qualcuno ci scriverà un libro per raccontare quanto accaduto in terra piemontese alle nuove generazioni.

Sfide del genere fanno solamente bene al nostro calcio, ultimamente fin troppo in ribasso. Se ci si ricorda che si tratta comunque di sport e non di questioni vitali, allora ci si può decisamente abbandonare a questa passione anche con settimane di anticipo. Che i tifosi delle due squadre si godano l’incontro, così come probabilmente faranno anche quelli di tutte le altre compagini, perché tutti vogliono veder fare la storia.

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Milan-Napoli: revival anni '80 in salsa scudetto

Quanto tempo è passato da quelle sfide epiche. Era il Napoli di Diego Armando Maradona, di Careca ed Alemao. Era il Milan di Marco Van Basten, Franco Baresi e Rudd Gullit. Era una sfida meravigliosa. Lo è ritornata ad essere ai giorni nostri. Bella come un tempo, spigolosa ed affascinante. Non è una questione di punti, di gol o di giocate sopraffine; è una questione di prestigio, di grandezza, è una questione d’onore. E’ una lotta infinita che va al di là di un campo di calcio, è la sfida di un’Italia da sempre soggiogata dallo scontro NORD-SUD.

Ma se un tempo tutto sembrava ruotare intorno a un Cigno di Utrecht e a un Pibe de Oro, quest’oggi il ruolo di attori protagonisti è nei piedi di un “mago” chiamato Zlatan Ibrahimovic e di un “matodor ” chiamato Edinson Cavani, e di questi tempi è come dire potenza e irruenza contro finalizzazione e velocità. Un match che soprattutto mette in palio (fate gli scongiuri se tifate per una delle due squadre, ma è così) punti scudetto. Saranno tantissimi i tifosi napoletani assiepati sugli spalti del “Giuseppe Meazza”, pronti a sostenere la propria squadra in quella che sembra una impresa difficilissima. Saranno nella “Scala del calcio”, unod egli stadi più suggestivi del mondo. Chi non ci sarà è Ezequiel “El pocho” Lavezzi, per uno sputo che lo ha bloccato per tre giornate, ma sulla vicenda ci siamo già espressi. Un peccato per il Napoli, perchè l’argentino è davvero colui che poteva fare male alla difesa del Milan, che soffre i giocatori razzenti come lui (all’andata in pratica non dribblava Bonera, semplicemente gli correva davanti). Ma concentriamoci sui due uomini che possono essere decisivi.

Dicevamo di Ibrahimovic e Cavani, giocatori diversi. Lo svedese è un attaccante possente, col fisico del tipico centravanti, ma non lo è. Gioca stupendamente spalle alla porta ed è troppo dotato tecnicamente per essere la classica-boa. Al suo attivo vanta 325 presenze e 160 gol tra i vari colori che ha vestito, di cui 13 sono con la maglia rossonera in campionato. Cavani invece è diverso, più rapido e più punta, seppur atipica nel senso moderno del termine. . Possiede un tiro preciso e potente, ma sa accarezzare la palla con una dolcezza unica che gli permettono di segnare reti con parabole davvero uniche, ma anche movimenti che lo rendono imprendibile per i difensori avversari ed un senso del gol sviluppatissimo. Ci si aspetta molto da loro due, ma non si può escludere che la sfida possa invece essere decisa da altri. Pato ad esempio, il ragazzino con la media reti/partite giocate che è impressionante, oppure Marek Hamsik, il centrocampista più “offensivo” del mondo. E perchè no gente come Zuniga o Boateng? Gli ingredienti per vedere uno spettacolo ci sono tutti. Gli azzurri non vincono a Milano dal 13 aprile 1986, quando Maradona e Giordano segnarono le reti che permisero di espugnare “San Siro” (Di Bartolomei accorciò per i rossoneri). Addirittura fra il 1978 ed il 1979 arrivarono tre successi di fila, purtroppo per i partenopei rappresentano anche gli unici exploit da mezzo secolo a questa parte. Ma in match come questo la storia conta poco.

Tenetevi pronti. È nuovamente Milan-Napoli, di quelle che contano.

