Il "giallo" dei colori: a tu per tu con un quadro di Chagall

Premetto subito: non sono una critica d’arte, e la mia non pretende di essere la dissertazione di un’esperta. Il mio desiderio di scrivere su questo quadro e su altri, come ho fatto in occasioni precedenti, nasce esclusivamente dal piacere di parlare delle cose belle.

Il quadro che ho l’onore di presentarvi è di Marc Chagall, artista russo che con la sua lunga vita ha attraversato tutto il novecento, vivendone le straordinarie scoperte come gli orrori. Il titolo della nostra opera è “L’apparizione della famiglia dell’artista”. È un olio su tela della grandezza di 123 x 112cm e risale al 1947, quando Chagall aveva 60 anni.

Cominciamo a guardarlo in tutta semplicità. Che cosa vediamo? Vediamo un pittore (ovvero lo stesso Chagall) seduto a un cavalletto con la tavolozza in mano. Si è fermato un istante e si è voltato come se qualcosa avesse attratto la sua attenzione. Sulla destra appaiono diverse figure quasi sospese nel nulla, e grazie al titolo possiamo identificarle con alcuni membri della sua famiglia. È un quadro che parla di nostalgia, del voltarsi indietro verso il passato, verso Vitebsk, cittadina della Bielorussia cui l’artista restò legato per tutta la vita, e alla quale dedicò numerose opere sia pittoriche sia letterarie. Il fluttuare della scena sospende l’attimo nel soprannaturale, o meglio ancora, nel fiabesco. Le figure mancano di forza di gravità, caratteristica inconfondibile dello stile di Chagall. In basso vediamo delle case e una chiesa, probabilmente uno scorcio di Vitebsk. In alto figure non umane, una mucca e un angelo, completano la scena.

Il pittore, come dicevamo, è voltato indietro, la mano destra sul cuore, come a indicare il legame sentimentale con i personaggi che gli sono vicini, e sulla sua tela si scorgono macchie geometriche di colori. Avvicinandoci scopriamo che su di esse sono dipinte alcune foglie e piante. Chissà, forse era intento a disegnare un paesaggio o un giardino.

Guardiamo ora il gruppo sulla destra. Accanto alla spalla del pittore sono riconoscibili, grazie a precedenti ritratti, i genitori. Il padre, ricordato dall’artista come un lavoratore stanco, secondo quanto racconta Chagall non mancava mai di recarsi in sinagoga; eccolo, infatti, con i rotoli della Torah in mano, immagine che, oltretutto, vuole porre l’accento sulle origini ebraiche dell’artista. Accanto vediamo la madre, anche lei con la mano sul cuore, una donna energica e amorevole che Chagall amò moltissimo. Le altre figure in basso potrebbero essere le sorelle e l’unico fratello (il personaggio vestito di giallo). Nella parte alta della tela, a sinistra, vi è una coppia forse intenta a leggere un libro. Altre figure sono una ragazza velata accanto alla testa del pittore (che personalmente interpreto come Rachele, la sorella morta alla nascita) e, sulla destra, una sorella (credo sia tale) che arriva in volo vestita da sposa, tenendo in mano un mazzo di fiori. In basso a destra una figura femminile, forse un’altra sorella, suona il violino, strumento più volte ritratto da Chagall e che suo zio amava suonare, specialmente sul tetto di casa. La musica è presente a festeggiare l’incontro. Ancora più in basso, una piccola figura femminile cammina protetta da un ombrello. Potrebbe essere una figura meno presente, o il cui ricordo è ormai sbiadito. Infine, in alto, abbiamo un angelo che sembra calare sulla scena. L’angelo è un tramite, un messaggero, e potrebbe essere lui l’artefice di questa inaspettata “riunione”. In mano tiene un libro, probabilmente un testo sacro. Che dire della mucca, l’onnipresente mucca di Chagall? È ovvio che a Vitebsk ce ne fossero molte, com’è giusto ricordare che una delle attività preferite dal piccolo Chagall fosse salire sul traballante carro dello zio e accompagnarlo nei suoi viaggi per comprare bestiame.

Notate come la grandezza e la piccolezza delle figure così come la loro lontananza o vicinanza sembri indicare lo spazio che ciascun personaggio occupa nella memoria del pittore. Non a caso le figure più grandi e più vicine sono i genitori.

