Una sentenza, un requiem per la scienza

Il ricordo di quello che è successo a L’Aquila il 6 aprile 2009 fa rabbrividire. Esattamente come la sentenza che adesso condanna i componenti dell’allora Commissione Grandi Rischi per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. La colpa? Aver rassicurato la popolazione dicendo che non c’erano ragioni sufficienti per scappare, nonostante lo sciame sismico in corso da giorni. L’accusa aveva chiesto quattro anni di reclusione, ma evidentemente non bastavano. Vada per sei. E tanto per non sbagliarsi, interdizione perpetua dai pubblici uffici.

In realtà la vera colpa dei componenti della commissione è stata quella di aver seguito la logica e il rigore scientifico. Nessuno scienziato serio avrebbe firmato un documento diverso da quello per cui adesso queste persone pagano. Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e membro della commissione, afferma adesso di aver capito troppo tardi che l’obiettivo di quella riunione, convocata da Bertolaso (l’allora uomo della provvidenza della protezione civile, prima dello scoppio degli scandali che lo hanno travolto) era mediatico. Il che conferma, dunque, che la decisione fu presa in buona fede. L’assurdità della condanna è talmente palese che commentarla è come dissertare sul sesso degli angeli. La realità delle cose è questa. Al momento non esiste un affidabile modello scientifico che permetta di prevedere con relativa sicurezza dove e quando si verificherà un evento sismico. Ora, come può uno scienziato degno di questo appellativo dichiarare la necessità di un’evacuazione di una zona sulla base di uno sciame sismico, considerato che questo fenomeno non rappresenta un indicatore attendibile di un prossimo terremoto? Di terremoti, più o meno intensi, ne accadono parecchi in vari luoghi del mondo. A volte sono preceduti dal cosiddetto sciame sismico (una serie di piccole scosse ravvicinate nel tempo), altre no, altre ancora si verifica solo lo sciame sismico. La coerenza esige adesso una pronta condanna per tutti i medici che non consigliano il ricovero d’urgenza per chiunque superi i 37°C.

La condanna dei componenti della commissione non segue alcuna logica razionale, ma soddisfa soltanto la rabbia dei sopravvissuti, comprensibile ma non elevabile a criterio di giustizia, a meno di non volersi dedicare alla caccia alle streghe. A suggerire l’analogia non è tanto il furor di popolo verso la vicenda fino al giorno precedente la sentenza, quanto il rigetto verso la logica e la scienza. Anzi, peggio, l’evidente mancanza del concetto stesso di scienza, sempre più spesso confusa con la superstizione o il mito. Sempre più considerazione e attenzione vengono dedicate a santoni e ciarlatani, a discapito dell’unico strumento in grado di offrire progresso culturale e sociale. Un esempio per tutti, peraltro legato alla faccenda in questione, è lo spazio mediatico offerto alle dichiarazioni difficilmente dimostrabili (per usare un eufemismo) di Giampaolo Giuliani prima e dopo il terremoto. Già, Giuliani, quello prosciolto dall’accusa di procurato allarme dopo aver “previsto” un terremoto a Sumona per il 29 marzo 2009, con conseguente agitazione della cittadinanza. Con buona pace della giustizia e delle ormai obsolete logica e coerenza. D’altronde, cosa si può pretendere quando Branko è più famoso del gatto di Schrödinger?

Le reazioni di sconcerto non sono mancate in Italia ma, forse, soprattutto all’estero. Ecco le parole (traduzione dal sito di Repubblica), di un comunicato dell’Union of Concerned Scientists, una ONG (Organizzazione Non Governativa, ndR) scientifica statunitense.

“Imagine if the government brought criminal charges against your local meteorologist for not being able to predict the exact path of a tornado. Or took epidemiologists to court for not foreseeing the dangerous effects of a virus that hasn’t emerged. Or put wildlife biologists in jail for failing to predict a grizzly bear attack. Scientists need to be able to share what they know — and admit what they do not know — without the fear of being held criminally responsible should their predictions not hold up. This, coming from the home country of Galileo. I guess some things never change.

“Immaginate se il governo accusasse di reati criminali il meteorologo che non è stato in grado di prevedere l’esatta rotta di un tornado. O un epidemiologo per non aver previsto gli effetti pericolosi di un virus. O mettere in carcere un biologo perché non è stato in grado di prevedere l’attacco di un orso. Gli scienziati devono avere il diritto di condividere ciò che sanno e ciò che non sanno senza la paura di essere giudicati criminalmente responsabili se le proprie previsioni non si avverano. Ciò arriva dalla terra natale di Galileo. Crediamo che alcune cose non cambieranno mai.”

Speriamo che la scienza non si rotoli nella tomba.

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Un pensiero su “Una sentenza, un requiem per la scienza

  1. Noi siamo sempre maestri nell’arte di fare i buffoni! Prima di tutto perché, nonostante la lunghissima sequela di terremoti che hanno colpito l’Italia, la memoria storica in merito al rischio simico è NULLA! E continuiamo a fregarcene, facendo si che anche sismi di media intensità facciano strage, mentre altrove quasi manco se ne accorgono. Eppoi si tirano fuori sentente demenziali come questa…Almeno, però, si può essere certi che quanto stabilito dalla Corte in prima istanza, finirà per crollare in appello come gli edifici de L’Aquila..

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