L'oro di Napoli è tornato

Se siete tifosi del Napoli ed avete meno di ventiquattro-venticinque anni allora questa è la miglior stagione di sempre della vostra squadra del cuore da quando la seguite. Già, perchè gli azzurri non adavano così bene in campionato dalla stagione del secondo scudetto, che risale al 1990. Scomodare Maradona e compagni è una cosa blasfema, ma proviamo a fare comunque un paragone. Il Napoli ha quaranta punti dopo ventuno partite attualmente: a quei tempi “El pibe de oro” e compagni col conteggio odierno ne avrebbero avuti quarantaquattro (quanti ne ha il Milan, attuale capolista della Serie A), contando anche due gare in più del girone di ritorno, visto che a quei tempi si giocavano andata e ritorno di diciassette giornate per trentaquattro complessive.

C’è però da sottolineare una cosa. Quel Napoli storico di successi in trasferta ne fece solamente due, non sei come la truppa di Mazzarri, con la principale differenza che fu l’assoluta superiorità schiacciante nelle partite casalinghe, quando al “San Paolo” anche il solo pareggiare per le squadre avversarie era una gioia immensa. Cosa hanno invece in comune? Vediamo i confronti diretti con le grandi. In quell’anno il risultato al “Meazza” contro l’Inter fu lo stesso, ovvero un tre a uno per i nerazzurri (al San Paolo però fu due a zero per il Napoli). Contro la Juventus successo per tre a uno  Napoli (la tripletta di Cavani ha duque fatto anche meglio) ed un pari a Torino. Contro il Milan un successo per parte (e qui per eguagliare Lavezzi e compagni dovrebbero espugnare San Siro). Con i tre punti a vittoria il Napoli di Maradona avrebbe chiuso a settantadue punti, con una media di 2,11 punti per match. Per fare lo stesso l’attuale formazione partenopea dovrebbe chiudere ad ottanta punti, forse davvero troppi considerando che dovrebbe farne altri quaranta, ma quel che è certo è che un Napoli così bello non si vedeva da quei tempi. Il capocannoniere fu Maradona con sedici gol e Cavani è già a quattordici.

Visto che il Napoli è ancora in corsa su tre fronti (Villareal e soprattutto Inter permettendo) proviamo anche a fare un parallelisimo anche sulla Coppa Italia. Gli azzurri non la vincono dal 1987 (anno del primo scudetto) ma sono arrivati in finale nel 1989 (perdendo nel doppio confronto con la Sampdoria di Vialli, Mancini e Pagliuca) e nel 1997 (la dolorosa sconfitta col Vicenza, dove non bastò l’uno a zero dell’andata firmato da Fabio Pecchia, ribaltato dal tre a zero targato Maini-Rossi-Iannuzzi. Come andò invece nel 1989-90? Così così, perchè dopo i turni preliminari, che erano simili a quelli odierni, le cose promettevano bene ma finirono male. Al primo turno venne eliminato il Monza ai rigori dopo l’uno a uno del San Paolo, con errore decisivo del portiere lombardo Davide Pinato e rete di Giuliani, mentre al secondo venne spazzata via la Reggina per due a zero sul neutro di Avellino. Si giocò poi una fase a gironi, con le dodici squadre rimaste divise in quattro gruppi con la prima che si sarebbe qualificata per le semifinali ed il Napoli regolò Bologna e Fiorentia. La semifinale col Milan però fu amara: dopo lo zero a zero del “Meazza” arrivò un clamoroso 1-3 al “San Paolo ed addio Coppa.

Chiudiamo anche con una comparazione sui singoli. Questo Napoli segna molto di più rispetto a quello, ma subisce anche troppe reti, nonostante De Sanctis sia a mio parere nettamente meglio di Giuliani. Baroni e Corradini erano così superiori a Cannavaro e Campagnaro? Probabilmente, ma non si tratta di un distacco abissale. Centrocampo? Moduli diversi, ma comprimari identici. Gargano non è Alemao e Pazienza non è Crippa ok, ma è anche vero che un trittico d’attacco come Hamsik-Lavezzi-Cavani viene battuto solo perchè il Napoli del 1990 aveva il più grande giocatore della storia di questo sport. Abbiamo scherzato forse, ma nonostante una comparazione rimanga scomodissima alle pendici del Vesuvio è più che lecito sognare.