Veniamo ora alla disposizione dei soggetti nello spazio pittorico. Osservate come il quadro sia organizzato sullo schema di una grande “X”, uno schema molto presente nell’opera di Chagall, al punto da essere spesso mostrato o enfatizzato (basti pensare alle opere “L’apparizione”, o “Io e il villaggio”). In generale lo schema delle diagonali è un elemento abbastanza utilizzato in pittura, poiché disporre il soggetto su assi obliquepuò donare, a seconda dei casi, movimento o addirittura instabilità. La linea che va dall’angolo in alto a sinistra verso l’angolo in basso a destra lascia “cadere” lo sguardo, ed è data dallo stacco di colore rosso/blu. Non solo, anche le figure contribuiscono ad aumentare l’effetto di questa linea, basti osservare la testa della donna accanto alla mucca, il volto del padre e il braccio della ragazza con il viso verde. La seconda linea, quella che va dal basso a sinistra all’angolo in alto a destra, è definita dalla base della tela del pittore, dal braccio dello stesso, dai rotoli della Torah e dall’ala gialla dell’angelo. Il suo movimento, al contrario della linea opposta, evoca un movimento di ascesa. Tutto si muove attorno a queste due assi opposte, come in una girandola.

Veniamo al colore, l’uso del quale fu un vero punto di forza nella produzione di Chagall. Come si vede vengono utilizzati i colori primari (blu rosso e giallo) più i secondari verde e viola. I marroni sono assenti. I colori, dati in strati spessi, sembrano usati, in molte zone del dipinto, in maniera pura, ossia senza essere mescolati.

L’accostamento di complementari, o anche di due coppie di complementari, era molto amato da Chagall, che ne fece grande uso nella maggior parte delle sue opere. È una combinazione non facile da gestire, poiché può dare esito a contrasti molto forti, ma Chagall, da grande colorista che era, dimostra di avere piena padronanza dei pigmenti: lo spazio maggiore viene spartito dal rosso e dal blu,  mentre il viola e il giallo (complementari) sono utilizzati in maniera minore come sostegno, come accento, o per “spezzare”. Il volto verde della ragazza e quello blu del padre interrompono il dominio del rosso, il giallo del vestito del ragazzo spezza il blu e accende il suo vicino viola. I colori dunque parlano fra loro (e a volte s’interrompono!). Notate come il vestito rosso della giovane a destra e il suo volto verde diano risalto al suo gesto, che è insieme un abbraccio e un’invocazione. Osservate invece come il volto del pittore sia evidenziato dal rosa pallido, e come i due visi (del pittore e della fanciulla) siano legati non solo dallo sguardo ma dal controcanto dei colori utilizzati.

Ora che abbiamo analizzato il quadro, possiamo tornare a guardarlo nuovamente nel suo insieme. Forse ora non solo riusciamo a percepire la forte emozione che esso riesce a comunicare, ma possiamo anche apprezzare il gioco di sguardi, di forme, di geometrie e di colori grazie al quale esso prende vita, vibrando di felicità e, al tempo stesso, di pungente nostalgia.

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10 pensieri su “Il "giallo" dei colori: a tu per tu con un quadro di Chagall

  1. Considerando che le sorelle dell’artista erano 6, e quì abbiamo 7 figure femminili, io la interpreto come una sorella, magari la più piccola. La settima ragazza, quella vestita da sposa,alla sinistra dell’artista, potrebbe essere la sorella non sopravvissuta o, al limite, l’ex moglie morta prematuramente. Comunque, la ragazza protesa, secondo me, è una delle sorelle. E’ difficile però esserne sicuri, potrei sbagliare.

    • chi lo sa… l’arte è affascinante proprio perchè si presta a molteplici interpretazioni; ma in fin dei conti, a pensarci bene, arrivare ad individuare precisamente le varie figure è anche superfluo. La tua analisi è stata preziosa.

  2. cosiderando la tua premessa, sei stata veramente brava, ho letto il tuo articolo, per essere un’amante delle cose belle non una critica, non potevi fare meglio. complimenti per l’esposizione e per la passione che metti in queste tue analisi pittoriche

  3. brava eva, complimenti! apprezzo molto questo intermezzo cultural-pittorico….anche se devo farti notare che il marrone non è, a mio avviso, completamente assente…..: che mi dici della torah che il papà tiene in mano, dei capelli della ragazza col viso verde e di quelli dell’angelo??…a me sembra marrone!
    Grazie comunque, spero di rileggerti presto.

  4. Ciao Ilaria,
    credo che per quanto rigurda i rotoli della Torah potresti avere ragione. Ho scritto l’articolo basandomi sulla foto di un libro, e lì i colori risultano più scuri. Potrei aver pensato che quel colore fosse il risultato di una mescolanza di rosso e verde, dalla quale si può ottenere un certo grigio.
    Dalla foto sovrastante invece risulta essere un marrone, e per essere precisi, un puro color “Terra di Siena”!
    Mi fa piacere ricevere i vostri commenti e le eventuali osservazioni!
    Ci rileggiamo presto! 😉

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