Frida Kahlo: una donna allo specchio

Difficile, soprattutto per una donna, non lasciarsi affascinare dall’arte di Frida Kahlo (Città del Messico, 1907 – 1954). Vuoi perché il suo nome è uno dei pochissimi femminili che si possono trovare nelle collane monografiche sui pittori. Vuoi per l’eroismo di una vita breve e piena di una sofferenza talmente esibita da sfiorare il narcisismo, ma in cui ciascuno di noi si può identificare. Vuoi per il suo essere messicana, in un olimpo fatto, almeno in quel periodo, soprattutto da artisti europei. Vuoi per il fatto singolare che la gran parte della sua opera sia costituita da autoritratti. Fatto sta che questa donna, morta a soli 47 anni, è riuscita a sfondare le quattro mura domestiche e a portare la sua arte in giro per il mondo.

Molti sono i punti di vista attraverso i quali può essere commentata l’opera della Kalho. Osservando i suoi dipinti possiamo discutere di arte popolare messicana, del rapporto fra arte e vita, o anche dell’inconsapevole legame con il surrealismo.

Quello di cui io vorrei parlare in questa occasione, però,  è l’idea di “doppio” che l’artista non solo era consapevole  di possedere in sé stessa, ma che mostrava  nelle sue immagini, con una capacità auto-analitica davvero sorprendente.

La malattia, il dolore fisico e quello emotivo furono temi determinanti della sua pittura. Già ammalatasi di poliomielite all’età di sei anni (infermità che le lasciò atrofizzata la gamba destra), all’età di 18 anni Frida Kahlo fu vittima di un terribile incidente che la portò a lottare diversi giorni tra la vita e la morte e che la costrinse a letto per un lungo periodo.

Autoritratto, 1926

La prima opera della pittrice fu l’ Autoritratto del 1926, risalente proprio a questo periodo di convalescenza. Fu dipinto a letto, grazie a uno speciale cavalletto regalatole dai genitori e a uno specchio che la madre le aveva posto accanto affinché lei si potesse guardare. Ecco dunque nascere l’elemento dell’alterità: la doppiezza di Frida si esprime anzitutto nella forma di un’altra lei che le fa compagnia e si fa quasi carico, sulla tela, di tutte sue le sofferenze. Da quel momento l’autoritratto resterà una delle forme pittoriche preferite dell’artista.

Autoritratto con capelli tagliati, 1940

Non si tratta però solamente di un’immagine allo specchio. Osservando i dipinti di Frida Kahlo, si ha come l’impressione che questa doppiezza riguardasse anche la sua natura. Tutto ciò si può evincere in modo sottile dal quadro I miei nonni, i miei genitori e io, dove l’artista sembra comprendere che lei stessa, come ciascuno di noi, è in realtà il risultato di un’unione di due storie, due alberi genealogici. Il padre, un ebreo tedesco, la madre una messicana con sangue indio. L’uno affettuoso e comprensivo, l’altra rigida e distante. Ma con questa doppiezza, con queste parti materna e paterna la Kahlo gioca, facendosi beffe delle convenzioni. È famosa, ad esempio, una foto di famiglia in cui una giovanissima Frida si presenta completamente vestita da uomo. Per tutta la vita la Kahlo oscillò nella sua doppia natura sessuale, tanto è vero che di lei sono noti non solo l’amore per il marito Diego Rivera (grande pittore messicano) ma anche alcuni flirt con donne.

La Frida vestita da uomo ricomparirà molti anni dopo, nell’opera Autoritratto con capelli tagliati, dipinta in un periodo di profonda sofferenza emotiva. Il quadro è sormontato da una strofa di una canzone spagnola che recita più o meno “Se ti ho amato fu per i tuoi capelli, ora che sei pelata non ti voglio più”. Il quadro risale al periodo di allontanamento dal marito, che poi risposerà poco tempo dopo. La doppiezza è anche conflitto interiore.

Sempre seguendo la tematica del doppio, l’amore per il marito Diego Rivera si palesa in una particolare composizione dove i volti dei due sono addirittura fusi in uno solo. Mascolina lei, con le sue sopracciglia unite e i suoi baffi, femminile lui, con il suo grosso ventre e i lineamenti delicati. Un sole e una luna completano il tutto.

Albero della speranza, mantieniti saldo, 1946

Nell’opera Albero della speranza, mantieniti saldo,  l’immagine è nettamente ed esplicitamente divisa a metà, con il sole a sinistra e la luna a destra, (tali astri compaiono spesso nei dipinti dell’artista, come ad enfatizzare ancor di più questa sua natura ying – yang) e dove sono presenti due Frida, una di spalle, sofferente, su un letto d’ospedale (probabilmente reduce da una delle molte operazioni alla colonna vertebrale), l’altra seduta su una sedia, con in mano un busto, ieratica come una di quelle sante ritratte negli ex voto messicani e dai quali la Kahlo si lascerà grandemente ispirare. Il dolore qui si divide due volte: una perché la pittrice si ritrae, l’altra perché nella figura seduta a destra incarna la sofferenza osserva e consola sé stessa.

Precedente a quest’opera (1939), fu dipinta forse una delle opere più famose della pittrice, ovvero Le due Frida. Risalente al periodo dell’allontanamento dal marito, è un ulteriore rimando all’azione catartica dello sdoppiamento. Qui vediamo due Frida, una vestita con abiti in stile europeo, l’altra con i tipici vestiti messicani che la Kahlo amava indossare. Una, la messicana, ancora oggetto dell’amore del marito, l’altra non più. Le due Frida si tengono per mano, in un gesto confortante e consolatorio, e sono ulteriormente unite da una vena che collega i loro cuori. La Frida messicana tiene in mano un medaglione con una foto di Rivera da bambino, l’altra, quella vestita di bianco, con una pinza sembra bloccare il flusso del sangue, come a voler frenare così anche il dolore. Troppo tardi, il male è fatto. In tutto ciò, gli sguardi sono, come in molte altre opere, apparentemente impassibili; in realtà la loro fissità, simile a quella di occhi che si guardano allo specchio,  pare l’unico, disperato punto di contatto con l’osservatore, e quindi con il mondo esterno.

Le due Frida, 1939

Ecco, per concludere, cosa diceva a tal proposito la stessa Frida Kahlo:

Bisogna che il quadro vi guardi quando voi lo guardate. […] È un lavoro di penetrazione psicologica. […] Si vede lontano nell’essere e la sua presenza tocca le vostre fibre più profonde. La rimessa in discussione, insisto, è anche lo sguardo del quadro su di voi.”

Frida Kahlo

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4 pensieri su “Frida Kahlo: una donna allo specchio

  1. Bell’articolo! Frida Kahlo è a pieno titolo un archetipo dell’arte e delle potenzialità femminili. Interessante anche l’approfondimento della sua doppiezza, così presente nella vita di tutti noi ma, in particolare, in quella degli artisti.

  2. Il quadro delle due Frida mi ha molto inquietato. Anche il primo autoritratto, molto penetrante. Complimenti per l’articolo Eva

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