Mai come quest’anno.

C'era una volta l'ammazza-campionato

Quante volte sarà successo che il campionato è già deciso a marzo per non dire a febbraio? Tante.

Così come in ttto il mondo ci sono stati tornei praticamente dominati da una squadra che a diverse giornate dalla fine ha già un distacco incolmabile e festeggia quando ancora non è tornata l’ora legale, giocando in pratica senza rivali. Beh quest’anno si va controcorrente. Se si guardano infatti i maggiori campionati europei…non c’è nessuna squadra già certa del titolo, anzi. In Italia dopo il grande successo nel derby laRoma torna in vetta con un punto di vantaggio sull’inter che batte la Juventus grazie ad una prodezza di Maicon…ed il campionato rimane apertissimo!! A quattro dal termine può davvero succedere di tutto, considerando che entrambe hanno calendari all’apparenza non impossibili ma che possono nascondere mille insidie. Questo equilibrio però come abbiamo già detto non regna solo nel nostro paese. In Inghilterra ad esempio un’altro derby scintillante, quello di Manchester, rimette in corsa lo United che batte nel recupero il City ed approfitta della sconfitta del Chelsea contro il Tottenham (cavolo…ancora un derby!!!). I Reds adesso sono ad un solo punto dai Blues, e per Carletto Ancelotti conquistare il suo primo trofeo all’estero diventa molto più complicato, con Sir Alex Ferguson che proverà a fargli l0 sgambetto. In Germania mancano tre partite…titolo assegnato? Neanche per sogno. Il Bayern Monaco ne rifila sette (!!) all’Hannover ma lo Schalke è sempre là, a soli due punti, pronto ad approfittare del minimo passo falso di Robben e compagni, che tra l’altro hanno il non certo secondario impegno della semifinale di Champions League contro il Lione. Proprio il Lione è fuori dai giochi in Francia, dove in testa c’è l’Olimpique Marsiglia, avanti di cinque lunghezze sull’Auxerre, ma i marsigliesi non sono nuovi ad incredibili scivoloni ad un passo dal successo quindi anche nel torneo transalpino non c’è ancora nulla di scritto. In Spagna…eh neanche a parlarne. Il Barcellona va a vincere due a zero a Madrid grazie a Messi e Pedro…ma poi si fa bloccare sullo zero a zero dall’Espanyol nel derby (abbiamo già sottolineato che in questa giornata sono stati decisivi? eheh) con tanto di sciarpa dell’Inter nella curva biancoblu, mentre il Real batte due a zero il Valencia e torna prepotentemente in corsa ad una sola lunghezza di ritardo dai blaugrana! Che finale emozionante aspetta gli spagnoli, col team di Guardiola che tra l’altro deve pensare anche a quello di Mourinho, viaggiando in pullman fino a Milano a causa dei voli sospesi in tutta Europa per colpa del vulcano…vabbè…quello là, quello in Islanda. Perfino in Portogallo finisce il dominio del Porto…ma a beneficio di chi? Benfica o Sporting Braga? Eh anche qui il titolo si giocherà sul filo di lana. L’Europa resta col fiato sospeso!!

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Calciopoli, un altro punto di vista

[stextbox id=”custom” big=”true”] Presentiamo un altro collaboratore esterno oggi su Camminando Scalzi. Luigi Sambataro ci parla del caso Calciopoli da un punto di vista molto differente, quello del tifoso Juventino. Siamo sicuri che questo punto di vista non lo avete ancora ascoltato. Grazie a Luigi pe ril contributo e buona lettura[/stextbox]

Estate 2006, Cobolli promette: “Alla luce dei fatti acquisiti la sentenza non può essere ritenuta equilibrata. Non ci fermeremo fino a quando giustizia sarà fatta nell’interesse dei nostri straordinari tifosi, dei nostri azionisti, della società e naturalmente del campionato di calcio. Ricorreremo subito alla Camera arbitrale del Coni e, nel caso questi non ci dessero soddisfazione andremo al Tar e alla Corte di Giustizia europea”.

