La legge è uguale per tutti. Come lo sconto.

Negli ultimi mesi si è combattutta una guerra silenziosa nel mondo dell’editoria italiana. Proviamo a riassumere le mosse salienti.

Il Senato ha approvato un disegno di legge che stabilisce, tra le altre cose, la regolamentazione degli sconti effettuabili sui libri. In sostanza al prezzo di vendita non si potranno applicare sconti superiori al 15% (25%, nel caso di promozioni della durata massima di un mese). Il limite riguarda tanto le librerie indipendenti quanto le grandi librerie online che effettuano “vendite per corrispondenza”. Che, tradotto in parole povere, significa provare a contrastare l’attività di un colosso come Amazon.it.

[Qui però bisogna dirla tutta: Amazon fa – anzi, faceva – il 35% di sconto su parecchie novità. I libri arrivavano a casa in meno di 48 ore, laddove Ibs.it ci mette almeno 5 giorni. Se avete un Kindle e lo rompete, anche per vostra sbadataggine, ve lo sostituiscono gratis in due giorni, mandandolo dall’America, e se telefonate al servizio clienti non vi fanno passare da duecentro voci registrate ma parlate direttamente con degli impiegati gentilissimi. *Nessun* editore e/o distributore e/o retailer in Italia offre servizi simili. Tu chiamalo se vuoi capitalismo! Dalla prospettiva di noi lettori, Amazon era una pacchia! Ora, noi difendiamo la biodiversità editoriale (cioè culturale) e vogliamo bene a tutti gli editori  e a tutti i distributori, ma quando accidenti si decideranno a capire che la concorrenza si fa offrendo non solo libri belli ma anche servizi di qualità? E che il vero modo di limitare lo strapotere delle multinazionali à la Amazon non è porre lucchetti giuridici ma pensare e implementare un rapporto rinnovato con noi lettori, fatto di prezzi sensati, condivisione delle informazioni, servizi efficienti?]

La cosa interessante è che questa legge non riguarda gli ebook (su cui però vige ancora un’ IVA al 20%, contro il 4% dei testi cartacei).  Mercato ancora troppo piccolo per essere regolato? Terra di nessuno, dove vige la legge del più forte? Immaginiamo che conseguenze possa avere questa singolare dimenticanza del legislatore: da qui a 3-5 anni il mercato degli ebook crescerà anche in Italia e diventerà una parte consistente dell’editoria, dunque la torta si farà più grande e saporita e i più agguerriti vi si getteranno sopra senza remore. Ora come ora la conseguenza primaria è evidente: conviene molto di più vendere ebook che libri di carta, visto che ciascun retailer può applicare le politiche di prezzo (cioè fare gli sconti) che ritiene più opportune. Probabilmente si  assistera a un proliferare di editori digitali e rivenditori di ebook.

Per dovere di cronaca sarebbe più corretto illustrare tutti i punti e le specifiche della proposta ma siccome la giurisprudenza non si impara leggendo qualche post in rete, è forse più onesto rimandarvi direttamente al testo integrale della legge.

E proprio Marco Cassini di Minimun Fax, è stato uno dei primi ad intervenire direttamente sulla questione con un lungo e appassionato post sul blog della casa editrice (in cui cui cita un articolo di Simone Barillari). A Cassini ha risposto poi, dalle pagine del suo sito personale, Luca Sofri (“Il Servizio pubblico e i libri“). Ma da questi scambi è nato anche un altro filone di discussione: quello della “descrescita editoriale”, ovvero della possibilità cambiare le prospettive del mondo editoriale iniziando a pensare più in termini di qualità che di quantità. Sul blog di Loredana Lipperini c’è un’ottima sintesi e un’interessente discussione succesisva. Il dibattito può sembrare ovvio e la risposta scontata (in questo settore è abbastanza logico preferire la qualità) ma non lo è poi tanto: come scrive Sofri: e dei lettori che leggono solo i libri brutti che facciamo? Non gli diamo più niente?”

Che si fa? La smettiamo coi libri dei calciatori e ne facciamo due l’anno ma belli belli in modo assurdo?