Essere donna nel mondo

Oggi è l’8 marzo. Del 2012.

In Afghanistan il 90% delle donne è analfabeta e viene quotidianamente privato dei più elementari diritti. Violenza domestica, abusi, rapimenti, matrimoni forzati, stupri ed esclusione dalla vita pubblica sono all’ordine del giorno. Una condizione che determina un’allarmante crescita dei suicidi fra le ragazze. (Fonte: www.rawa.org).

Un proverbio dell’Arabia Saudita recita “Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba”; in un territorio in cui le donne non possono andare in bicicletta nelle strade pubbliche né guidare un’automobile. In uno stato dove la “Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio” – ovvero la polizia religiosa che controlla il rispetto delle norme della Sharia – ha il diritto di decidere l’abbigliamento di una donna e persino di ordinarle di coprirsi gli occhi qualora risultassero troppo sensuali. (fonte).

In Brasile l’organizzazione CFEMEA denuncia che ogni 15 secondi una donna è vittima di un’aggressione, e in Nicaragua, tra il 1998 e il 2008, sono stati denunciati oltre 14.000 casi di violenza sessuale, due terzi dei quali ai danni di ragazze che avevano meno di 17 anni, dove i carnefici sono perlopiù familiari o conoscenti. (Fonte: www.amnesty.it). Nell’intera America Latina inoltre, circa 5 milioni di donne sono oggetto di tratta nei fiorenti mercati intra-regionali per il commercio di persone. (Fonte: www.deltanews.net).

In Senegal migliaia di donne subiscono la mutilazione genitale femminile; la mortalità materno-infantile è altissima e circa il 70% delle studentesse abbandonano la scuola a causa di maternità e matrimoni precoci (Fonte: http://www.cospe.org).

La tradizionale pratica della mutilazione genitale femminile viene infatti praticata in 28 paesi dell’Africa sub-sahariana, ledendo fortemente la salute psichica e fisica di coloro che la subiscono: circa 130 milioni di donne nel mondo, con 3 milioni di bambine a rischio ogni anno secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. (Fonte: http://www.wikipedia.org).

Nel libro “Schiave”, di Anna Pozzi, viene poi denunciata la tratta di donne provenienti soprattutto dall’Africa sub-sahariana, destinate a incrementare un traffico di prostituzione che ogni anno, secondo le Nazioni Unite, frutta alle organizzazioni criminali circa 32 miliardi di dollari. Giovani strappate alle loro famiglie e costrette a prostituirsi dietro la minaccia di violenze fisiche e psicologiche.

In Europa una donna su quattro è vittima di violenze (fonte), mentre in Italia una recente sentenza ha riconosciuto delle attenuanti a un uomo che aveva stuprato una ragazza minacciandola con un’ascia, in quanto la vittima “sapeva che l’uomo aveva un debole per lei”. In un paese in cui sono stati accertati 651 femminicidi in cinque anni, dal 2007 al 2011, di cui novantadue nei primi nove mesi dello scorso anno. (fonte).

Violenze e soprusi a cui si aggiungono le discriminazioni in ambito sociale e lavorativo. Considerando l’attività complessiva svolta dalle donne, si calcola che in Africa, Asia e America latina esse lavorino in media il 30% più degli uomini, senza che il loro lavoro sia proporzionalmente remunerato né riconosciuto nel suo reale valore. 
E anche nell’Unione Europea si calcola che le donne guadagnino in media, a parità di lavoro, un quarto meno degli uomini: in Grecia, il salario femminile è in media il 68% di quello maschile; in Olanda e Portogallo rispettivamente il 70,6% e il 71,7%; in Belgio, l’83,2%; in Svezia, l’87%. (fonte).

E si potrebbe continuare coi tassi d’occupazione femminile, la rappresentanza politica nei parlamenti, o anche solo accendere la tv e sbirciare un cartellone pubblicitario per rendersi ancora più conto di quanto sia importante oggi celebrare le donne e ricordarsi di quanta strada ci sia ancora da fare…

Un maschilismo latente che domina anche le grandi religioni monoteiste che hanno plasmato le culture a loro immagine e somiglianza. Dove la Bibbia recita “Poi disse alla donna: moltiplicherò le doglie delle tue gravidanze; partorirai i figli nel dolore, tuttavia ti sentirai attratta con ardore verso tuo marito, ed egli dominerà su di te” (Libro della Genesi – Gen 3, 16), mentre nella Sura IV del Corano, il versetto 34 afferma: “Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l’insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse”.