5 Luglio 2006, l’avvocato Zaccone: “la pena accettabile sarebbe quella richiesta per gli altri club, ovvero la serie B con la penalizzazione”

7 Aprile 2010, nota ufficiale della società: “nel pieno rispetto delle attività riguardanti processi in corso, la Juventus valuterà attentamente con i suoi legali l’eventuale rilevanza di nuove prove introdotte nel procedimento in atto a Napoli al fine di garantire, in ogni sede sportiva e non, e come sempre ha fatto, la più accurata tutela della sua storia e dei suoi tifosi. Juventus confida che le istituzioni e gli organi di giustizia sapranno assicurare parità di trattamento per tutti, come d’altronde la società e i suoi difensori richiesero nel corso del processo sportivo del 2006”.

Credo che, per parlare di questa storia, si debba partire da qui, da un preciso concetto: eliminare i preconcetti su tutta quella che è stata, è e sarà la storia di calciopoli. È necessario mettere da parte i propri sentimenti avversi nei confronti della Juventus. Chi parla qui adesso è un tifoso bianconero, uno di quelli che con la Juve è cresciuto, che per la Juve ha sofferto e gioito, che in quell’estate del 2006 è rimasto pietrificato davanti allo sfacelo che si consumava all’ombra della Mole.

In questi giorni stanno venendo fuori diversi fatti che sembrano possano andare a modificare lo scenario creatosi quattro anni orsono. Con ciò non voglio dire che il processo porterà all’assoluzione delle Juve e dei suoi vecchi dirigenti, ma sicuramente qualcosa dovrà cambiare alla luce delle nuove prove emerse. Si è fatto passare Moggi come l’unico uomo sulla terra ad intrattenere rapporti cordiali con i designatori ed invece si sta dimostrando che non è così. Non voglio stare qui a giudicare il peso delle intercettazioni scoperte, ma solamente analizzare quella che è la rabbia e lo sgomento d’innanzi a quanto sta accadendo in questi giorni.

Lo Juventino vive una sensazione di rabbia, non bisogna aggiungere altro. Perché rabbia? Perché qui, a prescindere dalla colpevolezza di chi o che cosa, si assiste ad un atteggiamento della dirigenza da far accapponare la pelle, da lasciare sgomenti.
Nell’estate di quattro anni fa la dirigenza juventina, rappresentata dall’Avv. Zaccone, decise di patteggiare la pena accettando una serie B con penalizzazione, definendola una pena congrua. Decidettero di non ricorrere al Tar, presero una serie di decisioni talmente sciagurate, restarono talmente in silenzio, furono talmente remissivi, che credo nessun tribunale al mondo avrebbe mai pensato ad una possibile innocenza della società bianconera. Come poteva leggersi tutto ciò, se non come un “è vero, è tutta colpa nostra, puniteci ma abbiate pietà di noi”. In una società come quella italiana, dove non è importante conoscere la verità ma ci si accontenta di avere un colpevole da indicare al mondo, un capro espiatorio nel più breve tempo possibile, non ci si poteva aspettare di meglio; d’altronde anche Totò Riina si professò come un povero ed onesto lavoratore, quindi se la Juve si dichiara colpevole lo è sicuramente.
La nuova dirigenza, negli anni successivi allo scandalo, ha rinnegato il passato, l’operato della triade, indignandosi e vergognandosi di essa. Oggi a quattro anni di distanza, questa dirigenza fallita, sia come uomini, sia come risultati sportivi, alla luce di ciò che emerge dal lavoro alacre dei legali del tanto odiato Moggi, chiede parità di giudizio. Ma scusate, queste intercettazioni ci sono sempre state, soltanto che non sono mai state portate in aula, ma perché? Perchè la dirigenza a suo tempo non ha provveduto a tutelarsi? I tifosi, che sono la linfa di una squadra di calcio, sono stati “abbandonati”, hanno dovuto sopportare di tutto durante questi anni, ed oggi, solo grazie al lavoro dei legali di Luciano Moggi, loro dicono di voler tutelare i tifosi? Oggi tutti, da Palazzi, Borrelli, Pancall, Abete e tanti altri, dicono che il processo andrebbe rivisto e che il processo fu fatto in maniera approssimativa e veloce per andare incontro alle date d’inizio dei campionati. Io non posso dare colpe a questi uomini, ma solo a quelli che non hanno difeso la Juve che almeno, a parità di prove emerse, avrebbe meritato la stessa condanna di altri. Io una mia idea su tale atteggiamento me la sono fatta: dopo la morte dei fratelli Agnelli, la Juve era rimasta totalmente in mano alla triade, per la quale la famiglia Agnelli nutriva grande stima e fiducia. A questo punto i giovani rampolli di casa si erano trovati fuori da un business per loro troppo appetitoso e di sicuro blasone, sarebbe stato impossibile spodestare la triade senza un valido motivo, così appena presentatasi l’occasione hanno preso la palla al balzo, sono passati al comando distruggendo tutto in nome dei loro interessi. Perché, parliamoci chiaro, chi conosceva prima di allora gli Elkann?
Solo il tempo ed i tribunali ci diranno come finirà la storia Calciopoli, sicuramente chi ci ha rimesso o chi rimetterà di più sarà sempre il tifoso, vittima di giochi di potere troppo grandi, troppo loschi per poter andare d’accordo con la grande passione che noi tutti (juventini, interisti, milanisti, napoletani, romani etc.) mettiamo in gioco per loro. Mi auguro che ci possa essere equità di giudizio, ricordandosi che in un tavolo da poker composto da nove bari, vincerà solo uno, il più bravo, ma questo di certo non riabiliterà gli altri otto…

LINK ALLE INTERCETTAZIONI AUDIO (fonte Corriere dello Sport)

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La rivalità dell'ultimo lustro

All’Olimpico la Roma supera meritatamente due a uno l’Inter e si porta a -1, distanziando anche il Milan che compie l’ennesimo passo falso facendosi bloccare in casa dalla Lazio di Edy Reja. Giallorossi e nerazzurri in lotta per lo scudetto dunque? Potrebbe essere benissimo. Del resto è una rivalità nata negli ultimi anni ma che ha sicuramente caratterizzato gli ultimi campionati. L’anno scorso la Roma di Spalletti non ha avuto certo un’annata esaltante ma nei campionati immediatamente precedenti si nota subito che la sfida è stata a due: proprio fra l’Inter ed i capitolini. Nel 2008 la Roma compie una grande rimonta, arrivando addirittura ad essere Campione d’Italia virtuale nell’ultima giornata sul terreno del Catania (dopo aver perso punti incredibili, come col Livorno in casa il 20 aprile, 1-1) mentre l’Inter pareggia a Parma, prima che Ibra sistemi le cose con una rete da cineteca. La Coppa Italia invece vede la rivincita romanista, con vittoria per due a uno nella finale unica dell’Olimpico grazie alle reti di Mexes e Perrotta (Pelè per l’Inter…proprio lui…il portoghese). L’annata precedente vede sempre la Roma arrivare seconda in campionato, ma stavolta il distacco dall’Inter è abissale. La squadra di Mancini domina letteralmente il campionato incamerando la maestosa quantità di novantasette punti. Sempre nella Coppa però c’è la vendetta della Roma, che all’andata stravince sei a due cedendo poi due a uno al “Giuseppe Meazza” (l’ultimo anno in cui si giocava ancora con la formula di andata e ritorno). Tornando ancora indietro si arriva al famoso “scudetto di cartone“, quello di calciopoli tanto per intenderci. Inter e Roma che erano terza e quarta diventano ancora prima e seconda (e sicuramente nessuno si aspettava che poi lo sarebbero state anche nei successivi tornei). Scudetto per l’Inter dopo oltre vent’anni, Roma in Champions League….e Coppa Italia stavolta appannaggio del Mancini-team con pareggio all’Olimpico e tre a uno casalingo con gol di Cambiasso, Cruz ed Oba Oba Martins. Nel frattempo però come avrete potuto intuire ci sono state anche delle Supercoppe Italiane…diamoci uno sguardo in chiusura. Si gioca sempre al “Giuseppe Meazza” ovviamente (visto che la ospita la squadra che vince lo scudetto, a meno che per far soldi non la giochino negli Usa, in Giappone o in Uganda) ed il bilancio premia Moratti. Nel 2006 c’è la mitica rimonta, da tre a zero per la Roma si arriva al quattro a tre per l’Inter. Mancini e due volte Aquilani bussano, ma rispondono due volte Vieira, Crespo e soprattutto Figo. Nel 2007 ci pensa De Rossi a regalare la seconda Supercoppa alla Roma con un gran gol. L’anno dopo si arriva ai rigori dopo un match emozionantissimo finito due a due: Totti sbaglia il rigore della possibile vittoria e capitan Zanetti regala il trofeo ai suoi.