Giusto per ribadire come cambino i continenti, cambino le religioni e cambiano i tempi, mentre la complessità dell’essere donna rimane una triste costante del genere umano.

Schiavi del calcio

In Italia si parla sempre di calcio… Ogni giorno. Si parla di pre-partita, partita e dopo-partita. C’è la Coppa Italia, la Champion, i Mondiali etc. Si parla di calciatori, della loro vita privata e di quante veline sono state a letto con loro. Si parla anche di scandali e Calciopoli, ma solo quando la questione diventa troppo palese per poter essere ignorata…

Anche Sold Out parla di calcio, ma approfondisce dei temi che solitamente vengono evitati con cura. È un video-documentario del 2002 che parla della cosiddetta “tratta” dei ragazzini nel Mondo del calcio, tra l’Africa e le grandi società sportive d’Europa. Il filmato apre con il primo piano di un ragazzino che afferma “I wanna be a superstar”, e poi prosegue mettendo in luce gli aspetti di quella che viene definita come la versione moderna del commercio di schiavi studiato sui libri di storia.
Anche il giornalista Corrado Zunino ha approfondito questo argomento nel suo video-reportage Il Mercato della Coppa D’Africa, concentrandosi su Accra, la capitale Ghanese dove nel 2008 si è disputato il grande campionato calcistico richiamato nel titolo. Un documentario che mostra la passione con cui centinaia di giovani inseguono il mito del calcio, cercando in questo sport una possibilità per cambiare la propria vita. Un sogno che ogni giorno gli dà la forza di svegliarsi all’alba per un duro allenamento sulla spiaggia o sui campetti costruiti attorno alle discariche. Si chiamano “pitch”, e rappresentano la meta di quelle folle di adolescenti che quotidianamente si impegnano in estenuanti allenamenti: scatti, addominali e ripetute tra cocci di vetro e pneumatici abbandonati sulla sabbia… Sognano il mito di Appiah ed Eto’o, con la determinazione e l’ingenuità che solo la fantasia di un quindicenne può concedere. Loro si rifiutano di credere che questi loro campioni appartengano solo ad una ristretta minoranza: i pochi fortunati che emergono da una più oscura maggioranza di esperienze nettamente diverse.

Dietro la gloriosa facciata di questi rari fuoriclasse del calcio, infatti, si cela un mondo completamente diverso… Documenti falsificati e dati anagrafici modificati per aumentare l’età di un ragazzo troppo giovane. Famiglie che si indebitano sino al punto di vendere la propria casa per avvicinare i propri figli agli osservatori e magari anticipare i costi di un viaggio in Europa per un provino. Procuratori senza scrupoli che non si fanno problemi a scomparire quando questi aspiranti calciatori non riescono a superare la prova. Giovani abbandonati in un Paese sconosciuto, senza i soldi né la forza di tornare a casa ed ammettere il proprio “fallimento”, ad una famiglia che ha impiegato tutti i suoi risparmi per quella occasione. Ragazzi che piuttosto che tornare indietro scelgono di restare in Europa, anche a costo di vendere borse per strada o spacciare droga per racimolare soldi e tentare di risanare il debito dei loro genitori. “Clandestini” giunti nel continente europeo con finti contratti di lavoro costruiti ad hoc per aggirare le leggi…

Un fenomeno che in Francia è monitorato dall’associazione Culture Football Solidaire, che in un’indagine di un paio di anni fa ha censito fra le strade di Parigi 800 ragazzi africani diventati solo ex calciatori. Una questione da cui l’Italia non è immune, come denunciava un articolo dello stesso Corrado Zunino quando smascherò il “Matera Calcio” mentre tentava di costruire una cooperativa di lavoro fittizio per far entrare 4 ragazzi ghanesi da imbianchini.
Un mondo praticamente sconosciuto, sostenuto dalle robuste colonne di società calcistiche troppo potenti per poter essere contrastate, e dalla passionale tenacia dei tanti sogni che troppo spesso si infrangono contro il bisogno di avere, solamente, una nuova possibilità…

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