Quindi in conclusione…sarà una rivalità storica come Milan-Juve negli anni settanta? Napoli-Juve o Napoli-Milan negli ottanta? Chissà…al momento è senza dubbio la sfida più accesa del nostro calcio.

Attendo i vostri pareri nei commenti!

Il Derby della Madonnina – Serie A giornata 21

Nel film “Eccezziunale veramente” Diego Abatantuono nei panni di Donato, capo della curva, convocava tutti i suoi seguaci alle otto della domenica mattina perchè l’argomento del giorno era di capitale importanza: “Il debbo”. Milan-Inter o Inter-Milan, poco importa. Stadio Giuseppe Meazza (che i rossoneri preferiscono comunque chiamare San Siro). Una stracittadina importantissima, fra le più illustri del mondo. In Italia è quella che vede in campo il maggior numero di trofei (il derby di Torino nonostante i tanti scudetti juventini è lontano). Due squadre che hanno alle spalle una storia ricchissima, fatta di gioie e dolori, vittorie e disfatte. Più di un secolo è passato da quando un gruppo di dirigenti del Milan per protestare contro la Lega che non voleva consentire l’utilizzo di giocatori stranieri in campionato si staccarono e decisero di formare un club per conto loro (ripensandoci oggi suona davvero strano…i nerazzurri che si lamentano perchè vogliono gli stranieri…). Nacque così l’Internazionale (“Perchè siamo fratelli del mondo”, a detta dei fondatori), diventata poi Ambrosiana sotto la dittatura fascista. Il primo derby lo vince il Milan 6-0, e da quel giorno tanti sono stati i protagonisti della sfida. Se ne possono elencare a bizzeffe. Quante le partite storiche. La Milano proletaria dei tifosi del Milan (chiamati “casciavìt” dai cugini, proprio perchè in dialetto vuol dire “caciaviti” per sottolineare l’origine operaia) contro la Milano borghese dell’Inter (i “bauscia“, bavosi nel senso di gradassi). Sarebbe impossibile elencare tutti i derby, ma alcuni li voglio ricordare.

1949: Milan sul 2-0 con doppietta di Cadiani, accorcia Nyers. Nordhal e Franzosi segnano le reti del 4-1 ma poi l’incredibile visto che il “Fornaretto di Frascati” Amedeo Amedei sigla una doppietta, con Nyers e “Veleno” Lorenzi a completare il sorpasso! Annovazzi pareggia, Amedei segna ancora e Candiani colpisce la traversa…vince l’Inter 6-5!!!

2001: Inter-Milan 0-6! Il più grande scarto nella storia di un derby ufficiale. Due Sheva, due Comandini, uno Giunti ed uno Serginho…Inter umiliata. 2004: nerazzurri sul doppio vantaggio all’intervallo con le reti di Stankovic e Zanetti ma nella ripresa Tomasson, Kakà e Seedorf ribaltano il punteggio ed il “Diavolo” si impone 3-2.

2006: altro match ricchissimo di reti, prevalgono i ragazzi di Moratti per 4-3! In gol Crespo, Stankovic, Ibra, Seedord, Materazzi, Gilardino e Kakà. Spettacolo a San Siro! 2009 e 2010: doppia vittoria dell’Inter, 4-0 all’andata, 2-0 al ritorno con la truppa di Mourinho che vola verso lo scudetto numero 18.

In conclusione, come non ricordare i derby “europei”. Prima la semifinale di Champions League del 2003, col Milan che prevale per le reti fuori casa e vince poi il trofeo a Manchester con la Juve ai rigori, poi due anni dopo nei quarti con 2-0 firmato Sheva-Stam e 3-0 a tavolino al ritorno per lancio in campo di petardi da parte della curva interista.

Passano gli anni ma il Derby della Madonnina rimane sempre affascinante ed è vero…certe sere Milano ha dei colori straordinari.

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